levy85
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giovedì 5 maggio 2011
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quando l'abito non fa il monaco
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Capita spesso di imbattersi in produzioni americane di quarta categoria in cui l'elemento soprannaturale rappresentato da corridoi oscuri, segrete nascoste, corsie abbandonate e spiriti evocati finisca con l'annoiare lo spettatore sprovveduto prima ancora della fine dei titoli d'apertura. Session 9 può essere a ragione considerato il più intelligente tra i thriller psicologici degli ultimi 15 anni, forte peraltro di scelte registiche ad un tempo sofisticate e coraggiose, a partire dalla scelta di filmare con una camera Sony 24P ad alta definizione. La dualità esistente tra la vicenda personale di una ex paziente dell'ospedale psichiatrico oggetto della bonifica dall'amianto e quella, non meno drammatica, del caposquadra della ditta cui è stato assegnato l'appalto, percorre, a mò di filo conduttore,tutto il film, svelando in modo graduale e mai banale il tema centrale trattato da Anderson, vale a dire l'assoluta imprevedibilità del Male.
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Capita spesso di imbattersi in produzioni americane di quarta categoria in cui l'elemento soprannaturale rappresentato da corridoi oscuri, segrete nascoste, corsie abbandonate e spiriti evocati finisca con l'annoiare lo spettatore sprovveduto prima ancora della fine dei titoli d'apertura. Session 9 può essere a ragione considerato il più intelligente tra i thriller psicologici degli ultimi 15 anni, forte peraltro di scelte registiche ad un tempo sofisticate e coraggiose, a partire dalla scelta di filmare con una camera Sony 24P ad alta definizione. La dualità esistente tra la vicenda personale di una ex paziente dell'ospedale psichiatrico oggetto della bonifica dall'amianto e quella, non meno drammatica, del caposquadra della ditta cui è stato assegnato l'appalto, percorre, a mò di filo conduttore,tutto il film, svelando in modo graduale e mai banale il tema centrale trattato da Anderson, vale a dire l'assoluta imprevedibilità del Male. Gordon, il titolare della ditta (interpretato da uno stratosferico Mullan) , vive sulla sua pelle l'angoscia derivante da una situazione familiare difficile, complice la nascita della sua prima figlia, finendo con il proiettare morbosamente il proprio senso di smarrimento e alienazione sul nuovo lavoro, ultima possibilità per poter risanare i bilanci della ditta sull'orlo del fallimento. Con lui i suoi collaboratori, ciascuno preda di ansie private e aspettative puntualmente deluse, testimoni di un disagio esistenziale che è quello della middle class proletaria. Il film può intendersi come una lunga e tormentata seduta psicoanalitica parallela a quella realmente effettuata su Mary Hobbes, una ex paziente del manicomio, le cui registrazioni vengono casualmente recuperate nel corso della bonifica. Ciascuna sessione è un passo in più verso il baratro e la verità finale, verso il mistero agghiacciante che nasconde la riflessione sulla solitudine e l'umiliazione, sentimenti estremi e distruttivi.
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noisemaker_85
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martedì 23 maggio 2006
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bellissimo
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un film girato con poki mezzi, con poki attori (anche se bravissimi) e con un idea ben concepita.
I punti di forza di questo film sono sicuramente l'ambientazione, una delle più inquietanti mai viste in un film e la colonna sonoram che non solo accompagna la tensione ma la accresce.
Horror psicologico magistralmente diretto e con un bel finale.
il terrore trasmesso è simile a quello che si prova giocando a un qualsiasi Silent Hill, infatti chi conosce la saga troverà che questo film è quello più simile al gioco (molto di più di "allucinazione perversa"), le musiche sembrano rubate dalla soundtrack del gioco e guarda caso su SH3 c'è una sedia a rotelle ribaltata, come in questo stupendo film.
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un film girato con poki mezzi, con poki attori (anche se bravissimi) e con un idea ben concepita.
I punti di forza di questo film sono sicuramente l'ambientazione, una delle più inquietanti mai viste in un film e la colonna sonoram che non solo accompagna la tensione ma la accresce.
