Secretary |
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Un film di Steven Shainberg.
Con Jeremy Davies, Maggie Gyllenhaal, James Spader, Ezra Buzzington
Commedia,
durata 104 min.
- USA 2002.
MYMONETRO
Secretary
valutazione media:
2,69
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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STRAZIAMI, MA DI BACI SAZIAMI...di loredana CollocaFeedback: 0 |
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sabato 12 gennaio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel 2002 Steven Shainberg, stupisce la giuria del Sundance Festival con una pellicola che si rivela un raro gioiellino di perversione, intitolata semplicemente “Secretary”. Ad un primo sguardo si teme l’ennesima commediola romantica americana, di cui Hollywood non ci ha certo fatto sentire la mancanza, dal superbo Harry ti presento Sally al ben più modesto Notting Hill: schiere di uomini ostili e diffidenti (ma in realtà spaventati) e donna insicure (ma in realtà determinate), il cui scontro iniziale si evolve fino a un toccante happy end. Se non fosse che, in questo caso, il percorso dei due amanti è insolitamente accidentato. La fanciulla in questione è infatti un’irriducibile masochista con alle spalle un tentativo di suicidio e un soggiorno in una clinica psichiatrica, e il principe azzurro un avvocato misantropo con tendenze sadiche, ossessionato dalla smania di dominio. Bastano questi pochi elementi iniziali a disorientare lo spettatore, che vede snodarsi davanti ai suoi occhi una storia d’amore delle più convenzionali, ma espressa mediante codici imprevedibilmente inediti . Entrambi i protagonisti vivono infatti, un intimo legame con il dolore nella sua accezione più ampia, dalla semplice risposta della carne a uno stimolo esterno, alla sofferenza generata nell’anima dalla mancanza dell’altro. L’equilibrio perfetto su cui si fonda il rapporto viene raggiunto non più nella rimozione del dolore, ma attraverso la compiaciuta condivisione di esso. La timida e perennemente inadeguata segretaria e il cinico avvocato senza scrupoli, assumono un vicendevole ruolo salvifico, che li porterà a riprendere possesso dei propri sentimenti. La narrazione ondeggia con grande naturalezza tra il tragico e il patetico, sfiorando il drammatico e il grottesco, in un susseguirsi di lunghe sequenze contemplative dai dialoghi scarni, in cui gran parte della drammaticità è affidata alla carica espressiva degli interpreti e all’eloquenza del montaggio. Il ruolo di inconsueta eroina è affidato a una spaurita Maggie Gyllenhall, un’arrendevole segretaria la cui unica preoccupazione è compiacere – preferibilmente ad ogni costo – il suo capo, interpretato da un inquietante James Spader. L’iniziale scontro tra i due personaggi, esacerbato dal rapporto di subordinazione professionale, assume lentamente i contorni di un incastro perfetto; un viaggio ovattato, nel cui percorso i cinque sensi convenzionali si fondono in un unico, infallibile, “senso del corpo”. L’atmosfera rarefatta in cui i due protagonisti agiscono, fatta di gesti accennati e sguardi furtivi, genera una forte tensione erotica, che quasi mai (e mai gratuitamente) sfocia nel semplice incontro sessuale. Unico punto debole di un tutto tendenzialmente armonico, è il fatto che, sebbene i personaggi – anche quelli secondari - siano tratteggiati senza eccessi e in modo estremamente realistico, le loro reazioni risultano talvolta troppo prevedibili, ai limiti del banale. Ma questa impercettibile deformità si perde nelle parole di Leonard Cohen, che accompagna una delle sequenze più sensuali del film, con un profetico “I’m your man”...
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