brucemyhero
|
martedì 16 novembre 2010
|
un giorno di ordinaria follia.
|
|
|
|
La domanda che viene da farsi, è: quanto Bill è veramente 'malato', o quanto la società in realtà mette al muro persone, che spesso e purtroppo poi, non riescono a gestire le tante troppe sconfitte e malefatte subite?. Bill è fondamentalmente un giusto, non travisa la realtà. E non riesce ad accettare le imposizioni di ciò che lo circonda, fino a raggiungere un limite oltre il quale vi è ciò che la maggioranza delle persone, definisce pazzia. Ma diciamolo chiaramente: a quanti di noi capita ogni giorno o settimana, di aver voglia di fare a 'modo proprio'. Di abbattere ciò che ci separa da una normalità che in questa società non esiste?.
[+]
La domanda che viene da farsi, è: quanto Bill è veramente 'malato', o quanto la società in realtà mette al muro persone, che spesso e purtroppo poi, non riescono a gestire le tante troppe sconfitte e malefatte subite?. Bill è fondamentalmente un giusto, non travisa la realtà. E non riesce ad accettare le imposizioni di ciò che lo circonda, fino a raggiungere un limite oltre il quale vi è ciò che la maggioranza delle persone, definisce pazzia. Ma diciamolo chiaramente: a quanti di noi capita ogni giorno o settimana, di aver voglia di fare a 'modo proprio'. Di abbattere ciò che ci separa da una normalità che in questa società non esiste?. Ma non possiamo, perchè esiste lo Stato e la 'sua' giustizia. Quella delle aule civiche o penali, che sovente applica le normative dei codici in modo ottuso. O impiega anni per casi che i mass media fino alla nausea, in nome dell'auditel, ci rifilano poi puntualmente. Demonizzando e poi magari ritrattando tutto, con la facilità di un bambino che sportosi troppo dal balcone per vedere sotto, cade. Bill aveva una famiglia e probabilmente dei problemi. Ma sua moglie invece di aiutarlo psicologicamente, e vedendo in lui segnali che a suo parere erano, come dire, allarmanti o premonitori di un precario equilibrio, lo molla. Mai un dito addosso né a lei né tantomeno alla piccola, eppure la moglie ottiene anche restrizioni di orrdine 'metrico' E come sempre o quasi, l'afffidamento della piccola. Bill si ritrova sbatutto fuori dal mondo che visionando le vhs registrate, quando tutto era calmo, lo porta all'ossessione. Da li una escaletion che assieme a lui viviamo, e che sostanzialmente mette in mostra quanto in realtà la società è folle, non Bill. Che pure infine, travalica il punto di non ritorno, agendo oltre ogni ragionevolezza o buon senso. Vuol raggiungere la sua ex casa, per regalare qualcosa a sua figlia che compie gli anni. Ma sua moglie senza un minimo di riserbo, né tatto, né niente, neppure in nome dei momenti felici passatri assieme, lo tratta come un soggetto pericoloso, scatenandone la parte peggiore. Quel qualcosa che in misura maggiore, o minore, tutti abbiamo dentro. E Bill attraversa in un giorno (appunto), aspetti e realtà inaccettabili: la gang, la coca cola da 85 cent, il falso reduce, il nazi, i 'lavori stradali'... Tutta una serie di test che Bill, dal momento in cui abbandona l'auto, non tollera più. E che invece noi accettiamo in nome di non so cosa. Vero è che non si può fare giustizia a modo proprio, ma anche che il marciume che ci circonda, mette a dura prova chiunque, e schiaccia chi è in difficoltà; è giusto tutto ciò?. Personalmente sono con Bill, senza ombra di dubbio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a brucemyhero »
[ - ] lascia un commento a brucemyhero »
|
|
d'accordo? |
|
giusepped88
|
domenica 3 maggio 2009
|
cadere giù, punto di non ritorno
|
|
|
|
Un impiegato in giacca e cravatta aspetta in macchina in una strada molto intasata che il traffico inizi a scorrere un po'. Fuori fa caldo e si comincia a perdere la pazienza, una scena che si ripete spesso anche in Italia quando si va al lavoro in una grande città oppure quando si va in vacanza in massa.
