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elep23
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domenica 13 ottobre 2013
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nel dubbio meglio chiudere la porta di casa
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Nel 2154 la terra diventa il posto truce che facilmente si potrebbe immaginare, inquinato, popolato da persone cenciose e senza futuro. Un’idea poco fantasiosa, già ripresa in molti film, anche se sfortunatamente più realistica di quanto sarebbe auspicabile. La storia è raccontata dal punto di vista di un ragazzo della terra dei disperati, costretto in principio a rubare per sopravvivere, che decide però di mettere ordine nella sua vita, iniziando il lavoro umile ma onesto di operaio. Un Karma perverso però lo punisce, esponendolo ad un incidente “radioattivio” proprio in fabbrica, che gli lascia al massimo 4/5 giorni di sopravvivenza.
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Nel 2154 la terra diventa il posto truce che facilmente si potrebbe immaginare, inquinato, popolato da persone cenciose e senza futuro. Un’idea poco fantasiosa, già ripresa in molti film, anche se sfortunatamente più realistica di quanto sarebbe auspicabile. La storia è raccontata dal punto di vista di un ragazzo della terra dei disperati, costretto in principio a rubare per sopravvivere, che decide però di mettere ordine nella sua vita, iniziando il lavoro umile ma onesto di operaio. Un Karma perverso però lo punisce, esponendolo ad un incidente “radioattivio” proprio in fabbrica, che gli lascia al massimo 4/5 giorni di sopravvivenza.
In caso di vita o morte si è sempre disposti a tutto per non morire, quindi non c’è nulla di male nel tornare a delinquere e già che ci siamo sembra opportuno farsi installare un esoscheletro robotico per andare alla ricerca della cura. In questo caso la soluzione non è poi molto distante, è sufficiente raggiungere Elysium, base “parassita” orbitante della terra, dove la tecnologia ha dato la possibilità di ripristinare un apparente paradiso terrestre, senza malattie, delinquenza e povertà, con abitanti perfetti ma senz’anima che sfruttano il lavoro dei terrestri. Benché gli attori impegnati in questo film siano stati molto bravi, come convincenti gli effetti speciali che ne hanno reso piacevole la visione, trovo che la trama sia abbastanza stucchevole.
In molti film americani vediamo questi fantomatici delinquenti che improvvisamente diventano eroi. Insomma è vero che non si nasce ladri, sono le vicissitudini della vita che a volte portano sulla cattiva strada, ma qualunque sia la ragione non penso possa giustificare il fine. Il ladro operaio sembra solo interessato alla sua sopravvivenza per non parlare poi dell’Hacker scafista intergalattico, che da solo ha condotto alla morte più migranti disgraziati che la perfida senatrice della difesa (personaggio interpretato da Jodie Foster che avrebbe meritato maggior rilievo).
Ad un certo punto del film nasce un inspiegabile moto di altruismo planetario quando fino alla scena prima il messaggio di uccidere per qualche spiccio faceva da padrone. La storia d’amore non si sviluppa mai, non trovo neppure eroica la vicenda dato che i due “Amanti” si trovano insieme su Elysium per caso. Ridondante la battaglia tra uomini bionici in una trama che poteva avere molti altri spunti.
Ad ogni modo nel dubbio preferisco chiudere sempre la porta di casa, sperando che nessun ladro/eroe, decida di venire a rubare ciò che è mio prima di salvare il mondo.
A volte mi sento anch’io un’abitante di Elysium, ignara delle miserie e delle disgrazie che si compiono ogni giorno lontano dai miei occhi, semplice fare i moralisti quando non si ha nulla da perdere.
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khilaas
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martedì 10 settembre 2013
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un buon action... e basta
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Blomkamp "tradisce" lo spettatore fidelizzato con District 9, ma soprattutto tradisce sé stesso. Questo Elysium è una specie di "simmetrico" di District 9, il suo enantiomero. Andiamo con ordine: in un futuro non troppo lontano, la Terra viene abbandonata ai suoi problemi endemici (inquinamento, sovrappopolazione, proliferazione di malattie incurabili), e l'elitè della specie umana (o presunta tale) si trasferisce su una gigantesca stazione spaziale orbitante attorno al nostro Pianeta (Elysium appunto). Chi resta sulla Terra, fondamentalmente i poveri, sopravvivono in condizioni di estrema miseria in gigantesche baraccopoli. Fin qui ci siamo, e le premesse per un altro bel film di sociale ci sono tutte.
