great steven
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domenica 29 dicembre 2013
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depardieu: viaggiatore, motociclista, pensionato
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MAMMUTH (FRANCIA, 2010) di GUSTAVE DE KERVERN & BENOîT DELéPINE. Interpretato da GéRARD DEPARDIEU – YOLANDE MOREAU – ISABELLE ADJANI – MISS MING – BENOîT POELVOORDE § Serge Pilardosse va finalmente in pensione dopo quarantaquattro anni di lavoro onesto e puntiglioso: nella sua vita ha fatto il buttafuori, ha lavorato presso un’azienda di olive e in ultimo in un macello. Purtroppo non può godersi il meritato riposo in quanto i suoi datori di lavoro, che lo hanno sempre trattato come uno stolido ignorante, non gli hanno versato i contributi. Il nostro parte allora, alla guida di una vecchia e mastodontica Mammuth, alla ricerca dei documenti perduti, affrontando un viaggio che lo cambierà profondamente, facendogli conoscere fantasmi del passato (è ossessionato dal femminile ricordo dell’amore perduto) e individui particolari e sognanti, come un’insospettata nipote-sognatrice ad occhi aperti.
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MAMMUTH (FRANCIA, 2010) di GUSTAVE DE KERVERN & BENOîT DELéPINE. Interpretato da GéRARD DEPARDIEU – YOLANDE MOREAU – ISABELLE ADJANI – MISS MING – BENOîT POELVOORDE § Serge Pilardosse va finalmente in pensione dopo quarantaquattro anni di lavoro onesto e puntiglioso: nella sua vita ha fatto il buttafuori, ha lavorato presso un’azienda di olive e in ultimo in un macello. Purtroppo non può godersi il meritato riposo in quanto i suoi datori di lavoro, che lo hanno sempre trattato come uno stolido ignorante, non gli hanno versato i contributi. Il nostro parte allora, alla guida di una vecchia e mastodontica Mammuth, alla ricerca dei documenti perduti, affrontando un viaggio che lo cambierà profondamente, facendogli conoscere fantasmi del passato (è ossessionato dal femminile ricordo dell’amore perduto) e individui particolari e sognanti, come un’insospettata nipote-sognatrice ad occhi aperti. Tornerà a casa come un uomo rinnovato.Ambientato nell’epoca della crisi economica mondiale del 2008, il film, scorrevole e pulito, ne trae spunti interessanti per documentare la vicenda di un uomo ritenuto unanimemente un fallito da tante persone (ne è un esempio il litigio col salumiere al supermercato) che è costretto a muoversi, spesso disorientato e talvolta perfino intontito, dentro un passato nel quale riscopre cose dimenticate e valori nei quali non aveva mai riposto fiducia (l’amore per i famigliari incarnato dalla svampita nipote che costruisce perfino una statua a sua immagine e somiglianza). La sceneggiatura sobria e diligente aiuta a comprendere il cammino interiore del pomeriggio lungo questo on the road dalle pennellate secche e contemporaneamente dense. Non mancano momenti di sana comicità: la moglie al telefono che detta il cognome al centralinista automatico, la ricerca delle monetine d’argento sulla spiaggia, l’incontro grottesco col cugino Pierre e la masturbazione in camera sua. La fotografia (di Hughes Poulain) ritrae i paesaggi campestri francesi come un quadro impressionista, alla velocità della motocicletta che solca le strade del suolo d'oltralpe, coadiuvata da un montaggio serrato ed efficace. Bella colonna sonora a ritmo di pianoforte incalzante e toccante. Depardieu punta sulla comicità fisica, basata sul suo corpo elefantiaco e goffo, abbinata ad un parlato ritenuto ed essenziale che deriva da una recitazione che non tradisce errori sia sul piano mimico che su quello verbale. Una delle sue migliori interpretazioni nella cinematografia del nuovo millennio. Premiato al Festival del film di Cabourg.
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eugenio
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sabato 23 febbraio 2013
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la nuova frontiera della commedia on the road
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Di nuovo la Francia,ancora protagonista di una dolce-amara commedia targata Benoît Delépine e Gustave de Kervern. I due registi anarco-insurrezionalisti dopo il surreale Louise Michel tornano ad occuparsi di un tema assai “caldo” e attuale: il ritorno alla quotidianità delle proprie azioni dopo un’alienante esistenza lavorativa.
