laurence316
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domenica 13 agosto 2017
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noioso, catatonico non all'altezza delle ambizioni
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L'esordio nel lungometraggio di Michôd (che prima aveva diretto solo qualche cortometraggio), Animal Kingdom ha l’evidente ambizione di essere un nuovo affresco contemporaneo della criminalità, dell’emarginazione sociale, della corruzione e della violenza ad ogni livello, oltreché un’amara constatazione della mancanza di una qualsiasi pietà o freno in “un mondo spietato dove la legge del branco prevale anche sui legami di sangue” (Mereghetti), ma riesce solo ad essere catatonico (un po' come il suo protagonista), ripetitivo e pieno di lungaggini del tutto ingiustificate.
Piuttosto inconsistente (anche perché quanto affermato è già stato detto, e meglio, in molto cinema antecedente), è sì angoscioso e talvolta agghiacciante, ma non appassiona né coinvolge (perfino in scene cardine come quella riguardante la fidanzata di Josh, Nicky, o quella riguardante il protagonista stesso sul finale).
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L'esordio nel lungometraggio di Michôd (che prima aveva diretto solo qualche cortometraggio), Animal Kingdom ha l’evidente ambizione di essere un nuovo affresco contemporaneo della criminalità, dell’emarginazione sociale, della corruzione e della violenza ad ogni livello, oltreché un’amara constatazione della mancanza di una qualsiasi pietà o freno in “un mondo spietato dove la legge del branco prevale anche sui legami di sangue” (Mereghetti), ma riesce solo ad essere catatonico (un po' come il suo protagonista), ripetitivo e pieno di lungaggini del tutto ingiustificate.
Piuttosto inconsistente (anche perché quanto affermato è già stato detto, e meglio, in molto cinema antecedente), è sì angoscioso e talvolta agghiacciante, ma non appassiona né coinvolge (perfino in scene cardine come quella riguardante la fidanzata di Josh, Nicky, o quella riguardante il protagonista stesso sul finale).
E’ un film molto pretenzioso ma non riesce a far corrispondere uno sviluppo coerente o una drammaturgia adeguata a queste sue accampate pretese, tra inutili perdite di tempo e “metafore tanto ambiziose quanto risapute” (idem). E’ davvero troppo lento, soprattutto perché si tratta, come detto, di una lentezza veramente ingiustificata e ingiustificabile, e lo stile freddo e distaccato di certo non aiuta il coinvolgimento. Difatti, persino il colpo di scena finale non riesce a smuovere più di tanto.
L’unica cosa che si salva è la compagnia di attori tutti, tranne il protagonista, bravissimi (in particolare la Weaver). Impossibile dire con certezza come abbia fatto un simile film a conquistarsi così tanti premi in patria e inoltre un grande successo di critica, anche all’estero, ma sta di fatto che così è stato e che la carriera del regista è stata lanciata (ma la sua inconsistenza in particolare come sceneggiatore verrà ulteriormente confermata col successivo The Rover).
Intanto, questo suo film d’esordio, agli Australian Academy of Cinema and Television Arts Awards (più brevemente AACTA Awards), gli Oscar australiani, ottiene un record di ben 18 nomination e 9 premi: a miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore protagonista (Mendelsohn), attrice protagonista (Weaver), attore non protagonista (Edgerton), colonna sonora, montaggio e un Reader’s Choice Award sempre al miglior film. Veramente un’esagerazione.
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renato volpone
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venerdì 5 novembre 2010
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angoscioso
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Il film scorre lento, ma scena dopo scena aumenta il senso di angoscia e riesce perfettamente a trasmetterti il malessere sociale rappresentato nella storia. Molta violenza percepita, le scene non sono mai fortemente esplicite. Bravi gli attori, tranne il protagonista che è un po' troppo catatonico. Bravissima la nonna, interpretazione di elevatissimo livello.
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annelise
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lunedì 1 novembre 2010
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il vortice del crimine familiare
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Joshua perde la madre per overdose e,arrivato a casa della nonna materna, comprende rapidamente di essere arrivato in un mondo "difficile"
A capo della famiglia c'è una nonna che media le relazioni affettive tra i figli, che consiglia le strategie migliori e che sorride e piange con isteria , indifferentemente per gioie e dolori. Uno dei figli è ricercato dalla Polizia e gli altri si macchiano di reati sempre più efferati nel tentativo di sfuggire alla Polizia corrotta e vendicativa.
Non vi è spazio per sentimenti ma solo per emozioni forti, per espressioni spersonalizzate prodotte dalla droga o dalla paura.
Solo Joshua prova a vivere un amore per Nicole, sua coetanea, senza alcuna possibilità di poterlo proteggere e difendere.
