Maradona - La mano de dios |
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Un film di Marco Risi.
Con Marco Leonardi, Julieta Díaz, Juan Leyrado, Pietro Taricone, Eliana González (II).
continua»
Biografico,
durata 113 min.
- Argentina, Italia 2006.
- 01 Distribution
uscita venerdì 30 marzo 2007.
MYMONETRO
Maradona - La mano de dios
valutazione media:
2,41
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Per un pugno di goaldi Angela CinicoloFeedback: 0 |
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giovedì 15 maggio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per lo spettatore 113 minuti sono troppi, per il fan troppo pochi: Maradona, la mano de D10s è un filmetto che lascia il dissapore già durante la seconda parte. Sforzarsi per un'altra mezzoretta probabilmenteavrebbe giovato al caro Risi, che invece sembra essersi scervellato un tantino solo nella storia del protagonista da piccolo. La storia di Maradona è fatta di calcio, è fatta di dissipi interiori, è fatta di amori e adulteri, è fatta di cocaina, è fatta di vittorie e di tradimenti, la storia di questo Maradona vuole essere quella del Diego umano, ma fallisce nel suo tentativo di demitizzare un personaggio per mostrarcene le debolezze e le tenerezze, come l'amore per la famiglia, perché provando a raccontare di tutto un po', il risultato sembra un'accozzaglia, tra l'altro imprecisa e inconsistente. Parte come la favola di un bambino (un Gonzalo Alarcon sorprendente nella somiglianza quanto nell'interpretazione) che tra gli stenti riesce a sganciare sorrisi che bucano lo schermo, come i suoi gol bucano la rete. Risi enfatizza la vena polemica di Diego, la sua sincerità sempre incondizionata, la sua lealtà calcistica, la sua determinazione eroica. E i primi minuti riescono a interessare anche i più diffidenti, che hanno altre fedi calcistiche. La regia ricorda quella di Salvatores in Io non ho paura, sebbene sia più ambiziosa nella scelta di effettismi che insinuano il dubbio che ci sia la mano di... qualcunaltro. Poi inzia un velocissimo iter che ripercorre, tra immagini da repertorio di pessima qualità, la storia dell'uomo che i Napoletani continuano a santificare. E' come un dribbling tra qualche goal indimenticabile, tra le squadre che lo "sfruttarono" mentre a lui interessava solo giocare, tra la tentazione dello sballo facile, tra l'inconsapevolezza degli squilibri che i giochi di potere (e di mafia) tramarono, tra l'amore di una donna vittimizzata e succube, tra le discese e le risalite. Manca la sana provocazione, manca l'insana esaltazione: la leggenda di un uomo straordinario viene riletta come una fiction semplicistica. Non ci resta che... aspettare Kusturica sperando in un suo ritratto dell'artista da giovane!
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