laulilla
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mercoledì 10 novembre 2010
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il difficile compito di educare
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Viene attribuito a Jean Jaurès il detto secondo cui si insegna non quel che si sa o si vuole, ma quel che si è. Ritengo che questo adagio contenga molta verità, anche se non credo possa attualmente, nel nostro paese, essere riferito solo agli insegnanti. La società, nel suo complesso, non assolve ai suoi compiti nei confronti dei giovani e si offre loro per quella che è, mentre quelle che con orribile espressione vengono definite "agenzie educative", cioè famiglia e scuola non riescono a collaborare (o almeno non sempre e non molto) in vista dell'interesse dei giovani: anche loro insegnano quello che sono.
Il film affronta solo di scorcio il tema della famiglia: in questo caso accennando a una famiglia divisa, in cui viene sostituito un padre assente con molta disinvoltura e in cui perciò un fragile adolescente, Alex, cerca invano ascolto e attenzione.
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Viene attribuito a Jean Jaurès il detto secondo cui si insegna non quel che si sa o si vuole, ma quel che si è. Ritengo che questo adagio contenga molta verità, anche se non credo possa attualmente, nel nostro paese, essere riferito solo agli insegnanti. La società, nel suo complesso, non assolve ai suoi compiti nei confronti dei giovani e si offre loro per quella che è, mentre quelle che con orribile espressione vengono definite "agenzie educative", cioè famiglia e scuola non riescono a collaborare (o almeno non sempre e non molto) in vista dell'interesse dei giovani: anche loro insegnano quello che sono.
Il film affronta solo di scorcio il tema della famiglia: in questo caso accennando a una famiglia divisa, in cui viene sostituito un padre assente con molta disinvoltura e in cui perciò un fragile adolescente, Alex, cerca invano ascolto e attenzione.
La scuola, il liceo che Alex frequenta, si presenta subito come un luogo lontanissimo dalle esigenze del ragazzo, in parte perché la maggioranza degli insegnanti non ha mai messo in discussione se stessa e il suo modo di insegnare; in parte perché i due insegnanti più motivati e coscienti stanno vivendo un momento di crisi del loro rapporto amoroso, che li porta a voler aiutare il giovane Alex quasi contendendoselo, in ogni caso travalicando in modo abbastanza grave i loro compiti e i loro ruoli. Lei (una eccellente Valeria Golino) vorrebbe dare ad Alex quell'affetto materno che gli manca, ma inducendo il giovane a illudersi sulla natura del loro rapporto, per le implicazioni edipiche che il sentimento materno suscita. Lui fa il giovane piacione, si atteggia ad amico, fa il rockettaro un po' freak, arrivando a impasticcarsi per compiacere il suo immaturo protegé, mettendosi perciò in grossi guai.
Mi pare che il film ci dica in fondo che, nonostante le migliori intenzioni, i due professori hanno cumulato errori su errori errori, senza riuscire, in compenso a dare molto allo studente. Il film , che è interessante per i temi che affronta, è costruito in modo disuguale: duro e spietato nel presentare la situazione di degrado, anche fisico, della scuola in cui avvengono i fatti; altrettanto perfetto nel disegnare la noia dei consigli di classe e l'impotenza dei "centri d'ascolto", ma non è sempre persuasivo nel racconto delle dinamiche interpersonali, soprattutto fra i due prof, marito e moglie che non si sopportano più e che gareggiano per accaparrarsi la benevolenza del giovane Alex, poiché, in tal modo fa diventare ancora più ingarbugliata una situazione, già di per sé complessa e difficile. Molto bella l'interpretazione che del giovane Alex dà l'esordiente Fulvio Forti, che il regista, a sua volta prof, ha trovato, se ho ben capito, proprio nella scuola.
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reservoir dogs
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mercoledì 10 novembre 2010
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un film "democratico"
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La scuola è finita ma non ci lascia andare a casa o forse non vogliamo tornarci così come non vogliamo più tornare a scuola: siamo confusi, un pò come lo è Alex, il protagonista di questo lungometraggio.
Un ragazzo che non ha le idee ben chiare, non vede un futuro ben definito così come non lo vedono due dei suoi professori che tentano di aiutarlo ciascuno a suo modo.
L'aiutare l'altro sarà un mezzo per aiutare anche se stessi e per comprendersi meglio.
Due professori a confronto con un passato come compagni con due modi completamente diversi di vedere la scuola e il loro ruolo di professore, lui Aldo Talarico ha scelto la professione come ripiego lasciandosi sfuggire tra le mani il sogno di chitarrista, lei, Daria Quarenghi è invece molto motivata, il suo è il lavoro che voleva fare e a cui si dedica anima e cuore.
