lunetta
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lunedì 4 aprile 2011
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uno splendido affresco vittoriano
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guardando il film, ambientato in una sontuosa villa vittoriana inglese, ti trovi di fronte a 2 schieramenti: da una parte i "ricchi", nobili, meno nobili, arricchiti, attori, fondamente poco morali, superficiali, nel migliore dei casi, corretti. Dall'altra parte, un altro mondo: quello dei servi, valletti, cuochi, donne distrutte da dolori lontani e presenti, ragazze rassegnate, ragazze temerarie, figli traditi....E' un mondo intero racchiuso in una tenuta inglese.
Il film è un capolavoro, come guardare un bel quadro
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mariabetta
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sabato 20 marzo 2010
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la cartolina dell'inghilterra di altman
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La lingua inglese, priva del pronome di cortesia, sottende una struttura sociale in cui il “Lei”, l’ “Usted”, il “Vous” ed il “Sie” sarebbero meramente pleonastici.
L’Inghilterra, patria della prima rivoluzione industriale, non ha patito, nelle viscere della sua storia, una rivoluzione sociale.
Non ha avuto un “79 ma nemmeno un “48.
L’essere “nazione” è, per il popolo britannico, qualcosa che è lontano dal sapore di una conquista quanto lo è la dentizione o la forza di gravità. La sorprendente caratteristica della cultura inglese è sempre sembrata, agli europei continentali, quella sorta d’irrefrenabile bizzarria che si coniuga, e senza strappi apparenti, con il più rigido culto della tradizione.
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La lingua inglese, priva del pronome di cortesia, sottende una struttura sociale in cui il “Lei”, l’ “Usted”, il “Vous” ed il “Sie” sarebbero meramente pleonastici.
L’Inghilterra, patria della prima rivoluzione industriale, non ha patito, nelle viscere della sua storia, una rivoluzione sociale.
Non ha avuto un “79 ma nemmeno un “48.
L’essere “nazione” è, per il popolo britannico, qualcosa che è lontano dal sapore di una conquista quanto lo è la dentizione o la forza di gravità. La sorprendente caratteristica della cultura inglese è sempre sembrata, agli europei continentali, quella sorta d’irrefrenabile bizzarria che si coniuga, e senza strappi apparenti, con il più rigido culto della tradizione.
Che con esso si coniuga e che ne trae linfa.
L’ America, “figlia” degenere e vittoriosa, non smetterà mai di guardare a questa ambivalenza con disgusto misto a senso di inferiorità.
Robert Altman, americano doc, classe 1925, alla tenera età di 80 anni decide di misurarsi con l’avventurosa sfida e di mettere in scena un dramma (giallo? no! dramma!) very english!
Un materiale alla Yvory nelle mani di uno spericolato sperimentatore che, invece di scrutare i suoi personaggi, li scova, li sorprende.
Ecco come nasce Godsford Park.
Più che di “trama” sarebbe logico parlare di eventi situazionali.: il rito della caccia, la convivialità inamidata, l’omicidio in biblioteca.
Più che di personaggi, di “tipi”: nobili squattrinati ed eccentrici, maggiordomi impeccabili, fantesche impiccione, stupidi parvenu, ridicoli stranieri da “tappezzeria”, poliziotti in overdose di autostima.
Più che di elementi, d’ ingredienti:.magione nobiliare, pioggia insistente, il sessismo fisiologico, l’acida dialettica servo-padrone…
Che cos’è la cartolina dell’Inghilterra, se non il mix di tutto questo?
Altman ci mette le mani con gusto, con quell’entusiasmo yankee, che spinge e spezza ogni tentativo di narrazione compassata.
Verrebbe da dire che è la sintesi irrisolta tra questo tentativo ed il risultato ad abbioccare un film riuscito solo in parte.
