giorpost
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mercoledì 23 marzo 2016
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quel buono, quel cattivo e quei 200 dollari d'onor
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Dan Evans è un ex soldato senza una gamba proprietario di una fattoria ma indebitato fino al collo; con moglie e figlio ridotti quasi alla fame e sempre alla ricerca di nuove strade per difendere la sua terra da squali e falchi in odore di espansione, ne trova una poco facile allorquando, spinto dalla disperazione, si propone di far parte di un gruppo di persone abili con le armi che ha il compito di scortare il pericoloso e sanguinario malvivente Ben Wade fino ad una stazione non troppo vicina. Inizia, così, una lunga e interminabile traversata che, tra montagne, sentieri selvaggi e imboscate degli Apache, dovrà terminare nella città di Contention dove un treno, di passaggio alle ore 3,10, porterà il fuorilegge fino al carcere di Yuma: tra Evans e Wade, pur essendoci una palese tensione, non tarderà a sopraggiungere un compromesso spinto da reciproca stima e vicendevole compassione.
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Dan Evans è un ex soldato senza una gamba proprietario di una fattoria ma indebitato fino al collo; con moglie e figlio ridotti quasi alla fame e sempre alla ricerca di nuove strade per difendere la sua terra da squali e falchi in odore di espansione, ne trova una poco facile allorquando, spinto dalla disperazione, si propone di far parte di un gruppo di persone abili con le armi che ha il compito di scortare il pericoloso e sanguinario malvivente Ben Wade fino ad una stazione non troppo vicina. Inizia, così, una lunga e interminabile traversata che, tra montagne, sentieri selvaggi e imboscate degli Apache, dovrà terminare nella città di Contention dove un treno, di passaggio alle ore 3,10, porterà il fuorilegge fino al carcere di Yuma: tra Evans e Wade, pur essendoci una palese tensione, non tarderà a sopraggiungere un compromesso spinto da reciproca stima e vicendevole compassione. Nell' America del West, pronta a tutto per un pugno di dollari (200, in questo caso), la determinazione dell'agricoltore nel voler perseguire la strada dell'onestà e di una giusta educazione del figlio quattordicenne William (futuro capo famiglia), porterà ad un epilogo tanto scioccante quanto scontato. Per spendere qualche parola a favore di Quel treno per Yuma (USA, 2007), non ci vuole molto essendo, questo film, davvero ben diretto dall'intraprendente Mangold (Quando l'amore brucia l'anima). Una delle mie personali convinzioni rispetto al Cinema è che la resa degli attori e del cast dipendono molto dalla “mano” del regista (e ci mancherebbe altro, direte voi) ma in questa circostanza vanno fatte delle sottolineature: Russel Crowe e Christian Bale, rispettivamente il cattivo Wade ed il buono Evans, ancora una volta danno sfoggio della loro grandezza, confermando di essere tra i migliori interpreti in circolazione. Di Crowe conosciamo bene carriera, picchi e parziali flop, ma è indubitabile la sua dimestichezza davanti alla camera e quella piacevolissima faccia da schiaffi rotondeggiante che attrae come pochi; Bale, dal canto suo, sembra proprio non sbagliare un colpo, scegliendosi accuratamente i copioni giusti che l'hanno reso il più versatile in assoluto della sua generazione (insieme a Edward Norton e Fassbender). Dunque la riuscita di questo film è dovuta, in larga parte, al loro talento. I due formano una coppia davvero affiatata, se è vero che lungo tutta la pellicola non escono mai fuori dalle righe, seguendo alla lettera i dettami di un regista che ha voluto creare un western atipico, certo, ma anche in linea (per certi parametri) con la sterminata produzione dei decenni d'oro, quando questo era un genere inflazionato. A contornare i due protagonisti, un gruppo di attori davvero notevoli e propedeutici al progetto, come Ben Foster, “ben” calato nella parte di Charlie Prince, compare di Ben (il personaggio di Crowe) che, insieme al resto della banda, cerca in ogni modo di portare in salvo il loro capo; risultano efficaci anche Alan Tudyk (Doc), ammirato in molte pellicole blockbuster per quel viso da pazzoide represso e il giovane Lerman (il figlio di Evans), che rivedremo spesso. L'azione non manca mai, con sequenze molto coinvolgenti ed anche strutturate alla vecchia maniera come le sparatorie a cavallo; se devo trovare un paio di difetti all'opera opterei per l'eccessiva vanità di Russel (presumibilmente voluta da Mangold) ed il non riuscitissimo finale, nel quale il regista non è stato capace di trasmettere il necessario quanto auspicabile pathos. Molti avranno avuto da ridire sull'eccessiva prolissità del film, in netto contrasto con i filoni di Ford o dello stesso Leone, nei quali la parola lasciava spazio alle bellissime immagini di luoghi selvaggi, volti vissuti e stivali consumati; in Three ten to Yuma non possiamo ammirare un vero cappello vissuto o un panciotto vecchio stile (i costumi di un tempo non li fanno più), ma resta un piacevole lungometraggio ambientato nel far west con il buonismo della Hollywood di oggi, per il quale tra il bene il male, la differenza la fanno quei 200 dollari d'onore.
