alice1992
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mercoledì 6 giugno 2012
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un film strappalacrime che non fa piangere
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Il film 'La guerra è dichiarata' tratta del dolore di due comuni e speranzosi genitori alla scoperta, a seguito di lunghe e ripetute visite, del raro tumore che affligge il figlio rendendolo debole , indifeso, incapace di condurre una vita 'normale'.
Nonostante la drammaticità della malattia, aggravata dalla tenerà età del soggetto che ne è vittima, il film non riesce a coinvolgere a fondo lo spettatore.
La disperazione dei genitori, la loro presa di coscienza, l'accettazione dell'eventuale possibile morte del figlio e la decisione di combattere con tutte le forze animati dalla speranza di una possibile se pur remota guarigione sono i passaggi chiave del film che si susseguono frettolosamente senza commuovere lo spettatore.
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Il film 'La guerra è dichiarata' tratta del dolore di due comuni e speranzosi genitori alla scoperta, a seguito di lunghe e ripetute visite, del raro tumore che affligge il figlio rendendolo debole , indifeso, incapace di condurre una vita 'normale'.
Nonostante la drammaticità della malattia, aggravata dalla tenerà età del soggetto che ne è vittima, il film non riesce a coinvolgere a fondo lo spettatore.
La disperazione dei genitori, la loro presa di coscienza, l'accettazione dell'eventuale possibile morte del figlio e la decisione di combattere con tutte le forze animati dalla speranza di una possibile se pur remota guarigione sono i passaggi chiave del film che si susseguono frettolosamente senza commuovere lo spettatore.
Ragionando per assurdo nonostante la trama di per se strappalacrime il film non commuove.
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zoom e controzoom
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martedì 5 giugno 2012
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perchè scomodare giulietta e romeo ?
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La pellicola appartiene a quella serie di lavori che trattano una tematica umana tra le più sconvolgenti e dolorose che andrebbero trattate con molto equilibrio e creatività professionali per ottenere un prodotto che non abbia solo il pregio di essere “strappalacrime”. La filmografia spesso “ragiona” per filoni e spesso ancora questi filoni sono modaioli, di annata, ma quello del dolore per lutto è una tematica senza tempo come lo è quella del problemi legati agli ospedali psichiatrici per citarne solamente uno. Pochissimi però sono i prodotti di alta qualità.
E’ difficile dire quanto di esibizionismo e quanto di esorcizzazione del dolore ci sia nell’offrire la propria storia dolorosa, in pasto al pubblico, di certo, questo film è talmente privo di quelle caratteristiche costruttive di un film, che viene da pensare se non alle due sopraddette motivazioni, ad una notevole autostima della regista, ma non è sufficiente soffrire per essere poetici.
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La pellicola appartiene a quella serie di lavori che trattano una tematica umana tra le più sconvolgenti e dolorose che andrebbero trattate con molto equilibrio e creatività professionali per ottenere un prodotto che non abbia solo il pregio di essere “strappalacrime”. La filmografia spesso “ragiona” per filoni e spesso ancora questi filoni sono modaioli, di annata, ma quello del dolore per lutto è una tematica senza tempo come lo è quella del problemi legati agli ospedali psichiatrici per citarne solamente uno. Pochissimi però sono i prodotti di alta qualità.
E’ difficile dire quanto di esibizionismo e quanto di esorcizzazione del dolore ci sia nell’offrire la propria storia dolorosa, in pasto al pubblico, di certo, questo film è talmente privo di quelle caratteristiche costruttive di un film, che viene da pensare se non alle due sopraddette motivazioni, ad una notevole autostima della regista, ma non è sufficiente soffrire per essere poetici.
Nel film non si apprezza nessuna costruzione psicologica dei personaggi che vivono la vicenda sostenuti inizialmente da un ritmo frenetico che brucia i tempi dall’incontro dei due protagonisti e alla nascita del figlio, mentre nella seconda parte, il ritmo dilatato che dovrebbe supportare i sentimenti più laceranti, accompagna una sceneggiatura piatta che non approfondisce nessuna delle numerose e pressanti tematiche possibili.
La scelta di vivere il periodo della malattia del bambino, in stretta coppia, poteva essere un'altro degli argomenti portanti, rimane invece nella scala d’importanza, al medesimo livello degli altri; le formazioni di coppie affettive, diverse tra i parenti che circondano amorevolmente la coppia e il bimbo, era un altro ancora anche se marginale; il vivere senza lavoro per stare vicino al bimbo, ma nessuno di questi è argomento presentato in modo esaustivo cosa che poteva arricchire comunque il contesto sociale dell'ambientazione.
La scelta di scene con immagini graficamente significative, dovrebbe evidentemente acuire la drammaticità, altresì contribuiscono alla confusione di scelte di stile mescolandosi nel calderone con quel paio di scene trattate alla stregua del recital canoro.
Tra le cose che emergono negativamente: la musica. Strabordante, melliflua eccessiva non accompagna, non racconta, non suscita, ma inneggia con una forza autoreferenziale.
