gianbond
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venerdì 7 giugno 2013
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ma come si fa?
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Ma come si fa a dare tre palle e mezzo a una c.....a del genere? Vuol dire come minimo aver visto solo qualche polpettone afghano sottotitolato in farsi e aver perso tutto quanto la cinematografia ha saputo dare di piacevole al genere umano.
Oppure avere una vita così piatta e banale da ricevere emozioni da una simile pellicola e trovarla consolatoria.
Ascoltatemi: adesso che è iniziata la bella stagione andate a farvi 2 passi con qualcuno con cui state bene e prendetevi un bel gelato. Risparmierete alcuni euro e non vivrete di emozioni riflesse per adolescenti non cresciuti.
Tra l'altro se non avete ancora capito che i film francesi dopo la nouvelle vague, tranne rare eccezioni sono tutti delle "sole" annacquate e melense e che quelli italiani sono quasi tutti migliori, ebbene siete degli esterofili che si meritano i polpettoni afghani.
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Ma come si fa a dare tre palle e mezzo a una c.....a del genere? Vuol dire come minimo aver visto solo qualche polpettone afghano sottotitolato in farsi e aver perso tutto quanto la cinematografia ha saputo dare di piacevole al genere umano.
Oppure avere una vita così piatta e banale da ricevere emozioni da una simile pellicola e trovarla consolatoria.
Ascoltatemi: adesso che è iniziata la bella stagione andate a farvi 2 passi con qualcuno con cui state bene e prendetevi un bel gelato. Risparmierete alcuni euro e non vivrete di emozioni riflesse per adolescenti non cresciuti.
Tra l'altro se non avete ancora capito che i film francesi dopo la nouvelle vague, tranne rare eccezioni sono tutti delle "sole" annacquate e melense e che quelli italiani sono quasi tutti migliori, ebbene siete degli esterofili che si meritano i polpettoni afghani. Saluti
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linus2k
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venerdì 7 giugno 2013
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una favola troppo affollata
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C'era una volta una principessa bella e ricca che sogna di incontrare il suo principe azzurro ad un ballo ed una maga glielo confermò.
C'era una volta un cenerentolo timido, impacciato e balbuziente, che incontra per caso la sua principessa e a mezzanotte deve scappare e perde la scarpa.
C'era una volta una regina schiava del suo specchio e del botox, una fata madrina premurosa ma fragile ed insicura, un padre apparentemente sicuro di sé e dotato di un certo cinismo, ma in realtà impaurito e schiavo di irrazionali paure..
e poi il lupo cattivo, l'amica confidente, il padre, l'amico, la matrigna, le sorellastre, e l'ex marito della zia e poi.
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C'era una volta una principessa bella e ricca che sogna di incontrare il suo principe azzurro ad un ballo ed una maga glielo confermò.
C'era una volta un cenerentolo timido, impacciato e balbuziente, che incontra per caso la sua principessa e a mezzanotte deve scappare e perde la scarpa.
C'era una volta una regina schiava del suo specchio e del botox, una fata madrina premurosa ma fragile ed insicura, un padre apparentemente sicuro di sé e dotato di un certo cinismo, ma in realtà impaurito e schiavo di irrazionali paure..
e poi il lupo cattivo, l'amica confidente, il padre, l'amico, la matrigna, le sorellastre, e l'ex marito della zia e poi... e poi...
e poi probabilmente in "Quando meno te lo aspetti" i personaggi sono tanti, troppi per permettere un corretto ed esaustivo evolvere di ogni figura e riuscire a non lasciare un amarissimo senso di incompletezza finale.
Chiariamo, "Quando meno te lo aspetti", ultimo film della brava Agnès Jaoui, bravissima attrice e regista di "Il gusto degli altri", ha una serie importante di intuizioni, immagini, dialoghi interessantissimi.
Attraverso il continuo parallelismo con le favole, una regia che strizza l'occhio al cinema di Resnais, la Jaoui sicuramente dimostra divertita attenzione ed intelligente ironia sui rapporti umani, sul legame tra desiderio e realtà, tra sogno, aspirazione quasi infantile ed il quotidiano, che non è necessariamente è portatore di delusioni, semplicemente è diverso.
Ed il film diverte, appassiona nel gioco citazionistico non banale, nelle vicende di molti dei suoi personaggi (in primis quelli interpretati dalla stessa Jaoui e da un sempre bravissimo Jean-Pierre Bacri).
Il problema del film è fondamentalmente la sensazione finale di non essere stato completamente risolto, di aver concluso in maniera magari anche arguta come messaggio, ma troppo frettolosa e che diverse situazioni e personaggi anche di rilievo siano stati trascurati o non approfonditi come ci si aspetterebbe.