Se nella precedente pellicola l’originale duo illustrava la vicenda di un gruppo di impiegate che in seguito alla perdita del proprio posto di lavoro in un’azienda tessile,sfruttavano i soldi della liquidazione per assoldare un bizzarro killer allo scopo di uccidere il loro “fantomatico ” capo (con tutti gli annessi e connessi da black-comedy), in Mammuth l’azione è focalizzata sul singolo,un omaccione di sessanta anni capellone cave-man,bigonzo dal cuor d’oro interpretato da un magistrale Depardieu vera anima e motore della pellicola.
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Di nuovo la Francia,ancora protagonista di una dolce-amara commedia targata Benoît Delépine e Gustave de Kervern. I due registi anarco-insurrezionalisti dopo il surreale Louise Michel tornano ad occuparsi di un tema assai “caldo” e attuale: il ritorno alla quotidianità delle proprie azioni dopo un’alienante esistenza lavorativa.
Se nella precedente pellicola l’originale duo illustrava la vicenda di un gruppo di impiegate che in seguito alla perdita del proprio posto di lavoro in un’azienda tessile,sfruttavano i soldi della liquidazione per assoldare un bizzarro killer allo scopo di uccidere il loro “fantomatico ” capo (con tutti gli annessi e connessi da black-comedy), in Mammuth l’azione è focalizzata sul singolo,un omaccione di sessanta anni capellone cave-man,bigonzo dal cuor d’oro interpretato da un magistrale Depardieu vera anima e motore della pellicola.
Lavoratore irreprensibile e indefesso in un mattatoio alla soglia della pensione,il simpatico personaggio scopre che alcuni suoi vecchi datori di lavoro non gli hanno versato i contributi (godetevi la scena all’ufficio delle imposte). Pertanto,su consiglio dell’acida moglie,in sella alla sua moto anni ’70,una Mammuth appunto ripercorre le strade del passato alla ricerca di quei documenti ma soprattutto di quell’identità che credeva perduta e sepolta dalle ceneri di un’esistenza grigia e monotona. Su di essa aleggia insistentemente il fantasma di Yasmine,suo antico amore infantile la cui esile vita è stata irrimediabilmente spezzata da un incidente. Un incidente a bordo di quella “maledetta” Mammuth.
Il viaggio,come metafora di conoscenza e riscoperta di se’ è un tema caro e fin troppo abusato delle commedie di quest’ultimi tempi (si veda Il treno per il Darjeeling, Eldorado Road o Little Miss Sunshine per citare alcuni titoli famosi),tuttavia, i due registi riescono, con i loro modi originali di ripresa a creare un prodotto originale,fresco e grottesco. Ed è cosi’ che lo spettatore sorride (spesso amaramente) osservando tratti di umanità surreale incontrata dal goffo Serge: si spazia dallo scavatombe con l’armonica, al buttafuori di un locale che bacia in bocca manichini femminei, dal circense girovago in roulotte alla candida,semidrogata nipote e al caro fratello ritrovato il quale,si sente un irrefrenabile bisogno di “gingillarsi”a letto… Questo è solo uno spaccato dell’umanità ambigua filmata in alcuni tratti, volutamente con tocco sgranato e su piu’ piani di visione quasi a sottolineare l’assurdità e la molteplicità delle azioni che contraddistinguono esistenze spiazzate dal vortice impetuoso della vita.
Mammuthcostituisce un prodotto esilarante,riflessivo ma dalla creatività fine a se’ stessa. Alcune scene risultano troppo barocche: se all’inizio possono far sorridere, a lungo termine (in particolare nella seconda parte relativa all’incontro con i parenti), finiscono per divenire tediose e ripetitive, contrariamente all’intento del cineasti. Cio’ non toglie che la pellicola sia travolgente e ammirabile per il coraggio di mostrare aspetti prettamente “quotidiani” con piglio surreale. Un bell’esercizio di virtuosismo stilistico che annovera,tra gli svariati esempi la divertente scena del protagonista al supermercato: dai dialoghi col salumiere, alla persona svenuta per terra al forzato parcheggio del carrello tra due auto in sosta. Peccato che, successivamente, la sceneggiatura crolli verso la strada dell’autocompiacimento e della pretestuosità, percorribile solo in condizioni meteo serene.
