gus da mosca
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venerdì 29 agosto 2008
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lodo pornografico della castita'
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Film eclettico che mescola diversi generi e lascia lo spettatore imbarazzato ed interdetto. La sceneggiatura e' giocata tutta su estremi contrapposti: personaggi (la casta fanciulla ed lo squallidissimo fratellastro), ambientazioni (fumose ciminiere e stagni paradisiaci), situazioni (primo amore e insistenti visite ginecologiche "non mediche"), immagini (innocente nudita' adolescenziale e crude scene di genitali insanguinati), sentimenti (dolore familiare per la madre malata e grottesche scene horror-trash con un cane affamato ed un "ginecologo" mutilato). Il tutto tenuto insieme da una fotografia discontinua, ma a tratti efficace e, soprattutto, da cio' che il film non mostra: il sesso dentato.
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Film eclettico che mescola diversi generi e lascia lo spettatore imbarazzato ed interdetto. La sceneggiatura e' giocata tutta su estremi contrapposti: personaggi (la casta fanciulla ed lo squallidissimo fratellastro), ambientazioni (fumose ciminiere e stagni paradisiaci), situazioni (primo amore e insistenti visite ginecologiche "non mediche"), immagini (innocente nudita' adolescenziale e crude scene di genitali insanguinati), sentimenti (dolore familiare per la madre malata e grottesche scene horror-trash con un cane affamato ed un "ginecologo" mutilato). Il tutto tenuto insieme da una fotografia discontinua, ma a tratti efficace e, soprattutto, da cio' che il film non mostra: il sesso dentato. Forse la chiave di lettura e' proprio in questo "non mostrare" quello che sicuramente e' meno tabu' dell'omologo maschile, che invece il film esplicitamente esibisce in situazioni grandguignolesche. Il film pecca di realismo con quanto non mostra, sciupando l'idea: i denti sono veri, infatti un medico ne trova uno. Perche' ? Meglio sarebbe stato lasciare allo spettatore il dubbio che quella "anomalia" femminile fosse tutta mentale e la paura della fanciulla si espletasse fisicamente in un qualche modo soltanto intuibile, concentrando la morale del film non sul "come", ma sul "perche'". Cio' non avviene ed il film si conslude con l'orribile ghigno di un vecchietto: uno sberleffo allo spettatore, che fino a quel punto ha sperato nell'epilogo catartico di un film anticonformista e che invece si ritrova davanti all'ennesimo "ammiccamento sadico" di un ondivago film horror-trash.
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andrea b
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domenica 31 ottobre 2010
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non così banale
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Il film narra le vicende di Dawn, una giovane ragazza che col tempo scopre di avere un' inquietante particolarità nelle zone intime.Una commedietta a basso costo che tocca i temi e le paure più comuni dell' età adolescenziale senza cadere nella solita retorica.Il film scorre bene ed è abbastanza piacevole, con l' unico difetto di avere una trama troppo monotona e una conclusione molto attendibile.Tocca però con ingegno il tema del sesso in quanto l' ingenua protagonista diventa carnefice di coloro che vogliono possederla senza amarla e,soprattutto,la vagina dentata simboleggia la voglia della ragazza di essere rispettata.La colonna sonora fa da buono sfondo alle sadiche vicende della pellicola.
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therao
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lunedì 13 febbraio 2012
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come direbbe capitan ovvio, è una furbata
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È pleonastico definire un film del genere una furbata. Talmente pleonastico che sarebbe stato ovvio aspettarsi che nessuno lo andasse a vedere. Che si fa davanti a un film del genere? Semplice: si legge la trama sul giornale, si dice "Ah! Ah! Che stronzata!" e si passa al film successivo. Invece qualche spettatore c'è stato; credo dipenda dal fatto che il regista ha agito in modo geniale, è andato sul sicuro, si è messo in una botte di ferro. L'atmosfera da provocazione, infatti, è talmente forte che è impossibile non fare soldi con un'idea del genere. Nessuno può fare caso a quanto stereotipati siano i personaggi, a quanto inconsistente sia l'intreccio o a quanto sia scarsa la recitazione, quando sono tutti troppo impegnati a fare battutine da femministe cerebrolese e a gongolare.
