gaepanz
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martedì 17 settembre 2013
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"fate sesso in memoria di me"
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Un trio, che nelle pose ricorda The Dreamers di Bertolucci, apre il film e ci accoglie nella sua dimora adibita a orge notturne. Arrivano gli amanti della notte, la Cagna, lo Stallone, l'Adolescente e la Star, pronti a vivere un'intensa esperienza sessuale. A turno cominciano a denudarsi e a disvelare le loro anime. Si scontrano ingenui sentimenti pansessuali, con fredde solitudini: si scandaglia una vita che appare meschina ed egoista che ci priva delle nostre passioni (lo Stallone in realtà si sente un poeta), ci strappa ai nostri cari (la cagna è orfana di madre), ci conduce a scontri generazionali irreparabili (l'Adolescente è scappato di casa), ci offusca la mente (la Star, novella Giocasta, ha un incestuoso rapporto col proprio figlio, da cui poi è abbandonata).
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Un trio, che nelle pose ricorda The Dreamers di Bertolucci, apre il film e ci accoglie nella sua dimora adibita a orge notturne. Arrivano gli amanti della notte, la Cagna, lo Stallone, l'Adolescente e la Star, pronti a vivere un'intensa esperienza sessuale. A turno cominciano a denudarsi e a disvelare le loro anime. Si scontrano ingenui sentimenti pansessuali, con fredde solitudini: si scandaglia una vita che appare meschina ed egoista che ci priva delle nostre passioni (lo Stallone in realtà si sente un poeta), ci strappa ai nostri cari (la cagna è orfana di madre), ci conduce a scontri generazionali irreparabili (l'Adolescente è scappato di casa), ci offusca la mente (la Star, novella Giocasta, ha un incestuoso rapporto col proprio figlio, da cui poi è abbandonata). Il clima diventa caldo, ma ancora più infuocate sono le anime dei protagonisti che in quella notte si sentono in pace col mondo e forti solo gli uni accato agli altri. Viene svelata anche la storia dei tre ospiti che - tra ombre sfocate proiettate nell'aldilà, culti misterici, accenni satanici, scene degne di Amore e Psiche - capiamo essere immortali e inseparabili.
Ma i continui richiami dall'oltretomba strapperanno l'apolinneo e bellissimo Mathias dalle braccia dell'amata Alì e del loro servitore Udo. Solo dopo il contatto diretto con la morte, i personaggi capiscono di essere perfetti lì e in quell'istante e si abbandonano al sesso come unica forma di riappacificazione col mondo e con loro stessi. Le bocche, le lingue, i corpi si sforano e si toccano ardentemente, rendendo possibile la fusione tra più anime: sullo sfondo il sacrificio, in chiave cristiana, di Mathias: morto per risorgere in loro.
Ma forse il film vuole farci riflettere sull'insensatezza della vita eterna, infatti la comunione dei protagonisti cesserà con le prime luci dell'alba. Ma l'interrogativo resta perché il finale ci lascia in sospeso.
Le allusioni, il non detto più che il detto, le musiche elettroniche, le scenografie, i dialoghi sagaci, fanno di Le rencontres d'après minuit un trionfo del sesso, della libido, della sensualità (ben lontano dal porno e dalla sua fintezza). La bravura di Yann Gonzalez sta proprio nel saper tendere forte il filo dell'erotismo senza farlo mai spezzare. I richiami e le citazioni sembrano tanti, da Alice nel paese delle meraviglie al Rocky Horror Picture Show, dal surrealismo di Gondry e alle scenografie di von Triers.
Gaetano Moraca
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lunedì 16 settembre 2013
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ambizioso quanto vacuo trashmovie profamiliare
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Il film si presenta come un dramma psicologico in chiave kitsch che spesso cade in una volgare banalità diventando un trash movie che vorrebbe provocare ma finisce per far ridere: si ride però del film, non nel film, complice l'ingenuità del regista e le sue cadute di stile.
La sceneggiatura è stata adattata dal diario di una donna degli anni '20.
