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zoom e controzoom
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martedì 3 maggio 2011
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L'idea, il soggetto sono validi in sè, ma il difetto sta nel non aver dato forza ai singoli personaggi.
innanzitutto il doppiaggio : la voce di Zingaretti non è adatta ad esprimere i sentimenti così forti del protagonista: è troppo metallica e manca di profondità a parte un'inevitabile strascico d'inflessione regionale.
I dialoghi tradutti in italiano, e voglio sperare sia colpa della traduzione, sono "ripuliti": non è un linguaggio corrente, ma riveduto e corretto per un manuale perbenino.
La figura della moglie/vedova è ininfluente, marginale e incompleta, una persona senza personalità se non per un indotto a volte casuale a volte momentaneo.
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L'idea, il soggetto sono validi in sè, ma il difetto sta nel non aver dato forza ai singoli personaggi.
innanzitutto il doppiaggio : la voce di Zingaretti non è adatta ad esprimere i sentimenti così forti del protagonista: è troppo metallica e manca di profondità a parte un'inevitabile strascico d'inflessione regionale.
I dialoghi tradutti in italiano, e voglio sperare sia colpa della traduzione, sono "ripuliti": non è un linguaggio corrente, ma riveduto e corretto per un manuale perbenino.
La figura della moglie/vedova è ininfluente, marginale e incompleta, una persona senza personalità se non per un indotto a volte casuale a volte momentaneo.
Nemmeno i cattivi sono credibili.
L'unica figura ben ritagliata è l'uomo che poi porterà i segni della vendetta, il traduttore delle parole raccolte sul cellulare, figura troppo marginale, ma nel suo piccolo ineceppibile.
Una buona partenza e buoni propositi non sostenuti nemmeno dalla recitazione degli attori che creano sì aspettative, ma non arrivano mai al dunque e quando ci arrivano, innamoramento della vedova, non si capisce come e perchè ci sono arrivati e soprattutto che senso abbia nel contesto del film.
Tecnicamente equilibrato senza sbandamenti o meraviglie tecniche.
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filippo catani
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giovedì 28 aprile 2011
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l'amicizia divorata dalla guerra
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Il nuovo film di Ken Loach abbandona decisamente l'atmosfera leggera del Mio amico Eric per immergersi nelle cupe pieghe della guerra in Iraq. Il film racconta la storia di una bellissima e anche drammatica amicizia tra Fergus e Frankie. Il primo convince il secondo a partire per l'Iraq nella sua squadra di contractors prospettandogli guadagni facili e di un certo spessore. Frankie rimane coinvolto in un attentato e Fergus, tornato nella nativa Liverpool, indaga sull'accaduto aiutato dalla compagna di Frankie.
Innanzitutto il filom descrive in maniera cruda e reale quello che è effettivamente il lavoro di questi cosiddetti contractors e soprattutto vuole sottolineare le grandi ambiguità che gravano sulla scelta di invadere l'Iraq e il grande buisness che si cela dietro l'intervento militare.
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Il nuovo film di Ken Loach abbandona decisamente l'atmosfera leggera del Mio amico Eric per immergersi nelle cupe pieghe della guerra in Iraq. Il film racconta la storia di una bellissima e anche drammatica amicizia tra Fergus e Frankie. Il primo convince il secondo a partire per l'Iraq nella sua squadra di contractors prospettandogli guadagni facili e di un certo spessore. Frankie rimane coinvolto in un attentato e Fergus, tornato nella nativa Liverpool, indaga sull'accaduto aiutato dalla compagna di Frankie.
Innanzitutto il filom descrive in maniera cruda e reale quello che è effettivamente il lavoro di questi cosiddetti contractors e soprattutto vuole sottolineare le grandi ambiguità che gravano sulla scelta di invadere l'Iraq e il grande buisness che si cela dietro l'intervento militare. Purtroppo nella visione cupa di Loach anche l'amicizia non riesce a risollevare chi ha perso un amico sul campo o chi è rimasto tragicamente menomato.
La tragica figura di Fergus ci riporta alla mente, seppur in altra ambientazione e con altri metodi di indagine, la dolorosa figura del padre del film Missing di Costa Gravas; entrambi i personaggi non si attengono alla versione ufficiale del governo ma, animati da sentimenti assai nobili al contrario dei carnefici, cercano di portare a galla almeno quel poco di verità in grado di smascherare le bugie del potere. Questa verità riesce a consolare? Per Loach, e anche a nostro giudizio, decisamente no. Resta il fatto che naturalmente chi accetta in cambio di denaro di andare a compiere terribili missioni in uno stato altrui deve anche accettare il rischio di morire. La guerra è un pozzo nero che tutto inghiotte siano esse persone o sentimenti.
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paola di giuseppe
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martedì 26 aprile 2011
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cane randagio 2
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“Yusa, sbandato reduce di guerra, è il cane randagio inevitabilmente destinato a diventare un cane rabbioso da abbattere”.
