francesca meneghetti
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giovedì 18 agosto 2022
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un uomo, due sirene
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Nella mia ignoranza totale del cinema cinese, non posso che attenermi a quello che ho captato in questo film di Lou Ye, La donna de fiume (Suzhou River), che merita senz’altro di essere visto.
Il film, restaurato recentemente, è del 2000, ma sembra ancora più vecchio: sembra uscire infatti da una delle prime telecamere digitali i cui movimenti non erano controllati e la risoluzione molto scadente, del tutto priva di quella definizione che è tanto portata in alto oggi (ma Leonardo Da Vinci non sarebbe stato d’accordo).
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Nella mia ignoranza totale del cinema cinese, non posso che attenermi a quello che ho captato in questo film di Lou Ye, La donna de fiume (Suzhou River), che merita senz’altro di essere visto.
Il film, restaurato recentemente, è del 2000, ma sembra ancora più vecchio: sembra uscire infatti da una delle prime telecamere digitali i cui movimenti non erano controllati e la risoluzione molto scadente, del tutto priva di quella definizione che è tanto portata in alto oggi (ma Leonardo Da Vinci non sarebbe stato d’accordo).
Infatti l’occhio e la voce del racconto sono quelli di un narratore omodiegetico (=partecipa alla vicenda) che non concede però la sua immagine, il suo corpo, al film, se non verso la fine, quando lascia inquadrare le sue mani. Questo anonimo narratore, fotografo e cameraman, dapprima sembra impugnare la telecamera, quando riprende, con piglio neorealistico, la vita quotidiana grigia e squallida che si svolge in una parte degradata di Shangai, lungo il fiume Suzhou. Poi sembra incorporarla ai propri occhi.
Nella sua narrazione si intrecciano due storie: quella del videomaker con Meimei, una bellissima ragazza che si esibisce con parruccona bionda (ahimè) e tenuta da sirena in un locale gestito da malavitosi, e quella di Mardar, un ragazzo che fa il corriere e che si innamora, dovendo trasportarla come una merce, della figlia di un uomo ricco, Moudan. I due ruoli femminili - va detto, a orientare lo spettatore che a volte è stordito dal gioco delle immagini storte e in movimento e da una narrazione che non è certo lineare, così come i personaggi si stordiscono con la vodka russa – sono interpretati dalla stessa attrice, Xun Zhou: una celebrità in Cina anche come cantante, con molti riconoscimenti internazionali. Bellissima, per altro ed espressiva. Mentre Meimei è truccata e sofisticata, Moudan è poco più che una bambina con i codini, che gioca con una bambola-sirena, ma i lineamenti sono gli stessi.
Accade, a un certo punto dell’intricata vicenda, che Mardar creda di ritrovare, nella donna-sirena Meimei, Moudan, la ragazza che ha perso, e che fronteggi per questo il videomaker. Altro non si può dire per non togliere il piacere della visione, se non che il film è emotivamente trascinante. Chiamiamolo melò, se vogliamo, ma una sua forza che deriva anche da inquadrature, quasi bergmaniane, di primi piani, volti e occhi intensi ed espressivi. Bravo infatti è anche l’attore Hongsheng Jia. Ma ancor più, come si è detto, Xun Zhou che ha una fobia personale per l'acqua e che qui è stata costretta a immergersi.
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athos
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sabato 6 agosto 2022
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amore impossibile
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I film cinesi e, soprattutto, coreani mi lasciano sempre a bocca aperta per le trame semplici e magiche che riescono a tessere. Di questo film ho apprezzato la forza delle attrazioni d'amore, nella sua più alta accezione. E il suo conseguente, per inerzia, fatalismo. Bravissima Zhou Xun e la voce narrante idella traduzione.
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maramaldo
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lunedì 1 agosto 2022
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il fiume lutulento...
