tonydil
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venerdì 14 dicembre 2012
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film di satira
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Diverso da altri film ma simile a "Qualunquemente". "Tutto tutto niente niente" è film satirico che rispecchia i modi brutali e nascosti (molto esaltato) di alcuni politici italiani.
Diverso da altri film ma non per questo da denigrare anche perchè Albanese con questi personaggi è diventato famoso e noto al pubblico italiano.
Un pò volgare e gretto per alcuni atteggiamenti, anche se alcuni dei quali sono stati utilizzati proprio per esprimere la brutalità e l'ignoranza di alcuni personaggi.
Questo film non per forza deve essere definito un film comico infatti Albanese ha già detto in pubblico che il film è anche per alcuni aspetti di genere drammatico e horror.
E' il manifesto della situazione italiana che si rischia di calcare e Albanese lo ha messo a nudo.
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Diverso da altri film ma simile a "Qualunquemente". "Tutto tutto niente niente" è film satirico che rispecchia i modi brutali e nascosti (molto esaltato) di alcuni politici italiani.
Diverso da altri film ma non per questo da denigrare anche perchè Albanese con questi personaggi è diventato famoso e noto al pubblico italiano.
Un pò volgare e gretto per alcuni atteggiamenti, anche se alcuni dei quali sono stati utilizzati proprio per esprimere la brutalità e l'ignoranza di alcuni personaggi.
Questo film non per forza deve essere definito un film comico infatti Albanese ha già detto in pubblico che il film è anche per alcuni aspetti di genere drammatico e horror.
E' il manifesto della situazione italiana che si rischia di calcare e Albanese lo ha messo a nudo.
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furerm
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martedì 25 dicembre 2012
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piú niente che tutto
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Tuttotutto nienteniente. Un po troppo grottesco, scenografia surreale quasi onirica tempi e modi sgangherati il tutto davvero assurdo: pare un film fatto in fretta e furia. La figura del mitico Paolo Villaggio ridotta a scarabocchio certi aspetti della sceneggiatura rimandano a "il grande fratello"insomma un pateracchio. Albanese immenso, peró non basta a sostenere un film di livello. restano scenette e scemenze. Peccato perché se si calcava meno sull´assurdo l´idea era ottima e ne usciva una cosa ottima e adatta ai tempi cui andiamo incontro.
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Tuttotutto nienteniente. Un po troppo grottesco, scenografia surreale quasi onirica tempi e modi sgangherati il tutto davvero assurdo: pare un film fatto in fretta e furia. La figura del mitico Paolo Villaggio ridotta a scarabocchio certi aspetti della sceneggiatura rimandano a "il grande fratello"insomma un pateracchio. Albanese immenso, peró non basta a sostenere un film di livello. restano scenette e scemenze. Peccato perché se si calcava meno sull´assurdo l´idea era ottima e ne usciva una cosa ottima e adatta ai tempi cui andiamo incontro.
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andrea giostra
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mercoledì 9 gennaio 2013
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ma che c'è da ridere?
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Tutto tutto niente niente (2012)
E’ la forma che trasforma un racconto, una scena, una rappresentazione, un film nella fattispecie, in un “motto di spirito”: l’effetto della risata creato dall’arguzia del narratore con il “carattere” della rappresentazione. Jean Paul Sartre scriveva che “decide la vittoria la sola posizione, sia per i guerrieri che per le frasi”. E le frasi, nel nostro caso, sono le scene, le rappresentazioni, il racconto, insomma, la sceneggiatura.
Il duo di collaudato successo “Albanese & Manfredonia”, a detta unanime della critica cinematografica più diffusa nei mass-media nazionali, con “Tutto tutto niente niente” ha fallito! Ed il fallimento sta nel fatto che il film non fa ridere.
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Tutto tutto niente niente (2012)
E’ la forma che trasforma un racconto, una scena, una rappresentazione, un film nella fattispecie, in un “motto di spirito”: l’effetto della risata creato dall’arguzia del narratore con il “carattere” della rappresentazione. Jean Paul Sartre scriveva che “decide la vittoria la sola posizione, sia per i guerrieri che per le frasi”. E le frasi, nel nostro caso, sono le scene, le rappresentazioni, il racconto, insomma, la sceneggiatura.
