merilois
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mercoledì 13 maggio 2009
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non si può control-lare l'amore, la vita
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Artista sensibile Ian Curtis, diviso tra l'amore per due donne. Un amore che dentro di sè sente giusto e possibile. Il punto di vista non è però condiviso dalle due fanciulle. E poi c'è il successo che lo allontana da sè stesso. Si sente un'automa quando si esibisce davanti ad un pubblico che lo sente vicino ma lui non sente più sè stesso. Le medicine per l'epilessia, il successo, la sua emotività nascosta e compressa dalla timidezza e dall'introversione. Le marcette in cui egli si esibisce mentre canta, forse mimando anche convulsioni epilettiche, sono allusive di una condizione umana dove la società, la famiglia i doveri ci comprimono, ci condizionano, ci fanno marciare come soldatini annullando i nostri desideri e il nostro vero io.
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Artista sensibile Ian Curtis, diviso tra l'amore per due donne. Un amore che dentro di sè sente giusto e possibile. Il punto di vista non è però condiviso dalle due fanciulle. E poi c'è il successo che lo allontana da sè stesso. Si sente un'automa quando si esibisce davanti ad un pubblico che lo sente vicino ma lui non sente più sè stesso. Le medicine per l'epilessia, il successo, la sua emotività nascosta e compressa dalla timidezza e dall'introversione. Le marcette in cui egli si esibisce mentre canta, forse mimando anche convulsioni epilettiche, sono allusive di una condizione umana dove la società, la famiglia i doveri ci comprimono, ci condizionano, ci fanno marciare come soldatini annullando i nostri desideri e il nostro vero io. Il film in bianco e nero di Anton Corbjin non distrae con il colore che ci porterebbe fuori dal grigiore di un'Inghilterra tatcheriana degli anni '70, dove il grigio entra dentro alle persone della working class di cui Ian Curtis è figlio. E' un lavoro pulito ed essenziale che parla del dolore di chi crea una canzone, dei versi. Di un artista che ama, soffre e muore per non far soffrire le donne che ama. Noi pensiamo spesso che i protagonisti del mondo musicale e cinematografico che amiamo siano delle stelle lucenti e stratosferiche inattaccabili dalla malattia e dal dolore. Invece la condizione umana con le contraddizioni, il dolore, la malattia travaglia anche loro. La musica rock come strumento di contestazione di un sistema sociale oppressivo è stata anche per Ian Curtis un modo per esprimere il proprio disagio esistenziale e la propria sensibilità di artista. Un modo di uscire dal controllo del sistema sulla propria vita e di esprimerne il totale rifiuto intuendone il contenuto repressivo.
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patrick bateman
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giovedì 5 febbraio 2009
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ian curtis......il male di esistere!
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La storia del carismatico leader dei grandi Joy Division,gruppo inglese attivo tra la fine dei 70'e i primi anni 80'.Positiva la regia di Corbijn con uno sfavillante bianco/nero a fotografare i borghi la campagna uggiosa inglese e quegl'interni tutti così anglosassoni.Bravo ,convincente e somigliante in maniera direi quasi imbarazzante il giovane attore Sam Riley vero mattatore del film il quale non si risparmia nell'interpretare Curtis con una mimica stratosferica (vedi le performance dei concerti)e tutte quelle espressioni tormentate fino ad arrivare alle drammatiche scene delle convulsioni epilettiche le quali funestavano il povero Curtis. Film che consiglierei ai nostri giovani rockers italiani,se non altro per capire che il successo si guadagna con il sacrificio e poi.