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Joshua perde la madre per overdose e,arrivato a casa della nonna materna, comprende rapidamente di essere arrivato in un mondo "difficile"
A capo della famiglia c'è una nonna che media le relazioni affettive tra i figli, che consiglia le strategie migliori e che sorride e piange con isteria , indifferentemente per gioie e dolori. Uno dei figli è ricercato dalla Polizia e gli altri si macchiano di reati sempre più efferati nel tentativo di sfuggire alla Polizia corrotta e vendicativa.
Non vi è spazio per sentimenti ma solo per emozioni forti, per espressioni spersonalizzate prodotte dalla droga o dalla paura.
Solo Joshua prova a vivere un amore per Nicole, sua coetanea, senza alcuna possibilità di poterlo proteggere e difendere.
Tra tutti spicca un poliziotto che rappresenta l'unico baluardo della giustizia e del buon senso.In questa giungla di spietati che sono a turno carnefici e vittime, il ragazzo prima osserva poi deve integrarsi , per istinto di sopravvivenza.
La regia è molto puntuale: è una cronaca che con gli sguardi , i silenzi, le splendide inquadrature e la colonna sonora diventa un bel film. Gli attori sono ottimi interpreti di personaggi scarni, privi di senso del limite, poco intelligenti. L'interprete principale femminile( la nonna di J) è perfetta per la figura di una madre che esprime inquietudine ed aridità e gioisce delle glorie del vincitore di turno.
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demon_daedra
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venerdì 5 novembre 2010
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sorprendentemente innovativo
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Animal kingdom riprende a grandi linee quel genere di film incentrato sulla "Famiglia", ma si distacca volutamente dai suoi predecessori, mettendo lo spettatore di fronte ad un dramma paurosamente realistico. L'esordio cinematografico di Michod sorprende tutti (World Cinema Dramatic al Sundance Film Festival), ma soprattutto fa parlare di sè. Quando Joshua (J per gli "amici") perde la madre per overdose, viene accolto dalla nonna e dagli zii, che lo introducono in un mondo fatto di violenza, droga, rapine e scontri con la polizia. Uscire da tutto ciò sarà difficile per il ragazzo diciassettenne, poichè la sua determinazione si scontrerà con l'unione e la solidarietà tra i membri della famiglia criminale.
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Animal kingdom riprende a grandi linee quel genere di film incentrato sulla "Famiglia", ma si distacca volutamente dai suoi predecessori, mettendo lo spettatore di fronte ad un dramma paurosamente realistico. L'esordio cinematografico di Michod sorprende tutti (World Cinema Dramatic al Sundance Film Festival), ma soprattutto fa parlare di sè. Quando Joshua (J per gli "amici") perde la madre per overdose, viene accolto dalla nonna e dagli zii, che lo introducono in un mondo fatto di violenza, droga, rapine e scontri con la polizia. Uscire da tutto ciò sarà difficile per il ragazzo diciassettenne, poichè la sua determinazione si scontrerà con l'unione e la solidarietà tra i membri della famiglia criminale. In un mondo in cui neanche l'amore riesce a trionfare, J sarà costretto ad operare le proprie scelte, seppur difficili, che faranno restare il pubblico a bocca aperta . Sentiremo parlare ancora del regista australiano, speriamo molto presto.
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reservoir dogs
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lunedì 29 novembre 2010
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il lavarsi bene le mani
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Joshua seduto davanti alla tv chiama la nonna "Smurf" perchè la madre è morta di overdose e non sà dove andare.
I titoli di testa con rilievi di leoni e foto di rapine indicano la metafora che si insinua neanche tanto velatamente nel film: il mondo del "Regno Animale" legato a doppio filo con quello della criminalità.
Il ragazzo si trasferisce così a casa della nonna cominciando ad entrare in quell'ecosistema che è la malavita di Melbourne grazie anche ad i tre zii; Pope il più violento, latita dalla polizia, Craig spaccia droga e Darren, il cucciolo dei tre, tenta invano di adattarsi a quel Regno.
Le forze dell'"Ordine"inizieranno una lotta efferata contro i la famiglia innescando una catena di sangue, Joshua in mezzo a questi fuochi perderà molte persone che lo rendevano "forte" sentendosi così costretto a rifugiarsi nella nicchia de "La protezione testimoni".
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Joshua seduto davanti alla tv chiama la nonna "Smurf" perchè la madre è morta di overdose e non sà dove andare.
I titoli di testa con rilievi di leoni e foto di rapine indicano la metafora che si insinua neanche tanto velatamente nel film: il mondo del "Regno Animale" legato a doppio filo con quello della criminalità.
