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moviesnake
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venerdì 2 dicembre 2011
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classico e nuovo
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Piacevole nuova fiaba targata Disney, Rapunzel riesce ad unire la ormai quasi secolare tradizione del leggendario studio americano con la modernità dell'animazione in CGI come forse solo Shrek era riuscito a fare in precedenza.
Una trama lineare ma mai banale e personaggi molto ben delineati donano vita ed unicità a questa pellicola che sicuramente può essere annoverata fra le migliori Disneiniane.
Unica critica che può essere mossa sta nella creazione chiaramente ricercata di personaggi di facile immedesimazione per il pubblico, come la principessa dai capelli d'oro perfetta per bambine e ragazzine sognatrici, il ladro superfigo perfetto per i maschietti in genere, il cavallo esagerata maschera comica, perfetto per bambini e bambine (e per zanca.
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Piacevole nuova fiaba targata Disney, Rapunzel riesce ad unire la ormai quasi secolare tradizione del leggendario studio americano con la modernità dell'animazione in CGI come forse solo Shrek era riuscito a fare in precedenza.
Una trama lineare ma mai banale e personaggi molto ben delineati donano vita ed unicità a questa pellicola che sicuramente può essere annoverata fra le migliori Disneiniane.
Unica critica che può essere mossa sta nella creazione chiaramente ricercata di personaggi di facile immedesimazione per il pubblico, come la principessa dai capelli d'oro perfetta per bambine e ragazzine sognatrici, il ladro superfigo perfetto per i maschietti in genere, il cavallo esagerata maschera comica, perfetto per bambini e bambine (e per zanca...), la madre-aguzzina che teme la mezza età e non vorrebbe mai invecchiare, perfetta per tutte le mamme (e i papà) che accompagnano al cinema i loro bambini.
Un film "per tutte le stagioni" insomma che non vergogna di ostentarlo a scapito forse di una maggiore spontaneità e a favore dell'apprezzamento di una più ampia tipologia di pubblico.
E ovviamente, come tutti i film animati Disney, è un musical. Un consiglio... vedetelo in lingua originale.
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trammina93
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venerdì 4 luglio 2014
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ho visto fiabe migliori
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Per carità la fiaba è carina, i personaggi sono disegnati benissimo come solo la Disney sa fare e la trama è carina, forse persino migliore della classica storia di Raperonzolo che un po' tutti conosciamo. Ho adorato Flynn Rider, quasi un antieroe. Lui non è il classico principe eroico, coraggioso, virtuoso, che non sbaglia mai e che è totalmente inverosimile; anzi è un truffatore ricercato da tutti e che in vari punti se la vede male. Esilarante è la sua sfida per tutto il film con Maximus. Tutto ti aspetti tranne che il suo rivale sia un cavallo. Carina anche l'idea di fare che il cattivo di turno sia la madre, che in realtà non è vera madre di Rapunzel ma solo una vecchia strega che sfrutta il potere dei capelli di lei, anche se secondo me, sotto sotto le è affezionata.
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Per carità la fiaba è carina, i personaggi sono disegnati benissimo come solo la Disney sa fare e la trama è carina, forse persino migliore della classica storia di Raperonzolo che un po' tutti conosciamo. Ho adorato Flynn Rider, quasi un antieroe. Lui non è il classico principe eroico, coraggioso, virtuoso, che non sbaglia mai e che è totalmente inverosimile; anzi è un truffatore ricercato da tutti e che in vari punti se la vede male. Esilarante è la sua sfida per tutto il film con Maximus. Tutto ti aspetti tranne che il suo rivale sia un cavallo. Carina anche l'idea di fare che il cattivo di turno sia la madre, che in realtà non è vera madre di Rapunzel ma solo una vecchia strega che sfrutta il potere dei capelli di lei, anche se secondo me, sotto sotto le è affezionata. Mai si era vista una madre come cattivo. Eppure nonostante i suoi pregi, ho visto fiabe migliori. Se devo elogiare una fiaba per i suoi tratti anticlassici ma assolutamente innovativi, a questo punto elogio Brave, quello sì che è spettacolare. Ciò che secondo me stona troppo in questo film è l'eccessiva presenza di canzoni. Non capisco perché ultimamente c'è quest'insensata necessità di ficcare ogni due minuti una canzone. Ci saranno tipo venti canzoni, se non di più, in tutto il film. Un tempo non c'era la necessità di mettere un sacco di canzoni (guarda ad esempio La carica dei 101 che ne ha solo una, Le follie dell'imperatore neanche una). Almeno però ne ha di meno di Frozen, dove ne hanno proprio messe tante e tra l'altro canzoncine sciocche, non geniali come quelle di Aladdin, La bella e la bestia, Il re leone, La carica dei 101. Inoltre in Rapunzel le canzoni sono un pò più sensate di quelle di Frozen. Anche il finale mi ha fatto un po' storcere il naso. Era originale l'idea di un principe (anche se in realtà principe non è) che per una volta muore, pur di salvare la sua amata principessa. Invece quando te lo aspetti morto, una lacrima dorata di lei irrora il suo viso e si risveglia. Sarebbe gradita un po' di originalità invece dei soliti finali scontati però capisco che le fiabe siano destinate ad un pubblico infantile,quindi probabilmente non vedrò mai un finale così alternativo.