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È pleonastico definire un film del genere una furbata. Talmente pleonastico che sarebbe stato ovvio aspettarsi che nessuno lo andasse a vedere. Che si fa davanti a un film del genere? Semplice: si legge la trama sul giornale, si dice "Ah! Ah! Che stronzata!" e si passa al film successivo. Invece qualche spettatore c'è stato; credo dipenda dal fatto che il regista ha agito in modo geniale, è andato sul sicuro, si è messo in una botte di ferro. L'atmosfera da provocazione, infatti, è talmente forte che è impossibile non fare soldi con un'idea del genere. Nessuno può fare caso a quanto stereotipati siano i personaggi, a quanto inconsistente sia l'intreccio o a quanto sia scarsa la recitazione, quando sono tutti troppo impegnati a fare battutine da femministe cerebrolese e a gongolare. A nessuno verrà in mente di dire che fare un film psicologico giocato sulle paure della gente è una cosa seria, e non basta dire a uno "Ora te lo taglio" per toccare chissà quali corde dell'inconscio... che ci vuole un discorso più articolato... perché questo ruberebbe tempo alle risatine. Battutine, gongolamenti e risatine di spettatori che non pensano, per inciso, al fatto che quello di cui li sta facendo compiacere il regista è puritanesimo allo stato puro (un po' come quando si coinvolge il popolo nella lapidazione di un dissidente politico che si è ribellato anche nell'interesse di quelli che lo stanno lapidando). "Per inciso" perché, per quanto la domanda "È giusto incoraggiare quelle persone piene di fisime riguardo al sesso?" sia legittima, io non mi reputo un moralista, ovvero, quando guardo un film, non mi pongo il problema di quanto sia moralmente edificante. Il problema nasce quando un regista si mette al riparo da tutte quelle valutazioni che un regista onesto dovrebbe avere il coraggio affrontare, imbastendo, sostanzialmente, una di quelle puntate di "Forum" in cui il dibattito sulla causa è talmente appassionato che nessuno fa l'unica domanda sensata, cioè: "Ma il Codice Penale che dice?". L'unica domanda sensata riguardo a un film, stringi stringi, è "Ma è un prodotto di qualità?".
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gus da mosca
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domenica 31 agosto 2008
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castita', a denti stretti.
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Film eclettico che mescola diversi generi e lascia lo spettatore imbarazzato ed interdetto. La sceneggiatura e' giocata tutta su estremi contrapposti: personaggi (la casta fanciulla ed lo squallidissimo fratellastro), ambientazioni (fumose ciminiere e stagni paradisiaci), situazioni (primo amore e insistenti visite ginecologiche "non mediche"), immagini (innocente nudita' adolescenziale e crude scene di genitali insanguinati), sentimenti (dolore familiare per la madre malata e grottesche scene horror-trash con un cane affamato ed un "ginecologo" mutilato). Il tutto tenuto insieme da una fotografia discontinua, ma a tratti efficace e, soprattutto, da cio' che il film non mostra: il sesso dentato.
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Film eclettico che mescola diversi generi e lascia lo spettatore imbarazzato ed interdetto. La sceneggiatura e' giocata tutta su estremi contrapposti: personaggi (la casta fanciulla ed lo squallidissimo fratellastro), ambientazioni (fumose ciminiere e stagni paradisiaci), situazioni (primo amore e insistenti visite ginecologiche "non mediche"), immagini (innocente nudita' adolescenziale e crude scene di genitali insanguinati), sentimenti (dolore familiare per la madre malata e grottesche scene horror-trash con un cane affamato ed un "ginecologo" mutilato). Il tutto tenuto insieme da una fotografia discontinua, ma a tratti efficace e, soprattutto, da cio' che il film non mostra: il sesso dentato. Forse la chiave di lettura e' proprio in questo "non mostrare" quello che sicuramente e' meno tabu' dell'omologo maschile, che invece il film esplicitamente esibisce in situazioni grandguignolesche. Il film pecca di realismo con quanto non mostra, sciupando l'idea: i denti sono veri, infatti un medico ne trova uno. Perche' ? Meglio sarebbe stato lasciare allo spettatore il dubbio che quella "anomalia" femminile fosse tutta mentale e la paura della fanciulla si espletasse fisicamente in un qualche modo soltanto intuibile, concentrando la morale del film non sul "come", ma sul "perche'". Cio' non avviene ed il film si conslude con l'orribile ghigno di un vecchietto: uno sberleffo allo spettatore, che fino a quel punto ha sperato nell'epilogo catartico di un film anticonformista e che invece si ritrova davanti all'ennesimo "ammiccamento sadico" di un ondivago film horror-trash.
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