Il ragazzo si trasferisce così a casa della nonna cominciando ad entrare in quell'ecosistema che è la malavita di Melbourne grazie anche ad i tre zii; Pope il più violento, latita dalla polizia, Craig spaccia droga e Darren, il cucciolo dei tre, tenta invano di adattarsi a quel Regno.
Le forze dell'"Ordine"inizieranno una lotta efferata contro i la famiglia innescando una catena di sangue, Joshua in mezzo a questi fuochi perderà molte persone che lo rendevano "forte" sentendosi così costretto a rifugiarsi nella nicchia de "La protezione testimoni".
La sicurezza tanto cercata non sarà trovata trasformando così il ragazzo in ago che nella bussola del Bene e del Male non sa più da che parte indicare.
Joshua imparerà la lezione sul "lavarsi le mani" perdendo però la sua iniziale innocenza.
Il potere matriarcale schiaccia inesorabilmente tutti gli altri; tutti i cuccioli si nascondono sotto la protezione della leonessa la cui psiche appare inperscutabile.
David Michôd alla sua prima opera analizza l'essere umano nel suo continuo tentativo di ricerca dell'equilibrio psichico e morale
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filippo catani
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venerdì 15 marzo 2013
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un film duro e ricco di colpi di scena
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Melbourne. Un giovanissimo ragazzo assiste impotente alla morte della madre per overdose di eroina. Decide quindi di contattare la nonna, da cui la madre si era allontanata da anni, e si trasferisce a vivere da lei insieme ai suoi figli. Uno di questi è un criminale senza scrupoli, un altro quasi mentre il terzo ha abbandonato per darsi alla borsa e il quarto è il più debole ma allo stesso tempo il più facile da circuire.
Un tostissimo film giustamente premiato al Soundance e che ci mette davanti agli occhi una serie di inquietanti riflessioni. Intanto vediamo un totale ribaltamento della famiglia "tradizionale": infatti in questa casa di Melbourne ogni membro è più o meno un criminale e soffra di una qualche dipendenza sia essa alcol o droga.
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Melbourne. Un giovanissimo ragazzo assiste impotente alla morte della madre per overdose di eroina. Decide quindi di contattare la nonna, da cui la madre si era allontanata da anni, e si trasferisce a vivere da lei insieme ai suoi figli. Uno di questi è un criminale senza scrupoli, un altro quasi mentre il terzo ha abbandonato per darsi alla borsa e il quarto è il più debole ma allo stesso tempo il più facile da circuire.
Un tostissimo film giustamente premiato al Soundance e che ci mette davanti agli occhi una serie di inquietanti riflessioni. Intanto vediamo un totale ribaltamento della famiglia "tradizionale": infatti in questa casa di Melbourne ogni membro è più o meno un criminale e soffra di una qualche dipendenza sia essa alcol o droga. Troviamo poi la madre del giovane protagonista che ha cercato di allontanarsi dalla casa e soprattutto dalla perfida madre ma non ha potuto scacciare i fantasmi che la angosciavano. E veniamo poi proprio alla figura della madre vero e proprio terribile deus ex machina della famiglia; è lei a coprire i figli, ad appoggiarne le scelte, a tramare con l'infido avvocato fino a progettare trama terribili (veramente brava la Weaver alle prese con un ruolo tutt'altro che facile). Ecco allora che quando lo scontro con la polizia si farà inevitabile e senza esclusione di colpi da una parte e dall'altra a pagarne il prezzo maggiore saranno i due anelli deboli della famiglia: il neo arrivato J con la sua fidanzata e il suo zio più giovane che non riesce a sottarrsi al terribile gorgo che finirà per inghiottirlo senza pietà. Oltre alla menzione già fatta in precedenza un applauso al cast completo e al regista che ci consegna una storia fuori dall'ordinario e che andrà fatalmente a sconvolgere i (terribili) equilibri di questa famiglia criminale.
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club dei cuori solitari
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mercoledì 26 gennaio 2011
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giungla australiana
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Animal Kingdom parla di un ragazzo a cui muore la madre, in una sequenza francamente divertente, e che così riallaccia i rapporti con la nonna. Costei è una donna ambigua e misteriosa, che ha tirato su una famiglia di criminali. J, il ragazzo, si ritrova così a convivere con le abitudini malavitose dei suoi tre zii più uno, Pope, il più pericoloso e psicotico. Lentamente scivolerà all'interno della loro faida con la polizia, e nel gorgo infernale finirà anche la sua innocente fidanzata Nicole, e la sua famiglia "normale". Da quando persino Scorsese si è stufato di parlare di italoamericani, il cinema si è diretto su altri tipi di malviventi: i russi a Londra di Cronenberg, gli irlandesi a Boston dello stesso Scorsese (e del recente Ben Affleck), ed ora gli australiani a Melbourne.
