sirio
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sabato 29 giugno 2013
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un bambino incredibilmente grande
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In questo film, tratto da un romanzo omonimo, come in ogni opera di rara qualità, si possono individuare varie chiavi di lettura che insieme si armonizzano e concorrono a trasmettere allo spettatore un universo di significati simbolici.
Una chiave di lettura è quella della tragedia pubblica, di portata storica, dell'attentato terroristico dell'11 settembre 2001 alle Torri gemelle di New York che si riversa in tutta la sua drammaticità nel privato di una famiglia colpita in suo caro.
Ma è un'altra la chiave di lettura che vorrei sottolineare, che naturalmente non esclude ma include l'altra, ed è quella del bambino che attraverso un processo doloroso, sofferto, angoscioso, e con tratti di vera e propria oassessione, cerca la sua strada nel mondo degli adulti, un mondo non di rado irto di difficoltà, ostacoli, tortuosità, tragedie.
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In questo film, tratto da un romanzo omonimo, come in ogni opera di rara qualità, si possono individuare varie chiavi di lettura che insieme si armonizzano e concorrono a trasmettere allo spettatore un universo di significati simbolici.
Una chiave di lettura è quella della tragedia pubblica, di portata storica, dell'attentato terroristico dell'11 settembre 2001 alle Torri gemelle di New York che si riversa in tutta la sua drammaticità nel privato di una famiglia colpita in suo caro.
Ma è un'altra la chiave di lettura che vorrei sottolineare, che naturalmente non esclude ma include l'altra, ed è quella del bambino che attraverso un processo doloroso, sofferto, angoscioso, e con tratti di vera e propria oassessione, cerca la sua strada nel mondo degli adulti, un mondo non di rado irto di difficoltà, ostacoli, tortuosità, tragedie.
Simbolicamente ciò è espresso da una chiave (che poi concretamente nel film non sarà nemmeno quella personale del bambino) che dovrà aprire al protagonista la porta d'accesso al mondo degli affetti, a quel mondo che dovrà conciliarlo con esso e che dovrà indicargli una strada da seguire.
E' il superamento delle sue paure di vivere, quelle paure che a livello iniziatico il padre del bambino tentava di fargli comprendere e che la sua morte drammatica gli ha impedito di portare a compimento.
Il dramma del bambino è quindi aumentato, una prova ulteriore già in un'impresa titanica.
Non è senza motivo che il piccolo protagonista finirà il suo percorso di bambino lanciandosi da un'altalena, libero dalle sue ataviche paure, e iniziarà da allora in poi la sua avventura nel mondo, un mondo doloroso, angoscioso, però un mondo che unico dona all'uomo l'essenza del suo destino e del suo compimento: la sua libertà.
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gabrisaltgr
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venerdì 2 gennaio 2015
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profondo, toccante ed audace
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La tragica morte del padre l'11 settembre segna inevitabilmente la vita del piccolo Oskar. Per circa un anno vive quasi isolato dal mondo esterno avendo paura di quasi tutto quel che lo circonda. Un giorno trova una chiave nel guardaroba del padre e si mette alla ricerca disperata di un collegamento fra quell'oggetto e il padre. Inizia quindi un percorso che lo porterà a riacquistare fiducia nel mondo e negli altri. Conosce il nonno paterno che lo aiuta a sbloccarsi emotivamente, ma si allontana dalla madre che ritiene insensibile al dolore immenso che prova. Dopo dozzine di tentativi scopre che quella chiave non era del padre ma di un uomo che gli aveva venduto un vaso dove casualmente era stata inserita una chiave.
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La tragica morte del padre l'11 settembre segna inevitabilmente la vita del piccolo Oskar. Per circa un anno vive quasi isolato dal mondo esterno avendo paura di quasi tutto quel che lo circonda. Un giorno trova una chiave nel guardaroba del padre e si mette alla ricerca disperata di un collegamento fra quell'oggetto e il padre. Inizia quindi un percorso che lo porterà a riacquistare fiducia nel mondo e negli altri. Conosce il nonno paterno che lo aiuta a sbloccarsi emotivamente, ma si allontana dalla madre che ritiene insensibile al dolore immenso che prova. Dopo dozzine di tentativi scopre che quella chiave non era del padre ma di un uomo che gli aveva venduto un vaso dove casualmente era stata inserita una chiave. Deluso e incredulo corre via disperato. Solo a casa si rende conto di come la madre sia stata sempre vicino a lui, in ogni spostamento per la città. Finalmente i due parlano e si liberano dalle sofferenze. Alla fine Oskar riesce comunque a trovare un segno del padre che finalmente lo porta ad essere consapevole che, seppur il padre non tornerà mai più, egli vivrà per sempre nel suo cuore e non lo lascerà mai.
