|
|
barbyrosemarie
|
sabato 30 aprile 2016
|
eppoi...come soddisfare la sete di infinito?
|
|
|
|
Alle domande provocatorie dette dalla zia a Ida "...non perdere la tua vita in un convento!" e ancora "...come puoi scegliere o pensare a di sacrificarti se non conosci la vita? Ida le concretizza dopo la morte della zia e arriva ... al "eppoi...eppoi cosa c'è, cosa facciamo insieme io e te..... Ida non sa trovare in quella prosecuzione di quotidianità di vita, che il ragazzo le propone, la sete di Infinito da cui si sente attratta e che le farà scegliere la vita conventuale.
Mi sono chiesta allora, ma la vita quotidiana spesa nelle sole opere, avrà pure uno sbocco nello spirituale e nell'Infinito, servirà pure per farci raggiungere quel bisogno di senso e di Assoluto che c'è in ognuno di noi?
Penso profondamente che tutto nella nostra vita è significativo e simbolico di senso e tutto è sempre legato a un disegno e ad una trama di cui ognuno è inserito e partecipa come attore, per svolgere nel proprio piccolo, , quel mitico "filo di Arianna" che si rivela nella carità e nell'amore e conduce alla Luce, fuori dal buio del labirinto.
[+]
Alle domande provocatorie dette dalla zia a Ida "...non perdere la tua vita in un convento!" e ancora "...come puoi scegliere o pensare a di sacrificarti se non conosci la vita? Ida le concretizza dopo la morte della zia e arriva ... al "eppoi...eppoi cosa c'è, cosa facciamo insieme io e te..... Ida non sa trovare in quella prosecuzione di quotidianità di vita, che il ragazzo le propone, la sete di Infinito da cui si sente attratta e che le farà scegliere la vita conventuale.
Mi sono chiesta allora, ma la vita quotidiana spesa nelle sole opere, avrà pure uno sbocco nello spirituale e nell'Infinito, servirà pure per farci raggiungere quel bisogno di senso e di Assoluto che c'è in ognuno di noi?
Penso profondamente che tutto nella nostra vita è significativo e simbolico di senso e tutto è sempre legato a un disegno e ad una trama di cui ognuno è inserito e partecipa come attore, per svolgere nel proprio piccolo, , quel mitico "filo di Arianna" che si rivela nella carità e nell'amore e conduce alla Luce, fuori dal buio del labirinto.
Per curiosità: La zia di Ida che prima di suicidarsi, spalma di burro e abbondante zucchero fette di pane, vuol solo dire che si fa beffe della buona dieta per soddisfare l'ultima voglia? O forse c'è un simbolismo più velato a significare che quei valori terreni da lei perseguiti e vissuti con edonismo ed egocentrismo altro non sono che vuoti e fatui addolcimenti che non appagono ma distruggono?"
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a barbyrosemarie »
[ - ] lascia un commento a barbyrosemarie »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
jack beauregard
|
mercoledì 24 febbraio 2016
|
tra materialità e spiritualità
|
|
|
|
Polonia primi anni 60. Anna, giovane novizia, orfana senza aver mai conosciuto i propri genitori, è stata allevata in un convento e pochi giorni prima di prendere i voti per diventare suora, viene informata dalla madre superiora, che in realtà ha una zia, che non si era mai presa cura di lei.
La zia, sorella di sua madre, è una cinquantenne ex-procuratore, colta, comunista, atea, alcolizzata e con una vita sessuale molto movimentata. La informa che il suo vero nome è Ida e che i suoi genitori erano ebrei e furono uccisi durante l'occupazione nazista della Polonia.
Da lì, con lo scopo di fare luce sulla fine dei propri genitori, inizia un breve viaggio di ricerca, attraverso la misera realtà della Polonia di quegli anni, oppressa da un regime autoritario e con ancora presenti rigurgiti di antisemitismo.
[+]
Polonia primi anni 60. Anna, giovane novizia, orfana senza aver mai conosciuto i propri genitori, è stata allevata in un convento e pochi giorni prima di prendere i voti per diventare suora, viene informata dalla madre superiora, che in realtà ha una zia, che non si era mai presa cura di lei.
