pensionoman
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domenica 12 giugno 2011
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thriller e denuncia...
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film che si inserisce nel genere legal, sposa bene il genere thriller al processo e denuncia giudiziaria... un manager di successo viene ingiustamente incriminato per un crimine che non ha commesso, per far fallire un grosso affare tra Cina e USA che lui avrebbe dovuto portare in porto, a causa di grossi interessi politici ed economici di alcuni eminenti dirigenti cinesi che hanno interessi contrari... alla fine il complotto fallisce, non senza numerose peripezie e vicissitudini dei protagonisti, e l'accusato riesce a dimostrare la sua innocenza... ingiustamente svilito dalla critica e una parte del pubblico, il film non è certo un kolossal o un grande classico (come "La parola ai giurati"), ma va apprezzato, oltre che per la buona sceneggiatura e la storia incentrate sul complotto, anche per la tensione che lo anima, il buon ritmo, ma soprattutto la denuncia sociale di un paese in cui le garanzie del processo per poter dimostrare la propria innocenza sono ancora ben lungi dall'essere complete, esaustive e degne di un paese civile e democratico.
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film che si inserisce nel genere legal, sposa bene il genere thriller al processo e denuncia giudiziaria... un manager di successo viene ingiustamente incriminato per un crimine che non ha commesso, per far fallire un grosso affare tra Cina e USA che lui avrebbe dovuto portare in porto, a causa di grossi interessi politici ed economici di alcuni eminenti dirigenti cinesi che hanno interessi contrari... alla fine il complotto fallisce, non senza numerose peripezie e vicissitudini dei protagonisti, e l'accusato riesce a dimostrare la sua innocenza... ingiustamente svilito dalla critica e una parte del pubblico, il film non è certo un kolossal o un grande classico (come "La parola ai giurati"), ma va apprezzato, oltre che per la buona sceneggiatura e la storia incentrate sul complotto, anche per la tensione che lo anima, il buon ritmo, ma soprattutto la denuncia sociale di un paese in cui le garanzie del processo per poter dimostrare la propria innocenza sono ancora ben lungi dall'essere complete, esaustive e degne di un paese civile e democratico... i processi farsa in cui si condanna una persona già condannata in partenza, prima di qualunque processo, sono una piaga da cui da sempre chi lotta per una giustizia "giusta" cerca di liberare l'ordinamento... un bel film che diverte e fa riflettere senza annoiare... buona la prova degli attori... piacevole il finale non scontato, dal vago sapore di casablanca...
da rivedere. un saluto e sempre buona visione...
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pjmix
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domenica 27 marzo 2011
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un thriller in cina
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Siamo in Cina e ci troviamo di fronte a tutti gli abusi di una corte suprema più finta dei soldi del monopoli; Richard Gere si trova accusato di un omicidio che non ha commesso, dietro c'è un maxi complotto tutto da scoprire.. ma la cosa che più fa incazzare ( perchè si, questo film fa incazzare parecchio) è l'incredibile insabbiamento di prove e la volontà del sistema giudiziario cinese di trovare un colpevole e non il colpevole, soprattutto se questo è un pezzo grosso.
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shingo tamai
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mercoledì 22 febbraio 2017
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giustizia trionferà
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Confesso che questo film mi è sempre piaciuto e lo rivedo sempre con grande piacere.
Definirlo un giallo o un thriller di alto livello sarebbe di fatto un errore visto che già dopo pochi minuti ci sono troppi indizi che scagionano il protagonista, almeno agli occhi di noi spettatori.
A proposito del nostro avvocato,credo che Richard Gere abbia sfornato una delle sue migliori interpretazioni,dettaglio che non va affatto sottovalutato.
Anche la coraggiosa e delicata protagonista femminile entra ben presto nei nostri cuori.
Tutta la storia è molto romanzata ed è probabilmente un limite ,e non ci farà venire la voglia di trascorrere un weekend in Cina o perlomeno di entrare in un tribunale cinese,tuttavia i buoni sentimenti la fanno da padrone ed il concetto di giustizia verrà salvaguardato fino allo spasimo.
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Confesso che questo film mi è sempre piaciuto e lo rivedo sempre con grande piacere.
Definirlo un giallo o un thriller di alto livello sarebbe di fatto un errore visto che già dopo pochi minuti ci sono troppi indizi che scagionano il protagonista, almeno agli occhi di noi spettatori.