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orazio z.
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venerdì 24 dicembre 2010
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per chi ama i cartoon di vecchia concezione
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Diverso e inferiore rispetto agli altissimi standard Pixar (e a quelli comunque alti della Dreamworks); nel confronto, la sceneggiatura di "Rapunzel" è meno stratificata, più approssimativa e povera; se nelle ricchissime e incalzantissime storie Pixar non c'è né spazio né motivo per inserire numeri musicali, in Rapunzel invece ce ne sono vari di numeri musicali, e hanno il duplice scopo di compiacere il pubblico prettamente infantile o nostalgico dei vecchi cartoon Disney e allungare la durata della storia.
Chi è abituato e apprezza lo standard Pixar (come me) resterà un (bel) po' deluso; chi invece non s'è mai abituato ai Pixar o non li ha mai visti può apprezzare appieno "Rapunzel", che fa molto bene il suo dovere di cartoon vecchio stile.
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Diverso e inferiore rispetto agli altissimi standard Pixar (e a quelli comunque alti della Dreamworks); nel confronto, la sceneggiatura di "Rapunzel" è meno stratificata, più approssimativa e povera; se nelle ricchissime e incalzantissime storie Pixar non c'è né spazio né motivo per inserire numeri musicali, in Rapunzel invece ce ne sono vari di numeri musicali, e hanno il duplice scopo di compiacere il pubblico prettamente infantile o nostalgico dei vecchi cartoon Disney e allungare la durata della storia.
Chi è abituato e apprezza lo standard Pixar (come me) resterà un (bel) po' deluso; chi invece non s'è mai abituato ai Pixar o non li ha mai visti può apprezzare appieno "Rapunzel", che fa molto bene il suo dovere di cartoon vecchio stile.
Fosse uscito in epoca pre-Pixar sarebbe stato un bellissimo film, ma ora è un prodotto un po' datato, nella concezione più che nella forma.
Voto: 6,5.
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lamagicav
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martedì 14 dicembre 2010
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non mi ha del tutto convinto...
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Non avevo particolari aspettative sul film perchè non ho subìto alcun sfinimento da continua pubblicità e promozione in ogni angolo possibile. Non ricordo neanche di aver mai visto il trailer se non direttamente qui sul sito di MyMovies quando ho pensato che poteva essere carino come film da andare a vedere... Strana come cosa in effetti, che sia io che mi son persa tutta questa pubblicità? Boh!
Il film mi è piaciuto anche se non mi ha soddisfatto del tutto. Probabilmente mi è piaciuto di più La principessa e il ranocchio che in tanti hanno disprezzato.
Non so neanche bene perchè. Voglio dire: la storia è completa, bella e non banale -tra l'altro a me completamente sconosciuta; la cattiva è cattiva ma non al limite nè a livello banale (e ricorda un po' Cher :D); il bello è bello e marpione; la bella è stupida ed innocente.