All'inizio il film è un po' articolato ma la bravura del giovane protagonista fa sembrare tutto facile. La sua espressività è disarmante, incredibile per un così giovane attore. Se poi ci uniamo la straordinaria presenza di Tom Hanks e di Max von Sydow il risultato è strepitoso. Un film che mi ha fatto commuovere in più di un'occasione. Un film che ci fa riflettere su quanto le perdite siano difficili da superare e su come vivere momento per momento con le persone a noi care. Stupendo il rapporto padre-figlio che si è creato nei numerosi flash-back e durante tutta la durata del film. Si perchè anche quando Tom Hanks, quindi il padre, non era presente, sembrava che la sua presenza accompagnasse sempre il piccolo Oskar. Non so cos'altro dire, apparte che questo film mi ha personalmente cambiato e fatto vedere cose sotto un altro aspetto. BELLISSIMO.
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alejazz
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lunedì 14 gennaio 2019
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l'america post 11/9 si racconta
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11/9/2001. Data storica e indimenticabile per gli Stati Uniti d’America e forse per tutto il resto del mondo. Oskar, un ragazzino molto sveglio ma con le sue paure post-Torri Gemelle, decide di raggiungere un obiettivo: scoprire cosa si nasconde dietro una misteriosa chiave scoperta per caso nel tentativo di rivedere vecchi ricordi del padre (vittima dell’attentato di inizio millennio).
Sulla busta un nome…cosa fare?..dove andare?….l’unica cosa è trovare tutti i newyorkesi con quel nome e capire con loro l’eventuale nesso con il padre (Tom Hanks).
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11/9/2001. Data storica e indimenticabile per gli Stati Uniti d’America e forse per tutto il resto del mondo. Oskar, un ragazzino molto sveglio ma con le sue paure post-Torri Gemelle, decide di raggiungere un obiettivo: scoprire cosa si nasconde dietro una misteriosa chiave scoperta per caso nel tentativo di rivedere vecchi ricordi del padre (vittima dell’attentato di inizio millennio).
Sulla busta un nome…cosa fare?..dove andare?….l’unica cosa è trovare tutti i newyorkesi con quel nome e capire con loro l’eventuale nesso con il padre (Tom Hanks). Oskar, affronta le sue paure pur di “raggiungere” il papà che non c’è più; si equipaggia al meglio e sfugge dagli sguardi persi nel vuoto della mamma (Sandra Bullock) e mente a tutti, anche al portiere del palazzo (il cui volto noto è quello di John Goodman).
Personaggio cruciale, a mio avviso, è l’inquilino della nonna di Oskar (di cui sospetta essere il nonno); non parla, comunica scrivendo frasi su una piccola agenda. E’ lui che in fondo gli dà coraggio per andare avanti con la sua ricerca e superare le sue angosce fobie.
Alla fine la trama sembra descrivere una specie di caccia al tesoro contestualizzato in un periodo molto difficile per l’America; l’attacco dell’11/9 aveva segnato un duro colpo per la sicurezza degli americani. Oskar conosce molte persone, ascolta tante storie, ne porta testimonianze attraverso foto e oggetti-ricordo. Alla fine riesce a individuare il proprietario della chiave ma….una sorpresa lo destabilizza.
Il film si intreccia tra due generi: thriller e drammatico.