Horror psicologico magistralmente diretto e con un bel finale.
il terrore trasmesso è simile a quello che si prova giocando a un qualsiasi Silent Hill, infatti chi conosce la saga troverà che questo film è quello più simile al gioco (molto di più di "allucinazione perversa"), le musiche sembrano rubate dalla soundtrack del gioco e guarda caso su SH3 c'è una sedia a rotelle ribaltata, come in questo stupendo film. GUARDATELO anche chi non ama il genere.
merita tantissimo
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sickboy
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venerdì 14 luglio 2006
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abissi di follìa
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Inquietudine, rabbia, paranoia, allucinazione, delirio, follìa... Al centro di tutto un'enorme edificio, ex-manicomio ormai in abbandono, pronto a riversare tutto il suo nefasto passato che impregna le pareti su alcuni malcapitati incaricati di risanare alcuni ambienti della struttura. Il potere sinistro dei "fantasmi" che ancora abitano il luogo si mescolerà inesorabilmente con le loro vite, portando a galla e amplificando paure, ansie e pulsioni apparentemente inesistenti. Le conseguenze drammatiche non si faranno attendere...
Nonostante il tema del luogo infestato sia da sempre uno dei topoi più fertili del cinema horror e nonostante la quasi totale assenza di elaborati effetti ed effettacci, la pellicola di Anderson riesce sd incutere una paura sottile, che si insinua scena dopo scena.
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Inquietudine, rabbia, paranoia, allucinazione, delirio, follìa... Al centro di tutto un'enorme edificio, ex-manicomio ormai in abbandono, pronto a riversare tutto il suo nefasto passato che impregna le pareti su alcuni malcapitati incaricati di risanare alcuni ambienti della struttura. Il potere sinistro dei "fantasmi" che ancora abitano il luogo si mescolerà inesorabilmente con le loro vite, portando a galla e amplificando paure, ansie e pulsioni apparentemente inesistenti. Le conseguenze drammatiche non si faranno attendere...
Nonostante il tema del luogo infestato sia da sempre uno dei topoi più fertili del cinema horror e nonostante la quasi totale assenza di elaborati effetti ed effettacci, la pellicola di Anderson riesce sd incutere una paura sottile, che si insinua scena dopo scena. Con uno stile asciutto, nè troppo ridondante e nè scarno di situazioni inquietanti, Anderson dimostra di essere un regista che ha imparato dal passato,di quando la paura si costruiva nella mente e non nello stomaco degli spettatori. In un'abile mescolanza di sospensioni, lenti movimenti di macchina, simbolismi, voci e situazioni lasciate agli spettatori , il promettente regista accetta di girare un film non-convenzionale di questi tempi, che non assicura incassi al botteghino in quanto destinato a palati sopraffini. E non importa se qualcuno in questo senso ha fatto anche di meglio (Kubrick-Shining, Amenabar-The Others) : oggigiorno vanno premiate anche solo le buone intenzioni.
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sickboy
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lunedì 6 settembre 2010
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abissi di follia
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Inquietudine, rabbia, paranoia, allucinazione, delirio, follìa... Al centro di tutto un'enorme edificio, ex-manicomio ormai in abbandono, pronto a riversare tutto il suo nefasto passato che impregna le pareti su alcuni malcapitati incaricati di risanare alcuni ambienti della struttura. Il potere sinistro dei "fantasmi" che ancora abitano il luogo si mescolerà inesorabilmente con le loro vite, portando a galla e amplificando paure, ansie e pulsioni apparentemente inesistenti. Le conseguenze drammatiche non si faranno attendere... Nonostante il tema del luogo infestato sia da sempre uno dei topoi più fertili del cinema horror e nonostante la quasi totale assenza di elaborati effetti ed effettacci, la pellicola di Anderson riesce sd incutere una paura sottile, che si insinua scena dopo scena.
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Inquietudine, rabbia, paranoia, allucinazione, delirio, follìa... Al centro di tutto un'enorme edificio, ex-manicomio ormai in abbandono, pronto a riversare tutto il suo nefasto passato che impregna le pareti su alcuni malcapitati incaricati di risanare alcuni ambienti della struttura. Il potere sinistro dei "fantasmi" che ancora abitano il luogo si mescolerà inesorabilmente con le loro vite, portando a galla e amplificando paure, ansie e pulsioni apparentemente inesistenti. Le conseguenze drammatiche non si faranno attendere... Nonostante il tema del luogo infestato sia da sempre uno dei topoi più fertili del cinema horror e nonostante la quasi totale assenza di elaborati effetti ed effettacci, la pellicola di Anderson riesce sd incutere una paura sottile, che si insinua scena dopo scena. Con uno stile asciutto, nè troppo ridondante e nè scarno di situazioni inquietanti, Anderson dimostra di essere un regista che ha imparato dal passato,di quando la paura si costruiva nella mente e non nello stomaco degli spettatori. In un'abile mescolanza di sospensioni, lenti movimenti di macchina, simbolismi, voci e situazioni lasciate agli spettatori , il promettente regista accetta di girare un film non-convenzionale di questi tempi, che non assicura incassi al botteghino in quanto destinato a palati sopraffini. E non importa se qualcuno in questo senso ha fatto anche di meglio (Kubrick-Shining, Amenabar-The Others) : oggigiorno vanno premiate anche solo le buone intenzioni.