Il nostro impiegato allora cosa decide? Va a casa a piedi.
Fin qui sembrerebbe tutto normale, ma mano a mano che andiamo avanti nel film scopriamo che non è così, il protagonista imbocca un tunnel pericoloso senza ritorno che lo compromette sempre di più: distrugge un negozio di un coreano, provoca una sparatoria, minaccia il direttore di un fast food, viene preso avvicinato da un neonazista che nasconde un arsenale, il suo odio verso la società cresce e finisce per maturare l'idea di uccidere sua moglie.
[+]
Un impiegato in giacca e cravatta aspetta in macchina in una strada molto intasata che il traffico inizi a scorrere un po'. Fuori fa caldo e si comincia a perdere la pazienza, una scena che si ripete spesso anche in Italia quando si va al lavoro in una grande città oppure quando si va in vacanza in massa.
Il nostro impiegato allora cosa decide? Va a casa a piedi.
Fin qui sembrerebbe tutto normale, ma mano a mano che andiamo avanti nel film scopriamo che non è così, il protagonista imbocca un tunnel pericoloso senza ritorno che lo compromette sempre di più: distrugge un negozio di un coreano, provoca una sparatoria, minaccia il direttore di un fast food, viene preso avvicinato da un neonazista che nasconde un arsenale, il suo odio verso la società cresce e finisce per maturare l'idea di uccidere sua moglie. In tutto il film il protagonista William Foster interpretato da M.Douglas è combattuto tra l'idea di continuare ad essere un bravo cittadino americano e quello di reagire, cercherà delle giustificazioni per tutte le minacce che farà a chi si frapporrà tra lui e la sua strada verso casa con armi sempre più pericolose, vuole dimostrare di non essere lui il cattivo, il pazzo. Scopriremo che ha perso il suo lavoro per il governo americano (costruzione missili)da poco e che si sente frustrato per il divorzio con la moglie e per il non riuscire a mantenere sua figlia.
Dall'altro lato abbiamo un poliziotto, Prendergast, interpretato da Duvall che deve fermare il piano folle. Prendergast un lavoro lo possiede e sta pure per andare in pensione, solo che non ha una figlia, in compenso ha una moglie ossessiva, invece di uccidere e terrorizzare la consorte come il suo antagonista lui le dice sempre di sì in ogni caso . Anche Prendergast supererà il suo punto di non ritorno e alla fine troverà il coraggio di affermare la propria personalità ma senza eccedere come William Forster.
Il film di Shumacher è profondo e ci fa riflettere sulla società di oggi con i suoi problemi e sui diversi modi di rapportarsi ad essi presentandocene due estremi. Da vedere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giusepped88 »
[ - ] lascia un commento a giusepped88 »
|
|
d'accordo? |
|
fabiusss
|
mercoledì 7 maggio 2008
|
duefacce
|
|
|
|
Sarebbe potuto essere un capolavoro se solo Schumacher si fosse arrischiato a penetrare nell'analisi della contorta psiche umana. Psiche che riflessa in parallelo attraverso i 2 protagonisti (il cattivo Michael Duglas e il buon poliziotto Robert Duvall) mette in evidenza le debolezze dell'uomo. Un uomo, infatti. Entrambi rappresentano la doppia faccia razionale/istintiva dell'uomo. Razionale che portato all'esasperazione significa succube della società e istintiva, anch'essa elevata all'eccesso, sinonimo di nevrosi e pazzia.
Shumacher riesce a legare e dividere questa duplice visione fino al punto di esaltarne una al cospetto dell'altra. Vince così il razionale che riesce ad accettare e contenere i suoi impulsi.
