mareincrespato70
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venerdì 30 maggio 2014
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soderbergh si conferma maestro del thriller
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Steven Soderbergh è uno specialista d'autore coi suoi meccanismi ad orologeria: il genere thriller si addice alla sua maestria narrativa, alla bravura con cui la sua macchina da presa segue i suoi personaggi.
"Effetti collaterali" è un'altra delle sue perle, film tanto moderno a partire dalla deriva farmacologica delle nostra moderna società occidentale, con tutti gli annessi e connessi delle lucrose speculazioni della case farmaceutiche, alimentate però soprattutto dalla perenne ansia dell'uomo contemporaneo.
Soderbergh scandaglia l'ansia che divora le esistenze stritolate dal turbo-capitalismo che è causa, ma anche effetto, dell'homo Occidentalis che ha affidato, in un abbraccio mortale, la propria vita al denaro.
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Steven Soderbergh è uno specialista d'autore coi suoi meccanismi ad orologeria: il genere thriller si addice alla sua maestria narrativa, alla bravura con cui la sua macchina da presa segue i suoi personaggi.
"Effetti collaterali" è un'altra delle sue perle, film tanto moderno a partire dalla deriva farmacologica delle nostra moderna società occidentale, con tutti gli annessi e connessi delle lucrose speculazioni della case farmaceutiche, alimentate però soprattutto dalla perenne ansia dell'uomo contemporaneo.
Soderbergh scandaglia l'ansia che divora le esistenze stritolate dal turbo-capitalismo che è causa, ma anche effetto, dell'homo Occidentalis che ha affidato, in un abbraccio mortale, la propria vita al denaro.
E così, partendo da una depressione qui declinata (non a caso?) al femminile, si assiste ad un perverso gioco tra straordinarie, nella loro cinica concretezza, dark ladies, con Rooney Mara sugli scudi con la sua recitazione prima controllata, poi appassionata nello sviscerare la complessa emotività del suo personaggio; e poi una brava Catherina Zeta-Jones nel ruolo di mantide nascosta e, su tutti, un grande Jude Law, psichiatra di successo, in lotta tra deontologia, carriera e complotti al femminile, professionista affermato, non senza macchia, perchè sono i soldi ad indirizzare le vite delle persone, e non più viceversa.
Con un ritmo narrativo sempre sostenuto, Soderberg ci prende per mano verso possibili colpi di scena, ma non è mai scontato, neanche quando può sembrare prevedibile; è la ricchezza del suo stile, il meccanismo perfetto delle sue sceneggiatura, che permette ad attori di ottimo livello di esaltare tutto il suo talento di regista.
Personalmente chi ama il cinema d'autore, non può non apprezzare Steven Soderbergh.
Ottima la scelta delle musiche che accompagnano l'inquietante ritmo narrativo del film.
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dave san
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lunedì 20 maggio 2013
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psicopatologia di un delitto
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Il dottor Banks (Jude Law) interviene in aiuto di Emily Taylor (Rooney Mara), depressa con propensioni suicide. Inizia a prescriverle alcuni medicinali efficaci ma con evidenti effetti collaterali. In preda al sonnambulismo causato da uno dei farmaci, la donna pugnala il marito. Da qui inizia un giallo che potrebbe restituire un ritratto non lusinghiero delle case produttrici di anti depressivi. Anche il dottor Banks sembra incarnare quei fautori della salute a mezzo farmaco osteggiata da molti. In questo senso il ruolo di Law contribuisce a infondergli una parte da villain, non sanguigno, né esangue. Le due interpreti invece appaiono fatali ed eleganti. Illustrare l’intreccio sarebbe poco utile e anticiperebbe troppo sulla vicenda.
