elgatoloco
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lunedì 13 luglio 2020
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commedia piacevole
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Questo"The Funny Feeling"(Richard Thorpe, 1965,di impronta e origine palesamente teatrale, anche se"il fatto"non è acclarato e conclamato)racconta di un arredatore che conosce una ragazza per cui prova dei sentimenti(ma non è"amore a prima vista"), che però poi scopre millantare la casa del proprio datore di lavoro(che è lo stesso arredatore, come lui stesso scoprirà "in corso d'opera")per la prorpia, per fare"colpo e bella figura". Ma nonostante qualche tensione, vari malintesi, tutto va bene... Tipica commediola interclassista, decisamente"al di sopra delle parti", contro i pregiudizi di classe, appunto, che pure a metà dei Sxties negli States erano ancora fortissimi come in Europa e altrove.
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Questo"The Funny Feeling"(Richard Thorpe, 1965,di impronta e origine palesamente teatrale, anche se"il fatto"non è acclarato e conclamato)racconta di un arredatore che conosce una ragazza per cui prova dei sentimenti(ma non è"amore a prima vista"), che però poi scopre millantare la casa del proprio datore di lavoro(che è lo stesso arredatore, come lui stesso scoprirà "in corso d'opera")per la prorpia, per fare"colpo e bella figura". Ma nonostante qualche tensione, vari malintesi, tutto va bene... Tipica commediola interclassista, decisamente"al di sopra delle parti", contro i pregiudizi di classe, appunto, che pure a metà dei Sxties negli States erano ancora fortissimi come in Europa e altrove.... "The Funny Feeling"è certamente uin film ipocrita(si nasconde la verità dell'inganno interclassista, appunto), ma ben realizzato e, ad onta della critica politica, sociale e culturale che chi scive ritiene necessaria(l'arredatore ricco non "poteva"sposare una ragazza che, sostanzialmente, era la sua cameriera... in famiglia mi raccontavano di un prozio che, iN Europa, fece lo stesso con grande scandalo... ahi, la borghesia....), covincente come commedia: l'inganno è rleativo all'identità(anche la ragazza, all'inizio e neppure solo all'inizio, crede che il suo"lover"sia un fantino...)ma anche al luogo di residenza, meglio all'abitazione, il che, poi, nel caso di un atrredatore, è un doppio ingnano,l o quasi.... Decisamente siamo in un ambito che proviene dalla tradizione, diffusa in tutta Europa e forse in tutto il mondo conosciuto nel 1500-1700 , detta italianamente della"commedia dell'arte"dove iganni, equivoci, scambi di personaggi, di ruoli, di luoghi, di locations etc. sono all'ordine del giorno e qui ci muoviamo, direi"seccamente"in questo ambito, senza in qualche modo aggiungere o sottrarre nulla, dato che siamo in questo ambito e vogliamo(vogliono, per meglio dire, chiaro)pienamente, senza indugi, senza alcun penitmento, senza in alcun modo pretendere di andare e di guardare"più inlù"(dove, del resto?Quello è il play, già decisamente tracciato da chi organizzat il tutto, ossia il producer o meglio i producers, senza esitazioni)e i protagonisti, non nuovi a queste"avventure"Sandra Dee e Bobby Darin(se been ricordo anche abbastnaza lugnamente compagni di vita)non ci danno altro, se non questo, come era prevedibile e in certa qual misura"inebitabile": El Gato
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elgatoloco
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lunedì 13 luglio 2020
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ancora un film giustamente cult degli anni 1990
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"The Chamber"(James Foley, da un romanzo di John Grisham, sceneggatiura di Willaim Goldman, 1996)rende filmicamente una dele opere più significative di Grisham, avvocato e autore di grandi legal-thiller. Qui un giovane avvocato, di idee che negli States si definiscono"liberal", difende il nonno, terrorista e attivista del KKK (Ku Klux Klan), reo confesso e condannato alla pena capitale in maniera, pare, ormai irrimediabile. Non risucurà(? Meglio lasciare la sorpresa, suspense permettendo, pur se questo elemento non è qui determinante)ma scoprirò, in particolare rispetto al delitto più grave e odioso, un attentato che ha causato la morte di due gemelli undicenni, la verità oltre quanto appare e quanto è "cofificato"anche in quell'orribile intrico di cose che è il "Klan", appunto.