Cosa mi è piaciuto:
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forti dialoghi emotivi
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fotografia
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suspence
Cosa non mi è piaciuto:
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Difficile trova un punto negativo ma se vogliamo trovare il pelo nell’uovo direi che il ruolo della mamma è stato poco assente e ciò non ha valorizzato l’impegno di Bullock nel film
Consigliata la visione a tutti (bambini con adulti)
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elgatoloco
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mercoledì 15 settembre 2021
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rara efficacia empatica
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"Extremely Loud and Incredibly Close"(Stephen Dadly, sceneggiatura di Erich Roth, dal romanzo di Jonathan Safren Foer, 2011). UN bambino di 9 anni, con la sinsdrome di Asperger("spetro autistico", ma con caratteristiche"altre"dall'autismo"classico")ha un "gioco"con il padre, che lo motiva ad approfondire certi eventi. Un giorno ricece quattro messaggi dal padre, rinchiuso nel World Trade Center(era l'11 settembre del 2011). Rendendosi conto che il padre è morto, il ragazzo continua a indagare, a partie da alcuni appunti e finalmente, dopo che la madre aveva cercato di "sviare le sue indagini", scoprirà il vero legato a un numero di telefono di una signora Black.
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"Extremely Loud and Incredibly Close"(Stephen Dadly, sceneggiatura di Erich Roth, dal romanzo di Jonathan Safren Foer, 2011). UN bambino di 9 anni, con la sinsdrome di Asperger("spetro autistico", ma con caratteristiche"altre"dall'autismo"classico")ha un "gioco"con il padre, che lo motiva ad approfondire certi eventi. Un giorno ricece quattro messaggi dal padre, rinchiuso nel World Trade Center(era l'11 settembre del 2011). Rendendosi conto che il padre è morto, il ragazzo continua a indagare, a partie da alcuni appunti e finalmente, dopo che la madre aveva cercato di "sviare le sue indagini", scoprirà il vero legato a un numero di telefono di una signora Black. A 10 anni dalla strage delle"TOrri Gemelle", il cinema USA aveva realizzato un film straordinario sui fatti del 2001; merito del romanzo da cui il film è tratto, dalla sceneggiatura e soprattutto dlela regia, dell'interpretazione da parte di Tom Hanks(padre del bambino), Sandra Bullock(la madre), Max Von Sydow(il nonno, che scopre come tale solo dopo i fatti, quasi"post eventum", di Viola Davis(la signora Black, quella del nome annotato dal padre), ma soprattutto del baqmbino, reso da Thomas Horn.. Film di raro impatto empatico(in genere al cinema"sappiamo come va", ossia ci rendiamo conto dello stacco traa interprete e ruolo da interpretare, al di là del fatto che l'inteprete sia di scuola strasberghiana o altra, ma quando si va oltre tale dimensione, ossia questo"compromesso", il film diventa un grande film e questo è il caso). Senza puntare sul plot narrativo riguardo all'11 settembre, ossia prendendo il tema quasi"alla larga", in modo se non"incidentale", alemno"tangente"-tangenziale, il fiilm riesce a creare una straodinaria fusione degli elementi in gioco, ossia plot, vite vissute e rese filmicamente, altro ancora, in un quadro che riesce a coinvolgere qualuqnue spettatore, di chiunque si tratti. Sarà anche l'effetto di un bambino in una condizione particoalre(più che"patologica""umana")ma il film, senza minimamente risultare"larmoyant"riesce a coinvolgere come in genere al cinema, soprattutto oggi, quando siamo più a consocenza dei "trucchi"filmici, avviene molto raramente. El Gato
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paolomiki
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venerdì 2 gennaio 2015
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ma che razza di titolo
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Un bambino con problemi di socializzazione trascorre la sua vita insieme al padre che gli sta vicino praticamente sempre dedicandogli tutto il il suo tempo libero.Quando tragicamente il padre muore nell'attentato alle torri gemelle, Oskar (il nome del bambino) rimane turbato in modo estremo e comincia a cercare un motivo per continuare a vivere.Il motivo lo trova rinvenendo una chiave dentro un vaso con sopra scritto un nome.Comincia a cercare così il possibile collegamento a questa chiave cominciando freneticamente a cercare in tutta new york convinto di poter continuare in altro modo il rapporto con il padre .Alla fine si accorgerà che sua madre (alla quale ha sempre rimproverato di non essere presente come il padre) ha sempre fatto di tutto per essergli vicino sempre ponendolo sopra ogni altra cosa al mondo.