Ultimo, ma non ultimo : la voce over. Assolutamente inopportuna oltre che inadatta crea un’atmosfera da ricostruzione di un serial-killer in un qualche cosa che invece vorrebbe essere una fiction tratta da una storia purtroppo vera.
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[+] siamo sicuri che sia lo stesso film?
(di phileas fogg)
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[+] psicologia spicciola
(di chiara fi)
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renato volpone
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lunedì 4 giugno 2012
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l'amore non è per sempre, ma segna profondamente
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Non sempre il cinema francese riesce a fare film di tematica sociale senza cadere nel melodramma, com'è stato il caso recente di "polisse". Le intenzioni sono buone, la tematica importante, ma è facile scivolare nei buoni sentimenti ed essere troppo mielosi per indorare la pillola ad un pubblico non preparato. Chi hai dei figli sa quali sono le dinamiche dell'apprensione e dell'angoscia nell'affrontare la malattia di un bambino che è "il tuo". Non c'è dolore più grande dell'impossibilità di difenderlo dall'inevitabile. Il film tocca tutti i risvolti delle complesse interazioni famigliari e delle emozioni, peccato che spesso si perda nel racconto di chi non "ha vissuto" e guarda le cose da lontano quasi con leggerezza.
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Non sempre il cinema francese riesce a fare film di tematica sociale senza cadere nel melodramma, com'è stato il caso recente di "polisse". Le intenzioni sono buone, la tematica importante, ma è facile scivolare nei buoni sentimenti ed essere troppo mielosi per indorare la pillola ad un pubblico non preparato. Chi hai dei figli sa quali sono le dinamiche dell'apprensione e dell'angoscia nell'affrontare la malattia di un bambino che è "il tuo". Non c'è dolore più grande dell'impossibilità di difenderlo dall'inevitabile. Il film tocca tutti i risvolti delle complesse interazioni famigliari e delle emozioni, peccato che spesso si perda nel racconto di chi non "ha vissuto" e guarda le cose da lontano quasi con leggerezza. Invito comunque ad andarlo a vedere perché è importante sapere, conoscere, vivere delle emozioni. Belle le musiche, ottimamente descritto il mondo degli ospedali francesi: spicca il contrasto tra la modernità di Marsiglia e il meno felice, ma non meno efficiente Parigi.
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(di chiara fi)
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pressa catozzo
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lunedì 4 giugno 2012
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w la france
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Una vecchia canzone cantata da Paolo Conte esordiva con I FRANCESI CHE SI INK....o. Ora a mio giudizio agli Italiani rode un poco. E da alcuni anni che i nostri cugini sfornano film di alto profilo, noi fortunatamente per loro, "i nostri cugini", non siamo sciovinisti. Incassiamo il colpo. Questa opera poteva finire nel precipizio dei film del dolore. Niente affatto,ottima regia, recitazione, musiche coinvolgenti e un applauso al montaggio, più che con la pressa che ormai non si utilizza più , sembra tagliato con il bisturi. Se mai si dovesse aggiudicare dei premi o riconoscimenti sono del tutto meritati. Una stending ovescion ai titoli di coda per il ringraziamento alla sanità pubblica che permette la sopravvivenza a tutti.
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(di angelo umana)
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flyanto
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lunedì 4 giugno 2012
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una forza d'animo sovrumana per riuscire a superar
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Film sul calvario vissuto da una coppia di giovani innamorati dopo la notizia che un tumore al cervello ha colpito il loro bimbo all'età di 18 mesi. Diretto ed interpretato dai veri protagonisti della vicenda da loro vissuta, il film mostra più che altro la loro forza d'animo nell'affrontare la terribile realtà e col superamento, per lo meno fino al momento attuale, della malattia del piccolo dà un anelito di speranza e sguardo positivo al futuro. Girato quasi come un film amatoriale personalmente ho trovato la pellicola in molti punti poco chiara e approfondita tale da rivelare una debole attitudine alla regia. Ma, ripeto, il mio è un parere personale
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(di pressa catozzo)
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goldy
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domenica 3 giugno 2012
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gran cinema
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Vorresti andartene perchè non reggi la tensione, ma poi se si rimani sarai premiato. Un gran film capace di ricreare con una credibilità assolutamente identica alla realtà tutte le fasi che accomunano coloro che hanno la ventura di dover affrontare un dramma simile.Cinema laico, maturo capace finalmente di coinvolgere senza sotterfugi melodrammatici insopportabili. E si esce sempre più consapevoli consapevoli che la vita non è un giro di valzer.
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alex2044
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martedì 29 novembre 2011
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il tff con film come questo fa centro
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Un ottimo film. Un film fatto con il cuore e con la testa . In alcuni momenti la tensione è molto alta ma la regista intelligentemente la stempera facendoti fare qualche sorriso. Gli attori sono molto bravi e la regia non manca di idee e capacità. Un film che si può consigliare .
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