10 canoe

"10 canoe", quasi un documentario ma col sapore antico della fiaba

Cantore solista dell'epopea degli aborigeni, questa volta Rolf de Heer (The Tracker) si è spinto oltre: con 10 canoe, co-prodotto dalla nostra Fandango, ha messo in scena una storia arcaica, concepita in collaborazione col popolo di Ramingining e interpretata esclusivamente da nativi australiani.
Tanto ma tanto tempo fa, in un territorio del Nord dell'Australia. Una voce narrante (in originale quella della star aborigena David Gulpilil) commenta le immagini, in bianco e nero, di un piccolo gruppo tribale. E' il tempo della raccolta delle uova deposte dai palmipedi gumang e i cacciatori compiono una lunga marcia, poi costruiscono canoe con la scorza degli alberi e s'inoltrano nelle paludi.
Ciò che si vede fa pensare a un documentario antropologico di Jean Rouch; prima che il regista ci immerga in un'atmosfera di fiaba antropologica, riportandoci ancor più indietro nel tempo. Poiché il capo della spedizione sa che Dayindi, suo fratello minore, è innamorato della più giovane delle sue mogli, gli narra a scopo didascalico una storia esemplare: che lo spettatore, ora, segue a colori. E' quella di un altro capo che aveva tre mogli, una delle quali scomparve. La sparizione fu attribuita a un misterioso straniero e diede inizio a una faida tra due sparuti eserciti, dalle conseguenze tra il comico e il tragico.
Il film offre un'esperienza del tutto inusuale, regressiva, un po' ipnotica. Ed è una sorpresa la scoperta di un "humour tribale" parecchio divertente, di cui (colpa nostra...) avevamo fin qui ignorato l'esistenza.
Da La Repubblica, 2 giugno 2006


di Roberto Nepoti, 2 giugno 2006