A proposito del nostro avvocato,credo che Richard Gere abbia sfornato una delle sue migliori interpretazioni,dettaglio che non va affatto sottovalutato.
Anche la coraggiosa e delicata protagonista femminile entra ben presto nei nostri cuori.
Tutta la storia è molto romanzata ed è probabilmente un limite ,e non ci farà venire la voglia di trascorrere un weekend in Cina o perlomeno di entrare in un tribunale cinese,tuttavia i buoni sentimenti la fanno da padrone ed il concetto di giustizia verrà salvaguardato fino allo spasimo.
Belli i costumi e le ambientazioni ed il ritmo impresso alla pellicola non vi farà di certo annoiare.
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fabal
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venerdì 27 settembre 2013
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gere, incastrato in quel di pechino
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Pechino. L'avvocato Jack Moore (Richard Gere) si trova lì per negoziare con un ministro cinese la vendita di un pacchetto televisivo made in Usa. Una sera Jack conosce una bella donna con cui subito trascorre la notte, ma al suo risveglio avrà una brutta sorpresa: la donna al suo fianco è stata accoltellata. Brutalmente arrestato, l'avvocato inizia una battaglia legale nella disperata impresa di dimostrarsi innocente. Ad aiutarlo ci sarà la bella (e non poteva essere altrimenti) Shen, avvocatessa d'ufficio.
Thriller legale che si allinea ad altri del genere, con la differenza che qui troviamo la corte suprema cinese, un monolite giudiziario che per una buona oretta di film sembra convincerci che il destino di Gere sia già scritto: fucilazione e conto delle pallottole a suo carico.
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Pechino. L'avvocato Jack Moore (Richard Gere) si trova lì per negoziare con un ministro cinese la vendita di un pacchetto televisivo made in Usa. Una sera Jack conosce una bella donna con cui subito trascorre la notte, ma al suo risveglio avrà una brutta sorpresa: la donna al suo fianco è stata accoltellata. Brutalmente arrestato, l'avvocato inizia una battaglia legale nella disperata impresa di dimostrarsi innocente. Ad aiutarlo ci sarà la bella (e non poteva essere altrimenti) Shen, avvocatessa d'ufficio.
Thriller legale che si allinea ad altri del genere, con la differenza che qui troviamo la corte suprema cinese, un monolite giudiziario che per una buona oretta di film sembra convincerci che il destino di Gere sia già scritto: fucilazione e conto delle pallottole a suo carico. La tensione funziona fino a quando la difesa sembra una battaglia contro i mulini a vento, quando si percepisce un'alterità incolmabile tra accusato e accusatori: fino a questo punto lo spettatore condivide il senso di isolamento di Moore si sente in colpa per aver bistrattato - almeno una volta lo avrà fatto di sicuro - il sitema giudiziario di casa propria.
Quando invece il film ha una svolta e compaiono prove a favore dell'innocenza, la peculiarità de L'angolo Rosso viene meno, e si ripresenta il classico copione del complotto politico che fa dell'imputato una vittima sacrficale. Da questo punto in poi è tutto già visto, e il film si abbandona alla semplice dialettica di verità - menzogna che ha una sola immancabile vincitrice. L'udienza finale è una frenetica esposizone dei fatti in cui, davvero poco credibilmente, avvocato difensore e imputato interrompono continuamente il giudice, dirigendo il processo a loro piacimento, come se la durezza fin lì palesata dalla corte fosse improvvisamente annullata dalla forza della verità. Paradossale.
Un cambio di registro che macchia quanto di buono appariva nella prima metà di film: da vedere, comunque, per gli amanti del legal thriller.
Con questa pellicola Jon Avnet (Pomodori verdi fritti, Qualcosa di personale) passa dal dramma rosanero al thriller, proseguendo poi con 88 minuti e Sfida senza regole. La popolarità de L'angolo rosso, comunque, nasce più per il fatto che in Cina la proiezione ne è vietata, che per la sua reale qualità cinematografica.
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ultimoboyscout
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venerdì 17 settembre 2010
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terrore giallo!
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Film molto prevedibile, dopo pochi minuti dall'inizio si capisce la piega che avrebbe preso e come sarebbe andato a finire. Nonostante sia poco originale e non aggiunga nulla di nuovo si lascia guardare ma come detto senza entusiasmare. Richard Gere vivacchia.
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