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Blomkamp "tradisce" lo spettatore fidelizzato con District 9, ma soprattutto tradisce sé stesso. Questo Elysium è una specie di "simmetrico" di District 9, il suo enantiomero. Andiamo con ordine: in un futuro non troppo lontano, la Terra viene abbandonata ai suoi problemi endemici (inquinamento, sovrappopolazione, proliferazione di malattie incurabili), e l'elitè della specie umana (o presunta tale) si trasferisce su una gigantesca stazione spaziale orbitante attorno al nostro Pianeta (Elysium appunto). Chi resta sulla Terra, fondamentalmente i poveri, sopravvivono in condizioni di estrema miseria in gigantesche baraccopoli. Fin qui ci siamo, e le premesse per un altro bel film di sociale ci sono tutte. Il protagonista, operaio schiavo che cerca di pagarsi il biglietto per un volo clandestino verso Elysuym, rimane vittima delle tremende condizioni lavorative e, disperato, comincia a combattere il sistema pur di raggiungere la cittadella. E qui tutte le premesse vanno a farsi benedire: il film prende un'incredibile piega action, ignorando beatamente l'interessante plot iniziale di "rivoluzione sociale" e sovvertimento dell'ordine dettato dai soldi per raccontare visivamente, nel modo più roboante possibile, la corsa di un solo uomo verso un posto che non può raggiungere, e delle persone che vogliono fermarlo. Tutto qua. Non c'è niente di più profondo, nessun'altra chiave di lettura, nessuno spunto. Il che è piuttosto deludente, visto soprattutto come viene gestito il finale: il protagonista si immola "per un bene più grande" (l'uguaglianza sociale), ma è un'immolazione falsa. Non ha scelto di salvare tutti, è stato costretto dalle circostanze; se avesse potuto salvarsi le chiappe e lasciare le cose così com'erano, l'avrebbe fatto. L'estrema esaltazione del martirio del protagonista non è supportata da alcun precedente approfondimento sulla questione sociale che, evidentemente, alla fine si risolve nel classico happy ending. Una strana scelta, decisamente.
Dal punto di vista puramente tecnico, come action movie funziona alla grande: non essendoci un eccessivo focus sui personaggi o sugli attori, le cose filano via velocemente; i colossali plot-hole sono facilmente ignorabili, alcuni effetti speciali sono meravigliosi (le armi sono stupende, senza essere eccessivamente pompose; gli androidi sono una figata pazzesca, animati divinamente); divertentissimo il "dialogo" con l'operatore-manichino dopo la rissa ad inizio film, che ho inteso come un riferimento al tassista meccanizzato di Total Recall (quello vero, non l'ultimo scempio). Non posso però non storcere il naso davanti all'impostazione quasi da videogioco di alcune scene, con un montaggio frenetico e confusionario che non rende giustizia a sequenze in realtà molto interessanti; un uso massiccio di inquadrature à la TPS e addirittura filtro blur nelle rotazioni della macchina da presa... Beh fa capire chiaramente il target di questo film. Che comunque resta un buon film, un ottimo film. Se non fosse firmato da quel particolare regista, dal quale mi aspettavo ben altro.
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giacomo b
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venerdì 28 marzo 2014
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un'apparente utopia che cela una"tangibile" realtà
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2154, Los Angeles: la terra è nell’oblio più totale. Gli uomini più “potenti” e ricchi si sono trasferiti su una struttura spaziale capace di simulare le caratteristiche ambientali-atmosferiche del pianeta terra. La restante, e palesemente superiore numericamente, parte della popolazione è restata sulla terra. Baraccopoli, discriminazioni, lavori forzati, sfruttamenti, stupri, ingiustizie e qualsivoglia violenza: questa è la situazione che milioni e milioni di persone devono quotidianamente vivere. L’unica forma di giustizia viene rappresentata da robot all’avanguardia, i quali sono poco predisposti al “dialogo”.
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2154, Los Angeles: la terra è nell’oblio più totale. Gli uomini più “potenti” e ricchi si sono trasferiti su una struttura spaziale capace di simulare le caratteristiche ambientali-atmosferiche del pianeta terra. La restante, e palesemente superiore numericamente, parte della popolazione è restata sulla terra. Baraccopoli, discriminazioni, lavori forzati, sfruttamenti, stupri, ingiustizie e qualsivoglia violenza: questa è la situazione che milioni e milioni di persone devono quotidianamente vivere. L’unica forma di giustizia viene rappresentata da robot all’avanguardia, i quali sono poco predisposti al “dialogo”.