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La storia del carismatico leader dei grandi Joy Division,gruppo inglese attivo tra la fine dei 70'e i primi anni 80'.Positiva la regia di Corbijn con uno sfavillante bianco/nero a fotografare i borghi la campagna uggiosa inglese e quegl'interni tutti così anglosassoni.Bravo ,convincente e somigliante in maniera direi quasi imbarazzante il giovane attore Sam Riley vero mattatore del film il quale non si risparmia nell'interpretare Curtis con una mimica stratosferica (vedi le performance dei concerti)e tutte quelle espressioni tormentate fino ad arrivare alle drammatiche scene delle convulsioni epilettiche le quali funestavano il povero Curtis. Film che consiglierei ai nostri giovani rockers italiani,se non altro per capire che il successo si guadagna con il sacrificio e poi... si può essere eroi anche solo per un giorno (Bowie insegna)!!! ave !
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alve
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martedì 3 febbraio 2009
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control ian curtis
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mi spiace per il film CONTROL. Per me è stata una delusione. Insipido, non mi ha dato l'emozioni che aspettavo. Un po' noioso, a tratti troppo lento, a tratti troppo veloce. Non penso che rispecchi bene la vita e i pensieri di Ian. E' probabile che mi sbagli, ma questo è ciò che penso..l'ho trovata veramente povera come biografia.
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(di marezia)
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braccobaldo
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sabato 10 gennaio 2009
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mah..
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Sarà che l'ho visto in dvd, sarà che mi sono indispettito subito (mi aspettavo le canzoni originali e non delle cover), sarà semplicemente che non capisco una mazza di cinema, ma a me questo film non mi ha proprio coinvolto.
Eppure sono tra quelli che alle prime "bassate" dei Joy, sentono il sangue impazzzire nelle vene.
Invece qui mi è sembrato tutto così asettico, modesto, svogliato (recitazione, fotografia, regia)..eppoi che palle questo bianco e nero, questi colori desaturati!
Non credo che basti ricorrere a questi espedienti per riproporre degnamente l'energia oscura di quell'epoca, il grigiore di quell'Inghilterra, e tutto il dark della disperazione di Ian.
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(di shebangsthedrums)
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demien
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sabato 27 dicembre 2008
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bella biografia.
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Bella biografia che ci consegna però un Curtis indolente, apatico ed inadeguato al sucesso improvviso ottenuto.
Il suo mondo affettivo è dilaniato tra la moglie, un errore essersi sposato troppo giovane, e l'amante giornalista per hobby conosciuta nel backstage. Lui non riesce a peritarsi è la situazione degenera, aggravata anche dagli attacchi di epilessia di cui soffre.
E' il ritratto di un animo fin troppo sensibile.
Guardando il film si può anche essere assaliti da un pò di rabbia nel constatare nessuna reazione da parte di Curtis, nessun tentativo reale per risolvere i suoi problemi, almeno quelli privati.
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ottimo film!
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lunedì 24 novembre 2008
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ottimo film!
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mary
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giovedì 20 novembre 2008
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per i fan dei joy division
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io non sono tra questi...ma al di là di ciò il film mi è sembrato un bel compitino accademico..cronachistico..ma senza anima e senza rendere il clima musicale e non solo dell'epoca..stagnante asettico e troppo essenziale che non coglie nulla in profondità...e la scelta del b/n va in questa direzione. Tutto sta nell'intuizione e nella curiosità dello spettatore che vedono una figura parecchio sofferente avulsa da tutto e su cui vuole soffermarsi il regista. Segnalo inoltre che Curtis era un ragazzo molto giovane vitale e fragile non ben rappresentato dall'attore "senile" di questo filmino. 3 stelle per la musica; l'onestà e la fattura.STOP.
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demian hedgehog
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lunedì 17 novembre 2008
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corbjin, il cinema e i joy division
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Era un grigio giovedì pomeriggio e vagavo al freddo per le fredde vie del centro di Milano quando ad una tratto mi ritrovai di fianco al Cinema Centrale. I miei occhi brillarono nel vedere che fuori dall'ingresso del cinema era appesa la locandina del film Control, la biografia su Ian Curtis e i Joy Division. Senza indugiare frugai nel portafoglio per controllare se mi era avanzato qualche fottuto soldino e sussultai nel vedere che quel giorno la sorte non mi era avversa.