Il duo di collaudato successo “Albanese & Manfredonia”, a detta unanime della critica cinematografica più diffusa nei mass-media nazionali, con “Tutto tutto niente niente” ha fallito! Ed il fallimento sta nel fatto che il film non fa ridere. Forse qualche sorriso, ma di risate vere nelle sale cinematografiche dove viene proiettano, neanche l’odore, neanche l’ombra, neanche a cercarle con il lanternino in una notte buia e tempestosa!
Smorfie, sdegno, rabbia, risentimento, invidia, disprezzo, collera, odio, disgusto, repulsione, irritazione, corticaria, allergia, intolleranza, attacchi-di-panico, mal-di-pancia, mal-di-testa, conati-di-vomito, occhi-rossi-di-rabbia, capelli-tesi, vomito-vomito-vomito: tutto questo sì, e in abbondanza. Le sale cinematografiche di “Tutto tutto niente niente” ne traboccano.
E allora cos’è che è successo? Perché la gente che va a vedere il film di “Albanese & Manfredonia”, come scrivono (quasi!) tutti i critici nazionali, non ride a crepapelle? Cos’hanno combinato i nostri eroi della risata “Albanese & Manfredonia”? Hanno fallito? Hanno commesso un gravissimo errore nella regia e nella sceneggiatura?
Il fatto è che il tema trattato da “Albanese & Manfredonia” è un tema sociale drammaticamente attuale, estremamente scottante, tremendamente realistico, impietosamente attuale e terribilmente doloroso. Di un realismo che brucia a sangue la pelle di “tutti-gli-italiani-che-non-fanno-politica”, di un realismo che ha fatto finalmente aprire gli occhi e ha fatto vedere – da REPORT-RAI3 in poi – “a-tutti-i-cittadini-che-non-fanno-politica” come vengono dilapidati e come sono stati utilizzati i soldi delle tasse che con sudato sacrificio, togliendo il pane dalla bocca dei propri figli, vengono pagate allo Stato dalle famiglie italiane. E allora, “cazzo cazzo”, per dirla alla Albanese, in questo dramma così doloroso che minchia c’è da ridere?
Niente! Non c’è niente da ridere!
Oggi, nell’anno 2013 del terzo millennio, ad un passo dalla povertà nazionale causata da una banda di politicanti da strapazzo, ladri, vanitosi, cinici, egocentrici, egoisti, drogati, delinquenti, pregiudicati, truffatori, faccendieri, incompetenti, ignoranti, illetterati, magnificamente e magistralmente rappresentati dal trio-Albanese e dall’intero cast di fantastici attori - a partire dal bravissimo e superlativo Fabrizio Bentivoglio, alla magistrale rappresentazione delle escort super-provocanti e super-sexy siciliane sorelle Ciccone, accademiche nel rappresentare quello che oramai è diventato lo stereotipo del “berlu-sque” dei festini privati dei palazzi del potere della Roma-capitale-ladrona - non c’è proprio nulla da ridere.
Il film è da vedere e da applaudire, se non altro perché riesce a spiaccicare trasversalmente –da un punto di vista sociale - in faccia, allo spettatore italico, che questa volta quelli che ridono sono quelli rappresentati sul grande schermo, e i “fatti-fessi-dalla-politica” sono loro, gli spettatori, che avevano comprato il biglietto per sedersi comodamente e ridere a crepapelle, salvo accorgersi che il sempre bravo duo “Albanese & Manfredonia” questa volta li ha fatto fessi: perché delle disgrazie proprie, quando son dure e dolorose, non ci sta nulla, ma proprio nulla da ridere!
(recensione di Andrea Giostra – andreagiostra@libero.it)
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maiomon78
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martedì 25 dicembre 2012
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la realta'èpeggio
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l arena nella quale i nostri politici sguazzano,è molto peggio di come il film la narra;albanese è un attore fantastico e intelligente,riesce a coniugare su di se'tutti e tre i personaggi in maniera separata,come se stesse facendo 3 film diversi.si ride molto,pero' si pensa anche tanto....i tre delinquetpolitici,non son cosi'fantasiosi e lontani da noi,anzi...
e propio questa fotografia del paese fa di albanese un fine osservatore del momento attuale,e nessuno meglio di lui poteva interpretare.
il finale lascia sperare in una trilogia,e anche l attualita'mi sa'che ci conferma tale intuizione.
bello,veloce,intelligente,un po' di risate non guastano mai,in fondo mica siam italiani per niente.