Max Da Costa, un giovane operaio che fin da piccolo ha vissuto nel degrado più totale, svolge il lavoro di operaio. Durante una mansione viene esposto ad una notevole dose di radiazioni che lo metteranno a dura prova nei successivi cinque giorni di vita che gli restano. Il suo destino, quello della ragazza con la quale è cresciuto, Frey Santiago, la figlia di Frey e il destino dell’intera umanità sono nelle mani di Max, il quale dovrà spingersi ben oltre l’impossibile per ottenere la salvezza.
Dalla regia di Neill Blomkampe con protagonisti Matt Damon, Jodie Foster, Alice Bragae e Sharlto Copley, il film si rivela un successo.
Regia, cast, sceneggiatura, fotografia (impeccabile), scenografia, costumi, tutto perfettamente coordinato al fine di rendere il tutto “vivo” e suggestivo.
Una trama scorrevole e chiara, lontana solo per datazione ai giorni d’oggi. Il mondo rappresentato, allegoricamente, rimanda alla situazione odierna, tempi in cui i ricchi, o almeno una buona parte di essi, pur non avendo a disposizione, almeno non ancora, un pianeta tutto loro egualmente considerano una buona parte di popolazione nettamente “inferiori”.
La vita delle persone all’interno di baraccopoli non è una realtà distante millenni da noi; è la cruda realtà quotidiana. Neill Blomkamp in un film futuristico e fantascientifico è riuscito, tra suspanse, effetti speciali e colpi di scena, a mostrare un’attualità ben nota a tutti: il sempre più “tangibile” degrado del pianeta terra, sfruttato al limite delle sue potenzialità e risorse, notevoli ma non di certo infinite.
Elysium mostra un’ingiustizia non fantascientifica ma reale. Nessuna legge, codice o principio può garantire la salvezza ad un ricco e non ad un povero. Quella mostrataci è una selezione autocratica e arbitraria, partorita sostanzialmente da futili pregiudizi. Altri film, si pensi alla Fine Del Mondo del 2012, hanno mostrato una selezione ponderata in base a doti od meriti intellettuali, l’originalità del film sta proprio nel mostrare una selezione per la salvezza assolutamente ingiusta e priva di ogni “ratio”. Molti sono gli elementi del film che proiettano in un futuro in cui ogni male è guaribile, in cui si può ottenere "l'immortalità", o quantomeno una vita dalla esuberante longevità.
Peccato che questo “giardino dell' eden” non sia per tutti ma solo per i ricchi, solo per una nobiltà che a quanto pare è stata, è, e sarà per sempre avidamente attaccata ai suoi privilegi che non ha mai limitato.
Insomma tutto ciò per estrapolare una morale dal film e, soprattutto, per non soffermarsi solo e semplicemente ad una considerazione del medesimo legata a soli effetti ottici o recitativi, i quali sono stati comunque distintamente operati.
L’obiettivo di ogni film, indipendentemente dalla trama o tematica di cui tratta, è quello di “trasportare” lo spettatore in un mondo parallelo, distante dai suoi pensieri, dai suoi problemi, distante dalla realtà. Qualsiasi film che riesca egregiamente, non solo ad intrattenere lo spettatore, quanto a proiettarlo in una nuova realtà utopica, o come in questo caso meglio definibile distopica, che lo “incuriosisce” a tal punto da non consentirgli più di distinguere il concreto dall’astratto, la realtà dall’irrealtà, aprendogli la mente meglio di qualsiasi ipnosi o manipolazione con la sola e pura arte cinematografica e recitativa, può essere definito “buon film”.
Elysium riesce nella sua impresa, lasciando anche dopo i titoli di coda una sensazione di “smarrimento” legata al metaforico viaggio appena terminato, figura di un futuro forse, ma non essenzialmente, irrealizzabile.
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claudiofedele93
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lunedì 14 aprile 2014
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elysium: fantascienza e buona politica!
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Per chi ancora ne fosse all’oscuro, dietro a quel capolavoro fantascientifico di District 9 c’è la mano del giovane regista sudafricano Neill Blomkamp, classe 1979, che grazie ad una collaborazione con Peter Jackson in passato, è riuscito nel 2012 a farsi produrre da quest’ultimo la sua opera prima. Quando, di conseguenza, si realizza un film basato sull’integrazione razziale, sulle difficoltà di comunicazione tra la specie umana e quella aliena, con un audacia ed una potenza scenica senza pari tanto da contribuire in un qualche modo a fare la storia della fantascienza recente, è giusto avere tante aspettative e in egual misura paure per i lavori successivi; per questo ed molti altri motivi il nuovo progetto del regista (nato a Johannesburg), chiamato fin da subito semplicemente Elysium, ha sempre goduto di una certa attenzione fin da quando fu annunciato ufficialmente.
