elgatoloco
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martedì 22 luglio 2014
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dumas 30%
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Sontuosa messa in scena, dove Alexandre Dumas viene"reso"(sempre considerando la diversità di linguaggio tra testo letterario e cinema, anzi proprio tenendone conto, partendone come assunto)al 30%, con un festival attorale(nel 1998 era possibile mettere assime attori come Di Caprio, Dépardieu, Malkowich, Irons, Byrne, la Parillaud, oggi quasi certamente no)certo non da poco, costumi e altro. Molto "very Hollywood", senza il coraggio di invertire il finale, al posto dello happy end, con il trionfo della cattiveria da"raison d'état", da potere sempre uguale a sé, ri-eternatesi. Malhowich-Athos sembra al di sottto delle sue possibilità, molto meglio espresse altrove, Dépardieu gigioneggia da suo pari, Di Caprio ancora acerbo, quasi ancora "adolescenziale"doveva farsi adorare dalle"fanciulle in fiore".
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Sontuosa messa in scena, dove Alexandre Dumas viene"reso"(sempre considerando la diversità di linguaggio tra testo letterario e cinema, anzi proprio tenendone conto, partendone come assunto)al 30%, con un festival attorale(nel 1998 era possibile mettere assime attori come Di Caprio, Dépardieu, Malkowich, Irons, Byrne, la Parillaud, oggi quasi certamente no)certo non da poco, costumi e altro. Molto "very Hollywood", senza il coraggio di invertire il finale, al posto dello happy end, con il trionfo della cattiveria da"raison d'état", da potere sempre uguale a sé, ri-eternatesi. Malhowich-Athos sembra al di sottto delle sue possibilità, molto meglio espresse altrove, Dépardieu gigioneggia da suo pari, Di Caprio ancora acerbo, quasi ancora "adolescenziale"doveva farsi adorare dalle"fanciulle in fiore". Not the best in the world. El Gato
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byrne
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domenica 20 ottobre 2013
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non saprei proprio come giustificarlo.
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Poche parole basteranno: la regia è scadente, a tratti facente somigliare il risultato ad una soap opera in costume più che ad un film storico (regista esordiente, lo perdoniamo). La sceneggiatura, che dir se ne voglia, è puerile e scontata (come sceneggiatore non lo perdoniamo nemmeno di striscio). La fotografia a tratti scappa di mano, le ambientazioni sono ricostruite in studio in maniera talmente palese da far sembrare l'errore ostentazione, la trama è piatta e insignificante. Parliamo degli attori? Di Caprio interpreta due gemelli diversissimi senza grande trasporto, Depardieu è praticamente al suo peggio e Jeremy Irons è lì che si chiede "ma chi me l'ha fatto fare".
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Poche parole basteranno: la regia è scadente, a tratti facente somigliare il risultato ad una soap opera in costume più che ad un film storico (regista esordiente, lo perdoniamo). La sceneggiatura, che dir se ne voglia, è puerile e scontata (come sceneggiatore non lo perdoniamo nemmeno di striscio). La fotografia a tratti scappa di mano, le ambientazioni sono ricostruite in studio in maniera talmente palese da far sembrare l'errore ostentazione, la trama è piatta e insignificante. Parliamo degli attori? Di Caprio interpreta due gemelli diversissimi senza grande trasporto, Depardieu è praticamente al suo peggio e Jeremy Irons è lì che si chiede "ma chi me l'ha fatto fare". Malkovich risolleva in parte l'atroce media aritmetica (si noti che non ho neppure considerato Byrne. E a proposito: il mio nickname per fortuna non viene dal suo cognome). Fastidioso, e anche lungheggiante.
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kurremkarmerruk
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giovedì 30 maggio 2013
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come no.
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A dire il vero, dal sito della Cineteca di Bologna, risulta che l'unico film in programmazione alle 20 di oggi al Lumière sia “La maschera di ferro” di Joseph Aloysius Dwan, film muto del 1929.