Ma la critica feroce, graffiante, verso la protervia di un passato che si ostina a non morire, verso un micromondo necrotico in cui è l’ostilità di tutti contro tutti a farla da padrona, esce eccome e riscatta in buona misura un’opera di per sé tutt’altro che immemorabile.
Un film “opaco” di Altman è pur sempre degno di essere guardato con una certa considerazione.
Come merita.
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rothko
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domenica 7 marzo 2010
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clive?:)
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avete dimenticato Clive Owen nel cast!
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paride
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venerdì 20 giugno 2008
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non solo un giallo
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Robert Altman firma un film di una classe unica. Personaggi ben caratterizzati, una trama "classica" ma avvincente e, sullo sfondo, una nobiltà vanesia e fatiscente.
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michele martelossi
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mercoledì 26 settembre 2007
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brillante mosaico vittoriano con delitto
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L'incantevole Gosford Park va guardato e riguardato per rileggerne le trame e i dialoghi veloci dei protagonisti che vi si mescolano in modalità "overlapping", particolarmente cara al regista. Anni ’30, una suggestiva villa padronale nella verdissima campagna inglese e un occhiolino alla letteratura romanzesca della Christie: questo è lo sfondo del classico delitto in biblioteca che domina il centro. Niente di nuovo, dunque, ma tutto ugualmente originale. Le vicende scorrono parallele tra piani superiori ove interagiscono gli invitati in occasione di una battuta di caccia organizzata da Sir William McCordle e inferiori ove, invece, la servitù si affanna a soddisfare le comande consumandosi, nel frattempo, nei grandi e piccoli dolori quotidiani.
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L'incantevole Gosford Park va guardato e riguardato per rileggerne le trame e i dialoghi veloci dei protagonisti che vi si mescolano in modalità "overlapping", particolarmente cara al regista. Anni ’30, una suggestiva villa padronale nella verdissima campagna inglese e un occhiolino alla letteratura romanzesca della Christie: questo è lo sfondo del classico delitto in biblioteca che domina il centro. Niente di nuovo, dunque, ma tutto ugualmente originale. Le vicende scorrono parallele tra piani superiori ove interagiscono gli invitati in occasione di una battuta di caccia organizzata da Sir William McCordle e inferiori ove, invece, la servitù si affanna a soddisfare le comande consumandosi, nel frattempo, nei grandi e piccoli dolori quotidiani. Poi capita qualcosa di estremamente grave la cui forza centrifuga non può che portare le due rette parallele alla convergenza: l'omicidio. William McCordle è la vittima predestinata! Ma sono i piccoli intrecci a scavargli la fossa, non tanto il delitto in sé. Altman preferisce lasciare le indagini in balìa di un ispettore pasticcione per concentrarsi sui singoli personaggi: un’irresistibile snob (la formidabile Smith) che gode di un vitalizio a rischio, la moglie di William (la Thomas) annoiata dalla vita e pronta a farsi il primo pseudo valletto che le capiti a tiro (il biondissimo Phillippe), il comandante fallito, il pretendente all'eredità della giovane figlia, la cognata in calore per lo stesso uomo, l'entourage hollywoodiano capeggiato niente meno che da un Ivor Novello rivisitato, il cui delizioso repertorio accompagna l'omicidio contrastandone la carica emotiva con le note di un pianoforte. Un Altman in gran spolvero anche se, a tratti, indugiante e maniacale: sempre sarcastico e pungente anche in questo spaccato sociale patriarcale che rasenta le sembianze di un quadro impressionista ove, per quanto si osservino a colpo d'occhio le varie figure e la loro interazione, si fatica a far tornare i conti. Ivi, egli pennella un vis a vis clamoroso tra i chiassosi e impertinenti ospiti americani e i padroni di casa, rigidamente e maledettamente inglesi fino al midollo. La vicenda dal sapore vagamente alberghiero si chiude com'era cominciata: addii forse perenni e partenze che segnano il ritorno alle proprie vite di sempre, ben poco incrinate da ciò che è successo. Persino la morte viene snobbata con umorismo tipicamente british. Un film che amerò sempre.