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Non avevo particolari aspettative sul film perchè non ho subìto alcun sfinimento da continua pubblicità e promozione in ogni angolo possibile. Non ricordo neanche di aver mai visto il trailer se non direttamente qui sul sito di MyMovies quando ho pensato che poteva essere carino come film da andare a vedere... Strana come cosa in effetti, che sia io che mi son persa tutta questa pubblicità? Boh!
Il film mi è piaciuto anche se non mi ha soddisfatto del tutto. Probabilmente mi è piaciuto di più La principessa e il ranocchio che in tanti hanno disprezzato.
Non so neanche bene perchè. Voglio dire: la storia è completa, bella e non banale -tra l'altro a me completamente sconosciuta; la cattiva è cattiva ma non al limite nè a livello banale (e ricorda un po' Cher :D); il bello è bello e marpione; la bella è stupida ed innocente.....quindi bene o male gli ingredienti ci son tutti.
Se, ovviamente, escludiamo la colonna sonora che è stata veramente pessima. Le canzoni sono un po' troppo "costrette" e poco naturali, inoltre manca, anche in questo caso, il tormentone che ti trovi continuamente a cantare appena pensi e/o vedi un vecchio film Disney.
Probabilmente il problema è stato un po' la lentezza iniziale, non saprei bene.
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ultimoboyscout
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venerdì 3 giugno 2011
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ciao biondina!
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Sottotono. La reginetta Disney stavolta non convince (non per demeriti suoi a dire il vero), il cartone è noioso, piatto e appare tanto scontato. Anzi mi è sembrato un collage di altre storie messo insieme tipo puzzle nemmeno troppo azzeccato. Belle, bellissime grafica e animazione, la mimica dei personaggi è sopra la media e finalmente il doppiaggio italiano è fantastico: piace Morelli, nella doppia veste di narratore e di Flynn, più spalla che eroe ma a sorprendere è Laura Chiatti che da voce all'eroina Raperonzolo e che si cimenta con profitto anche come cantante, supportata pure da Mario Biondi che simpaticamente presta il suo vocione ad uno dei personaggi.
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Sottotono. La reginetta Disney stavolta non convince (non per demeriti suoi a dire il vero), il cartone è noioso, piatto e appare tanto scontato. Anzi mi è sembrato un collage di altre storie messo insieme tipo puzzle nemmeno troppo azzeccato. Belle, bellissime grafica e animazione, la mimica dei personaggi è sopra la media e finalmente il doppiaggio italiano è fantastico: piace Morelli, nella doppia veste di narratore e di Flynn, più spalla che eroe ma a sorprendere è Laura Chiatti che da voce all'eroina Raperonzolo e che si cimenta con profitto anche come cantante, supportata pure da Mario Biondi che simpaticamente presta il suo vocione ad uno dei personaggi. Il cartone gioca molto sul'intreccio (stavolta si, nel titolo che c'entra?) azione-sentimenti, soprattutto sentimento (finto) madre-figlia apparentemente forte ma così inesistente perchè mai dimostrato e perchè di convenienza. I personaggi ancora una volta sono bellissimi, simpatici, allegri, si esagera con canti e balli nella prima parte che vengono successivamente sostiuti da una più briosa azione. Evidente il lavoro di Lasseter, vero mago dell'animazione, che ha messo le mani con successo in quasi tutti i lavori Disney/Pixar degli ultimi anni.
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il brandani
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domenica 9 gennaio 2011
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capolavoro indiscutibile? discutiamone!
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Una ragazza possiede l’enorme e prezioso potere di ringiovanire le persone e guarire le ferite. Tale potere è racchiuso nei suoi chilometrici capelli dorati ed è per questo tenuta prigioniera in cima a una torre da una donna malvagia che si finge sua madre e sfrutta il suo potere per rimanere sempre giovane. La lunghezza dei capelli della ragazza non è determinata da una eventuale attitudine hippie, ma dal fatto che, se venissero recisi, smetterebbero di possedere lo speciale dono. Ma la bella ragazza, che di nome fa Rapunzel, non sa di essere la principessa che 18 anni prima il re e la regina persero, rapita, per l’appunto, da colei che si finge sua madre. Il fatto che essa la chiami sempre “fiorellino” poi, non è un caso: Rapunzel ha infatti ereditato il suddetto potere magico da uno speciale fiore nato da una goccia di sole caduta sulla Terra.