L'occasione è un'orgia che nessuno all'inizio ha voglia di fare davvero e il raccontarsi reciprocamente la propria storia, vera o frutto dell'immaginazione, sarebbe lo spunto per abbandonarsi alla propria fantasia sull'altro o altri, senza che questi oppongano alcuna resistenza, ponendosi quindi come oggetto del desiderio dell'”Altro”: finisce per essere un bazar allegorico ma qualunquista in cui ognuno vedendo il film può proiettare i propri.
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Il film si presenta come un dramma psicologico in chiave kitsch che spesso cade in una volgare banalità diventando un trash movie che vorrebbe provocare ma finisce per far ridere: si ride però del film, non nel film, complice l'ingenuità del regista e le sue cadute di stile.
La sceneggiatura è stata adattata dal diario di una donna degli anni '20.
L'occasione è un'orgia che nessuno all'inizio ha voglia di fare davvero e il raccontarsi reciprocamente la propria storia, vera o frutto dell'immaginazione, sarebbe lo spunto per abbandonarsi alla propria fantasia sull'altro o altri, senza che questi oppongano alcuna resistenza, ponendosi quindi come oggetto del desiderio dell'”Altro”: finisce per essere un bazar allegorico ma qualunquista in cui ognuno vedendo il film può proiettare i propri.
I personaggi sono: “lo stallone”: un sedicente poeta che a tredici anni ha visto crescere enormemente le dimensioni del proprio membro e ha dovuto cessare con la scrittura per dedicarsi a esso e rappresenterebbe, col suo enorme finto fallo moscio, in assenza di un dio o di un sistema di valori, una specie di divinità, un garante, un totem intorno al quale raccogliersi per l'orgia; “l'adolescente”: un ragazzino che è scappato di casa senza un soldo e una meta per andare a letto con chiunque dormendo ogni sera in un letto diverso in un'esistenza casuale in balìa del caso; una governante trans che si identifica con la propria volgarità verbale; “la cagna”: una ninfomane che dichiara subito i propri intenti in un'assenza totale di desiderio altrui e che è solo una donna che ha paura di invecchiare e desidera la madre; la coppia di giovani eterni innamorati che ospitano a casa propria il ritrovo orgiastico sono una bellissima e banalissima stanca coppia il cui amore è solo una maschera della paura del mondo vestita di gelosia, rimandi ai film horror nella loro storia personale stanno a significarne l'immaturità; “La star”è una donna attempata che non vuole essere vista e non vuole istericamente sapere nulla dei suoi compagni di piacere.
Lacan diceva che "non esiste rapporto sessuale"e questo film lo prende alla lettera: sembra che ognuno sia interessato solo a godere il più possibile in un'impossibile godere, non importa con chi, prendendo senza mediare la propria fantasia quel che c'è, senza vero desiderio dell'”Altro”.
Magicamente però le coppie o i terzetti si formano lo stesso e si può così dare inizio all'orgia riappacificante.
La morte è mascherata narcisisticamente con uno specchio oltre il quale non c'è nulla.
La scena iniziale in cui la ragazza della coppia in sella a una motocicletta guidata da uno sconosciuto, che sarà poi "l'adolescente", aspetta il suo uomo che non arriva dice già tutto del film che potrebbe tranquillamente chiamarsi "Il rimpiazzo" come conferma l'esile finale.
C'è quindi un ritorno incessante alla madre-origine senza più nemmeno mezzo Edipo in un'eterna ripetizione dell'uguale interrotto da "piccole morti" allo specchio.
Il regista fatica a gestire tanta “carne al fuoco” in questa operazione presuntuosa e soprattutto costosa: la fotografia, le scene, i costumi, la recitazione sono di buon livello a significare che il budget per la realizzazione è stato alto.
C'è da chiedersi se un film così non sia la rappresentazione dell'attuale società occidentale: narcisistica, edonistica e tardoadolescenziale, la quale desidera celebrare sé stessa e la risposta, confermata dalla vittoria al Milano film festival, potrebbe purtroppo essere positiva.
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