La zia, sorella di sua madre, è una cinquantenne ex-procuratore, colta, comunista, atea, alcolizzata e con una vita sessuale molto movimentata. La informa che il suo vero nome è Ida e che i suoi genitori erano ebrei e furono uccisi durante l'occupazione nazista della Polonia.
Da lì, con lo scopo di fare luce sulla fine dei propri genitori, inizia un breve viaggio di ricerca, attraverso la misera realtà della Polonia di quegli anni, oppressa da un regime autoritario e con ancora presenti rigurgiti di antisemitismo.
Il confronto tra due donne così diverse porterà entrambe a riflettere sulla propria condizione esistenziale e sul proprio futuro, con conseguenze da un lato drammatiche e dall'altro di maturazione di una scelta molto più consapevole.
Girato in uno strano formato, praticamente televisivo (un 4:3 che sembra quasi più un quadrato), in un bianconero freddo e perfettamente evocativo della situazione ambientale e sociale, prediligendo le inquadrature fisse (manca qualsiasi movimento di macchina all'interno di ogni scena), che però non inficiano la dinamicità degli eventi, sottendendo semmai, forse, una certa staticità d'animo, "Ida" è un film apparentemente solo intimo, ma che in realtà ha riflessi anche politici.
La contrapposizione tra "materialità" e "spiritualità" (per niente schematica o banale) non esula da un'ottica storico-politica che, in un altro contesto, avrebbe magari portato a un epilogo diverso.
Specialmente l'evoluzione del personaggio di Ida è reso con molta sensibilità, giocato più sulle immagini, il volto, l'espressione quasi costantemente divisa tra il timore e la malinconia, che non sulle parole, anche se un paio di scambi di battute, uno con la zia ("hai mai fatto pensieri peccaminosi?") e l'altro col sassofonista ("poi cominceranno i problemi"), risulteranno alla fine fondamentali.
Ma entrambi le interpreti sono bravissime, i personaggi sono ben costruiti e ricchi di sfumature, cosa ancor di più eccezionale per un film che dura meno di 90 minuti.
Infine da segnalare una piccola curiosità: la scena più "forte" del film, sembra omaggiare vecchio e nuovo cinema italiano (Pietrangeli e M.T.Giordana), a meno che non si tratti di un'incredibile coincidenza.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a jack beauregard »
[ - ] lascia un commento a jack beauregard »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
kronos
|
lunedì 18 gennaio 2016
|
oscar con pilota automatico
|
|
|
|
Regola non scritta per produttori cinematografici rampanti: candidate all'Oscar un film appena decente sulla shoah e avrete ottime probabilità di vincerlo.
Se poi sullo sfondo dell'olocausto aggiungete la desolazione del socialismo reale ai tempi del patto di Varsavia, le probabilità divengono certezza.
Questi i meriti del film di Pawlikowski, il resto si riduce a un freddo e accademico citazionismo, perfino fastidioso nella sistematica esibizione d'inquadrature bressoniane (quelle scentrate a bordo fotogramma) che in certi ambienti evidentemente fanno fico ancora oggi.
Ma alla fin fine il tutto risulta essere irrimediabilmente freddo, non solo privo di vita, ma soprattutto di emozioni.
[+]
Regola non scritta per produttori cinematografici rampanti: candidate all'Oscar un film appena decente sulla shoah e avrete ottime probabilità di vincerlo.
Se poi sullo sfondo dell'olocausto aggiungete la desolazione del socialismo reale ai tempi del patto di Varsavia, le probabilità divengono certezza.
Questi i meriti del film di Pawlikowski, il resto si riduce a un freddo e accademico citazionismo, perfino fastidioso nella sistematica esibizione d'inquadrature bressoniane (quelle scentrate a bordo fotogramma) che in certi ambienti evidentemente fanno fico ancora oggi.
Ma alla fin fine il tutto risulta essere irrimediabilmente freddo, non solo privo di vita, ma soprattutto di emozioni.