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... si fa nero sotto i ponti/ non c'è luna nè un cielo/ dorme mai quella città. Questa è una "rivisitazione" della celebre canzone adattata al film. Sospendete il giudizio piuttosto chiedetevi a che si deve questa mania della rivisitazione, del repechage non solo nel cinema ma anche nella politica o ancor più su. Forse una fuga dal terrificante presente, uno svago consolante bighellonando nel passato. Ma cosa si vuol ripescare nei torbidi gorghi della Storia? che può mai emergere dai fondali melmosi delle memorie collettive?
Con gli Autori d'Oriente (ricordate gli Indiani, i provetti Coreani) la faccenda si complica, specialmente con i Cinesi come Wong Kar-Wai e il nostro Lou Ye.
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... si fa nero sotto i ponti/ non c'è luna nè un cielo/ dorme mai quella città. Questa è una "rivisitazione" della celebre canzone adattata al film. Sospendete il giudizio piuttosto chiedetevi a che si deve questa mania della rivisitazione, del repechage non solo nel cinema ma anche nella politica o ancor più su. Forse una fuga dal terrificante presente, uno svago consolante bighellonando nel passato. Ma cosa si vuol ripescare nei torbidi gorghi della Storia? che può mai emergere dai fondali melmosi delle memorie collettive?
Con gli Autori d'Oriente (ricordate gli Indiani, i provetti Coreani) la faccenda si complica, specialmente con i Cinesi come Wong Kar-Wai e il nostro Lou Ye. Sembra che abbiano smarrito l'anima. Gente che mirava al "bianco più bianco", con un sentimento di superiorità planetaria che si sognano i pur preoccupanti nostri razzisti di borgata, ebbene se ne sono dimenticati senza surrogare con altri valori. Rimasti sapienti nella calligrafia che è sempre un'arte complicata raggiungono risultati pregevoli nella confezione di bozzetti a soggetto: tramonto sul lago, ciliegi in fiore, pene d'amore, sfacelo dell'umanità nel disastro della convivenza. Quest'ultimo tra i più gettonati in quanto ribalderie e toni cupi fanno più audience. In più c'è il rancore, il livore contro il cosiddetto Occidente. Pur non rinunciando a scimmiottarlo.
A parte le scritte e gli occhi a mandorla la vicenda avrebbe potuto svolgersi nei bassifondi di Parigi, Londra, New York tutte con annesso fiume per gli annegamenti. Abbigliamento e intimo della protagonista li trovate presso il vostro abituale negozio. L'inopinata parentesi per così dire... fisiologica sembra la spontaneità innocente di una creatura fiduciosa invece è il richiamo di un'analoga prestazione di Maria Schneider in Ultimo Tango a Parigi. Il poliziotto che per arrestare dei disgraziati esibisce il tesserino tipo FBI alla TV mi ha pure messo di buon umore.
Un raggio di luce, di ottimismo, in questi lavori è dato dalla presenza femminile. Una più seducente e più brava dell'altra. Xun Zhou (Meimei/Moudan) passa dalla semplicità ruspante alla perversa simulazione con consumato mestiere e potenza di convinzione.
Shanghai non è più quella, quindi il film è vintage. Siamo sicuri? Per caso non c'è un filo che lo collega all'attualità e che, pertanto, lo ha fatto mettere perfidamente in circolazione? Da quale "Occidente" che corrompe e devasta viene tutta quella vodka che, guarda caso, anche noi oggi siamo costretti a procurarci di contrabbando essendo "sanzionata"? Una coincidenza usata per una montatura, per un criptico atto di accusa?
Ho voluto indagare. Da "fonte sicura" ho appreso che i Cinesi bene prediligono il cognac in quanto ritenuto afrodisiaco...
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mercoledì 20 luglio 2022
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la donna del fiume - suzhou river
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Sono molto d’accordo! Bellissima sintesi di un film molto interessante e attraversato da notevoli punti di vista che attivano più riflessioni e trovo che questa recensione sia scritta in stile altrettanto considerevole e atta a moltiplicarne gli effetti .grazie .Vitia
[+] grazie a te, vitia.
(di maramaldo)
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