thai2492
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sabato 7 maggio 2011
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jennifer lawrence
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Jennifer Lawrence, la giovane attrice porta la cruda storia ambientata in un America di stento ed emarginazione, violenza, con umanità sullo schermo. La forza della protagonista e i suoi principi morali mai traditi, l' omertà che regna, e che deve essere rispettata per sopravvivere, in taluni ambienti danno un senso di realtà a tutto il film.
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francesco2
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giovedì 14 aprile 2011
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piccoli(ssimi) mondi moderni
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L'espressione "Cinema americano indipendente" nasce, credo, per differenziare certe produzioni "A stelle e strisce" dai blockbuster hollywoodiani, in realtà non tutti necessariamente privi di interesse. Le caratteristiche di questo cinema, credo, dovrebbero essere un budget modesto, una sensibilità più squisitamente artistica (Ma che significa, poi?), ed il desiderio, forse, di narrare vicende più ai margini e meno scontate. Ma il rischio è un elogio incondizionato di tutto ciò che non rientri nei canoni.
Sottolineare, come ha fatto qualcuno, l'inesistenza della trama forse lascia il tempo che trova: prima di tutto è un giallo (Ufficialmente), che deve creare suspense riguardo padre scomparso ma quantomai necessario.
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L'espressione "Cinema americano indipendente" nasce, credo, per differenziare certe produzioni "A stelle e strisce" dai blockbuster hollywoodiani, in realtà non tutti necessariamente privi di interesse. Le caratteristiche di questo cinema, credo, dovrebbero essere un budget modesto, una sensibilità più squisitamente artistica (Ma che significa, poi?), ed il desiderio, forse, di narrare vicende più ai margini e meno scontate. Ma il rischio è un elogio incondizionato di tutto ciò che non rientri nei canoni.
Sottolineare, come ha fatto qualcuno, l'inesistenza della trama forse lascia il tempo che trova: prima di tutto è un giallo (Ufficialmente), che deve creare suspense riguardo padre scomparso ma quantomai necessario. Piuttosto, dato che la Granik, per apparire più controcorrente o per imprimere ancora maggiore ambiguità , non svela alla fine un "Particolare" così importante, verrebbe da chiedersi fino a che punto questo film mescoli il "Giallo" col cinema "Autoriale", e se, dato un finale così inatteso (Da due punti di vista, forse), se ne possa parlare come un antigiallo.
Alla prima delle mie domande rispondo con un "Ni": esistono scene sicuramente interessanti come il compleanno della nonna, ma non sempre i personaggi minori rendono adeguatamente questi uomini relegati(si?) ai margini della società. Le scene coi fratellini non sempre convincono, appaiono lente e poco efficaci, se si eccettua quella in cui del malcapitato scoiattolo si mangeranno le budella. Il personaggio, sicuramente provato _ed ho detto poco- dalla situazione familiare e dal ruolo di "madre" dei fratellini- usa un linguaggio che, nella sua inevitabile crudezza, a volte rasenta la forzatura.Quanto all'"Antigiallo", non credo che un finale -Ripeto- doppiamente inatteso sia sufficiente per determinare una definizione del genere.
Certo che questa natura cos'ì innaturale, questo paesaggio così spontaneo nella sua rozzezza(Voluta) ed artificiale(la ragazza a diciassette anni fa la "mamma", i bambini non vanno a scuola, vediamo una "Comunità" di cui ignoriamo le occupazioni dei membri, se ne hanno), svela in tutti i sensi i propri lati "animaleschi". Perché gli animali, quelli veri, sono adorati a volte dai protagonisti(Ree ed i fratelli all'inizio arrivano ad avere due o tre cani), e da un lato i più piccoli ed indifesi diventano loro preda, per esigenze di sussistenza. In più, gli uomini stessi appaiono "Animalizzati", sembrano aver perso elementari riferimenti morali e fanno parte di un paesaggio in cui le loro caratteristiche antropomorfiche si sono perse finanche a livello somatico (Avete notato il volto della donna che pichierà Mee e poi , nel finale, la "aiuterà"?).
Quanto a “piccoli mondi moderni”(O piuttosto antidiluviani), siamo lontani da "Twin Peaks", o dallo chabroliano “Colore della menzogna”, dove partendo da un prodotto di genere ci si sofferma sul torbido delle piccole comunità: piuttosto, la sfilata di figurine ricorda il nostro, desolante "La giusta distanza". Dove il film mostra coraggio, è nello svelare un matriarcato in cui le donne picchiano altre donne come felini che hanno invaso il loro territorio, in un nucleo familiare che ricorda, coi dovuti paragoni, si intende, quello degli ingenui "Racconti di Stoccolma".