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moviesaddicted
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lunedì 29 aprile 2013
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promesse non mantenute
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Questa megaproduzione promette più di quanto mantiene. E pensare che incorpora un cast di prima grandezza capace di far tremare le mura di un teatro. Dunque per cominciare la storia, anche se basata sul romanzo di Dumas, fa acqua da tutte le parti. Il riconosciuto talento di Dicaprio pare che in questo film sia andato a farsi un giro fra i vari party post -titanic in circolazione e ci offre il minimo sindacale. Coloro che si applicano, tipo Malkovich, sembrano quasi note stonate in un tutto che non va. La sceneggiatura vacilla e i dialoghi sono a tratti comici o improbabili. Il gemello buono Filippo poi più che buono è un santo dato che, liberato dalle segrete in cui era detenuto da ben 6 anni con una maschera di ferro a dir poco claustrofobica senza aver commesso nulla e per giunta erede legittimo al trono, invece di salire in superfice con la rabbia del Conte di Montecristo, perdona tutti, ama tutti .
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Questa megaproduzione promette più di quanto mantiene. E pensare che incorpora un cast di prima grandezza capace di far tremare le mura di un teatro. Dunque per cominciare la storia, anche se basata sul romanzo di Dumas, fa acqua da tutte le parti. Il riconosciuto talento di Dicaprio pare che in questo film sia andato a farsi un giro fra i vari party post -titanic in circolazione e ci offre il minimo sindacale. Coloro che si applicano, tipo Malkovich, sembrano quasi note stonate in un tutto che non va. La sceneggiatura vacilla e i dialoghi sono a tratti comici o improbabili. Il gemello buono Filippo poi più che buono è un santo dato che, liberato dalle segrete in cui era detenuto da ben 6 anni con una maschera di ferro a dir poco claustrofobica senza aver commesso nulla e per giunta erede legittimo al trono, invece di salire in superfice con la rabbia del Conte di Montecristo, perdona tutti, ama tutti . Per non parlare poi delle lezioni di bon ton per il debutto in società del re occulto. Il finale è in perfetta sintonia con l'insiema del film. Il regista, a mio parere, ha sprecato un bella possibilità.
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cassandra88
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lunedì 29 aprile 2013
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contro l’autorità, uno per tutti, tutti per uno!
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In tempi oscuri come quelli di oggi, rivedere per la 1000° volta un’opera d’arte come La maschera di ferro cade a fagiolo.
A opporsi all’autorità vigente, ossia al Re della Francia Luigi, ci pensano Porthos, guerriero dionisiaco, Athos, padre apollineo e saggio, e Aramis, umile generale dei Gesuiti. Quest’ultimo in particolar modo illumina d’immenso i Moschettieri, di quell’immenso che una volta li aveva resi uniti sotto il motto “Uno per tutti, tutti per uno”: Porthos dopo un periodo di apatia e Athos dopo la morte in guerra del proprio figlio, ritornano in sé grazie anche ad Aramis.
D’Artagnan deve invece percorrere una strada più lunga e tortuosa dei suoi amici per potersi opporre all’autorità, ossia a suo figlio: dopo aver rappresentato la devozione cieca (anche religiosa) verso un Luigi che non potrà mai cambiare in bene, il capo dei Moschettieri decide di togliersi la maschera e di schierarsi a fianco dei suoi tre amici Moschettieri e accanto all’altro suo figlio Filippo, gemello di Luigi rinchiuso per sei anni nella prigione della Bastiglia per evitargli l’affidamento del trono.
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In tempi oscuri come quelli di oggi, rivedere per la 1000° volta un’opera d’arte come La maschera di ferro cade a fagiolo.
A opporsi all’autorità vigente, ossia al Re della Francia Luigi, ci pensano Porthos, guerriero dionisiaco, Athos, padre apollineo e saggio, e Aramis, umile generale dei Gesuiti. Quest’ultimo in particolar modo illumina d’immenso i Moschettieri, di quell’immenso che una volta li aveva resi uniti sotto il motto “Uno per tutti, tutti per uno”: Porthos dopo un periodo di apatia e Athos dopo la morte in guerra del proprio figlio, ritornano in sé grazie anche ad Aramis.
D’Artagnan deve invece percorrere una strada più lunga e tortuosa dei suoi amici per potersi opporre all’autorità, ossia a suo figlio: dopo aver rappresentato la devozione cieca (anche religiosa) verso un Luigi che non potrà mai cambiare in bene, il capo dei Moschettieri decide di togliersi la maschera e di schierarsi a fianco dei suoi tre amici Moschettieri e accanto all’altro suo figlio Filippo, gemello di Luigi rinchiuso per sei anni nella prigione della Bastiglia per evitargli l’affidamento del trono.