Voto: 7
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(di biscotto51)
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renato c.
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venerdì 10 ottobre 2014
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buon remake
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Non ho visto l'originale con Gleen Ford e quindi non posso fare paragoni, comunque preso in se stesso questo film non mi sembra male! La parte del leone la fa Russel Crowe, bandito crudele ma che in confronto a qurlli della sua banda ha la faccia d'angelo, e Christian Bale gli fa da buona spalla. Il succo del film sta nel rapporto tra i personaggi da loro interpretati, prima nemici, poi man mano aumenta sempre di più una reciproca simpatia. Tuttavia Bale non rinuncia a consegnare Crowe alla giustizia per intascare i 200 dollari, nonostante il bandito glie ne offrisse molte di più. Le sparatorie sono molto da western moderno, ispirato da Sergio Leone, comunque senza eccessivo sadismo o spietatezza.
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Non ho visto l'originale con Gleen Ford e quindi non posso fare paragoni, comunque preso in se stesso questo film non mi sembra male! La parte del leone la fa Russel Crowe, bandito crudele ma che in confronto a qurlli della sua banda ha la faccia d'angelo, e Christian Bale gli fa da buona spalla. Il succo del film sta nel rapporto tra i personaggi da loro interpretati, prima nemici, poi man mano aumenta sempre di più una reciproca simpatia. Tuttavia Bale non rinuncia a consegnare Crowe alla giustizia per intascare i 200 dollari, nonostante il bandito glie ne offrisse molte di più. Le sparatorie sono molto da western moderno, ispirato da Sergio Leone, comunque senza eccessivo sadismo o spietatezza. Belle le due donne, un po' ambigua la moglie di Bale e bellezza statuaria Vinessa Shaw che non va col bandito perchè costretta ma accondiscendente, e pare che già si conoscessero. Nel complesso un buon spettacolo!
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zelig46
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lunedì 24 giugno 2013
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precisazione per pino farinotti
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La musica del film del 1957 non fu scritta dal mitico Dimitri Tiomkin ma da George Duning!!.
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michele4333
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mercoledì 6 febbraio 2013
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quasi perfetto
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direi un ottimo film western che però non mi ha convito al 100%, la quarta stella è tutta dedicata a russel che riesce a trasmettere l'essenza dell'west in questo nuovo modo di fare western. Naturalmente non si avvicina nemmeno ai film degli anni 60, ma comunque è stato più che gradevole guardarlo. P.S. io avrei optato per un finale più diretto e meno . . . non riesco a trovare la parola giusta. ditemi voi.
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capo apache
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martedì 25 dicembre 2012
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western travolgente, finale... sconvolgente!
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Alla fine dell'ottocento, si incontrano le strade di un contadino in bancarotta (Christian Bale) ed un feroce bandito (Russel Crowe). Per ottenere una ricompensa, il nostro contadino si unisce allo sceriffo per scortare il temuto fuorilegge al treno che lo portera a Yuma, per affrontare il processo. A sbarrargli la strada una banda di banditi aguerriti e decisi a tutti i costi a liberare il loro capo. Un viaggio di avventura, riscatto, speranza e maturazione per i personaggi della storia. Un Western che non scade e che rimane al passo con le nuove esigenze del cinema moderno, con una storia coinvolgente ricca di personaggi interessanti, molto interessanti anche i rapporti che si creano tra di essi nel corso del viaggio.
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Alla fine dell'ottocento, si incontrano le strade di un contadino in bancarotta (Christian Bale) ed un feroce bandito (Russel Crowe). Per ottenere una ricompensa, il nostro contadino si unisce allo sceriffo per scortare il temuto fuorilegge al treno che lo portera a Yuma, per affrontare il processo. A sbarrargli la strada una banda di banditi aguerriti e decisi a tutti i costi a liberare il loro capo. Un viaggio di avventura, riscatto, speranza e maturazione per i personaggi della storia. Un Western che non scade e che rimane al passo con le nuove esigenze del cinema moderno, con una storia coinvolgente ricca di personaggi interessanti, molto interessanti anche i rapporti che si creano tra di essi nel corso del viaggio. Un Russel Crowe brillante nell'insolito ruolo del villain, fiancheggiato (o meglio fronteggiato)da un Christian Bale che non è mai male. Insomma, è un film che colpisce proprio, anche se il finale può stonare un po' col resto, creando delle strane contraddizioni.