[+]
Sarebbe potuto essere un capolavoro se solo Schumacher si fosse arrischiato a penetrare nell'analisi della contorta psiche umana. Psiche che riflessa in parallelo attraverso i 2 protagonisti (il cattivo Michael Duglas e il buon poliziotto Robert Duvall) mette in evidenza le debolezze dell'uomo. Un uomo, infatti. Entrambi rappresentano la doppia faccia razionale/istintiva dell'uomo. Razionale che portato all'esasperazione significa succube della società e istintiva, anch'essa elevata all'eccesso, sinonimo di nevrosi e pazzia.
Shumacher riesce a legare e dividere questa duplice visione fino al punto di esaltarne una al cospetto dell'altra. Vince così il razionale che riesce ad accettare e contenere i suoi impulsi. Vince ma non è un'accezione totalitaria, anzi, il "buono e caro poliziotto" finisce per dare un po' di libertà a quanto represso fino ad allora, il suo "istinto nevrotico).
Il film termina come tutti si aspettano, come è giusto che sia; ma in cuor nostro si risveglia, almeno per un istante, la consapevolezza di una fine ingiusta.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabiusss »
[ - ] lascia un commento a fabiusss »
|
|
d'accordo? |
|
paolomiki
|
martedì 17 agosto 2010
|
amore puro
|
|
|
|
L'amore puro è quello che hai per i figli.Puoi perdere il lavoro la moglie la testa... ma perdere un figlio è la cosa più atroce. Perderlo per mano di una moglie una delle tante troppe che quando si separano ti vogliono mutilare totalmente è pura follia.Questa follia che è sempre più diffusa,la follia dell'essere umano che mutila un'altro essere umano impedendogli di vedere i propri figli (ma perchè?) solo perchè non si vive più insieme.Il dramma della separazione e della conseguente contesa dei figli del "dopo" è descritto in questo stupendo film in modo eccezionale perchè nella parte finale il protagonista dimostra il suo amore verso la figlia in modo drammatico ma significativo.
[+]
L'amore puro è quello che hai per i figli.Puoi perdere il lavoro la moglie la testa... ma perdere un figlio è la cosa più atroce. Perderlo per mano di una moglie una delle tante troppe che quando si separano ti vogliono mutilare totalmente è pura follia.Questa follia che è sempre più diffusa,la follia dell'essere umano che mutila un'altro essere umano impedendogli di vedere i propri figli (ma perchè?) solo perchè non si vive più insieme.Il dramma della separazione e della conseguente contesa dei figli del "dopo" è descritto in questo stupendo film in modo eccezionale perchè nella parte finale il protagonista dimostra il suo amore verso la figlia in modo drammatico ma significativo. L'amore puro anche a costo della vita!!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolomiki »
[ - ] lascia un commento a paolomiki »
|
|
d'accordo? |
|
gertrude
|
mercoledì 27 agosto 2014
|
povero bill...
|
|
|
|
Bill, così vuole essere chiamato il protagonista interpretato da Michael Douglas, è bloccato nel traffico per lavori sotto ad un calvalcavia. Fa caldo, nessuna macchina sembra poter avanzare e qualche meccanismo nella testa del nostro pover uomo si inceppa. Non ce la fa più e abbandona la macchina andandosene a piedi. Man mano che la storia prosegue siamo proiettati non soltanto nella sua mente ma nelle vicende che lo hanno condotto a distruggere un negozio, a prendere a mazzate due aggressori, a farsi servire un panino grazie alla forza convincente di un mitra, e molto altro. Nel frattempo è anche l’ultimo giorno di servizio di un poliziotto (Robert Douvall) , costretto ad andare in pensione per la delicata situazione della moglie.
