Coco Chanel & Igor Stravinsky |
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Un film di Jan Kounen.
Con Mads Mikkelsen, Anna Mouglalis, Anatole Taubman, Elena Morozova.
continua»
Drammatico,
durata 120 min.
- Francia, Giappone, Svizzera 2009.
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RINGRAZIO IL REGISTA RIFIUTO E VADO AVANTI
di marillaFeedback: 744 | altri commenti e recensioni di marilla |
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sabato 9 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In una nota trasmissione televisiva precedente il premier time c'è un concorrente che cerca di guadagnare soldi e una Magna Dottoressa che cerca di impedirglielo facendogli offerte più o meno allettanti: il concorrente sceglie se abboccare o "ringraziare per l'offerta, rifiutare e andare avanti". Ecco, nel vedere questo film (ma anche moltissimi altri, per carità) mi sono detta: "Non abbocco": ringrazio il regista, rifiuto e vado avanti. Questo film è, accanto a quelli della Campion, un altro splendido esempio di film furbo. Cos'è un film furbo? E' un film la cui regia propone veri e propri tour de force estetizzanti: inquadrature, sequenze, scene, volte ad impressionare per bellezza ma che finiscono, dopo cotanta faticaccia, non solo a risultare finte ed artificiose ma, soprattutto, a comporre un film che non dice proprio niente. Sebbene la sceneggiatura faccia dire a Stravinski che Coco sapesse solo tagliare stoffe, tutti sanno che Chanel è stata un genio ed una vera artista. Al punto da potersi probabilmente permettere (io non ho avuto l'onore e certo non avrei avuto la benché minima possibilità di conoscerla) di essere antipaticissima: in questo l'algida interprete Anna Mouglalis è di magistrale bravura: la sua Coco è odiosa, al punto che i suoi reiterati ed inutilmente esposti amplessi con il "poro" Igor (che in questo film sembra proprio essere un bamboccio egoista con tanto di moglie di spessore abbandonata a se stessa) sembrano copertine patinate di Vogue. Credo che nella vita vera i due abbiano avuto una relazione molto tempestosa, certo originata dal contrasto fra due personalità forti e legittimamente volte all'uatoaffermazione. Il che credo si sarebbe dovuto tradurre in una forte tensione: nulla di tutto ciò in questo film dove, dal punto di vista emotivo, a farla da padrona è la staticità assoluta (persino nei reiterati amplessi, tanto per ripetere) e l'ostentata lentezza e fissità delle posture: l'unico accenno di movimento lo abbiamo nell'altrettanto ripetuta ossessione delle mani che scorrono la tastiera: appunto, scorrono, quando invece credo che un compositore prima di definire una frase musicale ci stia delle ore, anche se fosse un genio - come Stravinsky, appunto. Per non parlar del fatto che Coco era sì un genio dalle Mani fi Fata ma vi pare possibile che in pochi nano secondi impari a suonare a quattro mani articolando perfettamente tutte le dita della destra? Unico pregio: scenografia e costumi . Strepitosi, raffinatissimi, elegantissimi, issimi issimi, issimi ma, proprio per questo, assolutamente finti: in quella casa nulla è lasciato al caso, in quelle scene nulla è lasciato al caso: persino il cavallo fa pendant con la giacchina nera, e il gazebo fiorito non ha potuto permettersi nemmeno una rosellina rosata: avrebbe guastato la gelida simmetria cromatica dell'ossessivo bianco e nero di chanelliana memoria. Unica nota di riscatto è il finale che, pur mantenendo il ferreo proposito di non concedersi sbavature estetiche, ci fa provare un poco il peso della solitudine.
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