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carmar
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giovedì 23 novembre 2006
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un piccolo giallo tra gli interpreti
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dalla vs scheda figura tra gli interpreti anche Jude Law penso che vi sia un piccolo errore. grz per la vs cortesia
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stefano
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domenica 15 gennaio 2006
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invito a cena con delitto: il capolavoro di altman
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Ambientazione: Inghilterra, 1932. Scenario: una splendida villa di campagna. Protagonisti: oltre una ventina di personaggi tra nobili, ricchi borghesi, parenti e amici di famiglia, invitati dal padrone di casa, Sir William McCordle (un impagabile Michael Gambon), a trascorrere un week-end nella sua magnifica tenuta, assistiti da una schiera di valletti, servitori e domestici. Trama: un misterioso omicidio nel cuore della notte, del quale tutti potrebbero essere colpevoli. A prima vista, sembrerebbe l’intreccio perfetto per uno dei più ingeniosi romanzi di Agatha Christie. Invece si tratta di uno dei migliori film del geniale regista Robert Altman, un veterano del cinema americano che, dopo “Nashville” e “America oggi”, torna a raccontarci una storia corale con l’attenzione per l’analisi psicologica e la tagliente ironia del quale solo un maestro come lui è capace.
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Ambientazione: Inghilterra, 1932. Scenario: una splendida villa di campagna. Protagonisti: oltre una ventina di personaggi tra nobili, ricchi borghesi, parenti e amici di famiglia, invitati dal padrone di casa, Sir William McCordle (un impagabile Michael Gambon), a trascorrere un week-end nella sua magnifica tenuta, assistiti da una schiera di valletti, servitori e domestici. Trama: un misterioso omicidio nel cuore della notte, del quale tutti potrebbero essere colpevoli. A prima vista, sembrerebbe l’intreccio perfetto per uno dei più ingeniosi romanzi di Agatha Christie. Invece si tratta di uno dei migliori film del geniale regista Robert Altman, un veterano del cinema americano che, dopo “Nashville” e “America oggi”, torna a raccontarci una storia corale con l’attenzione per l’analisi psicologica e la tagliente ironia del quale solo un maestro come lui è capace. E così anche lo spettatore viene trasportato tra i corridoi e i lussuosi salotti di Gosford Park, in una claustrofobica atmosfera di eleganza barocca che, sotto una superficie di impeccabile rigore formale, nasconde tensioni e rivalità, silenziosi drammi e inconfessabili segreti, che aspettano solo di venire alla luce. Eccoci dunque ad assistere alle schermaglie verbali e ai piccoli intrighi tra i vari ospiti, dall’affascinante e lasciva padrona di casa (la stupenda Kristin Scott Thomas) a un celebre attore a un’anziana e pettegola nobildonna terribilmente snob (la sempre deliziosa Maggie Smith). La telecamera segue impietosa i movimenti dei personaggi dai piani alti, sede della classe sociale di “quelli che contano”, ai piani bassi, dove si muove un esercito di solerti domestici (memorabile la cameriera perfetta interpretata dalla bravissima Helen Mirren) in apparenza invidiosi, ma animati in realtà dagli stessi spietati meccanismi di potere dei loro padroni. E nel frattempo, un regista americano osserva con occhio cinico e disincantato i presenti, fingendo di ammirarli mentre si prepara a scavargli la fossa (un’autocitazione dello stesso Altman?). Forte di un cast straordinario e di una superba sceneggiatura di Julian Fellowes premiata con l’Oscar, Altman disegna un lucido ritratto delle classi sociali inglesi, con le loro inviolabili regole e gerarchie, ma sempre con un sottile umorismo che mantiene il film sul ritmo della commedia. Un imperdibile capolavoro di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
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(di alessandra78)
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richelieu
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sabato 7 settembre 2002
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gipo, vai a vedere alvaro vitali: te lo meriti
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Caro gipo, le selezioni nella vita esistono cosi' come nel cinema . Tu fai parte del livello piu' basso: ti meriti Fracchia, Pierino e Abatantuono prima maniera perche' quando una persona come te apprezza di GOSFORD PARK solo la villa ecco che mi viene da gridare "mazza quanto sei burino!!!"