Entrai dunque nel cinema, giusto in tempo per vedermi il film dall'inizio. La sala era silenziosa e non c'era neppure troppa gente. Per me era proprio l'ideale.
Poi, dopo i consueti spot che anticipano l'inizio di un film, le luci si spensero e sul grande schermo comparve la figura di Ian Curtis, che seduto ai piedi del letto della propria camera con il capo inclinato verso il basso, faceva scorrere nella propria mente alcuni versi di Heart And Soul, uno dei brani più belli e intensi da lui composti.
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Era un grigio giovedì pomeriggio e vagavo al freddo per le fredde vie del centro di Milano quando ad una tratto mi ritrovai di fianco al Cinema Centrale. I miei occhi brillarono nel vedere che fuori dall'ingresso del cinema era appesa la locandina del film Control, la biografia su Ian Curtis e i Joy Division. Senza indugiare frugai nel portafoglio per controllare se mi era avanzato qualche fottuto soldino e sussultai nel vedere che quel giorno la sorte non mi era avversa.
Entrai dunque nel cinema, giusto in tempo per vedermi il film dall'inizio. La sala era silenziosa e non c'era neppure troppa gente. Per me era proprio l'ideale.
Poi, dopo i consueti spot che anticipano l'inizio di un film, le luci si spensero e sul grande schermo comparve la figura di Ian Curtis, che seduto ai piedi del letto della propria camera con il capo inclinato verso il basso, faceva scorrere nella propria mente alcuni versi di Heart And Soul, uno dei brani più belli e intensi da lui composti. Quel ragazzo nello schermo, ci potrei giurare, non era Sam Riley. Quel ragazzo era Ian Curtis in carne ed ossa! Così come Samantha Morton era Deborah Curtis e Alexandra Maria Lara era Annik Honoré.
In tutta la mia seppur giovane vita non mi era mai capitato di assistere ad una biografia così perfetta che riguardasse un personaggio a me così caro come Ian Curtis. Nel film di Corbjin ogni cosa è al suo posto e tutto segue un ordine confuso, a tratti irreparabilmente rapido (il fidanzamento, il matrimonio e la nascita di Natalie)e a tratti dolorosamente lento (gli ultimi mesi di vita di Ian e dei Joy Division), ovvero l'ordine esatto secondo cui scorre la vita.
Nel bianco e nero Anton Corbjin si muove ormai con assoluta disinvoltura e anche se è al suo primo lavoro per il grande schermo mostra di essere un vero professionista, riuscendo ad unire la sostanza di un'opera biografica alla poesia e all'arte del Cinema.
L'ultima immagine del film, infine, è il cielo di Macclesfield, e la bellissima Atmosphere che risuona in sottofondo, lasciando che una lacrima ci sfugga dai nostri aridi occhi.
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syd
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sabato 15 novembre 2008
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emerita testa di cazzo
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pensare a corbijn gia esclude l'aggettivo di commerciale nel senso becero che viene dato dalla MTV(monnezza)GENERATION.io ho visto il film in versione originale sottotitolata ed è semplicemente quello che mi aspettavo.visivamente eccellente,molto irregolare,ma del resto non è mica un fil su al bano e romina power.poi considero fondamentale sdoganare un culto infinito quale è stato IAN con la speranza in un mondo migliore.
"IL NOSTRO CUORE è ANDATO PERSO PER SEMPRE"
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miriam
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venerdì 7 novembre 2008
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fotografia di un'anima
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Questa volta non dirò più di tanto se non invitare il pubblico a rimanere sui titoli di coda per ascoltare la canzone originale, bellissima! Anche Riley canta molto bene e ha un carisma perfetto per il ruolo che interpreta: il suo volto con quello che è più di un bianco e nero è una maschera di una profondità quasi "medianica". Eccezionale, come tutto il cast. Per il resto la recensione migliore è quella di Escobar: dice TUTTO e in modo poetico. Un gioiello.
[+] giusto..
(di mary22)
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