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"The Chamber"(James Foley, da un romanzo di John Grisham, sceneggatiura di Willaim Goldman, 1996)rende filmicamente una dele opere più significative di Grisham, avvocato e autore di grandi legal-thiller. Qui un giovane avvocato, di idee che negli States si definiscono"liberal", difende il nonno, terrorista e attivista del KKK (Ku Klux Klan), reo confesso e condannato alla pena capitale in maniera, pare, ormai irrimediabile. Non risucurà(? Meglio lasciare la sorpresa, suspense permettendo, pur se questo elemento non è qui determinante)ma scoprirò, in particolare rispetto al delitto più grave e odioso, un attentato che ha causato la morte di due gemelli undicenni, la verità oltre quanto appare e quanto è "cofificato"anche in quell'orribile intrico di cose che è il "Klan", appunto.... Solidamente antirazzista, più che un"thriller"(ma già l'aggettivo "legal"realtivizza certamente il sostantivo, dunque le attese ad esso legate)p un film per rifllettere sill'incidenza del pregiudizio(anti-persone di colore, ma anche anti.ebraico, dove anche nall traduzione italiana risuona ancora l'orrenda espressione"giudei", che ricorda la preghiera cattolica"Contra perfidos Judaeos". per fotruna ma troppo tardivalmente"messa in mora"dai cattolici e in particolare dal Vaticano), , dove anche le convinzioni terribili quanto assurde del protagonista(un Gene Hackman di grande spessore e di notevole intensità intepretativa, rara al cinema), alla fine sembrano incrinate, paradossallente per merito di un nipote(figlio del figlio)che all'inizio disprezzava come peraltro il proprio figlio, padre dell'avvocato.... Senza rifare la storia del KKK(ricordiamo che il film muto"A birth of a Nation", appunto sulla storia degli States, indubbiamente un capolavoro di Dawid Work Griffith, era stato finanziato praticamente per intero dal Klan...brutto a dirsi e da ricordare, eppure vero)il film mostra come, peraltro anche quasi un quarto di secolo dopo e nonostante ben otto anni di presidenza di un mulatto di padre afroamericano, Barak Obama (cosa che all'epoca, ovviamente, né Grisham né Foley potevano neppure lontanamente immaginare(permangano non solo discussioni teoriche ma scontri veri e propri in tema, dato che una convinzioni solidamente e realmente antirazzista negli States ancora non esiste, in particolare in quegli Stati del Sud che all'epoca erano"confederali"", dei"sudiisti" e che consideravano tout court Abraham Lincoln un"traditiore"..non sia ancora cambiato moltissimo, nonostante ogni sorta di apparente"rimorso", di"messa in crisi dei pregiudizi"e di autocritca spesso solamente di facciata e qui è inutile(in quanto ovvio)circordare fatti recenti, per non dire recentissimi... Oltre a Hcakam e Chris O'Donnell, l'avvovato-nipote, .anche Faye Dunaway, figlia quasi"delrelitta"del fanatico razzista, danno una prova di assoluto valore, in questo film"spiacevole"per le cattive coscienze anche in Europa, "duro"quanto salutare riseptto a ciò che avviene sempre ancora nel nostro mondo, dove gli States sono un caso esemplare, ma non unico... El Gato
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onufrio
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martedì 23 febbraio 2016
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un inutile appello finale
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Di film di queste tematiche ne hanno fatti di meglio, nel complesso rimane comunque un discreto film che si mantiene costante nella sua mediocrità ed ovvietà.
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arnaco
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mercoledì 23 aprile 2014
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chi critica i critici?
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E' vero che alcuni film - il già citato "Dead Man Walking" ad esempio - trattano il tema della pena capitale in modo più profondo ed esaustivo. E forse è vero che l'intreccio familiare è "macchinoso", ma cosa fa dire al Morandini che il suo unico scopo sia quello di "suscitare indignazione per la condanna di morte"? Certo esistono film in cui i temi del razzismo del Sud-Est degli States sono trattati più compiutamente e che spiegano meglio come i fanatici siano manovrati da notabili che se ne stanno nell'ombra; come esistono film che descrivono più ampiamente la figura del politico che tutto fa solo in funzione della sua elezione o rielezione (ma ne esistono che fanno altro?).
