Ritual - Una Storia Psicomagica |
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Un film di Giulia Brazzale, Luca Immesi.
Con Désirée Giorgetti, Ivan Franek, Anna Bonasso (II), Alejandro Jodorowsky.
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Drammatico,
durata 95 min.
- Italia 2013.
- Mariposa Cinematografica
uscita giovedì 8 maggio 2014.
MYMONETRO
Ritual - Una Storia Psicomagica
valutazione media:
3,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ritual: capolavoro surreale, gotico e polanskianodi DavideComottiFeedback: 200 | altri commenti e recensioni di DavideComotti |
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venerdì 27 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il fatto che un film indipendente italiano approdi nelle sale è di per sé un evento degno di nota e orgoglio: se poi nel cast è presente un famosissimo regista e attore come Alejandro Jodorowsky, il tutto desta ancora una maggiore curiosità, ampiamente ripagata dall’ottima riuscita del film. Stiamo parlando di Ritual – Una storia psicomagica (2013) di Giulia Brazzale e Luca Immesi, al loro esordio nel lungometraggio. Opera di grande valore e interesse sotto vari punti di vista, narrativo e recitativo, estetico e tecnico, è un autentico film d’autore che non si lascia rinchiudere in un preciso genere ma spazia dal thriller (para)psicologico al dramma, passando attraverso il surrealismo e il gotico popolare. La giovane stilista Lia (Désirée Giorgetti) intrattiene una relazione perversa con il sadico Viktor (Ivan Franek): il loro già precario equilibrio si spezza quando la ragazza rimane incinta e l’uomo la costringe ad abortire. Su consiglio del suo psicologo, Lia fugge dall’amante e raggiunge la zia Agata, una “guaritrice”, nella sua casa di campagna a Mason, uno sperduto paesino veneto dove passava le estati da bambina. L’atmosfera apparentemente tranquilla viene turbata dalle visioni di Lia, che incontra due strani bambini e una donna misteriosa. L’atmosfera sospesa e inquietante che si respira in tutto il film (soprattutto nella seconda parte) nasce da quel “gotico padano” che affonda le proprie radici nelle leggende popolari e superstizioni di un nucleo chiuso come il villaggio rappresentato. Viene in mente, per certi versi, il Pupi Avati de La casa dalle finestre che ridono o L’arcano incantatore, e ancora più da vicino Lorenzo Bianchini (Custodes bestiae, Oltre il guado). La protagonista si muove in un mondo di folclore e leggende popolari, creature magiche e antiche nenie che finiscono per avvolgere lo spettatore creando un senso di inquietudine e al contempo di fascino. Ma Ritual è altro ancora, e gli elementi della cultura veneta si fondono con tratti marcatamente surrealisti. Attenzione però, non siamo in un film surrealista, ma in una vicenda narrata linearmente che concede spazi al surrealismo e alla psicomagia di Jodorowsky, che compare in un cameo (il film è infatti liberamente tratto dal suo libro La danza della realtà, e all’interno di Ritual ci sono sequenze raffiguranti atti psicomagici). Ritual è inoltre un dramma psicologico dal sapore polanskiano (e zulawskiano in certi momenti), in cui la fragile e allucinata protagonista scivola man mano in un abisso di follia. Ritual è tutto questo, amalgamato con eleganza da un’ottima regia. Grande merito va anche al cast, tutti attori in parte che regalano performance intense: la protagonista Désirée Giorgetti, attrice di cinema e teatro che dimostra di essere un’interprete matura e completa, l’espressivo attore ceco Ivan Franek, Anna Bonasso (zia Agata) e il “fulciano” Cosimo Cinieri. Ritualè un’autentica lezione di cinema non solo dal punto di vista narrativo e recitativo, ma anche estetico e tecnico. È il primo film in Italia (e uno dei primi in Europa) ad essere girato con la Red Epic 5K, e la qualità video e audio risultano eccezionali, valorizzate da un’ottima fotografia e dalla composizione delle inquadrature. Notevole fascino rivestono anche le musiche, a ulteriore conferma di come i due registi abbiano sviluppato una concezione di cinema inteso come “arte totale”, ammaliante sinestesia di immagini e suoni.
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