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Il dottor Banks (Jude Law) interviene in aiuto di Emily Taylor (Rooney Mara), depressa con propensioni suicide. Inizia a prescriverle alcuni medicinali efficaci ma con evidenti effetti collaterali. In preda al sonnambulismo causato da uno dei farmaci, la donna pugnala il marito. Da qui inizia un giallo che potrebbe restituire un ritratto non lusinghiero delle case produttrici di anti depressivi. Anche il dottor Banks sembra incarnare quei fautori della salute a mezzo farmaco osteggiata da molti. In questo senso il ruolo di Law contribuisce a infondergli una parte da villain, non sanguigno, né esangue. Le due interpreti invece appaiono fatali ed eleganti. Illustrare l’intreccio sarebbe poco utile e anticiperebbe troppo sulla vicenda. Soderbergh con il suo “Che” ci aveva mostrato i meccanismi e gli alleati che un potere può utilizzare per neutralizzare rivoluzioni scomode. Qui agisce in modo opposto e ci racconta una storia dove il thriller si nasconde dietro i buoni (propositi). L’artificio utilizzato potrebbe sembrare un modo per glissare sul tema. Nondimeno anche qui, il cineasta si mostra capace di trattare certe incognite, svincolandole da concetti capziosi. Il suo cinema è quasi sempre al servizio di una realtà sterilizzata dalle convinzioni “di pancia”, politiche e non. Per questo forse potrebbe sembrare freddo; ma inevitabilmente focalizzante. Lo stile è razionale e misurato. Il suo cinema poco strumentalizzabile.
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jacopo b98
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giovedì 16 gennaio 2014
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bravi attori per il thriller di soderbergh
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Emily (Mara) è una donna giovane e, quando il marito (Tatum) esce di galera, riprende la vita coniugale. Le sorge però una forte forma di depressione e tenta il suicidio più volte. Si mette in cura presso il dottor Banks (Law) che le prescrive dei farmaci. Una sera da sonnambula uccide il marito e qualcuno in carcere ci deve finire. Banks inizia allora una lotta per la ricerca della verità e scoprirà che c’è molto più di quel che sembra dietro la giovane Emily. Scritto da Scott Z. Burns, è probabilmente uno degli ultimi film di Steven Soderbergh, visto il suo ventilato ritiro. È un film che affronta molti temi: dalla psicofarmacologia, al tradimento, al rapporto tra marito e donna, ecc.
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Emily (Mara) è una donna giovane e, quando il marito (Tatum) esce di galera, riprende la vita coniugale. Le sorge però una forte forma di depressione e tenta il suicidio più volte. Si mette in cura presso il dottor Banks (Law) che le prescrive dei farmaci. Una sera da sonnambula uccide il marito e qualcuno in carcere ci deve finire. Banks inizia allora una lotta per la ricerca della verità e scoprirà che c’è molto più di quel che sembra dietro la giovane Emily. Scritto da Scott Z. Burns, è probabilmente uno degli ultimi film di Steven Soderbergh, visto il suo ventilato ritiro. È un film che affronta molti temi: dalla psicofarmacologia, al tradimento, al rapporto tra marito e donna, ecc. ecc. E in tutti questi temi, seppur l’orchestrazione è effettivamente efficace, il regista e lo sceneggiatore si perdono un po’ e seminano troppe domande, dimenticandosi per alcune la risposta. Il thriller psicologico assume perciò i contorni di un thriller politico e, forse, il passaggio da un genere all’altro, in appena 106’ è un po’ brusco. Con ciò la messa in scena è di gran classe e gli attori sono in gran forma, specialmente Law e la giovane Mara, che, dopo Millennium va necessariamente tenuta d’occhio.
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giugy3000
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sabato 4 maggio 2013
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pillole e vendette.
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Un film freddo come una folata di vento in pieno inverno, ma dal cuore vivo e pulsante, capace (come non mi capitava dai tempi di "Requiem for a dream") di entrarti dentro, battendoti nel cervello per ore anche fuori dalla sala. Soderbergh ci sa fare questa volta. Regista come pochi nel panorama hollywoodiano attivo tutti gli anni sul grande schermo, alterna buchi nell'acqua a scenari moderni ed attuali perfettamente diretti ed interpretati. "Side effects" (titolo originale n.d.r) rientra sicuramente in quest'ultima cerchia di film e scardina anche dal podio il mio favorito della sua filmografia, "Erin Brockovic" ,per tornare a parlarci "forte come la verità" di una fetta scottante del sociale, sempre più in fase d'aumento in America e nel mondo, i consumatori di psicofarmarci.
