viaggiatore77
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mercoledì 4 settembre 2013
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ognuno ha la sua storia da raccontare
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Trattandosi di un paese così lontano dal nostro inizialmente occorre insistere per cercare di capire il senso che si ciela dietro ai personaggi,i luoghi e le loro storie.Ad un certo punto tutto si "ricollega" secondo il progetto del regista;con lo stile da documentario narrare e mettere in scena una storia che si "scrive" nel tempo attraverso le "interviste" della gente comune,dagli adulti ai bambini,come fosse una coperta che si compone continuamente di nuove parti,dove ciascuno dà il proprio contributo secondo la propria sensibilità.La storia è anche il pretesto per manifestare la cultura tailandese.
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Trattandosi di un paese così lontano dal nostro inizialmente occorre insistere per cercare di capire il senso che si ciela dietro ai personaggi,i luoghi e le loro storie.Ad un certo punto tutto si "ricollega" secondo il progetto del regista;con lo stile da documentario narrare e mettere in scena una storia che si "scrive" nel tempo attraverso le "interviste" della gente comune,dagli adulti ai bambini,come fosse una coperta che si compone continuamente di nuove parti,dove ciascuno dà il proprio contributo secondo la propria sensibilità.La storia è anche il pretesto per manifestare la cultura tailandese.Chissà,forse un giorno un regista occidentale potrebbe accogliere questa idea e rielaborarla in maniera più "commerciale"
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venerdì 30 agosto 2013
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giochiamo a ricostruire il raccontino popolare
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Mediocre film semidocumentaristico che cerca di ricostruire, in modo frammentario ed episodico, una storiella popolare nota e recitata in Thailandia fino al 1998. La storiella riguarda una maestra e il suo allievo, un ragazzino paraplegico, la momentanea sparizione della maestra, sostituita, secondo alcune versioni della storia, da un alieno che ne assume le fattezze. Cercando di mettere in piedi un esempio di cinema etnografico, il regista giustappone, in modo monocorde e privo di originalita', interviste alla gente che incontra, riprese di happening teatrali, ricostruzioni del raccontino fatte nei modi piu' vari (ad esempio, due ragazze lo raccontano con il linguaggio gestuale dei sordi).
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Mediocre film semidocumentaristico che cerca di ricostruire, in modo frammentario ed episodico, una storiella popolare nota e recitata in Thailandia fino al 1998. La storiella riguarda una maestra e il suo allievo, un ragazzino paraplegico, la momentanea sparizione della maestra, sostituita, secondo alcune versioni della storia, da un alieno che ne assume le fattezze. Cercando di mettere in piedi un esempio di cinema etnografico, il regista giustappone, in modo monocorde e privo di originalita', interviste alla gente che incontra, riprese di happening teatrali, ricostruzioni del raccontino fatte nei modi piu' vari (ad esempio, due ragazze lo raccontano con il linguaggio gestuale dei sordi). Non si fa mancare anche una scena metafilmica, dove i presenti discutono sul come girare la scena cui stiamo assistendo.
Girato in 16 mm in bianco e nero e con pochi mezzi, sembra un carnet d'appunti disordinato e raffazzonato, che dopo i titoli di coda chiude con un'appendice di bambini che giocano inutile e di un documentarismo ruffiano. Insomma: un realismo povero, di idee e di mezzi.
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