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E' vero che alcuni film - il già citato "Dead Man Walking" ad esempio - trattano il tema della pena capitale in modo più profondo ed esaustivo. E forse è vero che l'intreccio familiare è "macchinoso", ma cosa fa dire al Morandini che il suo unico scopo sia quello di "suscitare indignazione per la condanna di morte"? Certo esistono film in cui i temi del razzismo del Sud-Est degli States sono trattati più compiutamente e che spiegano meglio come i fanatici siano manovrati da notabili che se ne stanno nell'ombra; come esistono film che descrivono più ampiamente la figura del politico che tutto fa solo in funzione della sua elezione o rielezione (ma ne esistono che fanno altro?). Ma supponiamo per un istante che uno non abbia visto tutti questi film - forse non gli interessa il cinema - e che per combinazione proprio questo gli capiti di vedere - magari ce lo ha trascinato una persona che gli è cara - Cosa ne direbbe? Probabilmente che ha visto un buon film che tratta argomenti interessanti in modo non banale e con un buon cast di attori/attrici, Gene Hackman in primis - su questo almeno sono tutti d'accordo. Ma non trovate che il suo personaggio splendidamente "negativo" risalti ancor di più perché viene messo in contrapposizione al poco lodato Chris O'Donnel, che interpreta il personaggio del "buono" in modo funzionale al "mostro sacro", come del resto fa anche in "Profumo di donna" nei confronti di Al Pacino. Direbbe forse anche che è rimasto angosciato da questa corsa inesorabile verso la morte, scandita dallo sbattere secco delle porte del carcere - il rumorista ne alza sagacemente il volume rispetto alla colonna sonora.
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lella sabadini
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lunedì 9 gennaio 2012
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a mio parere sottovalutato
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Non capisco come mai così poche recensioni su questo film e così tanti giudizi negativi. Forse saranno state tutte scritte da persone che hanno letto il libro e sono rimaste deluse dalla trasposizione cinematografica. Per me, che non ho letto il libro, il film è risultato appassionante e intrigante. Il tenace rifiuto da parte del "Nonno cattivo ", un meraviglioso Gene Hackman, risulta il motivo trainante del film.I flash back aiutano a ricostruire la storia e sono sempre messi ad hoc, come a dipanare lentamente una matassa.Alla fine anche un personaggio così spietato comincia a suscitare non dico simpatia ma un po' di compassione.
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Non capisco come mai così poche recensioni su questo film e così tanti giudizi negativi. Forse saranno state tutte scritte da persone che hanno letto il libro e sono rimaste deluse dalla trasposizione cinematografica. Per me, che non ho letto il libro, il film è risultato appassionante e intrigante. Il tenace rifiuto da parte del "Nonno cattivo ", un meraviglioso Gene Hackman, risulta il motivo trainante del film.I flash back aiutano a ricostruire la storia e sono sempre messi ad hoc, come a dipanare lentamente una matassa.Alla fine anche un personaggio così spietato comincia a suscitare non dico simpatia ma un po' di compassione. Smessa a poco apoco l'apparente tracotanza si ritrova davanti al suo fallimento come padre e rivaluta pian piano la figura del figlio probabilmento arrivando alla consapevolezza che con un padre simile che ha ucciso davanti ai suoi occhi di bambino non avrebbe potuto finire altrimenti.
Anche la figura della figlia dedita all'alcool lo mette davanti alle sue responsabilità di padre fallito che è riuscito solo a distruggere la vita dei figli.
Benchè sicuramente colpevole del primo delitto, dà l'impressione di essersi trovato coinvolto nel secondo ( quello dei gemelli) come da una macchina infernale dai cui ingranaggi, una volta entrati, non è più possibile uscire.
La morte giunge inevitabile e quasi liberatoria, vissuta, secondo me, come espiazione , dopo la dolcezza di aver ritrovato l'unico membro della famiglia che sia uscito ( per ora) indenne da questo tragico destino e che gli abbia dimostrato affetto sincero.
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dandy
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giovedì 31 marzo 2011
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prevedibile e scontato.
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La solita solfa su idealisti liberal che scelgono a oggetto della propria bontà e determinazione degli ignobili vermi che non ci tengono mai ad essere salvati,ma alla fine si pentono sempre.Tuto già visto,e in meglio,nel precedente "Dead man walking".Regia statica e interpretazioni buone,nulla più.Foley aveva ben altro spessore un decennio prima.Uno dei produttori è Ron Howard.
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