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l arena nella quale i nostri politici sguazzano,è molto peggio di come il film la narra;albanese è un attore fantastico e intelligente,riesce a coniugare su di se'tutti e tre i personaggi in maniera separata,come se stesse facendo 3 film diversi.si ride molto,pero' si pensa anche tanto....i tre delinquetpolitici,non son cosi'fantasiosi e lontani da noi,anzi...
e propio questa fotografia del paese fa di albanese un fine osservatore del momento attuale,e nessuno meglio di lui poteva interpretare.
il finale lascia sperare in una trilogia,e anche l attualita'mi sa'che ci conferma tale intuizione.
bello,veloce,intelligente,un po' di risate non guastano mai,in fondo mica siam italiani per niente....
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venarte
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venerdì 28 dicembre 2012
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albanese si fa in tre ma...
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Dopo il successo di Qualunquemente, Antonio Albanese ritorna nei cinema con Tutto tutto niente niente.
In occasione di questo secondo capitolo, sempre diretto da Giulio Manfredonia, il comico olginatese si fa in tre. Oltre al già conosciuto Cetto La Qualunque, infatti, Albanese introduce due nuovi personaggi: il secessionista Rodolfo Favaretto e lo sballato Frengo Stoppato.
I tre protagonisti, accomunati dal comun divisore del carcere, seguono strade diverse ma hanno un traguardo unico: il Parlamento. Da detenuti, quindi, divengono deputati con tutti i privilegi che questo status comporta: immunità parlamentare, limousine, escort, stipendi da favola e chi più ne ha, più ne metta.
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Dopo il successo di Qualunquemente, Antonio Albanese ritorna nei cinema con Tutto tutto niente niente.
In occasione di questo secondo capitolo, sempre diretto da Giulio Manfredonia, il comico olginatese si fa in tre. Oltre al già conosciuto Cetto La Qualunque, infatti, Albanese introduce due nuovi personaggi: il secessionista Rodolfo Favaretto e lo sballato Frengo Stoppato.
I tre protagonisti, accomunati dal comun divisore del carcere, seguono strade diverse ma hanno un traguardo unico: il Parlamento. Da detenuti, quindi, divengono deputati con tutti i privilegi che questo status comporta: immunità parlamentare, limousine, escort, stipendi da favola e chi più ne ha, più ne metta. (Basterebbe aprire un quotidiano, alla pagina politica, per continuare la lista dei benefici di cui godono i parlamentari, ma il nostro è solo un film, frutto dell’immaginazione dell’autore e con la realtà non ha niente da spartire).
Il risultato della moltiplicazione dei ruoli, però, anziché triplicare le risate, le tripartisce, apparendo un po’ più sbiadito e inefficace rispetto al primo film. È vero, si ride meno, ma comunque la pellicola ha i suoi pregi. Al di là di un sempre bravo e scatenato Antonio Albanese, è da evidenziare come viene raffigurato il Palazzo della Politica. Il Parlamento italiano, infatti, è rappresentato come un luogo kitsch con tanto di tavoli da ping pong e un arredamento poco sobrio. Il Sottosegretario, inoltre, interpretato dal perfetto Fabrizio Bentivoglio, ha una capigliatura e un abbigliamento alquanto futurista che ne fanno un personaggio emblematico e viscido allo stesso tempo. Macchiettistico è, invece, Paolo Villaggio che impersona un Presidente del Consiglio muto e vestito in stile imperiale romano. Il culmine della parodia viene raggiunto nel finale, durante la votazione: cori, tifo da stadio, bandiere, vuvuzela e un tabellone che recita “un condono è per sempre”, trasformano l’aula in una vera e propria arena di scalmanati.
Ben venga, dunque, la satira che, in questo periodo preelettorale, ci aiuta a sorridere e a distrarci da una situazione politica decisamente migliore e ideale di quella corrotta e triste messa in scena da Albanese. Sono ironico, naturalmente!
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felicity
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domenica 3 gennaio 2021
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commedia ambiziosa, folle e sorprendente
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Albanese torna, dopo "Qualunquemente" con un nuovo lavoro ben più ambizioso, folle e sorprendente.
"Tutto tutto niente niente" triplica le storie, affiancando a Cetto il secessionista Favaretto e lo spacciatore pugliese Frengo Stoppato. Tutti e tre sono accomunati da un destino: vengono richiamati dalla galera per salvare una maggioranza politica in disfacimento.
Tralasciando il racconto da commedia degli equivoci, volta a regalare le maggiori risate, è su un altro aspetto che, forse, vale la pena soffermarsi per giustificare un giudizio così positivo della commedia.
