francesco2
|
domenica 24 giugno 2018
|
un piccolo nichetti, senza parlarne male
|
|
|
|
La magia, nei film di Nichetti, non è quella di stile alleniano. Oltre a non condividere-apparentemente- il pessimismo dell’ autore di “Manhattan”, il comico milanese non ha certamente la stessa visione del cinema. Quello che sembrerebbe interessargli è sfidare le unità aristoteliche di “Tempo-luogo-azione”, “trascendendo” la realtà comunemente – e cinematograficamente- intesa. Ove si segua un racconto lineare, il desiderio di oltrepassare tali convenzioni si traduce anche nell’asumere, da parte di un essere umano, le fattezze di un disegno animato, come avvenne in “Volere volare” (1990), che segui di due anni lo statunitense “Roger Rabbit”. La scena iniziale di “Luna e l’altra”, con l’iconica Forte morta ed al contempo ripresa da viva, anticipa da subito la coesistenza tra reale emagico, elemento caratterizzante per quest’opera.
[+]
La magia, nei film di Nichetti, non è quella di stile alleniano. Oltre a non condividere-apparentemente- il pessimismo dell’ autore di “Manhattan”, il comico milanese non ha certamente la stessa visione del cinema. Quello che sembrerebbe interessargli è sfidare le unità aristoteliche di “Tempo-luogo-azione”, “trascendendo” la realtà comunemente – e cinematograficamente- intesa. Ove si segua un racconto lineare, il desiderio di oltrepassare tali convenzioni si traduce anche nell’asumere, da parte di un essere umano, le fattezze di un disegno animato, come avvenne in “Volere volare” (1990), che segui di due anni lo statunitense “Roger Rabbit”. La scena iniziale di “Luna e l’altra”, con l’iconica Forte morta ed al contempo ripresa da viva, anticipa da subito la coesistenza tra reale emagico, elemento caratterizzante per quest’opera. Si pensi alle scene “circensi”, in cui le ombre cinesi proiettate sui muri focalizzano l’essenza –reale, ed al contempo onirica - delle vicende. I vaghi accenni al “real maravilloso” di Marquez, ad esempio la protagonista nascosta nell’armadio e “trovata” dal padre, sono un ulteriore indizio di questa dicotomia, che coinvolge anche lo stesso finale; ove non si rinuncia alla coesistenza tra una realtà rivelata e quella autentica: la citata scena iniziale potrebbe essere tranquillamente quella conclusiva, stile nastro destinato a riavvolgersi come in “Prima della pioggia” (1994). L’esilità della trama e la discontinuità nella realizzazione collocano il film ben distante dal –giustamente –premiato a Mosca “Ladri di saponette”. Manca persino la visionarietà pasticciona di un altro piccolo film nichettiano, “Stefano Quantestorie”, che peraltro –come lo stesso “Volare volare”- era impreziosito da un’ottima colonna sonora. La magia, sembra volerci suggerire Nichetti, è sempre presente nel quotidiano, potrebbe arricchire la nostra vita e persino salvarci. Anche le mie considerazioni, come il suo film, ritornano al punto di partenza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
|