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La scuola è finita ma non ci lascia andare a casa o forse non vogliamo tornarci così come non vogliamo più tornare a scuola: siamo confusi, un pò come lo è Alex, il protagonista di questo lungometraggio.
Un ragazzo che non ha le idee ben chiare, non vede un futuro ben definito così come non lo vedono due dei suoi professori che tentano di aiutarlo ciascuno a suo modo.
L'aiutare l'altro sarà un mezzo per aiutare anche se stessi e per comprendersi meglio.
Due professori a confronto con un passato come compagni con due modi completamente diversi di vedere la scuola e il loro ruolo di professore, lui Aldo Talarico ha scelto la professione come ripiego lasciandosi sfuggire tra le mani il sogno di chitarrista, lei, Daria Quarenghi è invece molto motivata, il suo è il lavoro che voleva fare e a cui si dedica anima e cuore.
Un film "democratico" perchè ricorda che anche i professori sono esseri umani nonostante molti alunni li sentano molto distanti da loro, con delle problematiche, fragilità e sogni, quindi possono aiutarli fino ad un certo punto.
Se Antoine Doinel fugge con una "carrellata" verso la spiaggia, Alex Donadei fa lo stesso con il suo motorino verso la strada dipinta di murales e un futuro...forse più nitido.
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sarax
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venerdì 12 novembre 2010
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la scuola è finita... forse no ... ma...
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La scuola è finita. Un bel film assolutamente da vedere. E' sicuramente uno spaccato di una parte delle ns scuole. Crudo e vero. Ma da anche una sensazione di positività, si percepisce una speranza per il miglioramento in questo film. La storia si basa su 3 personaggi. 1 studente e 2 insegnanti e attraverso di loro si vedono le mancanze della scuola e di chi la frequesta ma anche i pregi, la voglia nonostante tutto di aiutare e di essere aiutati. Colonna sonora dele Vibrazioni stupenda. Forti davvero bravo una rivelazione. Valeria Golino superba, un ruolo particolare per lei, ma che le sta a pennello, dimostra sempre di essere una grande attrice, una delle migliori che abbiamo in Italia anche se a volte un pò snobbata, meno male che all'estero almeno ce la riconoscono come tale!.
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La scuola è finita. Un bel film assolutamente da vedere. E' sicuramente uno spaccato di una parte delle ns scuole. Crudo e vero. Ma da anche una sensazione di positività, si percepisce una speranza per il miglioramento in questo film. La storia si basa su 3 personaggi. 1 studente e 2 insegnanti e attraverso di loro si vedono le mancanze della scuola e di chi la frequesta ma anche i pregi, la voglia nonostante tutto di aiutare e di essere aiutati. Colonna sonora dele Vibrazioni stupenda. Forti davvero bravo una rivelazione. Valeria Golino superba, un ruolo particolare per lei, ma che le sta a pennello, dimostra sempre di essere una grande attrice, una delle migliori che abbiamo in Italia anche se a volte un pò snobbata, meno male che all'estero almeno ce la riconoscono come tale!. Un Vincenzo Amato bravo, ma un pò sottotono.. l'ho preferito in Respiro. La storia scivola via, non annoia, anzi.
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preziosa
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lunedì 1 novembre 2010
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siamo nel bronx o in un liceo?...
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Un film molto drammatico, molto crudo e duro,che rappresenta, a volte in modo esagerato e molto marcato, una triste realtà scolastica che vive in certe periferie cittadine o in particolari contesti molto disagiati. Viene da chiederesi: siamo nel Bronx o siamo in un liceo?...Mi pare pure strano che in un intera classe di studenti liceali, non ci sia almeno uno studente più studioso di altri o almeno più interessato allo studio....non voglio credere che tutti gli altri compagni sia tutti demotivati, indisciplinati e irrispettosi verso gli adulti, molto difficili da gestire, non che non ci siano, anche perché purtroppo le cronache dei tg e quotidiani parlano chiaro e in più occasioni hanno riportato fatti simili a quelli rappresentati nel film, il regista, forse ha volutamente esagerato un po, per sottolineare di più certe problematiche.
