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martedì 24 febbraio 2015
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capolavoro del trash senza tempo
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È facile definire "L'uomo del giorno dopo" un brutto film, criticarlo per la sua essenza intrisa di buoni sentimenti e per la sua eccessiva lunghezza. In realtà, "L'uomo del giorno dopo" sia il più bel film mai realizzato da Costner, dopo "Balla coi lupi", perché non è altro che un film immensamente trash: l'ambientazione pseudofuturistica dove gli Stati Uniti sono tornati al far west, che fa da contorno alla storia di due poveri disgraziati ai quali sono in mano le sorti di un'intera nazione. In un grottesco e paradossale scenario dove le persone muoiono come mosche ma non mancano le smancerie da commedia disney. Il tutto condito in un film lungo tre ore che si prefigge di essere un kolossal, dove è troppo facile definirlo brutto solo per opinione diffusa.
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elgatoloco
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lunedì 18 gennaio 2021
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infelice regia di kevin costner
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"The POstman"(Kevin Costner, 1997, da un romanzo di David Brin, sceneggiatura di Eric Rtoh e Brian Helgeland)è la seconda non fortunata regia di Costner. Forse colpa del romanzo che vale come soggetto, forse della sceneggiatura e della regia insieme o considerate separatamente. Certo è che lo scenario post-apocalissi atomica qui disegnato non definisce in alcun modo le cose. Dopo la quasi totale distruzione del mondo(ma nel film si parla solo degli USA, sostnanzilmanete, non del resto del mondo)un govenro tirannico avrebbe ppreso il comando, venendo guidato da un fanatico ex-venditore di fotocopiatrici, dove "The Postman", inventando più che ricostruendo realmente un Mail-Service USA, riesce a mettere in moto una forma di resistenza al potere assoluto del tiranno-.
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"The POstman"(Kevin Costner, 1997, da un romanzo di David Brin, sceneggiatura di Eric Rtoh e Brian Helgeland)è la seconda non fortunata regia di Costner. Forse colpa del romanzo che vale come soggetto, forse della sceneggiatura e della regia insieme o considerate separatamente. Certo è che lo scenario post-apocalissi atomica qui disegnato non definisce in alcun modo le cose. Dopo la quasi totale distruzione del mondo(ma nel film si parla solo degli USA, sostnanzilmanete, non del resto del mondo)un govenro tirannico avrebbe ppreso il comando, venendo guidato da un fanatico ex-venditore di fotocopiatrici, dove "The Postman", inventando più che ricostruendo realmente un Mail-Service USA, riesce a mettere in moto una forma di resistenza al potere assoluto del tiranno-.dittatore che, anche se tardi, darà i suoi frutti....Veramente "eccessivo"per la lunghezza che porta a ripetizioni inutili, per espressione(oltre a tutto poi"ritenuta")di sensazioni, sentimenti e concetti espressi o quasi-espressi, "The Postman", che evidentemente si colloca in un'epoca nella quale il servizio elettronico (e-mails)non esisterebbe più(nel 1997 la poista elettrronica non era forse diffusissima come oggi, ma c'era già e veniva usata, tra l'latro non poco), è francamente pletorico, "APoteosi del trash"?Può essere, ma senz'altro non è consapevole di essere rale, ossia lo è senza alcuna consapveolezza di essee tale, con risultati che si commentano da soli. Costner come interprete risulta , direi, oberato dal doppio ruolo(attore -protagonista e regista), bene Brain Patton come"antagonista"(è il tiranno della nuova società distopica), Olivia Williams è comunque adeguata al ruolo(è la giovane sposa che prima ama Costner solo come padre biologico della ventura bambina, poi se ne innamora), decisamente bene(ma sempre nell'economia pletorica del film)Larenz Tate, colui che raccolgie il "testimone"del"Portman". Da valutare, sempre tenendo conto della difficoltà di reperire il romanzo da cui il film è tratto, come opera"parzialmente fallita"di Costner, anche perché fortemente ancora alla volontà di"dare un messaggio"che per un film e in genere un'opera d'arte non è il miglior punto di partenza, anzi, dove, tra l'altro il"Messaggio"è contradditorio-. Da un lato vuole essere"pacifista", dall'altro crede all'imperialismo USA e se ne fa banditore, anche se in maniera ambigua. El Gato
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