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Un bambino con problemi di socializzazione trascorre la sua vita insieme al padre che gli sta vicino praticamente sempre dedicandogli tutto il il suo tempo libero.Quando tragicamente il padre muore nell'attentato alle torri gemelle, Oskar (il nome del bambino) rimane turbato in modo estremo e comincia a cercare un motivo per continuare a vivere.Il motivo lo trova rinvenendo una chiave dentro un vaso con sopra scritto un nome.Comincia a cercare così il possibile collegamento a questa chiave cominciando freneticamente a cercare in tutta new york convinto di poter continuare in altro modo il rapporto con il padre .Alla fine si accorgerà che sua madre (alla quale ha sempre rimproverato di non essere presente come il padre) ha sempre fatto di tutto per essergli vicino sempre ponendolo sopra ogni altra cosa al mondo.Un film tristissimo e difficile da fare e questo lo salva dall'ottenere una sola stella ma non lo salva di certo dalle due stelle causa proprio l'interpretazione di un bambino che non regge la parte a lui assegnata.Se ci mettiamo anche alcune trovate strane e veramente improbabili troppe ripetizioni inutili e alcuni errori di costruzione siamo nella mediocrità assoluta.Un film da vedere sicuramente ma solo una volta basta e avanza.
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fedilla
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mercoledì 19 settembre 2012
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peccato che non sia una storia vera
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Lo stile del regista di Billy Elliot lo riconosciamo subito dall'abbigliamento un po' stravagante del bambino, vero protagonista di questa storia, così triste, così assurda che è un vero peccato non sia reale! Tom Hanks e Sandra Bullock sono due nomi famosi, ma appena accennati, poco sfruttati. Il primo è il povero papà che muore nel 'giorno più brutto' l'11 settembre e la seconda ha un ruolo marginale di mamma assente che recupera solo alla fine quando svela di punto in bianco le sue imprese, delle quali nessuno dubita neanche lontanamente per tutta la durata del film, e che sembrano un po' appiccicate addosso, giusto per non farla passare per madre scellerata che permette al proprio figlio di fare tutti quei giri e di incontrare tutte quelle persone.
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Lo stile del regista di Billy Elliot lo riconosciamo subito dall'abbigliamento un po' stravagante del bambino, vero protagonista di questa storia, così triste, così assurda che è un vero peccato non sia reale! Tom Hanks e Sandra Bullock sono due nomi famosi, ma appena accennati, poco sfruttati. Il primo è il povero papà che muore nel 'giorno più brutto' l'11 settembre e la seconda ha un ruolo marginale di mamma assente che recupera solo alla fine quando svela di punto in bianco le sue imprese, delle quali nessuno dubita neanche lontanamente per tutta la durata del film, e che sembrano un po' appiccicate addosso, giusto per non farla passare per madre scellerata che permette al proprio figlio di fare tutti quei giri e di incontrare tutte quelle persone. E' invece sempre presente, quasi in modo nauseante, la tenacia del bambino, che sfiora l'assurdo ma che inevitabilmente ci trasmette il suo immenso dolore e la sua impotenza nel riuscire a dare una spiegazione all'accaduto. Oskar cammina, corre, è instancabile, la sua ricerca è estenuante anche per lo spettatore che riesce a prendere fiato solo quando il vecchio nonno gli scrive su un foglio 'stop'.
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trilly10
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mercoledì 6 giugno 2012
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bocciato
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Bel rapporto quello tra Oskar Schell e il padre: giocano, parlano, stanno molto insieme a cercare il 6° distretto di New York come un Atlantide divorata dal tempo e dalla memoria. Non si capisce perchè il bambino non vada a scuola ma lo spettatore è travolto da una storia a ritmo veloce che apre scenari fantascientifici o parapsicologici e che approda, alla fine, a un esito lacrimevole e banalmente rassicurante. L'11 settembre si abbatte sullo spettatore come un disgustoso espediente per trattare il tema del lutto, e spostare, sul terreno del dolore individuale e collettivo, il centro della narrazione. Cambia registro nuovamente. La ricerca estenuante tra le strade di una metropoli come New York di una serratura che apra una chiave, costituisce la parte centrale e poco credibile del film.