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marco
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mercoledì 24 luglio 2002
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coraggioso e inimitabile
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Coraggio, acume, grande capacità narrativa! Straordinario tuffo negli anni '30 che dimostra la grande maestria del regista. Accattivante giallo ma anche grande affresco su gerarchie-classi contrapposte. Altmann è lucido e pungente nel rivelare i profondi legami sotterranei tra aristocrazia e servitù, grazie alle chiacchiere di sottofondo. Ecco come si fa un capolavoro: incorniciandolo in maniera egregia nel suo filone, in questo caso 'giallo', ma rivelando profonde connessioni subliminari, realtà nascoste, sentimenti dietro l'apparenza del decoro superficiale. Odi, gelosie, amori devastanti e fatali affetti parentali, sottomissione e compromessi forzati nel confrionto tra ceti. Il tutto raccontato dalle voci profonde e superficiali di corridoio che si rivelano, in ultima istanza, strumento per scoprire il coperto e far emergere il sommerso (anche il/gli assassino/i).
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Coraggio, acume, grande capacità narrativa! Straordinario tuffo negli anni '30 che dimostra la grande maestria del regista. Accattivante giallo ma anche grande affresco su gerarchie-classi contrapposte. Altmann è lucido e pungente nel rivelare i profondi legami sotterranei tra aristocrazia e servitù, grazie alle chiacchiere di sottofondo. Ecco come si fa un capolavoro: incorniciandolo in maniera egregia nel suo filone, in questo caso 'giallo', ma rivelando profonde connessioni subliminari, realtà nascoste, sentimenti dietro l'apparenza del decoro superficiale. Odi, gelosie, amori devastanti e fatali affetti parentali, sottomissione e compromessi forzati nel confrionto tra ceti. Il tutto raccontato dalle voci profonde e superficiali di corridoio che si rivelano, in ultima istanza, strumento per scoprire il coperto e far emergere il sommerso (anche il/gli assassino/i). Indimenticabile, coraggioso azzardo del grande Robert Altmann.
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silvio
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domenica 14 luglio 2002
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voto = zero
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Il film è un polpettone che mai mi sarei aspettato da un regista come Robert Altman.
Sfilacciato, inconsistente, pretenzioso, gratuitamente lungo, costruito con evidenza a tavolino per un pubblico che neanche esiste.
Dopo films come "Anche gli uccelli uccidono", "Gang", "Il lungo addio" non mi aspettavo da Robert Altman una prova così scialba e poco creativa.
In passato riusciva a fornire e tratteggiare degli onesti spaccati della società americana di un qualche interesse e con un piglio inconfondibile e originale.
Ora , con questo film, la sua vena creativa si è sciolta al sole.
E' un film che potrebbe essere gradito nella sua aridità e pericolosità solo da una categoria : quella delle avvocate matrimonialiste.
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Il film è un polpettone che mai mi sarei aspettato da un regista come Robert Altman.
Sfilacciato, inconsistente, pretenzioso, gratuitamente lungo, costruito con evidenza a tavolino per un pubblico che neanche esiste.
Dopo films come "Anche gli uccelli uccidono", "Gang", "Il lungo addio" non mi aspettavo da Robert Altman una prova così scialba e poco creativa.
In passato riusciva a fornire e tratteggiare degli onesti spaccati della società americana di un qualche interesse e con un piglio inconfondibile e originale.
Ora , con questo film, la sua vena creativa si è sciolta al sole.
E' un film che potrebbe essere gradito nella sua aridità e pericolosità solo da una categoria : quella delle avvocate matrimonialiste.
VOTO ZERO
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