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nino quincampoix
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martedì 5 aprile 2011
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la ballata dei trailer trash
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nell'America più profonda, quella della Bibbia sotto un braccio e un fucile pronto all'uso nell'altro, delle case mobili e dei materassi ad acqua (in un'unica definizione, tanto spietata quanto icastica, dei "poor white trash"), la diciassettenne Ree difende il suo diritto di accudire i fratelli minori e la madre catatonica nella loro umile casa malandata; in un ambiente cupo, triste (nel film gli unici sorrisi si vedono solo alla fine), fatto di spacciatori e criminali, ma soprattutto di regole e d'onore (comunque, anche se vieni vessato, picchiato e fatto a pezzi si ha l'impressione che tutto segua un giusto ordine prestabilito), lotta con tutte le sue forze per non soccombere alle decisioni degli altri
in una scala di colori che va da
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nell'America più profonda, quella della Bibbia sotto un braccio e un fucile pronto all'uso nell'altro, delle case mobili e dei materassi ad acqua (in un'unica definizione, tanto spietata quanto icastica, dei "poor white trash"), la diciassettenne Ree difende il suo diritto di accudire i fratelli minori e la madre catatonica nella loro umile casa malandata; in un ambiente cupo, triste (nel film gli unici sorrisi si vedono solo alla fine), fatto di spacciatori e criminali, ma soprattutto di regole e d'onore (comunque, anche se vieni vessato, picchiato e fatto a pezzi si ha l'impressione che tutto segua un giusto ordine prestabilito), lotta con tutte le sue forze per non soccombere alle decisioni degli altri
in una scala di colori che va dal grigio scuro al nero, Jennifer Lawrence traccia un profilo di giovane donna intenso e toccante
consiglierei di vederlo in lingua originale, perchè i dialoghi italiani a volte sono forzati e poco chiari (doppie o triple negazioni che fanno perdere il punto)
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marcel cerdan
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lunedì 28 marzo 2011
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un western nell'america del dopo 11 settembre
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Il sogno americano era finito probabilmente già negli anni settanta con film come Midnight Cowboy (Un uomo da marciapiede), ma vedendo una pellicola come Un gelido inverno sembra proprio che non ne sia rimasta neanche la minima traccia. La provincia del Missouri è quanto di più disumano possa esserci, persino i rapporti famigliari non si esprimono in solidarietà. Si cerca di sopravvivere e chi non ce la fa è costretto a soccombere. Sembra il destino della giovane protagonista Ree, che vede affacciarsi per lei e la sua famiglia un destino disperato. Il padre spacciatore ha messo a garanzia della sua cauzione la casa e il bosco appartenenti alla sua famiglia. Non presentandosi al processo ha praticamente condannato i tre figli e la moglie malata allo sfratto.
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Il sogno americano era finito probabilmente già negli anni settanta con film come Midnight Cowboy (Un uomo da marciapiede), ma vedendo una pellicola come Un gelido inverno sembra proprio che non ne sia rimasta neanche la minima traccia. La provincia del Missouri è quanto di più disumano possa esserci, persino i rapporti famigliari non si esprimono in solidarietà. Si cerca di sopravvivere e chi non ce la fa è costretto a soccombere. Sembra il destino della giovane protagonista Ree, che vede affacciarsi per lei e la sua famiglia un destino disperato. Il padre spacciatore ha messo a garanzia della sua cauzione la casa e il bosco appartenenti alla sua famiglia. Non presentandosi al processo ha praticamente condannato i tre figli e la moglie malata allo sfratto. Nessuno sembra volerla aiutare a ritrovare il padre ma la ragazza non si perde d'animo e caccia fuori un carattere degno di un grande personaggio di film western. Riuscirà contro tutti a risolvere la situazione, guadagnandosi la stima dei -"colleghi" del padre, tipi non proprio a modo... La scena finale è un pugno sullo stomaco, decisamente cruda ma che si inserisce perfettamente in un film in cui le carezze sono vietate.
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astromelia
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domenica 27 marzo 2011
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tra dramma e realtà
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ce ne fossero di film come questo,dove si vive in simbiosi con gli interpreti l'intera pellicola,fino a toccare con mano gli orrori di una vita votata al sacrificio,dove i ruoli si invertono maschile/femminile, madre/figlia, un viaggio nella crudeltà umana visto attraverso gli occhi di un'america che non ti aspetteresti..........