Assistiti da una creatività straordinaria, Albanese e il suo fidato Giulio Manfredonia nel ruolo di regista creano una Roma del potere psichedelica e surreale, mettendo in scena un pazzo e scatenato teatro dell'assurdo in cui il verosimile si mischia al fantastico.
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Albanese torna, dopo "Qualunquemente" con un nuovo lavoro ben più ambizioso, folle e sorprendente.
"Tutto tutto niente niente" triplica le storie, affiancando a Cetto il secessionista Favaretto e lo spacciatore pugliese Frengo Stoppato. Tutti e tre sono accomunati da un destino: vengono richiamati dalla galera per salvare una maggioranza politica in disfacimento.
Tralasciando il racconto da commedia degli equivoci, volta a regalare le maggiori risate, è su un altro aspetto che, forse, vale la pena soffermarsi per giustificare un giudizio così positivo della commedia.
Assistiti da una creatività straordinaria, Albanese e il suo fidato Giulio Manfredonia nel ruolo di regista creano una Roma del potere psichedelica e surreale, mettendo in scena un pazzo e scatenato teatro dell'assurdo in cui il verosimile si mischia al fantastico. Il Parlamento, il governo, i deputati, tutto e tutti vengono rappresentanti come se ci trovassimo dentro una farsa frutto della fantasia degli autori.
Mentre i tre personaggi interpretati da Albanese imperversano portando in politica la naturalezza della loro propensione all'illegalità, tutt'attorno il film si prende il tempo di mettere in scena una cornice colorata e roboante, simbolo di una satira che, per colpire davvero lo spettatore, non può accontentarsi di riprodurre il vero.
Grazie anche allo splendido lavoro del costumista, il potere pubblico viene sganciato dalla realtà quotidiana e catapultato in una scenografia felliniana, dove il paradosso diventa la regola e l'esagerazione dei tic e dei difetti di una classe politica, sempre sulle prime pagine dei giornali anche per la discutibile condotta morale, è l'espediente con cui affondare la lama di una comicità dissacrante.
Comicità che, in verità, resta molto sotto pelle. Non ci stupiremmo se chiunque vedrà il film tratterrà molto spesso le risate. La demenzialità delle idee estremiste e illogiche dei tre protagonisti, un lussurioso colluso con la criminalità, uno spacciatore lestofante e un secessionista razzista e sfruttatore, cozza con un'impressione generale che trasuda dallo schermo: l'inventiva colorata usata per raccontare una storia del genere resta forse l'unica arma per sfuggire al dramma incombente sulle nostre istituzioni.
In un panorama generale raccontato dal film in cui non solo il parlamentare, ma anche l'italiano medio guarda alla politica come mezzo per realizzare i propri affari privati, la grandezza attoriale di Albanese emerge come una solida certezza.
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kar22
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domenica 30 dicembre 2012
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satira e qualche risata
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Satira e qualche risata. Nelle intenzioni il film doveva criticare ampiamente la società del nostro periodo. In questo ci è riuscito. Albanese si 'divide' in 3 in questo film, interpretando 3 personaggi. Ognuno di essi critica un aspetto dell'Italia. Essi sono:
-Frengo Stoppato: drogato e amante delle feste, ha una madre tirannica e profondamente religiosa. Questo personaggio conduce la satira alla droga(satira molto sottile ma si può capire meglio nella scena con il teologo) ed alla Chiesa(qui diventa molto caustica), rappresentandone una interessata solo al denaro(nelle scena con il papa ed anche nella scena del ricevimento, quando parla dell'ICI con il vescovo). Satira che bersaglia però anche un altro aspetto: la chiesa del film entra in contraddizione quando va a parlare di argomenti scientifici(nella scena del ricevimento, quando Frengo risponde, anzi, 'precisa' le parole del papa).
