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fabian t.
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martedì 14 settembre 2010
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deludente
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Non bastano gli effetti speciali strabilianti, i costumi curati e i bravi attori per realizzare un buon film. Solo i ragazzini che per la prima volta si accingono a vedere un film sul classico genere letterario in questione potrebbero parlarne bene.
Ma come si fa a produrre film senza la minima attenzione per la sceneggiatura? La storia è infatti inesistente e priva di contenuti. I dialoghi poi sembrano esser stati scritti in cinque minuti dall'autore di "Pierino contro tutti". Assolutamente superficiali e anacronistici, come la pseudo-storia sentimentale tra il protagonista e la coprotagonista. Ma per favore...
Ridateci il regista Wagner!
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joker79
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domenica 21 febbraio 2010
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crisi di luna?
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IL mondo dei classici viene costantemente rivisitato da Holliwood e talvolta si generano mostri.Abbiamo visto Dracula, La Mummia, Frankenstein ed ora è toccato al popolo dei lunofagi.
Il film parte con i migliori presupposti(scenario,trucco by Baker, musica e al limite anche la scelta dei personaggi)poi lo script si dissolve ed una luna interrogativa appare.La storia è così sintetizzata:la maledizione del lupo avvelena le radici dell'albero genealogico di una famiglia nell'Inghilterra di metà 800.Le colpe dei padri come i rintocchi di un orologio ricadono sui figli e quindi il male prende le sembianze di Benicio del Toro.Il resto della storia si fa da sè: una strage degna di Hostel con tanto di arti volanti, intestini brulicanti ed una revolverata argentifera con retrogusto melò, che segna la fine di un maledetto e la nascita di un altro.
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IL mondo dei classici viene costantemente rivisitato da Holliwood e talvolta si generano mostri.Abbiamo visto Dracula, La Mummia, Frankenstein ed ora è toccato al popolo dei lunofagi.
Il film parte con i migliori presupposti(scenario,trucco by Baker, musica e al limite anche la scelta dei personaggi)poi lo script si dissolve ed una luna interrogativa appare.La storia è così sintetizzata:la maledizione del lupo avvelena le radici dell'albero genealogico di una famiglia nell'Inghilterra di metà 800.Le colpe dei padri come i rintocchi di un orologio ricadono sui figli e quindi il male prende le sembianze di Benicio del Toro.Il resto della storia si fa da sè: una strage degna di Hostel con tanto di arti volanti, intestini brulicanti ed una revolverata argentifera con retrogusto melò, che segna la fine di un maledetto e la nascita di un altro.Del Toro è fuori luogo nel ruolo del licantropo,ancora è intrappolato nel ruolo del Che e chissà quando ne uscirà. La Blunt più che antagonista femminile fa la figurante,mentre Hopkins si pavoneggia nella leopardata veste di padre lupone, novello tronista della brughiera.Purtroppo il film non c'è. Questo non significa che per realizzare l'uomo lupo bisogna ritornare per forza a Lon Chaney JR e a Waggner...Sarebbe Anacronistico!!!Almeno cerchiamo di arrivare ad un compromesso apprezzabile. Inutile segnalare le inumerevoli citazioni o in questo caso "razzie":le corse nei boschi alla Twilight, le fucilate alla OK KORAL, il duello tra bestie alla Hulk e Abominio con tanto di fiamme, lo splatter ed il gore fin troppo esagerato e gratuito.Riservato alle fan del Che!!Crisi di luna in crisi di idee????
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carmine antonello villani
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martedì 23 febbraio 2010
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un lupo mannaro con troppi effetti speciali
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Affascinante la storia dell’uomo che nelle notti di plenilunio si trasforma in lupo. Leggende antiche che s’intrecciano con mitologia e Sacre Scritture, le pallottole d’argento diventano l’unica arma contro la belva che fa scempio di corpi nascondendosi nella brughiera. L’ennesima trasposizione cinematografica può contare sul fascino tenebroso di Benicio Del Toro, eppure “Wolfman” gioca con le paure di un’umanità che da sempre teme l’ignoto e l’antico progenitore del suo amico più fedele. Il regista Joe Johnston ci regala un film che funziona in buona parte per le atmosfere spettrali, la landa è avvolta nella nebbia mentre gli attori sono impegnati a lottare contro gli istinti primordiali.
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Affascinante la storia dell’uomo che nelle notti di plenilunio si trasforma in lupo. Leggende antiche che s’intrecciano con mitologia e Sacre Scritture, le pallottole d’argento diventano l’unica arma contro la belva che fa scempio di corpi nascondendosi nella brughiera. L’ennesima trasposizione cinematografica può contare sul fascino tenebroso di Benicio Del Toro, eppure “Wolfman” gioca con le paure di un’umanità che da sempre teme l’ignoto e l’antico progenitore del suo amico più fedele. Il regista Joe Johnston ci regala un film che funziona in buona parte per le atmosfere spettrali, la landa è avvolta nella nebbia mentre gli attori sono impegnati a lottare contro gli istinti primordiali. Nulla è più seducente del richiamo della foresta, l’ululato risveglia la natura selvaggia che vuole prendere il dominio sulla ragione. Da Stevenson –“Lo strano caso del Dr. Jekill e del Sig. Hyde”- alla Bibbia –la leggenda del Re Nabucodonosor che fu trasformato in lupo- passando per i fumetti –“L’incredibile Hulk”- si sprecano le storie che hanno esplorato la duplicità dell’essere umano, bene e male sono rappresentati dalla razionalità e dalla natura bestiale ma talvolta l’equazione risulta persino capovolta. Nonostante il prodotto sia di buona fattura Benicio Del Toro e Anthony Hopkins, rispettivamente padre e figlio, non affrontano lo sdoppiamento della coscienza perché il film resta intrappolato negli effetti speciali.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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