L'arbitro

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Un film di Paolo Zucca. Con Stefano Accorsi, Geppi Cucciari, Jacopo Cullin, Alessio Di Clemente, Marco Messeri.
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Commedia, durata 90 min. - Italia, Argentina 2013. - Lucky Red uscita giovedì 12 settembre 2013. MYMONETRO L'arbitro * * * - - valutazione media: 3,13 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

L'arbitro Valutazione 3 stelle su cinque

di catcarlo


Feedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo
martedì 4 marzo 2014

La rappresentazione della vita e, soprattutto, della società per interposto calcio (come da frase di Camus in esergo) è materia da maneggiare con cura, essendo a rischio di scivolata nell’ovvio o nel banale. Paolo Zucca accetta la sfida costruendo il suo film d’esordio come una sorta di prequel all’omonimo cortometraggio, girato quattro anni prima e la cui struttura è mantenuta nella parte finale: non si può dire che ne esca indenne, perché ci sono momenti poco efficaci e passaggi a vuoto, ma il risultato è comunque un lavoro ben fatto e, a tratti, davvero intrigante. Due sono le storie raccontate, all’apparenza lontanissime e che, invece, sono destinate a incrociarsi: da una parte c’è l’arbitro Cruciani, che pare destinato a un brillante futuro internazionale, dall’altra le squadre di due paesini vicini nell’interno della Sardegna che vivono agli estremi della classifica nel loro girone di Terza Categoria. Mentre Cruciani, pur di far carriera, si affida ad alcuni viscidi personaggi che lo porteranno alla rovina, gli eterni sconfitti cominciano a rimontare la graduatoria grazie all’arrivo del tamarro Matzutzi (Jacopo Cullin), figlio di un compaesano emigrato in Argentina: sarà proprio l’ex promessa arbitrale a dover dirigere la sovraccarica sfida che potrebbe suggellare la rimonta. Sovraccarica è dir poco: si tratta di una Terza Categoria dell’anima – quella reale, al confronto, è il Barcellona – in cui su uno scalcagnato campo in sabbia tutta la follia fino ad allora accumulata si scarica in maniera solo all’apparenza inarrestabile, perché a fermare il tutto basta un gol casuale. Nella rappresentazione della partita, raggiunge il suo culmine l’estetica da ‘Cinico tv’ che domina la parte sarda del racconto: corpi sformati e visi abbrutiti vengono messi in risalto dal bianco e nero che disegna contorni netti sotto la luce abbacinante del sole. La fotografia pulita ed essenziale di Patrizio Patrizi è senza dubbio uno dei punti di forza della pellicola, non solo quando indaga i primi piani in maniera espressionista, ma pure nel chiaroscuro del sottobosco che circonda Cruciani e, ancor di più, nei campi lunghi che si aprono all’improvviso descrivendo paesaggi quasi western. Un altro pregio sta nei personaggi minori, nelle loro facce scelte con cura a partire dai baffoni inconfondibili di Benito Urgu, per non parlare delle trovate surreali, ma sempre gustose, e delle immagini iconiche – il cavallo che entra al bar, l’allenatore cieco Prospero, i due tizi che discutono in cima alla montagna. Meno riuscito è invece l’utilizzo dei volti più noti. Detto che l’arbitro Mureno di Pannofino è superfluo (per non parlare della banalità del nome), Accorsi subisce l’irresolutezza della parte dedicata a Cruciani, dove si distingue soprattutto l’interpretazione di Marco Messeri nei panni del trafficone Candido: il parallelo tra gesto atletico e balletto è sfruttato in maniera eccessiva – anche se funziona l’utilizzo della contagiosa ‘Vivere’, canzone degli anni Trenta - e l’attore, di suo, ci mette più il fisico che l’espressività. Altrettanto poco incisiva la prova di Geppi Cucciari nei panni di Miranda, la figlia di Prospero concupita dal salvatore della patria Matzutzi al quale alla fine si concede un po’ per amore e un po’ per forza: peccato, perché la sua figura mostra un’altra variante nel racconto dei rapporti di potere su cui, in fondo, è costruito tutto il film (inclusa la piccola sottotrama della faida legata alla pastorizia che partorirà una tragedia ignorata da tutti). Il tono del racconto è però sempre quello della commedia – magari nera, ma pur sempre commedia – in cui il grottesco, sottolineato a volte dal rallentatore, si mantiene in equilibrio evitando la volgarità per un film che, malgrado le imperfezioni, merita di sicuro una visita.

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