[+]
Bill, così vuole essere chiamato il protagonista interpretato da Michael Douglas, è bloccato nel traffico per lavori sotto ad un calvalcavia. Fa caldo, nessuna macchina sembra poter avanzare e qualche meccanismo nella testa del nostro pover uomo si inceppa. Non ce la fa più e abbandona la macchina andandosene a piedi. Man mano che la storia prosegue siamo proiettati non soltanto nella sua mente ma nelle vicende che lo hanno condotto a distruggere un negozio, a prendere a mazzate due aggressori, a farsi servire un panino grazie alla forza convincente di un mitra, e molto altro. Nel frattempo è anche l’ultimo giorno di servizio di un poliziotto (Robert Douvall) , costretto ad andare in pensione per la delicata situazione della moglie. E’ l’unico della centrale di polizia che riesce a interpretare gli indizi e a trovare Bill, il quale voleva solo andare a festeggiare il compleanno della figlia alla quale per una precedente ordinanza del tribunale non si poteva avvicinare. Povero Bill… Non gliene va una giusta. D'altronde chi almeno una volta nella vita non si è trovato bloccato nel traffico con un’incredibile voglia di lasciare la macchina e mandare tutti a quel paese? O di farsi giustizia da soli? O di obbligare i negozianti a trattarci con cortesia? Questo è quello che pensiamo all’inizio dei suoi gesti. Dopo però Bill cade nell’estremo opposto, non riesce più a tenere a freno questa rabbia accumulata per tutte le sue sfortune. Arriva a spaventarci, motivo per cui è stato lasciato dalla moglie. “Un giorno di ordinaria follia”, azzeccatissimo titolo per indicare questo climax di eventi che escono sempre di più fuori dall’ordinario dopodichè, come dice Bill, non si può più tornare indietro. Mi ha sorpreso molto vedendolo perché me lo aspettavo più “sciapo”, invece mi è sembrato avvincente non solo nella trama ma anche nella critica che viene fatta relativamente alla disumanizzazione della società moderna.
[-]
[+] perfettamente d''accordo... però non sono d''accordo
(di rominion)
[ - ] perfettamente d''accordo... però non sono d''accordo
|
|
[+] lascia un commento a gertrude »
[ - ] lascia un commento a gertrude »
|
|
d'accordo? |
|
johnny fritz
|
venerdì 22 aprile 2011
|
quando la misura è colma
|
|
|
|
Il mondo, probabilmente, si divide in oppressi ed oppressori. Quella di William Foster (Michael Douglas) è la dimensione pubblica della tragedia: il remissivo e represso travet californiano sembra raccogliere incondizionatamente l’invito di Howard Beale («Io voglio che voi vi incazziate!») – perché tutto va male e non è normale. I drammi sono quelli quotidiani, ordinari, appunto, com’è ordinaria la follia, il riflesso di uno stato di cose che ha ormai varcato i limiti della tollerabilità. Quella di Martin Prendergast (Robert Duvall), invece, è la dimensione privata: non è più disposto ad accettare la mortificazione del proprio talento, della propria ambizione, della propria professionalità, e cedere così alle paranoie della moglie (dove finisce il malessere e dove comincia la maschera?) ed al disprezzo dei colleghi.