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Animal Kingdom parla di un ragazzo a cui muore la madre, in una sequenza francamente divertente, e che così riallaccia i rapporti con la nonna. Costei è una donna ambigua e misteriosa, che ha tirato su una famiglia di criminali. J, il ragazzo, si ritrova così a convivere con le abitudini malavitose dei suoi tre zii più uno, Pope, il più pericoloso e psicotico. Lentamente scivolerà all'interno della loro faida con la polizia, e nel gorgo infernale finirà anche la sua innocente fidanzata Nicole, e la sua famiglia "normale". Da quando persino Scorsese si è stufato di parlare di italoamericani, il cinema si è diretto su altri tipi di malviventi: i russi a Londra di Cronenberg, gli irlandesi a Boston dello stesso Scorsese (e del recente Ben Affleck), ed ora gli australiani a Melbourne. La sostanza però non cambia, droga, infiltrati, avvocati del diavolo (palestrati) e poliziotti, corrotti e non. Qui a fare lo sbirro c'è Guy Pearce (con tanto di baffi) che fa un monologo abbastanza becero, e che in più scene vediamo in veste di amorevole padre e marito, come a rassicurarci che sta dalla parte del bene, non ha ombre, ci possiamo fidare. Tutti gli altri personaggi, compreso il protagonista, si portano invece dietro una patina di ambiguità morale, un lato nascosto che non affiora, ma si intravede. Il film forse ha la pretesa di far riflettere sulla violenza nel mondo di oggi, come sottolinea l'ultima frase del film, prima del colpo di scena finale, ma è difficile potersi immedesimare in una storia del genere, proprio per la sua particolarità. David Michôd è un esordiente, scrive e dirige, e fa bene entrambe le cose. Realizza una crime story robusta e compatta, e ha dei tocchi di regia che riescono ad avvolgere lo spettatore in attimi lunghissimi e inquietanti. Ma tutto sommato, soffiato via il fumo, non è niente di più di un buon film di genere degli anni duemila, con tutti gli elementi del caso. Nemmeno troppo distante da un film americano. Sentiremo ancora parlare di questo regista e di questi attori, perché c'è un ampio margine di crescita. Buono, bello, corretto, ma niente di che.
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nalipa
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venerdì 25 marzo 2011
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forse non l'ho capito
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Leader della criminalità di Melbourme i Cody stanno per cadere.
Una madre per la quale l'illegalità estrema é il pane quotidiano dei suoi figli e suo., e presto lo diventerà anche per il giovane nipote al quale viene a mancare la madre per abuso di droga.
Ho letto ottime recensioni che non approvo molto anche se ho trovato il film una nitida fotografia di un mondo in degrado, purtroppo!
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ipno74
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martedì 5 aprile 2011
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il coraggio del silenzio
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Storia di un ragazzo che gli muore la madre di overdose e viene trasferito nella casa con la nonna e nipoti.
Il problema è che i suoi cugini sono delinquenti di primo ordine.
Il protagonista è un ragazzo timido, silenzioso, senbra quasi che tutto quello che avviene nella famiglia a lui non interessi molto, ma poi, quando uno dei suoi cugini uccide la sua ragazza, si vendica in modo a dir poco geniale, scaltro e senza pentimento.
Bravo il regista Michod che senza tanta colonna sonora dirige un film di tensione e originalità
Ottimi i dialoghi ed il soggetto.
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hatecraft
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venerdì 25 febbraio 2011
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quando il crimine è un affare di famiglia
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grazie ad una fotografia torbida e nitida come una lama, una regia attentissima, interpretazioni egregie, suoni ovattati che cotribuiscono a quell'atmosfera di implosione imminente, una sceneggiatura di gran mestiere alla david chase, dove la violenza attribuita come istinto primordiale si impossessa della ragione dei players e scaturisce improvvisa e impietosa, ci troviamo di fronte ad un gran gangster movie (australiano). la pellicola divisa in due o anche tre tronconi (l'introduzione di J nel branco, le complicazioni e il processo ed eventualmente la vendetta) squadra questo atipico nucleo familiare con precisione e rigorosità attraverso gli occhi di J, ragazzo schivo e taciturno combattuto (in)consciamente tra una vita da gangster indefesso o bravo ragazzo, in questo non lo aiutano le molteplici sfumature assunte da ogni membro della famiglia, dalla violenza gratuita alla malavitosità come un mestiere qualunque (lo zio barry).
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