gino64
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venerdì 26 febbraio 2016
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divertissement di jarmusch
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11 episodi con la stessa ambientazione nella quale due persone dialogano bevendo caffè e fumando sigarette. Si passa da sketch più sperimentali (Renee) ad altri più convenzionali (Champagne) accomunati da un bel bianco e nero (scelta obbligata poiché il primo sketch è del 1986 e gli ultimi del 2003). Come molti film ad episodi ce ne sono alcuni molto riusciti ed altri che non sono neanche episodi a tutti gli effetti. I migliori sono quelli sul successo (Cugine e Cugini?) e quello da antologia con Iggy Pop e Tom Waits (Da qualche parte in California). Meno riusciti tutti gli altri (menzione speciale per Jack mostra a Meg la sua bobina di Tesla, imbarazzante a parere di chi scrive). Coffee and Cigarettes è quindi un film che si regge su tre grandi cortometraggi, ma si ha la forte sensazione che non sia altro che un divertissement del regista volto a mettere in risalto la sua idea estremamente minimalista di cinema.
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fabal
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lunedì 17 febbraio 2014
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undici sketch, con più bassi che alti
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Attorno a un tavolino, con tazze di caffè, fumando una sigaretta, si svolgono 11 scenette con personaggi grotteschi e dialoghi improbabili.
Il film è un collage di cortometraggi, iniziato nel 1986 e terminato nel 2003. Prodotto indipendente, Coffee and cigarettes nacque come ipotetico spin off del Saturday Night Live, commissionato allo Jarmusch del coevo Daunbailò: da qui il regista arruolò Benigni per il primo degli sketch. Il secondo risale al 1989, ancora raccattando gli attori con cui Jarmusch lavorava per il nuovo Mystery Train: Cinqué Lee e Steve Buscemi nell'episodio Memphis version. E nel 1993 il duetto Waits - Iggy Pop, premiato con una palma d'oro a Cannes.
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Attorno a un tavolino, con tazze di caffè, fumando una sigaretta, si svolgono 11 scenette con personaggi grotteschi e dialoghi improbabili.
Il film è un collage di cortometraggi, iniziato nel 1986 e terminato nel 2003. Prodotto indipendente, Coffee and cigarettes nacque come ipotetico spin off del Saturday Night Live, commissionato allo Jarmusch del coevo Daunbailò: da qui il regista arruolò Benigni per il primo degli sketch. Il secondo risale al 1989, ancora raccattando gli attori con cui Jarmusch lavorava per il nuovo Mystery Train: Cinqué Lee e Steve Buscemi nell'episodio Memphis version. E nel 1993 il duetto Waits - Iggy Pop, premiato con una palma d'oro a Cannes. Costruito in (un lungo) itinere, Coffee and cigarettes può vantare un'incubazione ancora maggiore dei 15 anni con cui Cameron ha incensato lo script di Avatar: il risultato non è però straordinario. Il bianco e nero pareggia gli inevitabili anacronismi che, per esempio, senz'altro sorgerebbero tra un Benigni anni '80, tutto arruffato, e una Blanchett fashion e modernissima attrice. Con l'efficace fotografia e le coerenti soluzioni registiche, Coffee and Cigarettes ha il pregio di sembrare un prodotto unitario, ottimamente confezionato, a compimento di una sola grande idea maturata negli anni. Ma ha il difetto di preferire, banalmente, la forma alla sostanza, con la conseguenza di lasciare un marchio che non va oltre l'impatto visivo. Lo spettatore ricorderà, così, l'alternanza tra primissimi piani e inquadrature ai tavolini, costellati di tazzine e mozziconi, oltre al calcatissimo nero del caffè, sempre più nero del resto. Ma ben poco rimarrà impresso circa il contenuto dei dialoghi, lasciando più di un dubbio sulla ragion d'essere di alcune sequenze, troppo realistiche per ottenere l'alibi del nonsense, troppo poco per darne un taglio documentaristico. Solo la teoria di Waits - sul vantaggio di aver smesso di fumare - è antologica, così come l'episodio Somewhere in California è l'unico che provi a illustrare una qualche filosofia legata al binomio caffè/sigaretta.
Per il resto rimane poco, se non le interpretazioni che escono illese dal bozzettismo: su tutti la Blanchett, nel doppio ruolo in cui non è immediatamente riconoscibile, e l'umile Molina. Il quale, tra l'altro, beve thè. Sprecato, invece, Bill Murray.
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gerfalco
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domenica 16 dicembre 2007
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coffee & noia
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Al di là della simpatia che accompagna la concezione di un progetto del genere, con il lento accumularsi di episodi girati negli anni, grazie ad amici e attori di altri film di Jarmush, è un lavoro molto deludente. Alcuni capitoli sono anche divertenti, magari scritti e interpretati bene; il cast è fantastico; la forma è rigorosa e fin troppo semplice... ma alla fine cosa rimane? Secondo me pochissimo. Nel senso che si tratta di puro bozzettismo, alcuni personaggi curiosi riassunti in qualche tic superficiale, senza che si catturi alcunché né della società (se non banalità come nell'episodio di Molina), né del tempo che viviamo, né dell'animo umano. Siamo al livello del "pittoresco", che è una delle forme più basse dello sguardo sul mondo circostante.
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Al di là della simpatia che accompagna la concezione di un progetto del genere, con il lento accumularsi di episodi girati negli anni, grazie ad amici e attori di altri film di Jarmush, è un lavoro molto deludente. Alcuni capitoli sono anche divertenti, magari scritti e interpretati bene; il cast è fantastico; la forma è rigorosa e fin troppo semplice... ma alla fine cosa rimane? Secondo me pochissimo. Nel senso che si tratta di puro bozzettismo, alcuni personaggi curiosi riassunti in qualche tic superficiale, senza che si catturi alcunché né della società (se non banalità come nell'episodio di Molina), né del tempo che viviamo, né dell'animo umano. Siamo al livello del "pittoresco", che è una delle forme più basse dello sguardo sul mondo circostante. Certo, ci si fanno un paio di risate e qualche sorriso, ma allora esistono tanti altri film dove le risate sono più di due e i sorrisi più di qualche.
Penso alla differenza con un altro film fumaiolesco, <> di Wayne Wang, dove la lentezza dei personaggi che conversano e si muovono intorno ad una serie di sigarette fumate in compagnia diventa la porta d'ingresso verso una vita concepita con altra velocità, dove le persone si prendono il tempo per percepirsi a vicenda, incuriosirsi e incuriosire, raccontarsi storie dove le parole sono importanti come i momenti che rievocano; e dove il Cinema trova il proprio posto naturale proprio come suprema forma di racconto, esaltazione di quest'atteggiamento attento e generoso verso la vita propria e degli altri.
Nel suo piccolo e pittoresco mondo invece <> mostra personaggi che mai interagiscono per davvero, e il rito sociale del caffé/sigaretta è animato da protagonisti che non attendono altro che alzare il sedere dalla sedia e andarsene. Questo potrebbe anche essere un punto di vista interessante ma temo che, più di personaggi che non hanno niente da dirsi, in questo film sia Jarmush che non ha niente da comunicare.
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