Infamous - Una pessima reputazione |
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Un film di Douglas McGrath.
Con Toby Jones, Sandra Bullock, Daniel Craig, Peter Bogdanovich, Jeff Daniels.
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Titolo originale Infamous.
Biografico,
durata 110 min.
- USA 2006.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 12 gennaio 2007.
MYMONETRO
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LE FERITE DELL'ARTE
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giovedì 25 gennaio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Come Mozart in Amedeus di Foreman Capote, il celebre autore newyorkese di Colazione da Tiffany, per la seconda volta a un anno di distanza dall’uscita in sale dal Capote di Bennet Miller interpretato da un mesto Philippe Hoffmann, riporta indietro dal limbo riservato agli immortali il segreto della sua bizzarra presenza scenica: nel lungometraggio del 1984 la risata stridula del grande compositore evocava il genio irriverente di chi dalla morte del padre Leopoldo aveva ricavato il Don Giovanni., in Infamous-una pessima reputazione di McGrath i vezzi e le mossettine, la voce chioccia e petulante, i colli di pelliccia da prima donna, il volto quasi scimmiesco di un rimpicciolito per l’occasione Jeff Daniels, somatizzano la profonda nevrosi di un individuo eccezionale che volle trasformare la diversità in mito e le esperienza devastanti in opere mirabili. Il sacrificio dell’anima misura l’autenticità di una vocazione: i libri sono scritti con il sangue di chi li scrive, altrimenti sono barzellette insipide. Il contatto faticosamente ravvicinato fra il rozzo e scorbutico Daniel Craig, uno degli assassini dei Cutter, una famiglia di contadini benestanti del Kansas, e lo scrittore snob esula dall’attrazione erotica o dall’amore folle e impossibile: McGrat dalla lettura dei libri di e su Capote ha tratto la convinzione che nel tormentato e ambiguo rapporto fra l’assassino e il suo biografo si celassero molteplici sfaccettature e attorno a un grumo indissolubile di sentimenti e frustrazioni ha costruito la sua pellicola commisurandola nei toni e nella struttura alla pluridimensionalità delle personalità e delle situazioni evocate. Nell’angusta cella del carcere si squadrano con diffidenza e morbosa curiosità due universi speculari che finiscono, attraversando distanze solo in apparenza siderali, con l’identificarsi l’uno nell’altro e con il lasciare emergere il lato più oscuro e rimosso di se stessi: dunque una reciproca e distruttiva iniziazione e non una consolante love story. Fa parte del gioco in un ruolo fondamentale una visione opposta dell’arte: da un lato ironia, oggettività, aristocratico distacco e dall’altro condivisione totalizzante e partecipazione appassionata fino all’esaurimento delle forze. L’intimità con uno degli autori di un crimine efferato costituì per l’eccentrico “ golden gay “ della letteratura americano un evento sconvolgente e traumatico, ma anche l’occasione di una rivelazione: l’atmosfera eterea dei salotti new-yorkesi, la compagnia delle dame del jet-set, i pettegolezzi insulsi, la causticità paradossale erano l’artificioso prima, la verità del dolore, l’ineluttabilità del male e l’impotenza dell’amore il poi. Così la levità di Colazione da Tiffany si tramutò nella cupa gravità di A sangue freddo e infine in silenzio: vivere non rimargina le ferite dell’arte. http://slilluzicando.splinder.com
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