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Per chi ancora ne fosse all’oscuro, dietro a quel capolavoro fantascientifico di District 9 c’è la mano del giovane regista sudafricano Neill Blomkamp, classe 1979, che grazie ad una collaborazione con Peter Jackson in passato, è riuscito nel 2012 a farsi produrre da quest’ultimo la sua opera prima. Quando, di conseguenza, si realizza un film basato sull’integrazione razziale, sulle difficoltà di comunicazione tra la specie umana e quella aliena, con un audacia ed una potenza scenica senza pari tanto da contribuire in un qualche modo a fare la storia della fantascienza recente, è giusto avere tante aspettative e in egual misura paure per i lavori successivi; per questo ed molti altri motivi il nuovo progetto del regista (nato a Johannesburg), chiamato fin da subito semplicemente Elysium, ha sempre goduto di una certa attenzione fin da quando fu annunciato ufficialmente. Il ritorno di Blomkamp, dopo il successo di critica e pubblico del 2012, che si mette in proprio e scrive ancora una volta una storia che lo vede dietro alla macchina da presa, sarà l’occasione per dare la piena conferma delle doti del giovane autore? Elysium è un semplice blockbuster o nutre in sé qualche particolare ambizione?
Nell’anno 2154 esistono due classi di persone: i ricchi che vivono su una stazione spaziale artificiale immacolata chiamata Elysium e tutti gli altri che vivono su una Terra ormai sovrappopolata e in decadenza. La Segretaria di Stato Delacourt (Jodie Foster) è disposta a tutto pur di preservare lo stile di vita lussuoso dei cittadini di Elysium, ma questo non impedisce certo alla popolazione della Terra di cercare di accedervi con ogni mezzo a sua disposizione. Sarà Max (Matt Damon) ad accettare di un intraprendere una missione completamente folle e disparata per tentare di riportare l’equilibrio tra i due mondi.
Elysium si presenta fin dalle prime sequenze ai nostri occhi come un blockbuster atipico, dove alle tante scene d’azione e battaglie si unisce un messaggio forte, chiaro, che risuona cristallino fino alla fine della pellicola; per questo preciso motivo il secondo lavoro fatto da Neill Blomkamp ha il privilegio non solo di mostrarsi concretamente valido sotto molti punti di vista, primo tra tutti la sceneggiatura e la regia, ma anche di saper dare conferma che tutto quello che di buono ed eccellente si era visto in District 9 non era stato solo un caso o una mera coincidenza. Elysium per certi aspetti è un lungometraggio che si collega molto bene alla prima fatica del regista, grazie sopratutto ad un reparto estetico e a delle scenografie che ricordano molto la Johannesburg in lotta per la supremazia della razza umana. Tuttavia, laddove nell’opera del suo esordio il regista sudafricano cercava di adattare al meglio una fantascienza verosimile e moderna lavorando principalmente su una determinata allegoria e proponendo temi importanti come la tolleranza, il rispetto verso chi è diverso da noi o chi appartiene ad un altro universo, argomenti che essenzialmente erano alla base della pellicola, qui ci si allontana dalla Terra dei giorni nostri per fare un salto nel futuro di circa cento anni o poco più; a qualcuno potrà sembrare un qualcosa di poco conto, ma la scelta spazio-temporale è uno degli aspetti più importanti di questa produzione, in quanto già dalla data (2154) il regista vuole mandare un messaggio forte e chiaro affinché sia ben evidente che poco, alla fine, è il tempo che separa l’uomo tra l’oggi ed il domani di cui lui racconta.
Un film che dunque, al contrario dell’ottima fantascienza di Duncan Jones che abbiamo potuto apprezzare con Source Code o meglio ancora in Moon, la quale lavora più sui concetti e sui topoi fantascientifici (l’esplorazione dello spazio, i cloni etc…), cerca di fare del genere un punto di partenza attraverso il quale costruire una precisa struttura sociale su cui poi, a sua volta, muovere una violenta critica alla società. Blomkamp, come per District 9, non riesce proprio ad immaginare un mondo privo di umiliati e offesi, di gente unicamente ricca e di uomini e donne mossi da buoni sentimenti ed è per questo che Elysium, proprio come il suo precedente lavoro, gode al suo interno di un ottimo e profondo messaggio politico che si rivela sempre essere a fianco dei poveri ed al contempo spietato verso coloro che vivono e godo di benefici sulle spalle delle persone che rischiano la vita ogni giorno. Un particolare, questo qua, che inizia ad essere il marchio di fabbrica dell’autore, anche se tale assioma verrà confermato solo dalle sue future produzioni.