Ingiustificati i paralleli col Decalogo di Kieslowski: quell'opera, a metà tra Bergman e Hitchcock, trasuda pathos da ogni fotogramma.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a kronos »
[ - ] lascia un commento a kronos »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
enzo70
|
giovedì 1 ottobre 2015
|
il confronto di due donne
|
|
|
|
Il disastro della shoà è stato oggetto di centinaia di film, belli, bellissimi, irridenti, rigorosi. Con Ida il regista polacco Pawlikoski affronta il tema da un angolo visuale diverso; Anna è una giovane orfana in attesa di prendere i voti. La madre superiore le chiede, però, di incontrare una zia per conoscere di più del suo passato e delle sue origini. E dalla zia, Wanda, Anna apprende di essere ebrea, che il suo vero nome era Ida, e che i genitori sono morti durante il nazismo. Wanda ed Ida iniziano un breve ed intenso viaggio nella Polonia degli anni 60 per indagare sulle ragioni della morte dei genitori e per trovare i resti. Ida si trova così ad affrontare un mondo nuovo, in cui la vivacità intellettuale della zia in una Polonia oppressa dal regime comunista, e il tentativo di portare all’oblio le atrocità del periodo nazista si contrappongono alla semplicità ed alle sicurezze di Anna.
[+]
Il disastro della shoà è stato oggetto di centinaia di film, belli, bellissimi, irridenti, rigorosi. Con Ida il regista polacco Pawlikoski affronta il tema da un angolo visuale diverso; Anna è una giovane orfana in attesa di prendere i voti. La madre superiore le chiede, però, di incontrare una zia per conoscere di più del suo passato e delle sue origini. E dalla zia, Wanda, Anna apprende di essere ebrea, che il suo vero nome era Ida, e che i genitori sono morti durante il nazismo. Wanda ed Ida iniziano un breve ed intenso viaggio nella Polonia degli anni 60 per indagare sulle ragioni della morte dei genitori e per trovare i resti. Ida si trova così ad affrontare un mondo nuovo, in cui la vivacità intellettuale della zia in una Polonia oppressa dal regime comunista, e il tentativo di portare all’oblio le atrocità del periodo nazista si contrappongono alla semplicità ed alle sicurezze di Anna. Ed alla fine emergerà una persona nuova, Ida, più fragile, meno sicura, ma sicuramente più donna. Film interamente girato in bianco e nero, intenso nel ritmo e nelle modalità di racconto per quanto essenziale e privo di fronzoli Ida è un film sicuramente diverso, interpretato splendidamente da Agata Kulesza e Agata Trzebuchowska.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
dinoroar
|
lunedì 20 aprile 2015
|
perla rara
|
|
|
|
Tutto pefetto anche nella sua essenza e nelle assenze. No al colore che non aggiungerebbe descrizione, no a cinemascope per delle vite vissute in "spazi di manovra" angusti e regimati, no alla musica perché in queste vite pare non esserci posto per la bellezza fine a se stessa. Quasto film non ha vie di mezzo perché parla di vite vissute agli estremi, dove il compromesso non è la giusta via di mezzo ma un peccaminoso tradimento dei dogmi politico/religiosi e quindi vissuto fuggevolmente con senso di colpa.
|
|
|
[+] lascia un commento a dinoroar »
[ - ] lascia un commento a dinoroar »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
nerone bianchi
|
sabato 14 marzo 2015
|
nel gioco della vita
|
|
|
|
Normalmente scrivo di un film lo stesso giorno o al massimo il giorno successivo alla visione, questa volta ne ho fatti passare tre, non per pigrizia ma sperché ho lasciato che le immagini e le impressioni si sedimentassero, sperando che poi, diradata la nebbia, avessero cose più precise e sensate da suggerire. Così non è stato e il mio giudizio critico ancora versa nell'incertezza e credo che non arriverà mai a raggiungere atteggiamenti diversi da questo. Il lavoro è in bianco e nero ed anche su uno schermo quadrato diverso da quello a cui siamo normalmente abituati, questa scelta senza ombra di dubbio conferisce maggiore profondità e credibilità alla vicenda raccontata, la trasporta su un piano diverso, nel passato grigio dei vecchi regimi comunisti, negli anni incerti del dopoguerra, tra le mura di un convento.