Le tante intuizioni avrebbero potuto essere scremate in funzione di una storia che dà la sensazione di un fiume in piena, pronto a esondare ma che si esaurisce in un rivolo nel giro di pochi minuti.
...e stavolta il "vissero tutti felici e contenti" lascia davvero troppo amaro in bocca per riuscire a promuovere del tutto il film.
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[+] una favola troppo meccanica
(di antonio montefalcone)
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riccardo cenci
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venerdì 31 maggio 2013
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recensione: quando meno te lo aspetti (2013)
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La storia scritta da Agnès Jaoui e Jean Pierre Bacrì è un connubio di favole, emozioni e sentimenti. Vengono unite in una sola storia buona parte delle favole che hanno riempito l’infanzia di ognuno di noi. C’è cappuccetto rosso ed il lupo cattivo, biancaneve, la strega
cattiva e lo specchio. C’è cenerentola (anche se è un lui) che si perde la scarpetta e c’è la nonna (anche se è una zia) alla fine della pericolosa strada nel bosco. Questo mix riuscito splendidamente racconta le emozioni contrastanti dell’amore, possano essere questi per una ragazza della propria età, per l’effimero amore di una ragazza verso un uomo adulto, di un padre che riscopre l’amore per i figli o di un ex marito che riscopre l’amore per l’ex moglie.
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La storia scritta da Agnès Jaoui e Jean Pierre Bacrì è un connubio di favole, emozioni e sentimenti. Vengono unite in una sola storia buona parte delle favole che hanno riempito l’infanzia di ognuno di noi. C’è cappuccetto rosso ed il lupo cattivo, biancaneve, la strega
cattiva e lo specchio. C’è cenerentola (anche se è un lui) che si perde la scarpetta e c’è la nonna (anche se è una zia) alla fine della pericolosa strada nel bosco. Questo mix riuscito splendidamente racconta le emozioni contrastanti dell’amore, possano essere questi per una ragazza della propria età, per l’effimero amore di una ragazza verso un uomo adulto, di un padre che riscopre l’amore per i figli o di un ex marito che riscopre l’amore per l’ex moglie.
Ambientata a Parigi la storia attraversa tutte le fasi dell’amore: essere single, fidanzato, tradito, sposato, divorziato, avere dei figli, innamorarsi di Dio, ricostruire il rapporto con il proprio figlio. L’ambientazione risulta in secondo piano, non si sente la presenza di una città così incantevole e piena a sua volta di favole come in Midnight In Paris.
Parlando della resa si parla dei due grandissimi ostacoli che dovrà sormontare questo film per essere conosciuto dal grande pubblico: il film è in francese, ovviamente sottotitolato, e dura 2 ore.
La storia tratta di alcune vicissitudini amorose di un nucleo famigliare allargato di una ragazza e del nucleo famigliare allargato di un ragazzo. Mettendo l’amore al centro della storia non esiste lingua più appropriata del francese per parlarne. Leggere i sottotitoli all’inizio sembrerà difficile, e in molti si perderanno le sottili battute del padre del ragazzo che con molta autoironia farà sorridere, ma non appena si supera quest’invisibile barriera il film scorrerà facilmente, facendo dimenticare l’iniziale astio.
Considerando il maestro del genere commedia, Woody Allen, prima di qualsiasi discorso intorno alla trama ed intorno alla simpatia delle battute si apprezza la breve durata del film. Una commedia per sua conformazione non può essere troppo lunga: il rischio che si corre è quello di aggravare inutilmente la sceneggiatura con il tempo. La scelta di far durare così tanto il film è sicuramente subordinata alla quantità di argomenti che tratta, tutti estremamente coerenti ed appropriati, ma rappresenta la grande nota dolente del film.
La musica composta principalmente da archi aiuterà lo spettatore a sentirsi leggero come il tema trattato.
La regia di Agnès Jaoui è da rimandare a settembre, non che in una commedia si apprezzi troppo la regia, ma alcuni virtuosismi risultano in contrasto con le premesse. Quello che ci si aspetta da una favola è una regia che non faccia sentire la pesantezza della macchina da presa, ma che invece quasi si nasconda dietro la telecamera per non farsi né vedere né sentire, nel film invece, in alcuni momenti, la regia sembra quasi voler prendere la scena al posto dei giovani attori. Questo errore però non è molto grave, non pregiudica la resa del film.
Il film è leggero e simpatico, uscendo dalla sala si prova un senso di spensieratezza che non è da ricercarsi nell’happy ending quanto nelle emozioni trasmesse attraverso lo schermo. Considerando però gli aspetti da rivedere del film il voto non può superare la sufficienza. Quindi 6.
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