Tecnicamente il prodotto è valido, stiamo dopo tutto parlando di una regia camaleontica che qui si prende persino qualche libertà come ad esempio quella di voler omaggiate più e più volte videogiochi e film di genere e impostare qualche sequenza a rallentatore per enfatizzare la spettacolarità. Niente da eccepire, dunque, per quanto riguarda il talento di Blomkamp anche se stavolta è apparso molto più sperimentale con la telecamera in mano rispetto al passato. In definitiva bisogna comunque ammettere che quello che abbiamo tra le mani è sì un film realizzato per attirare giovani e puramente di intrattenimento, ma diretto sempre con intelligenza e con una padronanza tecnica mai invadente o eccessiva.
Elysium è davvero un valido film, un blockbuster atipico, intelligente e curato anche per quanto riguarda gli effetti speciali e le tante scene di azione; figlio dei più grandi film fantascientifici (tra i quali ci inseriamo anche il film Pixar Wall*e a cui Blomkamp si è senza dubbio ispirato nel ricreare gli ambienti malati, sovraffollati e inquinati del pianeta Terra) la seconda fatica del regista scoperto da Peter Jackson è minore solo alla prima in quanto non possiede la potenza narrativa né la profondità morale di cui era intriso District 9, che tutt’oggi dimostra di essere ancora un eccezionale film, erede delle storie del passato ed innovatore. Non fraintendete tuttavia il nostro giudizio, poiché Elysium è comunque uno dei miglior blockbuster in circolazione, che grazie ad un convincente Matt Damon, ad una straordinaria Jodie Foster e a Sharlto Copley sopra le righe ma incisivo, riesce a conquistare per il carisma dei suoi personaggi e la sua storia tanto semplice quanto alla fin fine abbastanza complicata nella messa in scena. Un prodotto, dunque, che trova una coerenza ed una continuità con quanto già visto in passato, che ancora fa parlare e focalizza l’attenzione su i poveri e mette quest’ultimi al centro di una realtà che se non è quella di oggi sarà quella di domani, ma il futuro di cui si parla adesso non è quello indefinito e impossibile da concretizzarsi, ma bensì quello che ogni giorno sembra avvicinarsi sempre di più al nostro presente. Neill Blomkamp firma così un secondo lungometraggio che non deluderà gli amanti del genere e gli appassionati cinematografici, ma l’aspetto più importante di tutta l’intera produzione sta nel fatto di darci la conferma che dopo Duncan Jones, anche Blomkamp è intenzionato a fare la migliore fantascienza possibile e a realizzare pellicole di spessore. Come premesse, queste, non sono niente affatto da prendere alla leggera!
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darkovic
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sabato 31 ottobre 2015
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futuro prossimo
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Mi addentro nel territorio a me quasi sconosciuto di una recensione di un film di fantascienza,un genere che non mi ha mai fatto impazzire
Ma devo dire che dopo avere apprezzato il primo film del regista sudafricano,non voglio fare paragoni ma cercare di espletare la mia recensione dopo avere visto questo film.
A me ,devo dire ,e' piaciuto molto,sara' la sceneggiatura ,secondo me ottima,il ritmo sempre alto ,l'azione sempre presente,i buoni effetti speciali,le buone idee fantascientifiche in generale
Credevo difficile apprezzare questo genere ma quando la trama e' avvincente e coerente , una visione del futuro credibile,sopratutto un futuro in cui un elite si allontanera' o si rinchiudera' da un resto del mondo nel caos , e una fotografia ottima ,passa naturalmente in secondo piano la recitazione dei,pur bravi attori,Damon ,Luna e Foster,ma che certo difficilmente riescono a trasmettere delle forti emozioni visto il genere e il ritmo del film.
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Mi addentro nel territorio a me quasi sconosciuto di una recensione di un film di fantascienza,un genere che non mi ha mai fatto impazzire
Ma devo dire che dopo avere apprezzato il primo film del regista sudafricano,non voglio fare paragoni ma cercare di espletare la mia recensione dopo avere visto questo film.