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Satira e qualche risata. Nelle intenzioni il film doveva criticare ampiamente la società del nostro periodo. In questo ci è riuscito. Albanese si 'divide' in 3 in questo film, interpretando 3 personaggi. Ognuno di essi critica un aspetto dell'Italia. Essi sono:
-Frengo Stoppato: drogato e amante delle feste, ha una madre tirannica e profondamente religiosa. Questo personaggio conduce la satira alla droga(satira molto sottile ma si può capire meglio nella scena con il teologo) ed alla Chiesa(qui diventa molto caustica), rappresentandone una interessata solo al denaro(nelle scena con il papa ed anche nella scena del ricevimento, quando parla dell'ICI con il vescovo). Satira che bersaglia però anche un altro aspetto: la chiesa del film entra in contraddizione quando va a parlare di argomenti scientifici(nella scena del ricevimento, quando Frengo risponde, anzi, 'precisa' le parole del papa). Da notare una cosa: tutti gli esponenti di spicco della chiesa del film hanno lo stesso colore delle vesti(solo il papa ha la veste leggermente più bianca), a indicare(forse, non sono sicuro) che sotto sotto sono tutti uguali;
-Rodolfo Favaretto: secessionista e razzista, è interessato solo ai suoi piani per la 'sua' zona. Questo personaggio conduce la satira alla Lega(anche se non la pronuncia chiaramente si può intuire benissimo) ed ai movimenti separatisti in genere. Inoltre il personaggio guida anche la satira al razzismo, sia diretto verso gli stranieri che verso le donne(nella scena con la moglie). Qui vengono mostrate anche le contraddizioni di certi movimenti razzisti(sopratutto nelle scene iniziali del personaggio);
-Cetto La Qualunque: guida la satira contro la politica italiana in genere: escort, festini ed assenteismo. Inoltre c'è una critica molto forte riguardo i rapporti con la mafia(mafia che aleggia su tutto il film ma non si vede mai) ed una satira sull'omofobia(nella scena con la psicologa);
La satira si nota anche nel resto del film: sia il parlamento, sia i 'corazzieri' e tutto il contorno ai protagonisti fa da satira alla società contemporanea. Il film comunque si mantiene ad un livello troppo basso, sembra essere stato realizzato in fretta e furia. Ottimo Albanese(i 3 protagonisti), perfetti Villaggio(il presidente della repubblica) anche se compare in sole 3 scene, e Fabrizio Bentivoglio(il sotto-segretario). Nonostante questo, però, il film presenta molte lacune tecniche ed una musica che non mi è parsa molto azzeccata. Buono per farsi tante risate, però alla lunga tende un pò ad annoiare. Lo consiglio a chiunque sia fan di Albanese(che in questo film è esplosivo, anche se meno di 'Qualunquemente').
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intothewild4ever
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lunedì 7 gennaio 2013
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tutto tutto? quasi niente.
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Albanese non raddoppia né tanto meno triplica, se non per il numero di personaggi interpretati. Il sequel del ben più divertente Qualunquemente è, a tutti gli effetti, una grande delusione. La scelta di triplicare i personaggi non era la scelta più giusta per l'economia di un film che, nel suo primo capitolo, si basava esclusivamente o quasi sulla genialità di un personaggio come Cetto La Qualunque, né tanto meno è propedeudica all'economia del film la discutibile scelta di sconfinare platealmente nel genere grottesco, con personaggi e scenografie da parodia. Non piace la costruzione della trama che è a tratti lacunosa, non piace la mancata interazione fra i tre personaggi che in fin dei conti avrebbero reso il film più interessante, non piace infine questo inaspettato cadere in un crescendo grottesco che stona con quanto fatto di buono nel precedente capitolo.
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Albanese non raddoppia né tanto meno triplica, se non per il numero di personaggi interpretati. Il sequel del ben più divertente Qualunquemente è, a tutti gli effetti, una grande delusione. La scelta di triplicare i personaggi non era la scelta più giusta per l'economia di un film che, nel suo primo capitolo, si basava esclusivamente o quasi sulla genialità di un personaggio come Cetto La Qualunque, né tanto meno è propedeudica all'economia del film la discutibile scelta di sconfinare platealmente nel genere grottesco, con personaggi e scenografie da parodia. Non piace la costruzione della trama che è a tratti lacunosa, non piace la mancata interazione fra i tre personaggi che in fin dei conti avrebbero reso il film più interessante, non piace infine questo inaspettato cadere in un crescendo grottesco che stona con quanto fatto di buono nel precedente capitolo. Rimangono delle buone gag, alcuni risvolti comici, e ben poco d'altro di buono.
Sconsigliato.
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mauro
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domenica 6 gennaio 2013
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chi è senza peccato......
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Il film tecnicamente non è altro di ciò che fece Verdone tanti anni fa ed anche meglio, vero i suoi erano diversamente concepiti, però....migliori e basta. Io di nuovo non ci vedo proprio niente, ma se guardiamo bene gli stessi personaggi sono una versione light di quelli originari, quasi una caricatura al contrario, sono stanchi, sforzati, tirati e quindi risultano poco accattivanti, chi si ricorda Frengo, oppure gli altri personaggi fatti negli sketch di tanti anni fa, non può non notare questa cosa. Il film si muove dentro una palude di sceneggiatura dell'ultima ora, le storie sono mal costruite e molto spesso nei quadri che compongono il film, viene allungato il brodo per la penuria di idee.