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Una ragazza possiede l’enorme e prezioso potere di ringiovanire le persone e guarire le ferite. Tale potere è racchiuso nei suoi chilometrici capelli dorati ed è per questo tenuta prigioniera in cima a una torre da una donna malvagia che si finge sua madre e sfrutta il suo potere per rimanere sempre giovane. La lunghezza dei capelli della ragazza non è determinata da una eventuale attitudine hippie, ma dal fatto che, se venissero recisi, smetterebbero di possedere lo speciale dono. Ma la bella ragazza, che di nome fa Rapunzel, non sa di essere la principessa che 18 anni prima il re e la regina persero, rapita, per l’appunto, da colei che si finge sua madre. Il fatto che essa la chiami sempre “fiorellino” poi, non è un caso: Rapunzel ha infatti ereditato il suddetto potere magico da uno speciale fiore nato da una goccia di sole caduta sulla Terra. La megera voleva egoisticamente tenerlo per sé, ma quando la regina si ammalò gravemente proprio mentre era incinta di Rapunzel, il fiore, una volta trovato dalle guardie reali, servì per creare la pozione che la guarì. La bambina nacque così con il potere magico trasferito dal fiore alla sua chioma. Ma lei non sa nulla di tutto ciò.
E sarebbe stato bello se nemmeno il pubblico avesse saputo nulla almeno fino a metà film, per poi sorprenderlo con un colpo di scena totalmente inaspettato per una fiaba. Immaginatevi il personaggio dell’antagonista come una donna amorevole, eccessivamente affettuosa, a tratti smielata, che apparentemente agisce per il bene della figlia. Talmente ben delineato da convincere anche gli spettatori più sospettosi, per poi svelarsi a metà pellicola per ciò che realmente è, con tanto di spiegazione, questa volta quella vera, delle origini della fanciulla. Ebbene, tutto ciò nel cinquantesimo classico Disney non c’è.
In compenso abbiamo un prologo che spiega già tutto ciò che si avrebbe potuto invece scoprire pian piano e una sceneggiatura prevedibile che in alcuni momenti rasenta il ridicolo. Il soggetto era buono: si serve di interessanti espedienti mirati non ad addolcire la trama originale ma a rendere l’adattamento più autonomo. Le motivazioni della reclusione di Rapunzel e della lunghezza infinita dei suoi capelli sono solo due delle sostanziali differenze che permettono a questa rielaborazione di camminare dignitosamente a testa alta dinnanzi all’originale romanzo dei fratelli Grimm. Il problema fondamentale sta nello sviluppo della trama: troppo lineare rispetto alle vorticose curve della chioma dorata e troppo imprigionata nella torre dei cliché. Il soggetto potenzialmente molto efficace non viene sfruttato adeguatamente e così la vicenda si concentra esclusivamente nella missione di Rapunzel e nella sua storia d’amore con un furfante. I dialoghi non lasciano il segno, la caratterizzazione dei personaggi è canonica e non offre nulla di nuovo, le gag corporali a matrice slapstick sono scontate e ripetitive, inoltre si ha come l’impressione di sapere esattamente cosa succederà un secondo dopo. Alcuni hanno speso parole di gran lode per come viene mostrata la relazione tra Rapunzel e la matrigna: una sorta di rapporto Frollo/Quasimodo tradotto in rapporto madre/figlia, fondato quindi su un continuo sminuimento, su un finto affetto e sulla falsa premura del “fidati di me, là fuori è un brutto mondo”. “Il massimo del male ben mascherato dietro il massimo del bene” ho letto. Ipotizziamo che i retroscena della vicenda non siano stati mostrati a inizio film. Pensate seriamente che i bambini presenti in sala, visti i comportamenti della matrigna, avrebbero avuto qualche dubbio sulla sua malvagità e ambiguità? Credo che solo per Rapunzel non fosse ovvio che nascondeva qualcosa.
