luca b
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domenica 19 aprile 2009
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finalmente robert!
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Direi che era da un po' che De Niro non ci serviva una sua interpretazione così. Davvero buona!
In sostanza il film è una specie di documentario sul "dietro le quinte" di Hollywood. Chi decide cosa e perchè, e soprattutto chi ne viene coinvolto. Un documentario quindi sulla vita day by day di un produttore che viene tirato da tutte le parti per risolvere di tutto, dal regista tossico e nevrastenico che non vuole cambiare il finale del film all'attore star (Willis)che si rifiuta di tagliarsi la barba per rispettare il copione. Dalla ex moglie di cui è ancora innamorato ed a cui passa 30.000 USD al mese di alimenti (uno dei motivi per cui deve lavorare così tanto) alla ex ex moglie a cui la unisce solo la figlia adolescente (che poi scopre essere una delle lolita di un agente cinematografico morto suicida.
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Direi che era da un po' che De Niro non ci serviva una sua interpretazione così. Davvero buona!
In sostanza il film è una specie di documentario sul "dietro le quinte" di Hollywood. Chi decide cosa e perchè, e soprattutto chi ne viene coinvolto. Un documentario quindi sulla vita day by day di un produttore che viene tirato da tutte le parti per risolvere di tutto, dal regista tossico e nevrastenico che non vuole cambiare il finale del film all'attore star (Willis)che si rifiuta di tagliarsi la barba per rispettare il copione. Dalla ex moglie di cui è ancora innamorato ed a cui passa 30.000 USD al mese di alimenti (uno dei motivi per cui deve lavorare così tanto) alla ex ex moglie a cui la unisce solo la figlia adolescente (che poi scopre essere una delle lolita di un agente cinematografico morto suicida...).
Il tutto girato sullo sfondo delle autostrade urbane di LA, con aggiunta di effetti visivi un po' scontati come riprese accelerate di auto incolonnate e lui sempre alla guida con il telefono acceso a fare e forcare.
Il finale è senza infamia e senza lode, con lui che umanamente deve accettare vittorie e sconfitte, per una che riesce a sistemare (la barba di Willis) un'altra gli va male (il regista tossico non cambia il finale).
E' la vita, Robert, ma grazie di queste quasi due ore passate con te.
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olgadik
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venerdì 24 aprile 2009
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finalmente sì anche se non colpisce a fondo
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Per la prima volta dopo tanto tempo ho ritrovato un De Niro in forma smagliante come attore e un po’ dimagrito come uomo. Sbaglio? Nelle vesti di produttore oltre che di interprete, l’italo americano più famoso d’America è circondato da un cast di tutto rispetto. C’è un John Turturro (solo qualche spruzzata di grigio in più) che regge ottimamente il ruolo di un agente cinematografico iperansioso e preda di numerosi attacchi intestinali quando il lavoro presenta qualche problema. C’è Sean Penn che interpreta se stesso nel finale di un film molto controverso. C’è infine Bruce Willis, quasi un grosso profeta biblico, semi-irriconoscibile nei panni di un attore che blocca l’inizio di lavorazione di un film per non rinunciare al barbone come il ruolo richiede.
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Per la prima volta dopo tanto tempo ho ritrovato un De Niro in forma smagliante come attore e un po’ dimagrito come uomo. Sbaglio? Nelle vesti di produttore oltre che di interprete, l’italo americano più famoso d’America è circondato da un cast di tutto rispetto. C’è un John Turturro (solo qualche spruzzata di grigio in più) che regge ottimamente il ruolo di un agente cinematografico iperansioso e preda di numerosi attacchi intestinali quando il lavoro presenta qualche problema. C’è Sean Penn che interpreta se stesso nel finale di un film molto controverso. C’è infine Bruce Willis, quasi un grosso profeta biblico, semi-irriconoscibile nei panni di un attore che blocca l’inizio di lavorazione di un film per non rinunciare al barbone come il ruolo richiede. S. Tucci disegna il personaggio di uno sceneggiatore, meno esilarante del solito, ma corretto nei duetti con De Niro, al quale è succeduto come amante della seconda moglie, divorziata, ma ancora amata da Ben (De Niro appunto). Poi ci sono i cattivi tipo l’executive donna che detta come deve essere una storia per portare quattrini agli studios, mente il regista della storia stessa recalcitra, vuole la sua indipendenza, s’imbottisce di pillole per tener duro. Personaggi sempre sull’orlo della nevrosi, produttori come Ben che devono mediare su tutto per non affondare, attricette disposte a vendersi, sentimenti e cinismo: questi gli ingredienti di quel piatto composito e difficile che corrisponde al sistema Hollywood. Ma l’opera di Levinson non morde a fondo i vizi come ogni buona satira dovrebbe, si mantiene sulle generali e sul convenzionale senza affondare gli artigli. E’ questo il limite del film, peraltro ben costruito come ritmo del montaggio, ben cucito addosso agli attori, dignitoso nella confezione ma poco graffiante.
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