genoaeve
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mercoledì 4 marzo 2009
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ottima regia per film scorrevole e realista.
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Ho visto il film un paio di volte e sempre mi ha trascinato in un'atmosfera di emozione, questo anche perche'io stesso ho in quegli anni partecipato ad un avvenimento molto simile finito pero' assai piu' tragicamente.
vedendo quella vicenda riprodotta nelle sequenze del film, realisticamente realizzata, con anche una dose di sottile umorismo atto a spegnere la tragicita' dell'avvenimento, che come si sa,fu cronaca italiana. Anche io assieme al protagonista rivivo le ore della mia vicenda da cui si sarebbe potuto trarre un eguale film.
Forse solo un regista come monteleone ne avrebbe saputo cogliere una vicenda interesante per il pubblico, nello stesso tempo non monotona, essendo gli avvenimenti svoltisi in un unico ambioene come si vede anche in ''ormai e' fatta''
Credo molto reale e c
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Ho visto il film un paio di volte e sempre mi ha trascinato in un'atmosfera di emozione, questo anche perche'io stesso ho in quegli anni partecipato ad un avvenimento molto simile finito pero' assai piu' tragicamente.
vedendo quella vicenda riprodotta nelle sequenze del film, realisticamente realizzata, con anche una dose di sottile umorismo atto a spegnere la tragicita' dell'avvenimento, che come si sa,fu cronaca italiana. Anche io assieme al protagonista rivivo le ore della mia vicenda da cui si sarebbe potuto trarre un eguale film.
Forse solo un regista come monteleone ne avrebbe saputo cogliere una vicenda interesante per il pubblico, nello stesso tempo non monotona, essendo gli avvenimenti svoltisi in un unico ambioene come si vede anche in ''ormai e' fatta''
Credo molto reale e condiviso il mio giudizio sul film
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johngarfield
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giovedì 18 agosto 2011
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una storia tutta italiana
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Una storia tutta italiana. Non può definirsi altrimenti un racconto dai risvolti drammatici che riesce a far sorridere e in qualche momento, anche commuovere. Il carattere "italiano" lo dà il taglio volutamente sottotono, l'intenzione di non creare una tensione emotiva relativa agli sviluppi dell'azione (un tentativo di evasione da parte di un detenuto finito in un sequestro di ostaggi e alla fine nel ferimento del sequestratore), Al regista interesse studiare il protagonista, uno Stefano Accorsi che interpreta un rapinatore realmente esistito, Horst Fantazzini, noto per le sue evasioni e le sue rapine senza spargimento di sangue. Non gli interessa un'analisi-denuncia delle condizioni carcerarie di quel peiodo (i primi anni '70): per quanto ne esistano le condizioni.
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Una storia tutta italiana. Non può definirsi altrimenti un racconto dai risvolti drammatici che riesce a far sorridere e in qualche momento, anche commuovere. Il carattere "italiano" lo dà il taglio volutamente sottotono, l'intenzione di non creare una tensione emotiva relativa agli sviluppi dell'azione (un tentativo di evasione da parte di un detenuto finito in un sequestro di ostaggi e alla fine nel ferimento del sequestratore), Al regista interesse studiare il protagonista, uno Stefano Accorsi che interpreta un rapinatore realmente esistito, Horst Fantazzini, noto per le sue evasioni e le sue rapine senza spargimento di sangue. Non gli interessa un'analisi-denuncia delle condizioni carcerarie di quel peiodo (i primi anni '70): per quanto ne esistano le condizioni. A Monteleone interessa scavare nella psicologia dei personaggi e studiare le dinamiche che si attivano nel rapporto sequestratore-ostaggi, tema su cui è stato detto molto e che correva il rischio di dire cose già dette. E' qui allora che interviene l'ottica tutta italiana: fra i due ostaggi e il detenuto si crea poco a poco una sorta di complicità, di empatia innescata di volta in volta da richiami alla realtà di quei tempi (la famosa Hit Parade del sabato alla radio condotta da Lelio Luttazzi, la canzone di Patty Pravo "Pazza idea", le fotografie esibite da un ostaggio, il pasto frugale ecc. C'è un momento nel film in cui inizia questo graduale avvicinamento tra ostaggi e detenuto ed è quando questi chiede loro il perchè della scelta di fare quel lavoro (e cioè la guardia carceraria). La consapevolezza di trovarsi di fronte non a due nemici ma a due poveracci che stanno peggio di lui, con paghe da fame e condizioni di lavoro da sfruttamento, ne attenua la carica aggressiva e lo avvicina in termini di simpatia agli ostaggi. Loro stessi, poco a poco, iniziano un rapporto quasi amichevole con Accorsi, constatandone l'indole sostanzialmente bonaria. Il rapporto che si viene creando è fatto di alti e bassi, di momenti di tensione e altri di relax che aiutano i tre a capirsi sempre meglio e a "fare gruppo" contro quelli, là fuori, pronti a sparare. Ma il momento forse più alto è quello della telefonata del padre di Accorsi-Fantazzini, interpretato da un sorprendente Guccini (che si indovina a suo agio nel personaggio). In quella telefonata traspare tutta la distanza fra un padre ex-partigiano, anarchico ma fondamentalmente onesto e solidale e un figlio di cui non condivide la deriva criminale egoistica e piccolo-borghese ("Rubare alla banca può essere una buona idea, ma lo si deve fare per la causa, per i lavoratori e non per fare la bella vita" lo rimbrotta il padre).
Il finale viene descritto al rallentatore forse per mettere in rilievo l'irruzione della realtà "vera" e la fine di una relazione bizzarra e imbarazzante. E' un finale che ristabilisce l'ordine naturale delle cose, il ritorno alle regole, alla normalità. Una normalità che maschera in realtà le gravi pecche di un sistema che ha perduto lo slancio ideale portato dai valori della Resistenza, (non è casuale il cameo di Guccini), che ha gettato le basi per una società profondamente ingiusta che genera legioni di scontenti, lavoratori sottopagati e drop-out abbandonati a loro stessi, dimenticati da un sistema che li rigetta, non riconoscendoli come frutto delle proprie contraddizioni. Una vera storia italiana.
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