A me ,devo dire ,e' piaciuto molto,sara' la sceneggiatura ,secondo me ottima,il ritmo sempre alto ,l'azione sempre presente,i buoni effetti speciali,le buone idee fantascientifiche in generale
Credevo difficile apprezzare questo genere ma quando la trama e' avvincente e coerente , una visione del futuro credibile,sopratutto un futuro in cui un elite si allontanera' o si rinchiudera' da un resto del mondo nel caos , e una fotografia ottima ,passa naturalmente in secondo piano la recitazione dei,pur bravi attori,Damon ,Luna e Foster,ma che certo difficilmente riescono a trasmettere delle forti emozioni visto il genere e il ritmo del film.
Unico difetto,secondo me, un finale che nonostante la lunghezza,delle scene di azione e combattimenti, sembra un po' troppo facile,non so,ma sembra che il lieto fine sia un po troppo forzato e ovvio ,con la morte dell'eroe e la salvezza del bisognoso,sopratutto ci si domanda come mai le elite che si sono rinchiuse su Elysium ,non abbiano pensato di installare cosi perfette macchine di guarigione anche sulla terra ,almeno per evitare queste scorribande e proteggersi.
Comunque ottimo e da non perdere ,sopratutto in un genere ,secondo me difficile , da sceneggiare e dirigere ,e rendere cosi credibile .
Peccato per le tante recensioni negative per un opera sicuramente complessa e difficile ,dunque apprezzabile,ma non giudico,ognuno ha i suoi gusti,sopratutto non essendo un estimatore di fantascienza e avendoni visti pochi di film del genere,credo che le recensioni cosi negative siano anche per avere apprezzato altre opere di questo genere migliori,dunque se avete dei consigli di visione da darmi ,sarebbero molto apprezzati,un grazie in anticipo
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kondor17
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giovedì 31 ottobre 2013
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guardabile
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Nonostante Matt Damon e Jodie Foster, il film di Blomkamp non convince. Manca di originalità e riprende temi e personaggi già visti, anche in District 9, decisamente superiore a questo. I "gamberoni" sono ora robot, l'addetto alle news è ora un operaio tatuato, ex ladro d'auto in libertà vigilata. Siamo a Los Angeles, nel 2154, e la terra è un ammasso di gente sfruttata, sbandata e malata controllata da robot; i ricchi vivono altrove, su Elysium, stazione orbitante stile Palm Beach, da qualche parte nello spazio, dove ogni casa è dotata di una capsula che ti cura in un attimo da ogni male e quindi sogno e shangrila per ogni terreno, ma difesa con tutti i mezzi dalla ricchissima casta che ci abita.
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Nonostante Matt Damon e Jodie Foster, il film di Blomkamp non convince. Manca di originalità e riprende temi e personaggi già visti, anche in District 9, decisamente superiore a questo. I "gamberoni" sono ora robot, l'addetto alle news è ora un operaio tatuato, ex ladro d'auto in libertà vigilata. Siamo a Los Angeles, nel 2154, e la terra è un ammasso di gente sfruttata, sbandata e malata controllata da robot; i ricchi vivono altrove, su Elysium, stazione orbitante stile Palm Beach, da qualche parte nello spazio, dove ogni casa è dotata di una capsula che ti cura in un attimo da ogni male e quindi sogno e shangrila per ogni terreno, ma difesa con tutti i mezzi dalla ricchissima casta che ci abita. Fatto sta che Matt Damon, hispano americano, lavorando ai robot, viene esposto a radiazioni massiccie ed ha i giorni contati, come pure la figlia della sua amica d'infanzia, malata di leucemia. Si rivolge quindi ad un moderno scafista che accetta si di farlo andare su Elysium, ma a patto che si faccia installare una spina dorsale meccanica ed un chip alla base del cervello, col quale fare un backup del sistem, in modo tale da resettare Elysium, aprendolo agli abitanti della Terra.
Pur risultando stiracchiato, scritto in fretta e male e richiamando più e più volte altri lavori del genere, il film è comunque secondo me guardabile. Due stelline e mezzo.
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fabio130497
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venerdì 10 gennaio 2014
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film discreto, peccato la trama assai confusa
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Il film ha una buona sceneggiatura, cast. cura dell'immagine, ma per quanto riguarda la storia è confusa e in molti punti del tutto tralasciata, lasciando allo spettatore dubbi e incertezze su come si siano svolti i fatti. I dialoghi scarseggiano in favore di scene violente, secondo me fin troppo cruenti.
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ultimoboyscout
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lunedì 3 febbraio 2014
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tutti in fila per il nuovo eden.