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Un film freddo come una folata di vento in pieno inverno, ma dal cuore vivo e pulsante, capace (come non mi capitava dai tempi di "Requiem for a dream") di entrarti dentro, battendoti nel cervello per ore anche fuori dalla sala. Soderbergh ci sa fare questa volta. Regista come pochi nel panorama hollywoodiano attivo tutti gli anni sul grande schermo, alterna buchi nell'acqua a scenari moderni ed attuali perfettamente diretti ed interpretati. "Side effects" (titolo originale n.d.r) rientra sicuramente in quest'ultima cerchia di film e scardina anche dal podio il mio favorito della sua filmografia, "Erin Brockovic" ,per tornare a parlarci "forte come la verità" di una fetta scottante del sociale, sempre più in fase d'aumento in America e nel mondo, i consumatori di psicofarmarci. Ansia, panico, xanaz, prozac, depressione...sono forse la top5 più cliccata di google in un'epoca d'incertezza in cui spesso la mente non regge all'ennesima ciliegina fuori posto sulla torta, in cui gioca brutti scherzi la solitudine e il non riuscire a fuori i conti con gli imprevisti, i cambiamenti di programma. Emily Taylor non riesce da sola a superare la sconfitta subita di un marito in prigione da anni e quando quest'ultimo torna a casa post detenzione lo scompenso emotivo non migliora di certo. Sotto le cure del Dr.Banks decide così dopo svariati tentativi di prendere le pillole da poco sul mercato"Ablixa", capace di impedirle di ricordare il motivo della sua infelicità. Il benessere però si paga a peso d'oro e le conseguenze saranno imprevedibili: Emily compie sotto ipnosi un omicidio. Chi risponderà per tutto questo? Una giovane ragazza alla deriva presa da manie suicide o lo psichiatra Banks, che non aveva certo immaginato che le controindicazioni potessero essere quelle di macchiarsi la fedina penale? E' dura non cadere alla trappola dello spolier e fidatevi, vi ho già detto più del dovuto. Per non rovinarvi niente entrate in sale coscienti solo del cast e dell'argomento generale, perchè sarete catapultati come ospiti ad una cena di gala, dove il sontuoso antipasto non potrà certo farvi presagire il fatto che non si arriverà al dolce. I pregi di Soderbergh dietro la macchina da presa questa volta sono davvero encomiabili: riesce a dar vita nello stesso film ad un dramma psicologico e ad un thriller hitchockiano di tutto rispetto, con tanto di accoltellate in omaggio a "Psycho"; riesce come un prestigiatore a farvi creare che il contenuto stia nel contorno e viceversa, con un montaggio top mai scontato e moderno (tipico già del precedente "Contagion")ogni cosa è messa sempre sotto due luci diverse, analizzata da due campane diverse. Inutile dirvi che Rooney Mara meriterebbe l'oscar. Ebbene sì, per quanto non creda alla simbolica della celebre statuetta, questa è un'interpretazione di una difficoltà estrema, accettare un copione simile a soli ventisette anni è stato davvero coraggioso e la prova è stata superata con il massimo dei voti. Naturalissima, a suo agio nell'ambivalenza del suo personaggio, spietata e glaciale in ogni occhiata, empaticamente vi trasmetterà buona parte della sua "psiche malata", turbandovi come dopo tre giri sulle montagne russe. Degno di nota anche un grande Jude Law,che riesce a smascherare la finzione con acume, credendo forse come pochi al valore delle neuroscienze per arrivare alla soluzione finale di un crimine (..ma d'altronde è stato Watson affianco a Sherlock Holmes ed era sicuramente più preparato che mai!). Una pellicola in cui senza mezzi termini si tolgono parecchie ragnatele al mondo idilliaco degli psicofarmaci di cui spesso i medici abusano, credendo che basti un poco di zucchero per farci ingoiare la pillola. Spesso l'effetto placebo è più forte di qualsiasi medicinale, la vendetta e la frustrazione possono arrivare a darci effetti collaterali ancor più forti di quelli delle benzodiazepine. Un film da prendere con le pinze per ciò che riguarda i veri rapporti con i VERI farmaci in commercio capaci di agire sul nostro sistema nervoso centrale, altamente sconsigliato (e non scherzo)per chi si sta curando con pillole annesse al caso, perchè penso lo devierebbe di significato. Con sguardi nel vuoto, una colonna sonora quasi assente e un cast bravo da urlo, entrerete nella prigione della vostra mente, in quel labirinto di sinapsi in cui non si è difficile ancor oggi definire il labile confine tra intenzione e realtà fattuale, tra coscienza ed inconscienza. "Gli psicofarmaci non ci fanno diventare altro da noi, ci fanno solo essere un po' di più quello che già siamo,nelle giuste situazioni" dice il Dr Banks a metà pellicola e anche noi, come spettatori, non dovremo più scegliere fra pillola rossa o pillola blu, ma fra pillola e noi stessi. Nb: film di consigliata visione, non leggere il foglietto illustrativo, può portare effetti indesiderati anche gravi.