E’ di Cane randagio di Kurosawa che si parla, siamo nel ’49, ma non si può non tornarvi col pensiero di fronte all’ultima scena di questo film di Loach, mezzo secolo dopo e ancora una sporca guerra da raccontare dalla parte di vittime non innocenti.
Fergus è uno sbandato, senza più passaporto e una familiarità con l’alcool che gli si legge in faccia.
Col miraggio di paghe stratosferiche ha trascinato l’amico d’infanzia e di bisbocce Frankie in quell’avventura irachena su cui da anni lucrano centri di potere di mezzo mondo, e adesso Frankie è morto sulla Route Irish, la strada più pericolosa del mondo, in un tragico settembre, mentre andava e veniva "come una pallina da jo jo" dall’aeroporto alla Green Zone.
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“Yusa, sbandato reduce di guerra, è il cane randagio inevitabilmente destinato a diventare un cane rabbioso da abbattere”.
E’ di Cane randagio di Kurosawa che si parla, siamo nel ’49, ma non si può non tornarvi col pensiero di fronte all’ultima scena di questo film di Loach, mezzo secolo dopo e ancora una sporca guerra da raccontare dalla parte di vittime non innocenti.
Fergus è uno sbandato, senza più passaporto e una familiarità con l’alcool che gli si legge in faccia.
Col miraggio di paghe stratosferiche ha trascinato l’amico d’infanzia e di bisbocce Frankie in quell’avventura irachena su cui da anni lucrano centri di potere di mezzo mondo, e adesso Frankie è morto sulla Route Irish, la strada più pericolosa del mondo, in un tragico settembre, mentre andava e veniva "come una pallina da jo jo" dall’aeroporto alla Green Zone.
Una morte che non convince, c’è un cellulare che da Frankie arriva fortunosamente a Fergus con un filmato che nessuno doveva vedere, un’azione di contractors, mercenari che sparano in corsa ad auto sospette, e passi se in quel momento due bambini sono sul ciglio della strada e uno riprende la scena, si spara anche a loro.
E che dire della famiglia con due bambini che ora insanguina i sedili del taxi crivellato di colpi?
Frankie non ci sta, raccontano che sembrava impazzito, l’Iraq non era per lui, glielo dicevano, lui non era di quelli che escono "per farsi un turbante", come proclamavano gli altri quando andavano ad ammazzare iracheni, e ci ha rimesso la pelle.
Fergus ricostruisce a modo suo la verità, lungo questa strada gli capita anche di sbagliare qualche bersaglio, la tortura è un mezzo che ha imparato da loro e a loro restituisce, ma quando individua quello giusto lo colpisce con stile.
Gli dicevano sempre che il povero Frankie era capitato, ahimè, nel posto sbagliato al momento sbagliato.
The wrong place in the wrong time sarà la sua firma e poi farà la scelta più giusta, e definitiva, per sé.
Un Ken Loach superbo, senza un attimo di respiro, ma come può certa critica parlare di "buone intenzioni ma..." ? E’ un tragico, disperato, a tratti dolente racconto di vite spezzate, è un modo forse unico, nella noiosa pletora di film fioriti sull’argomento, che non sfiori mai la retorica, il compiacimento, che non assolva nessuno e ci mostri la vera faccia di questa e di tante guerre simili.
C’est l’argent qui fait la guerre, signori miei! L’Iraq, dice con voce suadente il business man di turno, ora comincia a non rendere più, bisogna passare al Darfur, e non più azioni di commando ma ricostruzione, imprese, attività di pace più redditizie per le nostre finanze e contratti miliardari da non perdere.
“Ma cosa vuoi Fergus?”, cane randagio con la barba di tre giorni e l’alito che puzza di alcool, perché punti la pistola sulla guancia di Nelson, il Rambo strapagato tornato da laggiù per ripescare quel cellulare e ora alla guida del suo bel Range Rover con una sacca piena di mazze nel bagagliaio?
“Voglio capire perché a voi piace tanto giocare a golf”.
Ecco come parla un grande maestro del cinema.
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pipay
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lunedì 25 aprile 2011
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sceneggiatura confusa e montaggio caotico. non va!
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Paul Laverty ha scritto una sceneggiatura complicata e confusa, con troppi personaggi. Ken Loach ha completato il guaio realizzando un montaggio caotico e addirittura irritante. Specialmente il primo tempo è tutto un caos nel quale è difficile trovare punti di riferimento. Questa volta Loach mi ha davvero deluso.
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paapla
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lunedì 25 aprile 2011
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bertold brech
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Ken Loach si laurea in giurisprudenza a Oxford e negli anni ’60 ha costretto il Governo britannico a migliorare la legge per i senzatetto, con una produzione di telefilm. Ken Loach è sempre stato dalla parte del torto e come direbbe Bertold Brecht «Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.»