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osteriacinematografo
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mercoledì 4 gennaio 2012
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corri mammuth, corri lontano
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E’ la storia di Serge, un sessantenne che decide di andare in pensione dopo una vita dedicata interamente al lavoro.
L’uomo deve percorrere a ritroso il proprio iter lavorativo alla ricerca dei vari datori di lavoro e degli improbabili contributi versati a suo pro.
Scopriamo presto un uomo totalmente estraneo alla società in cui sembra non essersi mai calato, scopriamo la vera essenza di Serge, soprannominato Mammuth, come la vecchia moto che lo condurrà per campagne francesi fra giostrai, vecchie locande, bar trasandati e strutture che in realtà non esistono più.
Mammuth ha pensato sempre soltanto al lavoro, non è in grado di gestire la più semplice delle operazioni che la quotidianità riserva, è rozzo, trasandato, obeso, di poche parole, e porta lunghi capelli da vichingo.
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E’ la storia di Serge, un sessantenne che decide di andare in pensione dopo una vita dedicata interamente al lavoro.
L’uomo deve percorrere a ritroso il proprio iter lavorativo alla ricerca dei vari datori di lavoro e degli improbabili contributi versati a suo pro.
Scopriamo presto un uomo totalmente estraneo alla società in cui sembra non essersi mai calato, scopriamo la vera essenza di Serge, soprannominato Mammuth, come la vecchia moto che lo condurrà per campagne francesi fra giostrai, vecchie locande, bar trasandati e strutture che in realtà non esistono più.
Mammuth ha pensato sempre soltanto al lavoro, non è in grado di gestire la più semplice delle operazioni che la quotidianità riserva, è rozzo, trasandato, obeso, di poche parole, e porta lunghi capelli da vichingo. Poi, attraverso una regia delicata e artigianale, conosciamo i suoi lati positivi, le sofferenze patite, come la perdita della donna che amava, l’affetto con cui ritrova la nipote alienata, l’amore ritrovato per la vita e la compagna.
Bello e poetico il viaggio in moto di Mammuth, così come la narrazione, che rimbalza in modo tenue fra vicende concrete e l’universo surreale di Serge e degli strambi personaggi (la nipote in primis) che si presenteranno sulla scena di un film che è insieme fuga, sogno, follia, riscoperta di un motivo, dell’amore, della voglia di continuare.
E allora corri Mammuth, corri veloce, non ti fermare.
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francesco2
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mercoledì 9 novembre 2011
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la ville est tranquille?non!
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Ancora la provincia francese, che ci avevano illustrato Guediguan e questi stessi registi nel loro precedente "Louise e Michel"; ma penso anche a "Marius e Jeannette". Un cinema mai consolatorio, alle volte semmai consolante, perché senza abbandonarsi a stupidi ottimismi (Ed anzi, a volte, trasfigurando la realtà in maniera caricaturale, come in questo caso), non evita di lanciare tiepidi messaggi di speranza.
Andando alla specificità di questo film le prime immagini, raffiguranti animali ormai privi di vita in vendita come carne, si ricollegano abbastanza ad una scena della "Commedia di Dio"('95), del portoghese Monteiro: in una - Credo- delle prime scene, la cinepresa si soffermava su una testa di pesce, destinata a venire spezzata nel giro di qualche momento.
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Ancora la provincia francese, che ci avevano illustrato Guediguan e questi stessi registi nel loro precedente "Louise e Michel"; ma penso anche a "Marius e Jeannette". Un cinema mai consolatorio, alle volte semmai consolante, perché senza abbandonarsi a stupidi ottimismi (Ed anzi, a volte, trasfigurando la realtà in maniera caricaturale, come in questo caso), non evita di lanciare tiepidi messaggi di speranza.
