Love, Marilyn - I diari segreti |
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Un film di Liz Garbus.
Con Glenn Close, Viola Davis, Ben Foster, Jeremy Piven, Jack Lemmon.
continua»
Titolo originale Love, Marilyn.
Documentario,
durata 107 min.
- USA, Francia 2012.
- Feltrinelli Real Cinema
uscita lunedì 30 settembre 2013.
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i secret diaries di marilyn
di angelo umanaFeedback: |
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domenica 29 dicembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Di Marilyn Monroe si parla ancora, dopo gli oltre 1000 libri scritti su di lei e i forse altrettanti film, la 80enne Brigitte Bardot invece nessuno la va a trovare. Gli è che Marilyn è per sempre giovane, per sempre diva, la sua immagine e il clamore attorno al suo nome sono cristallizzati al 1962, quando la bellissima 34enne è morta. Nel bel documentario di Liz Garbus – autrice di molti altri documentari sempre dettagliati e scrupolosi, con le immagini autentiche del tempo, fu interessante anche quello su Bobby Fischer – viene detto che quando il futuro muore l’immaginazione lo inventa: ecco raggiunta la bellezza che non sfiorisce. Questo in effetti è stata Marilyn, influenzabile, facilmente innamorabile anche se i suoi tre mariti sembrano dei giganti nei quali cercò protezione. A parte James Dougherty che sposò a 16 anni, pare per non dover tornare in orfanotrofio, Joe Di Maggio era un gigante del baseball e l’unico che si sia interessato a lei anche dopo la separazione. Arthur Miller, Pulitzer per la letteratura, era un gigante di cultura da cui si sentiva sovrastata come una studentessa universitaria che si innamora del suo docente, ed è anche questa una forma di protezione. Nonostante le immagini di “m.m.” che la ritraggono con libri in mano – nel documentario è detto che studiava molto – l’attrice non dà l’impressione di essere colta, quanto brava ad apparire col suo aspetto, studiava per saper recitare. Molti dei rapporti sessuali avuti – riferisce ancora il documentario – erano dovuti al “così fan tutte”, per lavorare era normale che le attrici si concedessero ai registi, produttori, gente di potere dell’industria dello spettacolo.Miller non pare essersi dedicato granché a lei, tale era la distanza e la differenza tra i due (ma gli americani si sposano tanto e sconsideratamente, e ognuno dei vari matrimoni sembra the first and the last). Dalla relazione con Marilyn scrisse il discusso dramma “After the Fall” nel 1964, autobiografico. Disse di lei, dopo la separazione, che si portava addosso “i demoni che l’avevano ossessionata per tutta la vita”, che era un “cuore disturbato”, con un “lato oscuro e tragico del quale ai tempi non conoscevo la dimensione”. Joe Di Maggio l’avrebbe voluta ai fornelli, come una devota moglie italiana, ma fu colui che la tirò fuori da una clinica psichiatrica dove venne rinchiusa per 6 giorni, verso la fine, e fu anche l’amico che si occupò del funerale.
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