[+]
Normalmente scrivo di un film lo stesso giorno o al massimo il giorno successivo alla visione, questa volta ne ho fatti passare tre, non per pigrizia ma sperché ho lasciato che le immagini e le impressioni si sedimentassero, sperando che poi, diradata la nebbia, avessero cose più precise e sensate da suggerire. Così non è stato e il mio giudizio critico ancora versa nell'incertezza e credo che non arriverà mai a raggiungere atteggiamenti diversi da questo. Il lavoro è in bianco e nero ed anche su uno schermo quadrato diverso da quello a cui siamo normalmente abituati, questa scelta senza ombra di dubbio conferisce maggiore profondità e credibilità alla vicenda raccontata, la trasporta su un piano diverso, nel passato grigio dei vecchi regimi comunisti, negli anni incerti del dopoguerra, tra le mura di un convento. Non saprei dire con precisione di cosa parla questo affresco, della vita certo, del gioco delle scelte, della relatività delle stesse, e forse di tante altre cose ancora. Il racconto non allenta mai la tensione ed è in grado di trascinarci fino alla fine tutto d'un fiato, fino a portarci su quel letto dove la protagonista, smessi i panni da novizia e dopo aver provato ciò che la zia suicida abbracciava quitidianamente, vale a dire alcol, fumo e sesso, risponde alle domande del musicista con cui aveva passato la notte. Lui la invita ad andare a Danzica per dei concerti, lei risponde “ e dopo?”, lui dice che avrebbero visto il mare, fatto passeggiate, e lei ancora “e dopo?”, lui continua con un si sarebbero sposati, avrebbero avuto dei figli, e lei “ e dopo?”. Dopo, senza che lui se ne fosse potuto accorgere, lei si alza, si rimette gli abiti da suora e riporta la sua giovinezza in quel convento dove l'aspettavano silenzi diversi.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a nerone bianchi »
[ - ] lascia un commento a nerone bianchi »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
mericol
|
giovedì 12 marzo 2015
|
ida, prima era anna
|
|
|
|
Anna sta per prendere i voti. E’ il caso di chiamare l’unica parente in vita? Esiste soltanto una zia che non ha mai risposto agli inviti della madre superiora. Anna parte in treno. Va a trovare la zia. Si chiama Wanda, è un dirigente importante del partito comunista polacco. Fa il magistrato e in quel periodo,siamo negli anni ’60, si può bene immaginare come viene esercitata la giustizia in un paese comunista: condanna sicura per i cosiddetti “nemici del popolo”:
Nasce un breve e intenso rapporto tra le due. Anna apprende di essere ebrea. Il suo vero nome è Ida. I suoi familiari sono stati trucidati durante gli anni di guerra e sottratti i loro beni.
[+]
Anna sta per prendere i voti. E’ il caso di chiamare l’unica parente in vita? Esiste soltanto una zia che non ha mai risposto agli inviti della madre superiora. Anna parte in treno. Va a trovare la zia. Si chiama Wanda, è un dirigente importante del partito comunista polacco. Fa il magistrato e in quel periodo,siamo negli anni ’60, si può bene immaginare come viene esercitata la giustizia in un paese comunista: condanna sicura per i cosiddetti “nemici del popolo”:
Nasce un breve e intenso rapporto tra le due. Anna apprende di essere ebrea. Il suo vero nome è Ida. I suoi familiari sono stati trucidati durante gli anni di guerra e sottratti i loro beni. Da chi e in quali circostanze? Si va alla ricerca della soluzione del caso. Si apprende una verità atroce sulle modalità e le motivazioni. Soltanto la bambina, Ida, è stata risparmiata e portata in un collegio. Una vicenda tragica raccontata in modo semplice e lineare, anche per le caratteristiche psicologiche delle protagoniste,fredde nel loro dolore. Anna è presa dalla ricerca della verità, che sopporta dignitosamente con l’ausilio della fede e della missione che sta per affrontare.
Wanda invece secca,dura per i rimorsi che non può rimuovere, forse per avere abbandonato la famiglia durante la guerra, forse per l’attività di giudice, certamente non imparziale, durante l’oppressivo regime dittatoriale. Vive ora nella sua tristezza,nella mancanza di prospettive. Cerca di sovrastare i suoi rimorsi con il fumo, l’alcool, il sesso. Finisce per suicidarsi.
Dopo il suicidio Anna-Ida torna nella casa della zia. Le aveva chiesto se si era mai innamorata. Si, qualche volta aveva risposto. Amore carnale? No, mai. Bisognerebbe provarlo aveva aggiunto Wanda, per scegliere con convinzione la vita di castità, povertà,obbedienza..