L’Altra verità punta il dito sulle squadre dei contractor inglesi, che avrebbero continuato a chiamare rozzamente “ squadre di mercenari”, con il vantaggio di ricordare gli orrori commessi dalla Legione Straniera ad Algeri e in Africa. Il film è girato in una Liverpool grigia e triste, dove i contractor di ritorno dall’Iraq si distraggono giocando a Golf e firmano lucrosi contratti.
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Ken Loach si laurea in giurisprudenza a Oxford e negli anni ’60 ha costretto il Governo britannico a migliorare la legge per i senzatetto, con una produzione di telefilm. Ken Loach è sempre stato dalla parte del torto e come direbbe Bertold Brecht «Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.»
L’Altra verità punta il dito sulle squadre dei contractor inglesi, che avrebbero continuato a chiamare rozzamente “ squadre di mercenari”, con il vantaggio di ricordare gli orrori commessi dalla Legione Straniera ad Algeri e in Africa. Il film è girato in una Liverpool grigia e triste, dove i contractor di ritorno dall’Iraq si distraggono giocando a Golf e firmano lucrosi contratti. Dei milioni di civili iracheni morti sotto i bombardamenti e uccisi dai contractor sembrano non fregare a nessuno! La cinematografia indipendente deve essere sostenuta soprattutto dal pubblico, a Cosenza i cinefili non si sono accorti del passaggio dell’ultimo lavoro di Ken Loach.
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lukemisonofattotuopadre
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domenica 24 aprile 2011
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immenso
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Avevo aspettative molto alte sull'ultimo film di Ken Loach, e devo dire che non solo sono state soddisfatte, ma anche di aver visto stasera un film che incenerisce 3/4 della cinematografia mondiale, dai Lumiéres a oggi. Non sto scherzando.
La storia è già stata esplorata da altri film, ciò non toglie che la sceneggiatura tra vari colpi di scena e immagini di brutale violenza sia una delle migliori mai scritte e che la regia di Ken Loach sia così asettica e minimalista da farla risaltare talmente tanto che ci acceca.
L'attore principale poi, non stona di certo, ed anzi, col suo fisico tarchiato e la sua espressione fredda e dura si fa testimone prima della violenza subita e poi di quella inflitta, senza mai perdere di credibilità.
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Avevo aspettative molto alte sull'ultimo film di Ken Loach, e devo dire che non solo sono state soddisfatte, ma anche di aver visto stasera un film che incenerisce 3/4 della cinematografia mondiale, dai Lumiéres a oggi. Non sto scherzando.
La storia è già stata esplorata da altri film, ciò non toglie che la sceneggiatura tra vari colpi di scena e immagini di brutale violenza sia una delle migliori mai scritte e che la regia di Ken Loach sia così asettica e minimalista da farla risaltare talmente tanto che ci acceca.
L'attore principale poi, non stona di certo, ed anzi, col suo fisico tarchiato e la sua espressione fredda e dura si fa testimone prima della violenza subita e poi di quella inflitta, senza mai perdere di credibilità. Da Oscar.
Come se non bastasse già a renderlo un capolavoro, aggiungerei a questa celebrazione, il messaggio del regista. La violenza è sbagliata in ogni caso.
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renato volpone
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venerdì 22 aprile 2011
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profondo e intenso
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Il film ci racconta un'altra faccia ancora della guerra in Iraq, quella dei mercenari e degli affaristi senza scrupoli che organizzano gruppi di "contractors", uomini armati che operano nei paesi in guerra. E' la storia di Frankie che muore in un agguato sulla strada più pericolosa del mondo e di Fergus, il suo più grande amico, che cerca di scoprire la verità su questo incidente. E' un film profondo sulla guerra, sull'amicizia e sull'amore: non lascia respiro. Ci racconta di civili morti, di bambini, di profughi impotenti, di torture di dolore. Ci racconta di quanto è ingiusta la guerra. Ci parla dell'amicizia, di legami profondi, di quanto è puro un amore anche nelle modalità più inconsuete.
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Il film ci racconta un'altra faccia ancora della guerra in Iraq, quella dei mercenari e degli affaristi senza scrupoli che organizzano gruppi di "contractors", uomini armati che operano nei paesi in guerra. E' la storia di Frankie che muore in un agguato sulla strada più pericolosa del mondo e di Fergus, il suo più grande amico, che cerca di scoprire la verità su questo incidente. E' un film profondo sulla guerra, sull'amicizia e sull'amore: non lascia respiro. Ci racconta di civili morti, di bambini, di profughi impotenti, di torture di dolore. Ci racconta di quanto è ingiusta la guerra. Ci parla dell'amicizia, di legami profondi, di quanto è puro un amore anche nelle modalità più inconsuete. Recitato e girato con maestria merita sicuramente di essere visto per avere coscienza di quanto fa male un conflitto agli innocenti.
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