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cinestabe
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venerdì 29 gennaio 2016
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session 9 _ buona l'idea, ma film appena corretto.
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Brad Anderson, regista statunitense di thriller psicologici, è noto per aver girato
Pellicole come il Cult assoluto L'UOMO SENZA SONNO e l'interessantissimo
TRANSSIBERIAN. Il primo, del 2004, si avvaleva di un'ottima sceneggiatura, oltre
che di un'eccellente regia, di una fotografia davvero evocativa e di un'interpretazione
impressionante di Christian Bale; mentre il secondo, del 2008, pur avendo un cast
formato da star hollywoodiane ed una sceneggiatura interessante, si è più incentrato
sulla tensione. Con questi due film, Anderson, è riuscito a diventare uno tra i registi
più particolari del primo decennio degli anni '2000, agli occhi del grande Pubblico.
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Brad Anderson, regista statunitense di thriller psicologici, è noto per aver girato
Pellicole come il Cult assoluto L'UOMO SENZA SONNO e l'interessantissimo
TRANSSIBERIAN. Il primo, del 2004, si avvaleva di un'ottima sceneggiatura, oltre
che di un'eccellente regia, di una fotografia davvero evocativa e di un'interpretazione
impressionante di Christian Bale; mentre il secondo, del 2008, pur avendo un cast
formato da star hollywoodiane ed una sceneggiatura interessante, si è più incentrato
sulla tensione. Con questi due film, Anderson, è riuscito a diventare uno tra i registi
più particolari del primo decennio degli anni '2000, agli occhi del grande Pubblico.
E' un peccato che il film che lo rese regista di nicchia, io non lo abbia trovato altrettanto
riuscito, senza riuscire nemmeno a comprendere il motivo per cui sia reputato un Cult.
Mi sto riferendo al suo film del 2001, ovvero: SESSION 9.
La Pellicola, vede come protagonista Gordon Fleming (interpretato
da un ottimo Peter Mullan), che, intento a rimettere in sesto la ditta
di bonifica di cui è socio, riesce ad ottenere l'appalto per lo
smantellamento dell'amianto in un vecchio manicomio abbandonato
diversi anni prima e che, ora, viene usato come rifugio da vagabondi
e vecchi pazienti. Gordon, porta con sè quattro operai. Durante i
lavori, però, vengono trovate vecchie registrazioni di coloro che
furono pazienti... e non tutto andrà come sarebbe dovuto andare.
Difatti, qualcosa o qualcuno, disturba la quiete dei cinque
lavoratori, all'interno del manicomio abbandonato.
La storia, sarebbe potuta anche risultare interessante. Dopotutto, l'idea
di girare un film a basso budget (girato interamente in digitale) all'interno
di un manicomio abbandonato, è davvero potente. Peccato che ci siano
tante, anzi, troppe cose che non funzionano. Peter Mullan si riconferma
come un attore davvero eccellente, capace di dare vita ad un personaggio
dalle mille sfumature; mentre il resto del cast lascia davvero a desiderare:
su tutti, un deludente ed eccessivamente sopra le righe Josh Lucas (che
diverrà memorabile per la sua interpretazione nel film A BEAUTIFUL MIND).
La regia è fin troppo immatura, incapace tanto di trasmettere tensione quanto
di incuriosire lo spettatore (da dimenticare, soprattutto, la parte in cui viene
aggredito il personaggio Hank). Brad Anderson e Stephen Gevedon, sono
riusciti a rendere lo svolgimento della storia fin troppo prevedibile, complice
il fatto che vengono dati troppi indizi allo spettatore sin dall'inizio.
Peccato, perchè il finale sarebbe dovuto essere il punto di forza della Pellicola.
L'unico vero aspetto positivo, oltre all'interpretazione di Mullan, a mio
modestissimo parere, rimane la fotografia: l'inquadratura della sedia a
rotelle in quel lunghissimo ed inquietantissimo corridoio, è da Antologia.