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frontedelcinema
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lunedì 6 maggio 2013
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capolavoro sui limiti estremi della finzione umana
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Un capolavoro da Oscar di Soderbergh sui limiti estremi della finzione umana, dalla quale oggi noi tutti potremmo essere coinvolti. Un film che presenta una bellissima metrica. Sceneggiatura avvincente e calibrata al secondo. Perfetti i dialoghi e ovviamente le scene, vista la riconosciuta maestria di Soderbergh come direttore della fotografia. Quello che rende il film geniale è la capacità di portare lo spettatore ad indagare sulla finzione. Gli effetti collaterali del farmaco sono solo un pretesto per scandagliare la psiche di una donna che, per arrivare al suo successo economico, è disposta a deteriorare virtualmente la sua mente. Questa è un'opera che compie due importanti denunce, riaffermando proprio la bravura dello sceneggiatore Scott Z.
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Un capolavoro da Oscar di Soderbergh sui limiti estremi della finzione umana, dalla quale oggi noi tutti potremmo essere coinvolti. Un film che presenta una bellissima metrica. Sceneggiatura avvincente e calibrata al secondo. Perfetti i dialoghi e ovviamente le scene, vista la riconosciuta maestria di Soderbergh come direttore della fotografia. Quello che rende il film geniale è la capacità di portare lo spettatore ad indagare sulla finzione. Gli effetti collaterali del farmaco sono solo un pretesto per scandagliare la psiche di una donna che, per arrivare al suo successo economico, è disposta a deteriorare virtualmente la sua mente. Questa è un'opera che compie due importanti denunce, riaffermando proprio la bravura dello sceneggiatore Scott Z. Burns, produttore del documentario Premio Oscar "Una scomoda verità": la prima è quella sull'uso massivo e sconsiderato degli psicofarmaci; la seconda è quella su come la mente umana può falsificare la verità. Ed è proprio fra queste due denunce che si innesta il gioco del gatto e della volpe nel cercare di scoprire la realtà. Un gioco che risente degli influssi di Spielberg e Kubrick, con cui Soderbergh e quasi tutti i suoi attori protagonisti hanno fatto esperienza cinematografica e non solo in passato. Un lavoro cinematografico cesellato nei particolari dalla bravura di Law, di Jones e di Mara, che, avendo studiato psicologia, trova il massimo dell'interpretazione in questo film sposando il ruolo di contraltare allo psicologo-psichiatra nello specifico cinematografico. Si ha l'impressione di vedere un film alla Hitchcock, in chiave moderna. Veramente sublime ad un'unica condizione, che è quella di concentrarsi nel vederlo, pena di affermare che non si è capito niente e di avere una gran confusione in testa, come è accaduto ad una spettatrice al mio fianco che forse non sapeva neanche come potesse essere compiuto un reato di insider trading, appena accennato nel film. Infatti i testi, essendo sintetici, necessitano di essere compresi e indagati. Ciò è tipico di un thriller ben orchestrato come questo.
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