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Bel rapporto quello tra Oskar Schell e il padre: giocano, parlano, stanno molto insieme a cercare il 6° distretto di New York come un Atlantide divorata dal tempo e dalla memoria. Non si capisce perchè il bambino non vada a scuola ma lo spettatore è travolto da una storia a ritmo veloce che apre scenari fantascientifici o parapsicologici e che approda, alla fine, a un esito lacrimevole e banalmente rassicurante. L'11 settembre si abbatte sullo spettatore come un disgustoso espediente per trattare il tema del lutto, e spostare, sul terreno del dolore individuale e collettivo, il centro della narrazione. Cambia registro nuovamente. La ricerca estenuante tra le strade di una metropoli come New York di una serratura che apra una chiave, costituisce la parte centrale e poco credibile del film. Torna alla mente La chiave di Sara film didascalico ma coerente e narrativamente più efficace. Ma il richiamo al film di Gilles Paquet-Brenner è confermato dalla identità dell'inquilino, nella bella presenza e ottima recitazione di Max von Sydom, unico personaggio davvero azzeccato del film. Buona l'interpretazione del piccolo protagonista. Un' americanata ben condita.
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gabriella
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giovedì 30 agosto 2012
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molto piano incredibilmente noioso
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Nonostante la drammaticità del contenuto, nonostante la presenza di un ragazzino rimasto improvvisamente orfano del padre morto nell’attentato delle torri gemelle, devo dire che il film di Stephan Daldry non mi ha lasciato addosso niente di significativo. Partendo dal finale, il film si snoda su una chiave trovata dal ragazzino in un vaso venduto precedentemente all’asta e comprato dal padre del ragazzo. Oskar decide così di risolvere un enigma iniziato per gioco assieme al padre, cercando di ricomporre un puzzle che dovrebbe aprirgli una porta che gli permetterà di decifrare un ultimo messaggio del padre. Nel suo precorso, in questa fantomatica caccia al tesoro, Oskar sarà aiutato da un vecchio e singolare signore, un sempre straordinario Max Von Sydow, che oserei dire sprecato nel ruolo, si perché l’intreccio narrativo fa perdere gli orizzonti, non riesce il regista a utilizzare sapientemente lo schema particolareggiato, s’ingarbuglia e smarrisce la strada, rimangono brandelli di storie e strappi argomentativi che fanno perdere scorrevolezza e fluidità al racconto.
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Nonostante la drammaticità del contenuto, nonostante la presenza di un ragazzino rimasto improvvisamente orfano del padre morto nell’attentato delle torri gemelle, devo dire che il film di Stephan Daldry non mi ha lasciato addosso niente di significativo. Partendo dal finale, il film si snoda su una chiave trovata dal ragazzino in un vaso venduto precedentemente all’asta e comprato dal padre del ragazzo. Oskar decide così di risolvere un enigma iniziato per gioco assieme al padre, cercando di ricomporre un puzzle che dovrebbe aprirgli una porta che gli permetterà di decifrare un ultimo messaggio del padre. Nel suo precorso, in questa fantomatica caccia al tesoro, Oskar sarà aiutato da un vecchio e singolare signore, un sempre straordinario Max Von Sydow, che oserei dire sprecato nel ruolo, si perché l’intreccio narrativo fa perdere gli orizzonti, non riesce il regista a utilizzare sapientemente lo schema particolareggiato, s’ingarbuglia e smarrisce la strada, rimangono brandelli di storie e strappi argomentativi che fanno perdere scorrevolezza e fluidità al racconto.
La cosa peggiore rimane però che il film non arriva a toccare le corde del cuore e finisce con lo strappare qualche sbadiglio.
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amici del cinema (a milano)
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sabato 9 giugno 2012
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un film che non arriva al cuore
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Quasi una sorta di purificazione collettiva dell’America dagli incubi dell’11 settembre, rappresentata dal viaggio di formazione newyorkese del piccolo Oskar Schell, “Molto forte, incredibilmente vicino” è un discreto film con le sue luci e le sue ombre.
Mi è piaciuta una certa misura/pudore nell affrontare l’indicibile tema degli attacchi alle Torri Gemelli, le interpretazioni di Thomas Horn (bravissimo davvero), Max von Sydow (un viso pieno delle cicatrici dell’esistenza) e, udite udite, anche di una intensa Sandra Bullock.
Allo stesso tempo quel giusto mezzo nella rappresentazione mi ha causato una certa freddezza o anaffettività verso i personaggi e la vicenda.