Insomma, purtroppo, nemmeno dopo averlo visionato
tre volte, sono riuscito a rivalutare questo SESSION 9, che
continuo a reputare un vorrei ma non posso del regista
statunitense che, comunque, riuscirà, pochi
anni più in là, a riscattarsi, girando un Cult ed
un bellissimo film (oltre ad altri film poco riusciti).
SESSION 9, non lo si può definire un film mediocre.
Qualcosa di salvabile, in questa Pellicola, c'è.
Ma, nel complesso, è il classico film da dimenticatoio.
Se penso ad esordi cinematografici come
ERASERHEAD di David Lynch e DONNIE
DARKO di Richard Kelly, non posso far altro che
rimanere indifferente nei confronti
del film che ho pocanzi recensito.
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el_topo
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mercoledì 3 maggio 2006
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metafore e schizofrenia
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Non sono riuscito a non vederlo almento 5 volte, intrigante pieno di simboli, significati nascosti e sorprese, ben diretto e recitato ha un struttura che si apre in un finale poco prevedibile. I significati e le metafore sono ben evidenti (un gruppo di operai che lavorano alla ristruttuazione di un ex ospedale psichiatrico e che scoprono le proprie psicosi mentre si addentrano nei segreti dell'edificio e del loro capomastro. c'è una forzatura, a mio avviso nel legame che dà il titolo al film (una sessione psichiatrica) ma non vado oltre per non roviravi la visione consigliatisima.
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(di lucedio)
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dandy
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domenica 19 maggio 2019
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un lavoretto niente male.
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Horror psicologico assai discreto,per come sfrutta esclusivamente il quintetto di attori(ottimi)facendo a meno dei soliti clichè sui luoghi infestati e limitando il gore a qualche piccolo tocco nel finale.La storia è sviluppata abilmente,con un senso di inquietudine che si fa sempre più opprimente.Merito anche dell'inquietante location,e della capacità di evocare l'orrore dal passato senza mai mostrarlo direttamente.Non stonati gli echi tra gli altri da "Shining" e "The kingdom".C'è un insolito tocco proletario attraverso la figura di Gordon che suggerisce una lettura del male in chiave socio-politica.Uno dei migliori film di genere post-2000,perfetto esempio di cosa può fare un regista talentuoso con un budget minimo.
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Horror psicologico assai discreto,per come sfrutta esclusivamente il quintetto di attori(ottimi)facendo a meno dei soliti clichè sui luoghi infestati e limitando il gore a qualche piccolo tocco nel finale.La storia è sviluppata abilmente,con un senso di inquietudine che si fa sempre più opprimente.Merito anche dell'inquietante location,e della capacità di evocare l'orrore dal passato senza mai mostrarlo direttamente.Non stonati gli echi tra gli altri da "Shining" e "The kingdom".C'è un insolito tocco proletario attraverso la figura di Gordon che suggerisce una lettura del male in chiave socio-politica.Uno dei migliori film di genere post-2000,perfetto esempio di cosa può fare un regista talentuoso con un budget minimo.Per la prima volta,le riprese sono state effettuate con videocamera digitale Sony 24P HD a 24 fotogrammi al secondo.
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greenhatman
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giovedì 13 settembre 2012
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maestro thriller alle prime armi
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Il mago del thriller psicologico Brad Anderson ci presenta, in questo suo primo approccio al genere che lo ha reso famoso, uno strutturato esempio di come un climax di tensione va impostato. E quale miglior ambientazione per tentare tale i
mpresa se non un manicomio abbandonato? Dove 5 operai, incaricati di renderlo a norma nel tempo record di una settimana, dovranno fare i conti con le proprie paure e i fantasmi del passato.
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Il mago del thriller psicologico Brad Anderson ci presenta, in questo suo primo approccio al genere che lo ha reso famoso, uno strutturato esempio di come un climax di tensione va impostato. E quale miglior ambientazione per tentare tale i
mpresa se non un manicomio abbandonato? Dove 5 operai, incaricati di renderlo a norma nel tempo record di una settimana, dovranno fare i conti con le proprie paure e i fantasmi del passato. Chissà, forse tra i corridoi bui e stretti, colmi di asbesto e amianto che conferiscono un'atmosfera claustrofobica, scopriranno i segreti della follia dei precedenti inquilini. Una sceneggiatura degna di un architetto di psicologie e una regia ad hoc per uno dei primi film girati interamente con il digitale a 24p (che appare la scelta migliore nelle sequenze d'azione meno luminose). Girato con un budget esiguo (1,500,000 $), risultò di scarso interesse al box office (378,176 $). Gli ultimi 30 minuti vi faranno contorcere sulla sedia.
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