Non funzionano troppo bene neppure i personaggi secondari: troppo relegati nel ruolo di macchiette, il cavallo e il camaleonte, pur regalando gli unici momenti comici del film, purtroppo non trovano spazio per affermarsi. Complice sicuramente la mancanza della parola, i due non hanno profondità, non sono nemmeno personaggi secondari, sono di contorno, ben distanti da un Sebastian, da un Lumiére o da un Genio.
Del tutto assente inoltre, la canonica (e in passato vincente) struttura narrativa che consiste nell’iniziare dal micro per culminare nel macro. Aladdin che all’inizio è un semplice straccione, alla fine si ritrova a combattere contro un enorme serpente per salvare la principessa; Ariel che nelle prime scene è una sirena come tante, nel finale si ritrova a combattere insieme al suo amato umano contro una strega alta 10 metri; Belle che inizialmente è una semplice ragazza che ama leggere, nelle ultime scene si ritrova ad assistere alla lotta tra il pallone gonfiato del paese e una strana bestia sui tetti di un castello. La prima impressione che si avrebbe a vedere queste immagini affiancate è la perplessità su come sia possibile che gli eventi si dipanino fino a scaturire in simili, epici, scontri finali. Eppure in mezzo c’è un meraviglioso crescendo che rende possibile tutto ciò. In Rapunzel no. La situazione è pressappoco la stessa per tutta la durata del film fino alla fine, dove non vi è “gran finale” alcuno, caratteristica che contribuisce a rendere ancora più trascurato il già di per sé basso livello di intrattenimento.
Due parole di biasimo vanno inevitabilmente attribuite alla colonna sonora, qui più che mai efficace esempio del fatto che non c’è bisogno di dover sempre musicare tutto ad ogni costo, solo perché sei la Disney. Pare di sentire un Alan Menken in piena crisi creativa, distante anni luce dal genio delle colonne sonore di capolavori come La sirenetta, La bella e la bestia e Aladdin. Talmente senza idee che in taluni momenti rispolvera alcuni dei suoi giri armonici più famosi, e allora si scorge per un accordo la persona vivente con più premi Oscar in tasca (8 in tutto), ma per il resto sembra di ascoltare per tutto il film la stessa, identica, lagnosa canzone. L’eccessivo scimmiottamento di quelle che sono ormai scene famose della tradizione favolistica disneyana comporta la creazione di momenti di vero e proprio cattivo gusto, come la bellissima scena dei due innamorati sulla barca, in mezzo al lago, circondati dalle lanterne volanti (palese riferimento a La sirenetta), rovinata dagli stessi che si mettono a cantare esternando i propri sentimenti in una canzoncina melensa rotola-sentimento. Bastava un semplice gioco di sguardi e un crescendo di archi o (se proprio vuoi che qualcuno canti) una voce esterna o farli cantare mentalmente, per far sì che questa stupenda sequenza non scadesse irrimediabilmente nella farsa. Per non parlare della scena in cui Rapunzel si rende conto di essere la principessa perduta o di quella in cui stringendo il corpo semimorente del suo amato, riesce a curare la sua ferita mortale e a salvarlo, non vi dico come. Ho immaginato, seduta al mio fianco, Biancaneve in persona esclamare: “Non posso credere che nel 2010 ancora propiniate ai bambini simili pacchianate! Io sarò anche l’emblema di tutto ciò, ma sono nata nel ’37!”
Concludendo, non è vero che in questo film si vede come, a 4 anni dalla fusione Disney/Pixar, la seconda abbia cominciato finalmente ad influenzare la prima. L’impressione che emerge è che John Lasseter non metterebbe mai la faccia per progetti simili a questo, ma si concede blandamente il ruolo di produttore esecutivo. Tiene molto di più ai suoi film, quelli della Pixar, che infatti si ritagliano uno spazio proprio, autonomo dalla catalogazione “classico Disney”. Non vi è alcun “approccio moderno agli archetipi narrativi”, casomai abbiamo un film che vorrebbe parlare modernamente di principesse, cavalieri e magia, ma semplicemente non ci riesce.