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Il film tecnicamente non è altro di ciò che fece Verdone tanti anni fa ed anche meglio, vero i suoi erano diversamente concepiti, però....migliori e basta. Io di nuovo non ci vedo proprio niente, ma se guardiamo bene gli stessi personaggi sono una versione light di quelli originari, quasi una caricatura al contrario, sono stanchi, sforzati, tirati e quindi risultano poco accattivanti, chi si ricorda Frengo, oppure gli altri personaggi fatti negli sketch di tanti anni fa, non può non notare questa cosa. Il film si muove dentro una palude di sceneggiatura dell'ultima ora, le storie sono mal costruite e molto spesso nei quadri che compongono il film, viene allungato il brodo per la penuria di idee. Vorrebbe dirci che tutto sia orchestrato? Bella novità, perchè c'è ancora qualcuno che non se n'è ancora reso conto?, Anche da questo lato è un film inutile che non assolve ad alcuna funzione, nè quella di far ridere, nè di far riflettere. Se volete un consiglio risparmiate i soldidel biglietto e compratevi qualche quotidiano in più, riderete a crepapelle spendendo molto meno! A proposito, tanto per dirla tutta: mi risulta che il film di Albanese, come tutti gli altri, sia fatto anche con i contributi statali, o no? Ecco un bel consiglio a lui: si riguardi i suoi film e poi mi dica se in qualche caso non sarebbe il caso di restituire i soldi, vedi "Un uomo d'acqua dolce", poi magari ci racconti se nella carriera abbia mai avuto bisogno di favori o raccomandazioni, anche dai partiti politici. Come al solito, il gioco della verginella senza macchia, alla lunga diventa abbastanza pietoso.
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[+] non è un angolo per gli sfoghi personali
(di vapor)
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filippo catani
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lunedì 5 agosto 2013
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tre personaggi senza arte nè parte
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Cetto LaQualunque, Rodolfo Fvaretto e Frengo Stoppato sono tre personaggi che in comune hanno il fatto di essere tre disastrati: il primo è un politico colluso con la mafia, il secondo è uno scafista che sogna la secessione mentre il terzo ha creato un "regno" in un'isola caraibica dove il fumo e il sesso sono all'ordine del giorno. I tre verranno arrestati ma saranno rilasciati per farli entrare in Parlamento a votare tutte le leggi proposte dal Sottosegretario.
Ovviamente le situazioni e i personaggi di questo ideale seguito di Qualunquemente sono decisamente esagerati ma allo scopo preciso di far ridere/piangere lo spettatore. Questo perchè i personaggi caricatura del film ricordano purtroppo tanti personaggi in pelle e ossa che popolano le cronache quotidiane.
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Cetto LaQualunque, Rodolfo Fvaretto e Frengo Stoppato sono tre personaggi che in comune hanno il fatto di essere tre disastrati: il primo è un politico colluso con la mafia, il secondo è uno scafista che sogna la secessione mentre il terzo ha creato un "regno" in un'isola caraibica dove il fumo e il sesso sono all'ordine del giorno. I tre verranno arrestati ma saranno rilasciati per farli entrare in Parlamento a votare tutte le leggi proposte dal Sottosegretario.
Ovviamente le situazioni e i personaggi di questo ideale seguito di Qualunquemente sono decisamente esagerati ma allo scopo preciso di far ridere/piangere lo spettatore. Questo perchè i personaggi caricatura del film ricordano purtroppo tanti personaggi in pelle e ossa che popolano le cronache quotidiane. Troviamo così il personaggio che allena marines per lanciare la secesione di un paese del Nord verso l'Austria oppure Cetto che passa tutto il suo tempo senza mettere mai piede in Parlamento e Frengo che si dedica a un'improbabile causa di beatificazione da vivo. Insomma si ride ma si riflette anche amaramente su alcuni tipi di italiano che troppo spesso ci sono passati sotto gli occhi e su alcuni aspetti che dovrebbero far ridere e invece sono stati veri e propri cavalli di battaglia. Insomma un film Agrodolce a marca Albanese bravissimo nel reinventarsi in tre personaggi.
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