Tutti i battiti del mio cuore |
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Un film di Jacques Audiard.
Con Romain Duris, Aure Atika, Emmanuelle Devos, Niels Arestrup, Jonathan Zaccaï.
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Titolo originale De battre mon coeur s'est arreté.
Drammatico,
durata 107 min.
- Francia 2005.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 11 novembre 2005.
MYMONETRO
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CON DITA DI SANGUE
di A.L.Feedback: 0 |
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lunedì 24 luglio 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Secondo Morris, antropologo ed etologo, autore di La scimmia nuda, l’uomo di genio sarebbe spinto alla creazione dall’aver conservato in sé dalle ere preistoriche la dote del maschio dominante cacciatore e guerriero: l’amore per il rischio. L’ipotesi parrebbe spiegare bene perché ne I battiti del mio cuore il giovane protagonista senta il bisogno di diventare pianista e prendere “lezioni d’ascolto” da una ragazza cinese appena sbarcata a Parigi: esistenze come quella di Thomas( un sensualmente sanguigno Antoine Duris) sono un residuo insopprimibile nelle realtà urbane delle epoche primordiali caratterizzate dalla sopraffazione del forte sul debole. Egli gira di notte per fabbricati dismessi e locali e la sua attività consiste essenzialmente nello sgombrare a suon di spranghe, in compagnia di bravacci pari suoi, dall’umanità derelitta che li occupa clandestinamente gli immobili al centro degli interessi di affaristi e speculatori. Egli è “padrone” dell’ambiente di cui è parte se con questo termine intendiamo la forza della consapevolezza: la coscienza però non sconfina nell’elaborazione di un codice etico e nel conseguente rifiuto delle legge della giungla, bensì in una rabbiosa insofferenza derivata dall’avvertire in sé una dimensione inesprimibile altrimenti che con la musica. L’impossibile evoluzione da sgherro ad artista ha risvolti tragici, perché, il finale inquietante lo fa intuire, se c’è un’energia in esubero nel compromesso essa resterà angosciosamente inespressa. Il lurido e il sublime dunque si sfiorano, ma in che modo l’uno entra nell’orbita dell’altro? Teorie suggestive a parte, il talento resta un bel mistero: sentirsi scrittori o musicisti, significa esserlo per davvero? Basta nascere Mozart per diventarlo? Se a un boss di Cosa Nostra nascesse un Proust, questi scriverebbe poi la “Recherche”? Nel remake di Fingers, un noir di Toback del ’78, Audiard e Benacquista, sceneggiatori di Tutti i battiti del mio cuore, fanno della travagliata presenza demonica di suoni e note in Thomas il leit-motiv della pellicola: il ritratto della greve barbarie dei nostri tempi scaturisce plasticamente dal contrasto con l’emersione fisicamente percepibile di un universo immateriale appartato e lontano. Incompatibili sono gli idiomi usati nei due pianeti: la metropoli del sesso e del denaro facili, della cocaina a fiumi, del malaffare e dei night si esprime in frasi convenzionali o a gesti brutali o tace in un’afasia che occlude la memoria di una madre perduta e i sentimenti autentici quali l’amore per una donna da altri tradita e per un padre invecchiato, il pianoforte invece parla una lingua ostica e criptica come il cinese della maestra ma universale e oscuramente solidale con le increspature dell’anima. I legami familiari e sociali stimolano la creatività o la strozzano in culla, ma forse è così che qualcuno diventa Mozart: accarezzando i tasti con dite di sangue.
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