Ida ,nella casa di Wanda, indossa i vestiti di lei, adegua la capigliatura, il trucco, fuma ,beve alcoolici. Fa l’amore completo. Conosciuta una parte della vita a lei ignota, tra le altre cose non aveva mai visto il mare, sceglie la sua vita di rinuncia, ormai pienamente consapevole.
La storia di Pawlikowski è raccontata in maniera secca,senza fronzoli,dura a momenti, senza toni patetici o compiacimenti. Il Regista è facilitato, in questo senso, dalla scelta del bianco e nero, in ambienti aridi, com’è la pura vicenda. Fa pensare al neorealismo, a Bresson, a Kieslowski.
Splendida interpretazione delle 2 protagoniste polacche, Kulesza e Trzebuchowska.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a mericol »
[ - ] lascia un commento a mericol »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
melania
|
martedì 3 marzo 2015
|
un piccolo gioiello
|
|
|
|
Opera in bianco e nero,senza fronzoli,breve come un soffio ma ricco di contenuti.Lo definirei un film poetico per tutto l'insieme,che va dalla trama alla fotografia,dalla scenografia alla interpretazione dei personaggi,con particolare riferimento a Ida,la protagonista,il cui viso intenso ed espressivo,parla allo spettatore anche quando lei tace.Un film molto bello!
|
|
|
[+] lascia un commento a melania »
[ - ] lascia un commento a melania »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
stefano capasso
|
lunedì 16 febbraio 2015
|
il potere e l'amore
|
|
|
|
Nella Polonia degli anni 60, in pieno regime socialista, Anna è una giovane novizia in attesa di prendere i voti. Ha sempre vissuto nel convento dove fu lasciata dai parenti alla morte della sua famiglia. Rintracciata la zia, la madre superiora invita Anna ad andare a trovarla e chiarire la sua storia prima di entrare per sempre in convento. Malvolentieri Anna esce ed incontra la zia Wanda che non l’aveva mai cercata prima. Wanda è una donna cinquantenne che vive il disagio della mancanza di amore; dopo una carriera da spietata procuratore dello stato, beve e passa da un uomo all’altro. Rivela ad Anna che la sua famiglia di origine era ebrea e che per questa ragione durante la guerra si nascose nelle campagne prima di essere uccisa.
[+]
Nella Polonia degli anni 60, in pieno regime socialista, Anna è una giovane novizia in attesa di prendere i voti. Ha sempre vissuto nel convento dove fu lasciata dai parenti alla morte della sua famiglia. Rintracciata la zia, la madre superiora invita Anna ad andare a trovarla e chiarire la sua storia prima di entrare per sempre in convento. Malvolentieri Anna esce ed incontra la zia Wanda che non l’aveva mai cercata prima. Wanda è una donna cinquantenne che vive il disagio della mancanza di amore; dopo una carriera da spietata procuratore dello stato, beve e passa da un uomo all’altro. Rivela ad Anna che la sua famiglia di origine era ebrea e che per questa ragione durante la guerra si nascose nelle campagne prima di essere uccisa. Anna, che in realtà si chiama Ida, era piccola e fu affidata al convento. Insieme partono alla ricerca dei resti della famiglia, stabilendo una relazione conflittuale vista l’apparente distanza dei modelli di vita e trovati i resti e seppelliti si separano. Ida torna in convento e Wanda si suicida, spingendo la ragazza a lasciare di nuovo il convento per provare i piaceri della vita mondana prima di prendere i voti.
Molto bello il film del regista polacco Pawel Pawlikowski, caratterizzato dal formato 4:3 e una splendida fotografia in bianco e nero, rigorosamente geometrica. Il tema è quello del potere e dell’amore che le donne cercano di integrare. Wanda dopo una vita di potere cerca e non trova l’amore arrivando al suicidio dopo l’incontro con Ida che le ricorda il tempo che passa. Ida dopo una vita dedicata all’esercizio della disciplina e quindi del potere personale, dopo l’incontro con la zia sente la necessità di vivere l’amore e le passioni. E questo le permetterà di rientrare in convento più ricca dell’integrazione delle due istanze. Cosi nell’ultima scena la macchina da presa, che è sempre stata ferma durante il film a sottolineare il rigore del tema trattato, comincia a muoversi con una ripresa a mano che nello sfondo che finalmente abbandona il rigore geometrico per aprirsi alle sfumature.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
|
|