donni romani
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martedì 8 maggio 2012
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yomou tra estetica cinese ed epopea hollywoodiana
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Torna Zhang Yomou, il grande maestro cinese regista di capolavori come "Lanterne cinesi", "La storia di Qui Ju" e "Vivere" e lo fa con una pellicola dalle due anime, quella poetica e onirica della tradizione filmica cinese e quella dell'epopea di guerra tipicamente hollywoodiana, con un eroe che nasce come avventuriero e si trasforma in coraggioso paladino man mano che la storia si evolve. L'ambientazione è quella della guerra fra Cina e Giappone nel 1939, e più precisamente con l'occupazione di Nanchino da parte dell'esercito giapponese.
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Torna Zhang Yomou, il grande maestro cinese regista di capolavori come "Lanterne cinesi", "La storia di Qui Ju" e "Vivere" e lo fa con una pellicola dalle due anime, quella poetica e onirica della tradizione filmica cinese e quella dell'epopea di guerra tipicamente hollywoodiana, con un eroe che nasce come avventuriero e si trasforma in coraggioso paladino man mano che la storia si evolve. L'ambientazione è quella della guerra fra Cina e Giappone nel 1939, e più precisamente con l'occupazione di Nanchino da parte dell'esercito giapponese. Un avventuriero occidentale, truccatore di cadaveri e becchino arriva ad un collegio cattolico dove il sacerdote a capo della scuola è appena morto e dove le giovanissime scolare, sfuggite alle bombe e alle pallottole sono affidate alla cura di un ragazzino adottato anni prima dal sacerdote. Di lì a poche ore all'eterogeneo gruppo si uniscono un gruppo di variopinte prostitute, portando scompiglio e gelosie fra le allieve. I violenti combattimenti sono realistici, crudeli, fatti di spietate esecuzioni ed atti di eroismo, ma nel chiuso del collegio, nascoste in cantina, si confrontano le realtà dolenti delle prostitute bambine e le paure infantili delle bambine bambine, le prime truccate, colorate, vitali ed allegre nonostante il loro passato, le seconde nelle loro grigie uniformi, spaventate dal futuro. fra loro un Christian Bale disincantato, che veste l'abito talare per sfuggire ai soldati ma poi lo onora difendendo le bambine e strappandole allo stupro di un gruppo di giapponesi. c'è tutta la poesia e l'eleganza stilistica di Yimou nelle scene più intense, nella grande vetrata colorata che esplode per una bomba, nella coreografia danzata dalle prostitute immaginata da una giovane scolara, nell'artificio che grazie ai cosmetici del truccatore di morti trasforma le prostitute in ragazze ingenue ed innocenti, e c'è tutta l'epica della narrazione bellica nelle scene di guerriglia fra i pochi soldati cinesi rimasti e l'esercito nipponico, c'è anche una certa retorica nella descrizione delle atrocità compiute dai soldati, macchiette dure e impure, ma l'emozione che si respira nel piccolo collegio è vera e profonda, il sogno della fuga e della libertà (fisica e metaforica per le ragazze vendute al bordello quando erano ancora adolescenti e quindi schiave ben prima che la guerra avesse inizio) è accompagnato dal rimpianto di ciò che inevitabilmente si perde quando si abbandona una vecchia pelle, per quanto scomoda essa sia, e la trasformazione dell'avventuriero codardo in eroe capace di sentimenti e atti coraggiosi per quanto stereotipata è classicamente orchestrata e resa piacevole dalla recitazione inizialmente scanzonata di Bale che diventa credibile anche nelle scene più drammatiche. Le contaminazioni occidentali di struttura narrativa e di svolgimento scolastico non ne fanno il capolavoro di Yomou, ma la sua capacità di filmare, di dare respiro ad ogni scena e di ricamare suggestioni ed emozioni rimane intatta. E la bellezza perlacea e luminosa della sua nuova musa Ni Ni non ha niente da invidiare alla pur bellissima Gong Li.
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alexander 1986
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lunedì 27 gennaio 2014
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film di buon pedigree ma di scarsa sostanza
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Nanchino, 1937. L'invasione barbarica delle truppe giapponesi fa da scenario all'incrocio dei destini di tre gruppi di personaggi: un gruppo di giovanissime educande da monastero; un gruppo di prostitute piuttosto disinibite; uno scapestrato becchino americano (Bale). Questo gruppo bizzarro dovrà ingegnarsi a trovare una via di salvezza mettendo da parte le ovvie divergenze.
Questo film è preceduto da tre premesse importanti: la regia di Zhang Yimou, uno dei maestri orientali più significativi; l'enorme budget (ca. 90 milioni di dollari), fra i massimi messi a disposizione di un film cinese; l'insolita partecipazione di Christian Bale, uno degli attori migliori nel panorama hollywoodiano odierno.
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Nanchino, 1937. L'invasione barbarica delle truppe giapponesi fa da scenario all'incrocio dei destini di tre gruppi di personaggi: un gruppo di giovanissime educande da monastero; un gruppo di prostitute piuttosto disinibite; uno scapestrato becchino americano (Bale). Questo gruppo bizzarro dovrà ingegnarsi a trovare una via di salvezza mettendo da parte le ovvie divergenze.
Questo film è preceduto da tre premesse importanti: la regia di Zhang Yimou, uno dei maestri orientali più significativi; l'enorme budget (ca. 90 milioni di dollari), fra i massimi messi a disposizione di un film cinese; l'insolita partecipazione di Christian Bale, uno degli attori migliori nel panorama hollywoodiano odierno. A conti fatti, delle tre premesse solo l'ultima ha dato buoni frutti: Bale è ispiratissimo, ma di fatto predica nel deserto e la sua interpretazione viene esaltata eccessivamente dalla pochezza altrui. Molti hanno rimproverato a questa pellicola l'eccessiva coloritura nazionalistica. In verità, se questa fosse da addebitarsi a colpa, bisognerebbe chiamare sul banco degli imputati tre quarti della produzione a tema bellico della storia cinematografica (compreso qualche Oscar). La vera delusione va vista semmai nella povertà della trama, la quale pur partendo da una base interessante finisce presto per incanalarsi su binari convenzionali e prevedibili. Ci si prepara a un kolossal epico, si finisce con un comune melò stranamente simile a uno sceneggiato RAI. Un vero peccato.
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