I seguaci dei Moschettieri, divenuti sudditi dell’autorità, nel vedere la passione e l’impeto con cui i Moschettieri si battono per una giusta causa, infine decidono di unirsi ad essa, togliendosi anche loro la maschera del fanatismo e dell’annullamento di se stessi e di ciò che i maestri gli avevano insegnato.
Questo è il messaggio più forte da assimilare e mettere in pratica nella vita di tutti i giorni: seguire ciò che è giusto e non ciò che è imposto, essere padroni di se stessi e della propria anima.
Oltre alle intense e struggenti storie d’amore segreto che si intrecciano nell’arco di tutta la pellicola (che meriterebbero da sole migliaia di recensioni e revisioni), noi posteri siamo in debito verso un’opera d’arte della letteratura francese e verso gli ideali che la stessa rappresenta, cioè il battersi per il bene comune, anche a costo di opporsi al sistema. Un capolavoro che non passa mai di moda.
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rabbi1203
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martedì 20 aprile 2010
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alexandre dumas (padre)
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La critica verso questo film non può e non deve limitarsi alla sceneggiatura, per altro molto buona, imposta ad uno dei capolavori di Dumas. L'ultimo capitolo della trilogia dei moschettieri mette la parola fine alle vicende legate alla storia di Re Luigi, ma ci lascia, tramite questa pellicola, importanti spunti di riflessione. Il cast stellare semplifica il lavoro al regista che deve comunque fare i conti con alcuni "buchi di relatà". Alcune domande resteranno in sospeso, ma i valori e la forza che questa storia lasciano, sono tra i più profondi. Benchè esistano film migliori di questo, mi sento di consigliare a tutti la visione di questo lavoro, sperando che lasci a voi quello che ha lasciato a me, cioè la passione per un periodo storico diverso, ma intrigante, dove il valore della vita tocca apici mai raggiunti e dove la morte riecheggia in ogni luogo.
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La critica verso questo film non può e non deve limitarsi alla sceneggiatura, per altro molto buona, imposta ad uno dei capolavori di Dumas. L'ultimo capitolo della trilogia dei moschettieri mette la parola fine alle vicende legate alla storia di Re Luigi, ma ci lascia, tramite questa pellicola, importanti spunti di riflessione. Il cast stellare semplifica il lavoro al regista che deve comunque fare i conti con alcuni "buchi di relatà". Alcune domande resteranno in sospeso, ma i valori e la forza che questa storia lasciano, sono tra i più profondi. Benchè esistano film migliori di questo, mi sento di consigliare a tutti la visione di questo lavoro, sperando che lasci a voi quello che ha lasciato a me, cioè la passione per un periodo storico diverso, ma intrigante, dove il valore della vita tocca apici mai raggiunti e dove la morte riecheggia in ogni luogo.
Buona visione!
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fluturnenia
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lunedì 22 giugno 2009
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una gradevole gazzarra
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Simpatico e divertente così come buffi e fracassoni i moschettieri. E che dire del re con quella faccia da tonto? Cattivo il fratello disturbato e impostore, buono e misericordioso quello vero ma sempre con la faccia da beota in entrambi i casi. Beh, d'altro canto quella è quella di Leo. Dai tutto sommato dilettevole
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ja
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martedì 6 gennaio 2009
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bello!!!
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Un cast stupendo...D'Artagnan e Aramis i migliori!
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di caprio nel cuore
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domenica 28 dicembre 2008
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meravigliosoooo!!
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Sinceramente visto senza entusiasmo può sembrare noioso invece è un film capolavoro..vedendolo è difficile pensare che quel Luigi è lo stesso Di Caprio del Titanic e qst ci dimostra che è un grandissimo attore ma dubbi su questo no ne ho mai avuti..Davvero un CAPOLAVORO
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di caprio 4life!
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domenica 28 dicembre 2008
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a me sembra un bellissimo film!
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Io credo sia tutto perfetto..Leonardo è fantastico riesce ad interpretare due persone completamente diverse..è davvero un mito,poi anche gli altri del cast sono bravi e molto convincenti..il film è montato bene e poi è una bella storia molto originale!
Mi sono trovata a vedere il film solo per Di Caprio però non me ne sono pentita!!
[+] brava!
(di zac is my choccolate)
[ - ] brava!
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