Film di un regista brasiliano. Il Sud America mi affascina, terra che è davvero l'ombelico del mondo, cresciuta troppo in fretta e per questo ancora senza una identità, terra di contraddizioni e di vite stralunate, sempre dalle tinte forti. Dallo schermo trascende l'aria, il calore, il sole, il colore della pelle del Sud America. Mi piace. Purtroppo i dialoghi sono forzatamente drammatici, solenni, ma finti e danno un tono contraddittorio alla storia che sta per nascere. Molto forti e crude alcune immagini... una testa senza un occhio, un uomo impiccato con le proprie viscere. I film scorre, ormai in una dimensione quasi onirica, ma i dialoghi restano pessimi. Respiro nelle immagini e non nella sceneggiatura i personaggi che potrebbero essere di casa tra le pagine di Garcia Marquez o Jorge Amado. E' il caso del cane 'Acedo', del comandante della polizia e soprattutto di Zetas Cobras; personaggi surreali, che mi affascinano e mi seducono. Ma il film mi sembra non decolli mai, non mi 'prende'. Mi rimangono solo il calore e il colore del Sud America, la sensualità e la femminilità di Maria Francisca (Júlia Lemmertz ) e poco altro. Insomma, una sorta di tragedia, un po' film, un po' soap opera, un po' video clip, che mi ha 'toccato' solo in qualche frangente.
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