Andando alla specificità di questo film le prime immagini, raffiguranti animali ormai privi di vita in vendita come carne, si ricollegano abbastanza ad una scena della "Commedia di Dio"('95), del portoghese Monteiro: in una - Credo- delle prime scene, la cinepresa si soffermava su una testa di pesce, destinata a venire spezzata nel giro di qualche momento. Qui tutto sembra rendere la miseria -In tutti i sensi- che circonda il protagonista, salutato dai colleghi alla vigilia della pensione ma (auto)abbandonato(si?)a sé stesso in un contesto greve, in cui gli alterchi con il grezzo impiegato del magazzino rischiano di risultare i momenti più "vivaci" della giornata.
Ciò cui sembrano interessati i due registi non appare soltanto condannare la nostra società, anche se emergono segnali di cupo pessimismo quando, per esempio, un ragazzino chiede ai genitori di denunciare il "grasso e sporco"protagonista. O quando, in una scena forse tra le migliori del film , mettono in scena un subdolo ex-principale che, per non versare al protagonista i contributi passati, ne mette "in risalto" le modeste capacità intellettuali. Ancora più antipatico di chi "Rifiuterà" la stralunata nipote durante un colloquio di lavoro, dopo avere manifestato un finto interesse. No, altre situazioni, improntate -Sembra- più che altro alla caricaturalità (Valga per tutte la pseudo-handicappata) appaiono forse come tasselli di quel mosaico che è il viaggio del protagonista. Sulla strada (In tutti sensi!) della "Storia vera" lynchiana, Depardieu intraprende un percorso (Fisico, matyeriale, certo, ma anche interiore) che serve a (ri?)dare smalto al grigiore che, come detto, ormai lo avvolgeva.
Ciò detto, però, "Mammuth" a volte smentisce le premesse delle primissime scene (Quella moto ripresa con uno stile realistico-fotografico). Come avveniva nel precedente film, divenuto un piccolo caso
cinematografico per meriti abbastanza dubbi, resta il sospetto di un grottesco un pò fine a sé stesso (La moglie che vorrebbe picchiare, poi cambia idea), ed altri personaggi relativamente marginali, quali la nipote ed il fratello, appaiono tratteggiati più che analizzati.
Un pò come se "Mammuth" fosse una favola, amara e disincantata sì, ma pur sempre una favola, come testimonierebbero la morta che "accompagna" il protagonista fino ad un certo punto, e soprattutto il lieto fine.
Resta però una denuncia asciutta che calca bene il terreno del surreale, e per questo chi lo definisca un film che esiste "Grazie a Depardieu" può apparire sicuramente esagerato.
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vittorio
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mercoledì 13 luglio 2011
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peccato per la parte finale!!
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Concordo pienamente con la critica....il film va diviso in due parti, la prima parte è splendida, una piccola poesia, una metafora della vita....poi pero' la parte finale diventa forzata, scialba e con un finale un po' troppo scontato!!
Peccato...
Complessivamente da vedere....
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ipno74
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mercoledì 25 maggio 2011
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il rozzo mammuth
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Buon film con Depadieu che però non ha un gran ritmo.
La sceneggiatura è buona anche a volte la regia è un pò lenta.
Una regia a volte lenta ma anche geniale, con richiami del passato con la vera pellicola anni '70.
Storia di un'uomo afflitto per la morte della sua ragazza o storia di una sera.
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dario
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lunedì 25 aprile 2011
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forzato
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Troppo caricaturale, poche idee, sceneggiatura allo sbando, qualche furberia e tanto snobismo. Il tutto per una morale di fondo quanto mai banale. Certi tocchi non sono male, la regia non è dozzinale, ma sono poche cose in uno spettacolo volutamente dimesso, con qualche punta di sadismo letterario. Non manca una sensazione di assurdità voluta e perseguita cocciutamente, con supponenza. Fuori giri. Interpretazione di conseguenza.
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ragthai
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venerdì 8 aprile 2011
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noia allo stato puro
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Davvero noioso, lo sconsiglio ai non amanti del cinema francese.
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brenusu
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martedì 15 febbraio 2011
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noiosissimo
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ultimoboyscout
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venerdì 21 gennaio 2011
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io sono educato, rompicogl...!
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Una commedia anche di denuncia, ma vista in chiave leggera e simil-comica, con soli attori brutti, con Depardieu alla ricerca della sua vita passata. On the road alla francese, non convince del tutto ma non si può dire che sia brutto.
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