dandy
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giovedì 1 dicembre 2016
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blackout del regista....
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Ferrara(anche sceneggiatore)riprende il discorso iniziato con "Occhi di serpente" sul rapporto tra la vita e il cinema,e l'autodistruzione come in "Il cattivo tenente".Ma rispetto a questi due film,non sembra avere molto da aggiungere.Freddo,poco coinvolgente e modesto sia nella messa in scena del soft sia nell'accostamento caotico di immagini con immagini.Un pò come con "Strade perdute" di Lynch,cui questo film assomiglia.C'è una convinzione troppo arrogante,da parte di Ferrara,che basti mescolare un pò di scene e confondere blandamente lo spettatore per ottenere arte,genio e interesse.Tecnicamente parlando è uno dei suoi film più curati(ottima fotografia),e Hopper,è bravo.
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Ferrara(anche sceneggiatore)riprende il discorso iniziato con "Occhi di serpente" sul rapporto tra la vita e il cinema,e l'autodistruzione come in "Il cattivo tenente".Ma rispetto a questi due film,non sembra avere molto da aggiungere.Freddo,poco coinvolgente e modesto sia nella messa in scena del soft sia nell'accostamento caotico di immagini con immagini.Un pò come con "Strade perdute" di Lynch,cui questo film assomiglia.C'è una convinzione troppo arrogante,da parte di Ferrara,che basti mescolare un pò di scene e confondere blandamente lo spettatore per ottenere arte,genio e interesse.Tecnicamente parlando è uno dei suoi film più curati(ottima fotografia),e Hopper,è bravo.Detto tutto.Solo per i fan più accaniti del regista.
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molenga
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martedì 31 luglio 2012
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il peggior ferrara
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questo film si svolge su due piani: la storia che procede, senzeìa troppe sbavature, e lo stato di confusione alcolico-tossica di modine, dove il regista italo-americano fa (male) un po' l'altman e un po' il lynch. Non è il suo territorio, il risultato è, a mio avviso, il peggior film che abbia mai regalato al grande schermo. e poi, la schiffer che ci fa?
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waldo
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martedì 18 aprile 2006
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abel il maledetto
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C'è tutto Abel Ferrara in questo film, con le sue contraddizioni e le sue fughe visive, ma soprattutto con il suo "perdersi" tra un "viaggio" e l'altro. Il caleidoscopio mentale di Matty il protagonista inevitabilmente ci riporta a quello dello stesso regista che "autobiograficamente" parlando lascia un segno indelebile in ogni suo film, una maledizione che inevitabilmente rappresenta la sua grandezza e il suo limite. Bravissimo Modine, eroe al contrario e perso dietro al miraggio dell'amore/rifiuto della bellissima Annie (B. Dalle).
Bravissimo Dennis Hopper, alfiere del discorso realtà-finzione del mondo visivo e della sua opprimente totalità necessaria.
Bellissimi l'inquadratura di Matty con la finestra e l'azzuro del cielo di Miami che richiama la pittura di Mondrian e l'ottima colonna sonora.
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C'è tutto Abel Ferrara in questo film, con le sue contraddizioni e le sue fughe visive, ma soprattutto con il suo "perdersi" tra un "viaggio" e l'altro. Il caleidoscopio mentale di Matty il protagonista inevitabilmente ci riporta a quello dello stesso regista che "autobiograficamente" parlando lascia un segno indelebile in ogni suo film, una maledizione che inevitabilmente rappresenta la sua grandezza e il suo limite. Bravissimo Modine, eroe al contrario e perso dietro al miraggio dell'amore/rifiuto della bellissima Annie (B. Dalle).
Bravissimo Dennis Hopper, alfiere del discorso realtà-finzione del mondo visivo e della sua opprimente totalità necessaria.
Bellissimi l'inquadratura di Matty con la finestra e l'azzuro del cielo di Miami che richiama la pittura di Mondrian e l'ottima colonna sonora.
Sicuramente un film imperfetto che può piacere molto o essere detestato, ma non lascia indifferenti, un piccolo gioiello grezzo insomma......
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anonimo
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domenica 12 settembre 2004
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blackout della mente. (e del critico)
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Blackout insiste sulla possibilità della fusione. C'è un punto nero nella coscienza dell'uomo ed è vereso questo punto nero che Ferrara tenta di spingere; l'azzardo del film è tutto qui, nella struttura che si apre e chiude ocme ali di farfalla. Lo stile che il critico definisce confuso è in realtà instabile. Il film precpita. Vuole far sentire a pelle questa instabilità, formalmente ineccepibile nella struttura simmetrica, divisa nelle due parti caratterizzate da Annie1 e Annie2, ma sporcato, sgranato, reso isterico dalla disperazione di Matty che riesce a non essere mai patetico anche quando striscia sul pavimento in cerca di quello che non ha pù.
E poi alcuni inserti visivi di grande potenza cromatica, per ritrovare una sorta di apertura alla luce.
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Blackout insiste sulla possibilità della fusione. C'è un punto nero nella coscienza dell'uomo ed è vereso questo punto nero che Ferrara tenta di spingere; l'azzardo del film è tutto qui, nella struttura che si apre e chiude ocme ali di farfalla. Lo stile che il critico definisce confuso è in realtà instabile. Il film precpita. Vuole far sentire a pelle questa instabilità, formalmente ineccepibile nella struttura simmetrica, divisa nelle due parti caratterizzate da Annie1 e Annie2, ma sporcato, sgranato, reso isterico dalla disperazione di Matty che riesce a non essere mai patetico anche quando striscia sul pavimento in cerca di quello che non ha pù.
E poi alcuni inserti visivi di grande potenza cromatica, per ritrovare una sorta di apertura alla luce. la corsa in auto tra Modine e Hopper inquadrata di grandangolo con un cielo rosso porpora sullo sfondo. L'arrivo nella casa con le due puttane, il cielo blue violento, il vento sulla faccia. La luce abbacinante di Miami. All'improvviso. Modine inquadrato dall'alto, confuso, la sabbia bianchissima riflette sul suo volto la follia. Come non sentire che siamo su un auto in corsa senza controllo? La bellissima sequenza di Mattie che si sveglia al caffé e precipita definitivamente nel proprio blackout scambiando una cameriera per il suo grande amore. La donna che visse due volte. E anche Dostojeski, perché no? Azzardiamo. C'è un senso di colpa così pressante sulla sua pelle, un tentativo di liberarsene nel mare nerissimo, un addio senza possibilità con quella maledetta coscienza che non lascia liberi di essere solo fisici e violenti.
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stefano
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lunedì 24 dicembre 2001
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oscuro
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Farinotti sbaglia ancora, uno dei migliori films di Ferrara
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