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Il 2154 è lontanissimo ma il mondo immaginato da Blomkamp nel suo "Elysium" non è del tutto improbabile: i poveri vivono sulla Terra, pianeta ormai degradato e sul punto di implodere, i ricchi in una società apparentemente idilliaca priva di malattie, guerre, fame, sporcizia in una stazione spaziale simile al paradiso. Il problema (dipende poi dai punti di vista...) è che non ci può essere scambio tra i due mondi, ma Damon deve andare li per curarsi, costi quel che costi. Neil Blomkamp confeziona un altro film di taglio socio-politico in stile "Occupy Hollywood", girato in parte in Messico a Bordo Poniente, la più grande discarica di immondizia del mondo (si parla di dodicimila tonnellate al giorno, ma ora è chiusa!!!) riuscendo solo a generare un blockbuster gradevole che consente di capire che è un buon professionista ma non un autore di alto livello, ne il Messia come qualcuno lo voleva spacciare dopo "District 9".
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Il 2154 è lontanissimo ma il mondo immaginato da Blomkamp nel suo "Elysium" non è del tutto improbabile: i poveri vivono sulla Terra, pianeta ormai degradato e sul punto di implodere, i ricchi in una società apparentemente idilliaca priva di malattie, guerre, fame, sporcizia in una stazione spaziale simile al paradiso. Il problema (dipende poi dai punti di vista...) è che non ci può essere scambio tra i due mondi, ma Damon deve andare li per curarsi, costi quel che costi. Neil Blomkamp confeziona un altro film di taglio socio-politico in stile "Occupy Hollywood", girato in parte in Messico a Bordo Poniente, la più grande discarica di immondizia del mondo (si parla di dodicimila tonnellate al giorno, ma ora è chiusa!!!) riuscendo solo a generare un blockbuster gradevole che consente di capire che è un buon professionista ma non un autore di alto livello, ne il Messia come qualcuno lo voleva spacciare dopo "District 9". Film che parla del presente facendo finta che sia il futuro, una storia di pura fantascienza con morale e metafora di stampo evidentemente progressista, meno aggressivo e oltraggioso di "District 9". Qui regnano polvere e balordi senza denti, Los Angeles è un ammasso di detriti, sembra una città un pò messicana e un pò sudafricana, dominano tatuaggi coatti e minacciosi poliziotti robotici, Damon è pelato e pompato, la Foster bieca e luciferina e Sharlto Copley, attore feticcio del regista, è il suo braccio armatissimo: incipit suggestivo ma la ruggine fa capolino sulla fanta ferraglia nonostante si affrontino temi adulti quali crisi economica (immancabile ormai), capitalismo sfrenato e disiguaglianze sociali. Peccato che il regista, oltre ai già citati temi, ne mescoli molti altri, finendo per non approfondirne circa nessuno, peccando di grande qualunquismo. Ottimo il montaggio e i ritmi serrati ma un film "adulto" per davvero è ben altra cosa. E la sua è sci-fi finto povera. Film non brutto ma decisamente contraddittorio.
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rescart
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giovedì 30 gennaio 2014
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i danni del positivismo
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La fiducia cieca nella scienza ha portato gravi danni all'umanità e non sembra aver ancora finito di portarne. Alla fine dell'ottocento tutti pensavano che l'innovazione tecnologica avrebbe consentito agli essere umani di vivere finalmente in condizioni di benessere tali da far dimenticare tutti i sacrifici imposti ai lavoratori dalla rivoluzione industriale. Non andò esattamente così. Nuovi sacrifici furono richiesti sotto forma di guerre sempre più disastrose e di genocidi realizzati con metodi sempre più scientifici. Tutto ciò non fa che mettere in luce che le cosiddette “scienze esatte” sono ben lungi dall'essere tali. Non fosse altro che per il fatto di trattare i problemi solo in modo parcellizzato, un aspetto particolare per volta.