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Un film molto drammatico, molto crudo e duro,che rappresenta, a volte in modo esagerato e molto marcato, una triste realtà scolastica che vive in certe periferie cittadine o in particolari contesti molto disagiati. Viene da chiederesi: siamo nel Bronx o siamo in un liceo?...Mi pare pure strano che in un intera classe di studenti liceali, non ci sia almeno uno studente più studioso di altri o almeno più interessato allo studio....non voglio credere che tutti gli altri compagni sia tutti demotivati, indisciplinati e irrispettosi verso gli adulti, molto difficili da gestire, non che non ci siano, anche perché purtroppo le cronache dei tg e quotidiani parlano chiaro e in più occasioni hanno riportato fatti simili a quelli rappresentati nel film, il regista, forse ha volutamente esagerato un po, per sottolineare di più certe problematiche. Molto bello e costruttivo il personaggio della professoressa Daria Quarenghi(Valeria Golino), molto motivata, appassionata, crede molto nel suo lavoro ed è molto alternativa e innovativa, è convinta che ciò che fa sia la giusta soluzione. A modo suo, ma sempre con intenzioni benevole e positive, cerca di aiutare uno studente che vive una situazione scolastica, personale e familiare molto difficile, e a tal proposito, Daria esce dal suo ruolo, va oltre i normali compiti di un'insegnante, quando invece potrebbe benissimo fermarsi al suo ruolo e chiederete l’intervento dei servizi sociali. Ma preferisce fare a modo suo......Le sue intenzioni positive e di aiuto, sono fraintese, anche per la burocrazia che a volte è poco flessibile. Il personaggio di Daria, mi fa notare una certa analogia con un altro film: “”Mar piccolo” di R. De Robilant, pur essendo diversa la storia, anche là si trova una professoressa che esce dal suo ruolo e personalizza lo schema didattico e si preoccupa di aiutare un allevo più in difficoltà. Nei due film cambia il finale, là è positivo, qui ne “La scuola è finita” non lo dico ma è molto più crudele e quasi assurdo. Da come l’ho interpreto io, vedo il film come una critica indiretta al ruolo troppo schematizzato di come deve essere l’insegnante, su quali sono i suoi compiti, come se fosse ingabbiato da certi protocolli che deve necessariamente rispettare e con poco spazi alla flessibilità di comportamento, perché se si esce dallo schema prestabilito si corre il rischio di essere puniti, anche se le intenzioni usate sono guidate da fini positivi e risolutivi. E vero che le regole ci devono essere per tutti e devono essere rispettate, ma è anche vero che in certi casi bisogna valutare caso per caso e ed essere un po’ più tolleranti.
Il film mi è piaciuto proprio perché offre spunti di riflessione e discussione sulla situazione scolastica sia da parte degli insegnati che degli studenti. Ottima intepretazione di Valeria Golino.
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algernon
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mercoledì 10 novembre 2010
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scuola problematica
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buon film, anche se con situazioni scolastiche portate un po' all'estremo. ai problemi degli studenti qui si aggiungono anche i problemi degli insegnanti, i due insegnanti protagonisti in particolare, che, pur dedicandosi eroicamente al problema dello studente, vanno però entrambi fuori dalle regole deontologiche, una per troppo fare, l'altro per assumere un ruolo troppo giovanilistico. è proprio il comportamento del professor Talarico (Vincenzo Amato) che poco mi convince: una mancanza di responsabilità che non si concilia con il mestiere di professore e che mi sembra tutto sommato una caso irreale. molto brava come sempre Valeria Golino, è un piacere vederla recitare.
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aristoteles
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lunedì 21 dicembre 2015
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la scuola non è questa
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Non è un film sulla scuola anche se il "titolone" serve per accattivarsi più studenti possibili.
Qui infatti si parla di un dramma personale,quello di Alex e della sua vita difficile,con riferimenti più o meno pertinenti al mondo scolastico.
Il giovane attore principale,Fulvio Forti,sfoggia una buona interpretazione.
Molto meno convincenti,a mio modesto parere,la Golino e sopratutto Amato,che vanno coraggiosamente oltre i propri compiti,ma in maniera alquanto affannosa.
Per tutta la durata del film non si assiste a un colloquio "serio" fra tutte le parti in casusa:minore,famiglia,professori,preside, magari assistente sociale,magari psicologo,mi sembra una cosa alquanto ridicola.
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Non è un film sulla scuola anche se il "titolone" serve per accattivarsi più studenti possibili.
Qui infatti si parla di un dramma personale,quello di Alex e della sua vita difficile,con riferimenti più o meno pertinenti al mondo scolastico.
Il giovane attore principale,Fulvio Forti,sfoggia una buona interpretazione.
Molto meno convincenti,a mio modesto parere,la Golino e sopratutto Amato,che vanno coraggiosamente oltre i propri compiti,ma in maniera alquanto affannosa.