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brando fioravanti
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giovedì 5 aprile 2012
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serie b
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Remake di un grande western. Esclusi i protagonisti gli attori recitano in pieno stile da fiction, inespressivi e insensibili. La banda di rapinatori è formata da un gruppo di killer spietati che mettono a ferro e fuoco tutto quello che incontrano come se niente fosse. La regia è bassisima e le scene d'azione sono tutte inverosimili tipiche del più basso cinema americano.
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(di capo apache)
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7fra22
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domenica 9 ottobre 2011
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sottotono.....
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Film nel complesso piacevole, ma deludente sotto alcuni aspetti. Numerose (troppe!) sequenze sono piuttosto inverosimili, in particolare la scena finale che lascia a dir poco perplessi. Una buona scenografia e un cast di livello riescono a salvare una pellicola che aveva senza dubbio delle potenzialità maggiori.
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ultimoboyscout
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sabato 8 ottobre 2011
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chi custodisce la sua bocca protegge la sua vita.
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Cinquant'anni esatti dopo l'originale e omonimo film di Delmer Daves con Glenn Ford ecco puntuale il remake di James mangold. Christian Bale è Dan Evans allevatore dell'Arizona sommerso dai debiti e dalle angherie di un latifondista. Russell Crowe è invece Ben Wade, il fuorilegge che viene catturato e che deve essere condotto al carcere di Yuma. Evans, per coprire i debiti, si offrirà di scortarlo. Al gruppo si unirà il figlio di Evans, un adolescente, interpretato da Logan Lerman, più che sorprendente nel ruolo per la maturità e la sicurezza dimostrate. Tratto da un romanzo di Elmore leonard il film risulta un pò troppo lungo, cambia il finale, estremizza pregi e difetti dei vari personaggi ma soprattutto incattivisce, rendendolo spietato e sanguinario, il personaggio del bandito.
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Cinquant'anni esatti dopo l'originale e omonimo film di Delmer Daves con Glenn Ford ecco puntuale il remake di James mangold. Christian Bale è Dan Evans allevatore dell'Arizona sommerso dai debiti e dalle angherie di un latifondista. Russell Crowe è invece Ben Wade, il fuorilegge che viene catturato e che deve essere condotto al carcere di Yuma. Evans, per coprire i debiti, si offrirà di scortarlo. Al gruppo si unirà il figlio di Evans, un adolescente, interpretato da Logan Lerman, più che sorprendente nel ruolo per la maturità e la sicurezza dimostrate. Tratto da un romanzo di Elmore leonard il film risulta un pò troppo lungo, cambia il finale, estremizza pregi e difetti dei vari personaggi ma soprattutto incattivisce, rendendolo spietato e sanguinario, il personaggio del bandito. Bravi gli attori, buono il contributo della regia ma a conti fatti non soddisfa del tutto: colpa di un genere che ormai non è più l'emblema d'America? o forse che il genere è in agonia e si cerca di ricrearlo per quanto possibile in laboratorio? Se tiene, il film, è soprattutto per l'apporto stilistico di Mangold e per gli attori tutti molto in forma, compresi due credibilissimi Fonda e Foster. L'amplificazione di storia, durata, dialoghi, personaggi, paesaggi (meravigliosi!) e sfondo storico-sociale lo zavorrano invece parecchio, anche se rispetto all'originale lo arricchiscono d'azione non evitando però di renderlo ridondante.
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simone.de.rosa
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domenica 3 luglio 2011
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il ritorno di yuma
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Dopo 3:10 to Yuma del 1957, J. Mangold tenta il remake e ci riesce elaborando un eestern davvero interessante, sicuramente il migliore da parecchi anni. Ritmo appassionante e storia incalzante per un film davvero da vedere
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dario
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mercoledì 12 gennaio 2011
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blando
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Troppi morti e un ritmo soporifero. Lungo, manierato, macchiettistico, a tratti insopportabile per estrema povertà d'idee e di logica in quelle poche che ci sono. C rowe sopra le righe, meglio Bale. Finale assurdo, tirato per i capelli. Annoia e irrita. Buona invece la scenografia.
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