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Il mezzo giustifica il fine? Valutazione 0 stelle su cinque

di Disincantato83


Feedback: 645 | altri commenti e recensioni di Disincantato83
mercoledì 7 settembre 2011

Un tempo, aggettivi come “cinico” o “machiavellico” solevano affibbiarsi a chi, volendo perseguire uno scopo, magari, di per sé, pure nobile e giusto, fosse disposto a servirsi di metodi che potevano apparire discutibili (il rivoluzionario che impicca il tiranno, per esempio: come se valesse la pena di continuare a subire l’oppressione soltanto per riguardo alla vita dell’oppressore).
Di questi tempi, invece, pare che l’aforisma fondante del machiavellismo possa considerarsi rovesciato: oggi non conta più tanto “cosa” fai, ma “con quanta efficacia” lo fai. Tra i vari effetti della nostra epoca di capitalismo ed efficientismo, c’è anche questo: se fai le azioni più meschine e abiette, ma le sai fare bene, raggiungendo il tuo scopo, allora vieni applaudito, o nella peggiore delle ipotesi ricevi almeno comprensione; se i tuoi scopi sono limpidi e onesti, ma “non ci sai fare”, allora sei un fallito, un perdente, un reietto della società. Quel che conta è il risultato.
Ciò è quanto traspare non solo dalla storia narrata in questo film, ma anche dalla “normalità” con cui viene vista dai più. Certe cose sono ormai tanto normali che neanche ci si scandalizza. E ciò è tanto più terribile quanto più non vi si fa neppure caso.
Sarebbe fantastico, di per sé, poter sfruttare appieno il cervello, specialmente (come arriva poi a fare il protagonista) trovando il modo di evitare disastrosi effetti collaterali. Ma la domanda è: ne vale la pena, se gli utilizzi devono essere quelli?
Personalmente -nel mio essere sbagliato, assurdo, uno che vive fuori dal proprio tempo- ho simpatizzato molto più per il primo Eddie (lo scrittore disadattato e depresso che non riesce a scrivere una pagina, ma sincero, autentico nella sua ricerca di ispirazione quanto nelle sue relazioni affettive) che per quello successivo. Ma ho dovuto constatare di essere l’unico a pensarla così, almeno tra i miei conoscenti che hanno visto questo film: e un motivo ci sarà.
No, non mi è piaciuto come utilizza le nuove capacità. Accrescere la propria cultura, migliorare la capacità letteraria: fin lì ok, tutto bene. Ma buttarsi nel business, nella finanza, darsi al rampantismo, alla “vita spericolata” e alle “arrampicate sociali”… c’è davvero differenza tra lui e il mafioso russo? Non cercano forse le stesse cose? Siamo davvero sicuri che basti tenersi dentro gli argini del “legale” per essere anche in quelli del “morale”?
O non sarà che anche stare nella legge è semplicemente “meno pericoloso” e perciò più conveniente, che starne fuori? E che anche questo, in fondo, sia soltanto un distinguo “pragmatico” piuttosto che etico? Importa ancora a qualcuno, nel 2011, riflettere se ciò che sta facendo sia giusto o sbagliato? Oppure, ormai, contano soltanto i calcoli di efficienza e di rischio/risultato?
E pensare che, con simili capacità, poteva congegnare e realizzare un nuovo sistema di vita, e spazzare via dal mondo tutto il business, la finanza e via dicendo… Ma è chiaro che la mentalità dominante non è quella di cambiare le cose, di renderle migliori e più giuste, bensì di fare a gara a chi sa cavalcare più in alto la folle onda di questo mondo così come esso è.
Per non parlare, poi, del fatto che torna tranquillamente insieme a una tizia che quando era squattrinato e depresso lo aveva buttato via come un sacco di spazzatura, per poi improvvisamente tornare a fargli le feste come un cagnolino appena lo aveva rivisto con un vestito nuovo e il portafogli più gonfio… ma già, in fondo è questo ciò che chiamano “amore”, no? Tant’è che anche su tale comportamento nessun altro, oltre al sottoscritto, ha trovato da ridire, anzi… “ha fatto bene” ad approfittare della nuova opportunità, ed “è normale” che se la sia ripresa di corsa (come anche che lei lo avesse piantato in precedenza). Non si discute l’andazzo: lo si segue. Non conta che le cose, così come vanno, siano bene o male: conta che vanno così, quindi più si fa così e meglio è.
Che dire? Sarò sbagliato io. Però, intanto, ribadisco che a mio parere questo film è orripilante.

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