Per tutta la durata del film non si assiste a un colloquio "serio" fra tutte le parti in casusa:minore,famiglia,professori,preside, magari assistente sociale,magari psicologo,mi sembra una cosa alquanto ridicola.
Il finale non raccontato non incanta,piuttosto ci svela che neanche al regista era chiaro su cosa volesse veramente farci riflettere.
Approssimativo.
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ipno74
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mercoledì 30 marzo 2011
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bontà di un ribelle
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Il film ha un una buona sceneggiatura, con una trama che è abbastanza scontata ma comunque ti crea una curiosità nel vedere come finisce.
Purtroppo la scuola che presenta questo lungometraggio è abbastanza reale, con la scuola fatiscente, ragazzi con delle gravi problematiche in famiglia, professori che pensano solo a bocciare o rimandare senza mai conoscere veramente il ragazzo.
Infatti nel film, non c'è nessuno che chiede al ragazzo che cosa gli piaccia, lo devono scoprire per caso.
Eppure basterebbe ascoltare un pò questi ragazzi per rendersi conto di quanto possono dare, e quanto vorrebbero dare.
Il film ha un finale che non è un finale, quindi si rimane a bocca asciutta da questo punto di vista, ma nel complesso è un buon film.
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Il film ha un una buona sceneggiatura, con una trama che è abbastanza scontata ma comunque ti crea una curiosità nel vedere come finisce.
Purtroppo la scuola che presenta questo lungometraggio è abbastanza reale, con la scuola fatiscente, ragazzi con delle gravi problematiche in famiglia, professori che pensano solo a bocciare o rimandare senza mai conoscere veramente il ragazzo.
Infatti nel film, non c'è nessuno che chiede al ragazzo che cosa gli piaccia, lo devono scoprire per caso.
Eppure basterebbe ascoltare un pò questi ragazzi per rendersi conto di quanto possono dare, e quanto vorrebbero dare.
Il film ha un finale che non è un finale, quindi si rimane a bocca asciutta da questo punto di vista, ma nel complesso è un buon film.
Da vedere
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hatecraft
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giovedì 24 febbraio 2011
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il film è finito, meno male
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film di una retorica sepreggiante, auto-refenziale si riferisce cioè allo stesso target con cui è stato girat, iperbolico fino al ridicolo, fintissimo, tutti imbolsiti nell'interpretare perfino se stessi, una scontata critica al sistema scolastico con i toni grossolani di uno sceneggiato odierno della rai-fiction. imbarazzante e qui mi fermo.
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salvatore scaglia
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sabato 16 febbraio 2013
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famiglia e scuola, tra crisi e speranza
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La scuola è finita è un film interessante sul tentativo di incontro tra studenti, famiglie e professori, in fondo tutti, per così dire, da recuperare.
Tra gli studenti emerge, infatti, la figura di Daniele-Alex Donadei, apparentemente svogliato sia nella vita sia nello studio e con un rapporto problematico con la madre e il padre, improvviso reduce dall'Australia. Tra le famiglie viene in considerazione quella stessa di Donadei, in cui la madre si dibatte tra un amante - non si capisce bene se sincero o interessato solo ad essere mantenuto - e il ritorno del marito. Tra i professori, invece, si fa luce la coppia di colleghi Quarenghi (Valeria Golino) e Talarico (Vincenzo Amato), che provano ad avere un dialogo con l'allievo, in via di perdizione, Alex: la prima sotto il profilo dell'ascolto e del consiglio; il secondo sotto quello dell'empatia musicale e non solo (docente e discente, tra qualche 'pasticca', schitarrano sia privatamente che pubblicamente, in un iperbolico concerto sul tetto della scuola, tra le ovazioni dei compagni del ragazzo).
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La scuola è finita è un film interessante sul tentativo di incontro tra studenti, famiglie e professori, in fondo tutti, per così dire, da recuperare.
Tra gli studenti emerge, infatti, la figura di Daniele-Alex Donadei, apparentemente svogliato sia nella vita sia nello studio e con un rapporto problematico con la madre e il padre, improvviso reduce dall'Australia. Tra le famiglie viene in considerazione quella stessa di Donadei, in cui la madre si dibatte tra un amante - non si capisce bene se sincero o interessato solo ad essere mantenuto - e il ritorno del marito. Tra i professori, invece, si fa luce la coppia di colleghi Quarenghi (Valeria Golino) e Talarico (Vincenzo Amato), che provano ad avere un dialogo con l'allievo, in via di perdizione, Alex: la prima sotto il profilo dell'ascolto e del consiglio; il secondo sotto quello dell'empatia musicale e non solo (docente e discente, tra qualche 'pasticca', schitarrano sia privatamente che pubblicamente, in un iperbolico concerto sul tetto della scuola, tra le ovazioni dei compagni del ragazzo). Ma anche i due docenti, separati da poco, sono impegnati su un fronte difficile, sebbene non impossibile: quello del ricucire la loro vicenda sentimentale.