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francesco2
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mercoledì 29 dicembre 2010
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acqua fresca
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Come qualcuno ha scritto, c'è il rischio che questo cartone aggiunga poco al non indimenticabile ma più significativo "La principessa ed il ranocchio", e soprattutto rispetto a "Mulan "Il Re Leone", "La Bella e la Bestia". Anche se certi spunti come la frase:" Ti voglio bene, ma non come te", con la frase che diventa uno scioglilingua (Neanche tanto) comico, forse verranno apprezzati più che altro coi tempi. La sostanza però è affidarsi così tanto al divertimento estemporaneo che procura un personaggio non melenso ma non così imprevedibile come lo sfortunato/fortunato ladruncolo, anzichè giocare per quanto in chiave infantile sulla contraddizione di Raperonzolo reclusa da chi diceva di amarla così tanto.
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Come qualcuno ha scritto, c'è il rischio che questo cartone aggiunga poco al non indimenticabile ma più significativo "La principessa ed il ranocchio", e soprattutto rispetto a "Mulan "Il Re Leone", "La Bella e la Bestia". Anche se certi spunti come la frase:" Ti voglio bene, ma non come te", con la frase che diventa uno scioglilingua (Neanche tanto) comico, forse verranno apprezzati più che altro coi tempi. La sostanza però è affidarsi così tanto al divertimento estemporaneo che procura un personaggio non melenso ma non così imprevedibile come lo sfortunato/fortunato ladruncolo, anzichè giocare per quanto in chiave infantile sulla contraddizione di Raperonzolo reclusa da chi diceva di amarla così tanto. La premessa (L'incantesimo della matrigna ed il rapimento) è rapida, ma poi per trovare qualcosa che riporti ad altri film Disney bisogna aspettare il primo balletto che impegna madre e figlia. La donna ruota intorno (In tutti i sensi) alla sua tragica contraddizione: è mamma, dunque conseguentemente(?) dolce e affettuosa, ma anche goticamente strega, schiava del proprio egoismo che la spinge ad essersi legata ad un incantesimo e a "Proteggere" la figlia dal mondo esterno. Come anche nella "Principessa e nel ranocchio", però, questo è un preludio superiore a ciò che va ad introdurre, perché spunti come quello della ragazza che vorrebbe vedere le luci nel cielo, per quanto suggestivi e come idea e come dal punto di vista visivo, appaiono momenti isolati in un contesto dove anche personaggi come gli ex-complici del giovane appaiono macchiette che nulla aggiungono. Per trovare un altro momento all'altezza di quello precedente, come messaggio e capacità di divertire, bisogna aspettare il secondo "Musical", il contrasto tra le aspettative (La reazione violenta dei brutti ceffi), e la sorpresa (Ma davvero plausibile?) di ciò che avviene: anche loro, come la "Principessa" (Ancora!)avevano dei sogni che non erano riusciti a realizzare. In questa atmosfera non priva di spunti divertenti l'originalità fa capolino sempre meno, anche se si apprezzano occasioni sporadiche come la natura dolce-gotica della madre, tanto cattiva con un innocente che vuole impiccare quanto desiderosa di salvare la figlia dalle disavventure in cui si stava cacciando, e le scene che vedono i due personaggi di ritorno nella loro città, momento che poi si rivelerà fondamentale per la protagonista. Uscita di scena la donna dolce-grifigna che aveva spezzato l'incantesimo, legato ad un desiderio di non invecchiare e non accettare le leggi della natura, il giovane sfuggirà alla morte grazie ad una lacrima della protagonista, improvvisamente tornata alla normalità, ma che per l'ultima volta vuole andare OLTRE; prima di convolare a nozze col malfattore pentito, che un pò sfacciatamente arriva quasi a dirci: "Ma che altro finale vi aspettavate"? Forse nessun'altro, ma è quello che c'è in mezzo che convince tanto quanto, anche ma non solo perché l'inizio, molto più autoironico (Sono morto, ma il film è bello lo stesso") poteva fare sperare in qualcosa di diverso. Come si dice in certi casi, la Disney ha tante occasioni per dimostare di saper fare qualcos'altro, ma dopo due cartoni che lasciano (relativamente) l'"Amaro" in bocca, non bisogna fare come i gamberi e andare sempre più indietro. Anche perché, in questo caso, tra gli autori c'era un certo Lasseter, la cui mano secondo me si vede praticamente in un paio di scene.
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