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La fiducia cieca nella scienza ha portato gravi danni all'umanità e non sembra aver ancora finito di portarne. Alla fine dell'ottocento tutti pensavano che l'innovazione tecnologica avrebbe consentito agli essere umani di vivere finalmente in condizioni di benessere tali da far dimenticare tutti i sacrifici imposti ai lavoratori dalla rivoluzione industriale. Non andò esattamente così. Nuovi sacrifici furono richiesti sotto forma di guerre sempre più disastrose e di genocidi realizzati con metodi sempre più scientifici. Tutto ciò non fa che mettere in luce che le cosiddette “scienze esatte” sono ben lungi dall'essere tali. Non fosse altro che per il fatto di trattare i problemi solo in modo parcellizzato, un aspetto particolare per volta. Per ogni malattia (o quasi) esiste ormai una cura, un vaccino ad hoc. Ma non esiste una ricetta preconfezionata per occuparsi dell'uomo nella sua totalità. Il vero problema con la scienza consiste nell'incapacità di individuare sempre con certezza quale sia il vero problema da risolvere. L'esempio più efficace è quello delle malattie psicosomatiche i cui sintomi non rimandano a nessuna patologia organica univocamente individuabile. Questo film ci suggerisce invece la possibilità che nel futuro il positivismo ed il metodo scientifico trionfino al punto da poter curare e guarire quasi miracolosamente qualunque patologia o degenerazione funzionale del corpo umano: ricostruire ossa, pelle, tessuti, organi. A condizione che non siano stati lesi organi vitali. Per dirla più terra terra, che non si sia già morti. Come dire che la scienza sarà in grado di fare miracoli, tranne l'uno: la risurrezione. Un'autolimitazione della sfrenata fantasia fantascientifica interpretabile come una sorta di lapsus freudiano, a dispetto o dimenticanza del capolavoro di Mary Shelley. E del buon senso che suggerisce di bandire dal codice penale la pena di morte.
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filippo catani
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domenica 1 settembre 2013
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un po' melenso nel finale ma in generale funziona
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Los Angeles 2154. Da molto tempo gli esseri umani si sono divisi in due classi: i più abbienti si sono trasferiti in una stazione orbitante di nome Elisyum mentre poveri e criminali sono rimasti sulla Terra ormai spolpata di ogni risorsa e dove vige una durissima legge orchestrata da robot. Un abitante della Terra cercherà di varcare i confini di Elisyum per potersi curare dalle radiazioni nucleari che gli hanno lasciato solo 5 giorni di vita.
Parto con una premessa: ero stato tra i pochissimi che, pur riconoscendo a District 9 alcuni meriti, non lo aveva considerato un capolavoro anzi tutt'altro. Ecco invece questo film è molto più funzionale anche se nella seconda parte rischia di essere decisamente troppo melenso.
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Los Angeles 2154. Da molto tempo gli esseri umani si sono divisi in due classi: i più abbienti si sono trasferiti in una stazione orbitante di nome Elisyum mentre poveri e criminali sono rimasti sulla Terra ormai spolpata di ogni risorsa e dove vige una durissima legge orchestrata da robot. Un abitante della Terra cercherà di varcare i confini di Elisyum per potersi curare dalle radiazioni nucleari che gli hanno lasciato solo 5 giorni di vita.
Parto con una premessa: ero stato tra i pochissimi che, pur riconoscendo a District 9 alcuni meriti, non lo aveva considerato un capolavoro anzi tutt'altro. Ecco invece questo film è molto più funzionale anche se nella seconda parte rischia di essere decisamente troppo melenso. Andiamo però con ordine. Dunque il film è ambientato nel futuro ma è inutile non trovare forti elementi di critica sociale nel film e che troviamo tragicamente ai giorni nostri. I più ricchi hanno potuto abbandonare la Terra e vivono in pace serviti da robot e hanno meravigliose case con piscina e una macchina in grado di guarirli da qualsiasi malattia. Tutto questo però non può cancellare la brama di potere insita nella natura umana e incarnata quì nell'algida ministro della Cura e della Difesa (un'ottima Foster). Nessuno dei poveracci e criminali della Terra può varcare il confine; ovviamente ci sono organizzazioni che trattano clandestini e li imbarcano su navi di fortuna che o vengono annientate oppure se riescono ad atterrare vedono i loro passeggeri essere arrestati immediatamente e rimpatriati (ogni riferimento all'attualità è puramente casuale). Queste persone cercano soprattutto di accedere a quelle speciali cure mediche che a poveracci, emarginati e criminali sulla Terra sono precluse. Quì si inserisce il nostro protagonista (l'istrionico Damon) che cerca di salvare se stesso ma che si troverà ad essere la testa di ponte per cercare di sovvertire lo status quo e garantire così a tutta l'umanità la cittadinanza e l'assistenza di Elisyum. Ecco quì si inserisce un po' la storia d'amore e strappalacrime che diluisce un pochino l'effetto del film insieme ai combattimenti con esoscheletri e robotici che tanto piacciono a Blomkamp e di cui aveva fin troppo abusato in District 9. Resta il fatto che il film coinvolge lo spettatore entro un arco di durata ragionevole, lo fa rilassare, lo fa riflettere e gli serve anche un po' d'azione. Insomma i messaggi sono arrivati forti e chiari in un film ideale per ricominciare la stagione cinematografica.
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