La pellicola è, a prima vista, incentrata sulla scuola, che si vorrebbe meno istituzionalizzata (carica, com'è, di atteggiamenti da "competenza" e "procedura", che ispirano professori, preside e ispettrice) e più di frontiera, 'sulla strada', a reale contatto coi giovani (come si evince, per esempio, dalla scena in cui, in un corridoio scolastico già campo di baldorie degli studenti, irrompe Alex col suo motorino). In realtà, tuttavia, l'opera filmica intende incrociare i destini, o quanto meno le dinamiche, di più soggetti e più contesti: i discenti e i docenti, i professori tra loro quali colleghi, i figli e i genitori, i mariti e le mogli. Trattando delle c.d. agenzie formative fondamentali per ogni persona umana (la famiglia e la scuola), in un tratto storico per loro decisamente critico.
Pochi sono, infatti e tra l'altro, i momenti di luce materiale in questo film: le scene spesso sono buie o grigie, gli abiti scuri; metafore del momento difficile che attraversano individui e gruppi sociali, quasi sull'orlo di un suicidio, rappresentato dal tentato gesto autolesionistico di Alex.
Ma lo scorcio - con i professori Quarenghi e Talarico finalmente insieme in macchina, affiancati dal motorino del sorridente Donadei - e i titoli di coda, avviati su un azzeccato cielo sereno e nuvoloso nel contempo, tengono aperta la speranza su un futuro, personale e sociale, spessissimo percepito come incerto.
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luca scialò
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mercoledì 17 novembre 2010
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parvenze da fiction, per tema e sceneggiatura
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In una scuola di Roma, l'Istituto Pestalozzi, un alunno, Alex, si getta dal quinto piano sotto l'effetto di pasticche. Un episodio che riporta violentemente a galla un problema comune a molte scuole italiane: la circolazione di droghe leggere, ragazzi disinteressati ad apprendere, insegnanti disincentivati a fare il proprio lavoro. Tra questi però ci sono la professoressa Quarenghi (Valeria Golino) e il professor Talarico (Vincenzo Amato) ancora appassionati al proprio lavoro nonostante i problemi del loro privato; infatti prendono a cuore i problemi di Alex e vorrebbero salvarlo da una vita che sta prendendo una brutta piega.
Quarto film per Valerio Jalongo, che propone la coppia Golino-Amato dal buon affiatamento già dimostrato nel film "Respiro".
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In una scuola di Roma, l'Istituto Pestalozzi, un alunno, Alex, si getta dal quinto piano sotto l'effetto di pasticche. Un episodio che riporta violentemente a galla un problema comune a molte scuole italiane: la circolazione di droghe leggere, ragazzi disinteressati ad apprendere, insegnanti disincentivati a fare il proprio lavoro. Tra questi però ci sono la professoressa Quarenghi (Valeria Golino) e il professor Talarico (Vincenzo Amato) ancora appassionati al proprio lavoro nonostante i problemi del loro privato; infatti prendono a cuore i problemi di Alex e vorrebbero salvarlo da una vita che sta prendendo una brutta piega.
Quarto film per Valerio Jalongo, che propone la coppia Golino-Amato dal buon affiatamento già dimostrato nel film "Respiro". Bravo anche il giovanissimo Fulvio Forti nei panni dell'adolescente romanaccio Alex Donadei. Quanto al lungometraggio, le intenzioni sono valide ma il risultato non è esaltante. O meglio, si riprende il tema delle difficoltà che aleggiano tra le 4 mura delle scuole italiane, obiettivo già raggiunto in "Auguri professore" film col mattatore Silvio Orlando. Indubbiamente più vivo e divertente di questo e dunque più adatto a trasmettere un messaggio importante in un pubblico adolescente.
In "La scuola è finita" sembra più di guardare una fiction alla "Provaci ancora Prof.", non solo per il tema, ma anche per la sceneggiatura e il montaggio.
Un film da far vedere tutt'al più nelle scuole superiori, anche se forse il giudizio degli alunni pure potrebbe essere crudele. Insomma, buone intenzioni ma poco altro.
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