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epidemic
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giovedì 24 marzo 2011
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il missouri che non ti aspetti
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L'altra faccia dell'america, lontano dagli stereotipi capitalistici delle due coste. La provincia coi suoi rapporti ostili, la sua povertà e i suoi territori sconfinati. Un film coraggioso come la sua protagonista...tutto da vedere
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giusepon
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sabato 19 marzo 2011
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un inferno gelido per la lawrence
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Candidato come miglior film all'ultima assegnazione dei premi Oscar "Un gelido inverno" lascia al proprio pubblico un America molto lontana da quella dei lustrini, delle belle e premiate ragazze e delle commedie. Non certo per caso possiamo rimare gelati e atrofizati dalle scene che scorrono davanti a noi, la situazione è sempre la stessa: una ragazza nemmeno maggiorenne che accudisce a due bambini e alla madre malata cercando disperatamente il padre spacciatore non per condividere il dolore della sua vita, ma per non perdere l'unica cosa che le rimane per trascinare avanti la baracca, la sua casa. Nulla importa ai personaggi che la circondano, ai loro occhi è solo un'altra anima dannata che patisce il loro stesso inferno, un girone fatto di droga e di poca umanità , anche per i cadaveri sott'acqua.
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Candidato come miglior film all'ultima assegnazione dei premi Oscar "Un gelido inverno" lascia al proprio pubblico un America molto lontana da quella dei lustrini, delle belle e premiate ragazze e delle commedie. Non certo per caso possiamo rimare gelati e atrofizati dalle scene che scorrono davanti a noi, la situazione è sempre la stessa: una ragazza nemmeno maggiorenne che accudisce a due bambini e alla madre malata cercando disperatamente il padre spacciatore non per condividere il dolore della sua vita, ma per non perdere l'unica cosa che le rimane per trascinare avanti la baracca, la sua casa. Nulla importa ai personaggi che la circondano, ai loro occhi è solo un'altra anima dannata che patisce il loro stesso inferno, un girone fatto di droga e di poca umanità , anche per i cadaveri sott'acqua. La pellicola dai colori freddi stacca da una scena all'altra senza inquadrature sfumate ma nette, paesaggi desolati per gente desolate, la campagna americana che tanto ci ispire libertà ma che poca ne concede alla Lawrence, che qui recita senza sbagliare una virgola, senza uscire dalla parte, senza perdere quella rabbia e quella disperazione coperta dall'orgoglio che la rende invicibile alle altre donne sulla scena. Sicuramente non è il miglior film dell'anno ne per la commissione degli Oscar 2011 ne per buona parte del pubblico compreso il sottoscritto ma è un film da vedere, da apprezzare o da dimenticare perchè non esistono mezzi toni per qualcosa di davver gelido.
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luana
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sabato 19 marzo 2011
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l'ostentazione del vuoto
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Un film davvero pessimo dove la sceneggiattura, risibile, è un optional che si sovrappone in modo sgradevolissimo e falsato sul potenziale che ha la fotografia. Non c'è storia che abbia un minimo spessore. Non c'è pathos che faccia parlare le immagini e si soffermi sulla descrizione di un ambiente in cui bambini e cani sono l'aspetto più tenero ma qui più sprecato. Un mondo dove la rudezza prende la piega di una non credibile galleria degli orrori che sono i grugni degli abitanti in cui le donne come femminilità non si distinguono. Sembra la brutta copia di una puntata della casa nella prateria. Da lasciar perdere con decisione!
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pietro viola
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giovedì 17 marzo 2011
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il freddo acciaio che ci lega
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Ottimo film. Duro e crudo. Ma anche poetico e struggente, perfetto nel descrivere dal punto di vista della "devianza" (fisica, mentale, ambientale, comportamentale) la forza dei legami di sangue, che tanto spesso la protagonista tira in ballo con i suoi interlocutori, tutti parenti e quasi-parenti. Il film descrive benissimo gli angoli più bui dell'essere umano, ma anche la luce della forza, della volontà, del coraggio. Fino all'epilogo quasi didascalico: "non potrei vivere senza il vostro peso sulle mie spalle" .
Assolutamente da vedere
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ce1973
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lunedì 14 marzo 2011
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un film crudo e duro perfettamente riuscito
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un bel film
certamente.
Ti permette di entrare in contatto con una America lasciata a se stessa, fatta di povertà e abbandono
dove la legge del più forte sancisce i rapporti umani.
Bellissima fotografia.
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