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Quasi una sorta di purificazione collettiva dell’America dagli incubi dell’11 settembre, rappresentata dal viaggio di formazione newyorkese del piccolo Oskar Schell, “Molto forte, incredibilmente vicino” è un discreto film con le sue luci e le sue ombre.
Mi è piaciuta una certa misura/pudore nell affrontare l’indicibile tema degli attacchi alle Torri Gemelli, le interpretazioni di Thomas Horn (bravissimo davvero), Max von Sydow (un viso pieno delle cicatrici dell’esistenza) e, udite udite, anche di una intensa Sandra Bullock.
Allo stesso tempo quel giusto mezzo nella rappresentazione mi ha causato una certa freddezza o anaffettività verso i personaggi e la vicenda.
La schematicità della sceneggiatura (il dover superare tutte le proprie paure, i ponti, il metro, l’altalena) impedisce al film di arrivare al cuore delle spettatore, se non in pochi intensi momenti, e l’emozione che il regista Stephen Daldry vorrebbe suscitarci rimane purtroppo confinata solo nei nostri occhi.
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[+] fantasioso
(di marco_gir)
[ - ] fantasioso
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gosnurle
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domenica 10 giugno 2012
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ci sei?...si...
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Film estremamente sofferente, incredibilmente vivo e coraggioso, come lo sguardo serio e a tratti cinico di Oskar, ma forse solo tutto concentrato nella sua ricerca del tempo perduto per sempre che il padre gli ha nascosto, o cosi' lui si convince, negli angoli piu' sperduti della citta', in una caccia al tesoro senza fine , perche' interiore, caccia di sopravvivenza emotìva al dolore della perdita. Ognuno elabora il lutto, lui, la madre, in maniera personale e reciprocamente incomprensibile. Ma per noi che guardiamo e tiriamo piano piano tutti i fili dell'arazzo, non e' poi cosi' impossibile arrivare al centro del labirinto, in fondo al cuore del mondo. E' un cuore che pulsa e vive di infinite ricerche, interscambiabili, lui, la madre, il nonno, il sign Black, un immenso anello di Moebius di sentimenti e passioni.
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Film estremamente sofferente, incredibilmente vivo e coraggioso, come lo sguardo serio e a tratti cinico di Oskar, ma forse solo tutto concentrato nella sua ricerca del tempo perduto per sempre che il padre gli ha nascosto, o cosi' lui si convince, negli angoli piu' sperduti della citta', in una caccia al tesoro senza fine , perche' interiore, caccia di sopravvivenza emotìva al dolore della perdita. Ognuno elabora il lutto, lui, la madre, in maniera personale e reciprocamente incomprensibile. Ma per noi che guardiamo e tiriamo piano piano tutti i fili dell'arazzo, non e' poi cosi' impossibile arrivare al centro del labirinto, in fondo al cuore del mondo. E' un cuore che pulsa e vive di infinite ricerche, interscambiabili, lui, la madre, il nonno, il sign Black, un immenso anello di Moebius di sentimenti e passioni.
Non si specifica, ma si accenna alla possibilita' che il bimbo sia affetto dalla sindrome di Asperger, e questo spiegherebbe, la compulsivita' della ricerca, la difficolta' a relazionarsi, il guardare gli altri con stupita diffidenza, gli sprazzi di cinismo nei confronti della madre (un po' stemperati da drammaturgici "ti voglio bene"), l'ossessione e la metodicita' nello svolgersi della sua missione, annullando tutto il resto in pallidi fondali di scena, le panoramiche sulla citta' che sembra un plastico da trenino, in cui lui, unico davvero vivo, si muove frenetico. Ma comunque poco importa che sia davvero cosi’.
Il logorroico disperato monologo contro un fiume di cartoncini scribacchiati : questo in sintesi il rapporto tra i due antitetici protagonisti della splendida seconda parte del film, due modi opposti di elaborare il dolore, tra la scelta del silenzio e quella del vivere frenetico come si divorasse tempo e spazio per pura sopravvivenza. Forse e' vero che sull'11 settembre si e' detto e scritto e visto gia' tutto, ma quella serie di messaggi in segreteria mi rimarranno nella memoria piu' di mille interviste o filmati o servizi televisivi. Non e' mai abbastanza.. “ci sei?”. “si..”.
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