[+]
Il mondo, probabilmente, si divide in oppressi ed oppressori. Quella di William Foster (Michael Douglas) è la dimensione pubblica della tragedia: il remissivo e represso travet californiano sembra raccogliere incondizionatamente l’invito di Howard Beale («Io voglio che voi vi incazziate!») – perché tutto va male e non è normale. I drammi sono quelli quotidiani, ordinari, appunto, com’è ordinaria la follia, il riflesso di uno stato di cose che ha ormai varcato i limiti della tollerabilità. Quella di Martin Prendergast (Robert Duvall), invece, è la dimensione privata: non è più disposto ad accettare la mortificazione del proprio talento, della propria ambizione, della propria professionalità, e cedere così alle paranoie della moglie (dove finisce il malessere e dove comincia la maschera?) ed al disprezzo dei colleghi. Due volti della stessa esasperazione che conducono infine a risultati opposti. Ma non è il dualismo buono-cattivo a fare la differenza. Soltanto questo: Prendergast ha ancora una chance, Foster no. È al punto di non-ritorno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a johnny fritz »
[ - ] lascia un commento a johnny fritz »
|
|
d'accordo? |
|
giu/da(g)
|
giovedì 20 gennaio 2011
|
sospensione del giudizio
|
|
|
|
William D Foster (Michael Douglas) , afflitto dal divorzio e da un lavoro non appagante decide di andare a casa per il compleanno della piccola figlia, ma reagirà violentemente a chiunque gli sbarri la strada. Contemporaneamente l'ispettore Prendergast (Robert Duvall) nel giorno di pensionamento si ritrova a dover fermare Foster. Costruito sul doppio binario Douglas/Duvall Un giorno di ordinaria follia ci spinge su quel sottile filo che separa lucidità da pazzia. Foster, nonostante la sua folle implacabilità, non è cattivo e potrebbe ai nostri occhi apparire come una sorta di eroe moderno che lotta contro quelle piccole ingiustizie quotidiane che ci riserva la vita, principalmente perché molti di noi avranno pensato, almeno una volta di sfogare la propria rabbia davanti al traffico incomprensibilmente bloccato o in un market dove non si possono cambiare banconote in spiccioli ("Sto difendendo i miei diritti di consumatore").
[+]
William D Foster (Michael Douglas) , afflitto dal divorzio e da un lavoro non appagante decide di andare a casa per il compleanno della piccola figlia, ma reagirà violentemente a chiunque gli sbarri la strada. Contemporaneamente l'ispettore Prendergast (Robert Duvall) nel giorno di pensionamento si ritrova a dover fermare Foster. Costruito sul doppio binario Douglas/Duvall Un giorno di ordinaria follia ci spinge su quel sottile filo che separa lucidità da pazzia. Foster, nonostante la sua folle implacabilità, non è cattivo e potrebbe ai nostri occhi apparire come una sorta di eroe moderno che lotta contro quelle piccole ingiustizie quotidiane che ci riserva la vita, principalmente perché molti di noi avranno pensato, almeno una volta di sfogare la propria rabbia davanti al traffico incomprensibilmente bloccato o in un market dove non si possono cambiare banconote in spiccioli ("Sto difendendo i miei diritti di consumatore"). Dall'altra parte Prendergast che, assillato da una moglie ansiogena e da colleghi che non lo rispettano, reagisce con una serena rassegnazione che nasconde insofferenza e malsopportazione. Due personaggi simili, ma opposti, che reagiscono alla vita in maniera diversa: mentre Foster raggiunge il punto di non ritorno (Falling Down, titolo originale, rende senz'altro bene il concetto) Prendergast trova un equilibrio riuscendo infine ad imporsi senza rinunciare la sua gentile pazienza. Il loro incontro sarà uno scontro che sancirà la vittoria dell'ispettore. Il film nella sua drammaticità mescola elementi comici voluti, proprio per l'identificazione dello spettatore con certe situazioni, ma esagera in certi punti (la parte del nazista) e nel finale s'impasticcia lasciando qualche incomprensione. Nei titoli di coda scorrono i filmati di Foster con la sua famiglia, felice e normale: la follia era parte del suo carattere o è stata generata da una società che lo ha emarginato? Il giudizio rimane sospeso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giu/da(g) »
[ - ] lascia un commento a giu/da(g) »
|
|
d'accordo? |
|
yurigami
|
giovedì 30 ottobre 2014
|
attuale dopo 21 anni
|
|
|
|
Un film che dopo 21 anni è ancora molto attuale,la cosa che ho apprezzato di più di questo film è il confronto tra i due protagonisti, uguali nelle pressioni ma diversi nel modo di reagire a codeste, essere passivi come Duvall è stressante e frustrante, però ti fa arrivare alla sua età, la risposta violenta di Douglas non ti fa arrivare da nessuna parte, ma secondo egli non ne varrebbe nemmeno la pena andare avanti a vivere quando non puoi vedere tua figlia per colpa di tua moglie e quando vieni licenziato in quel modo, allora perché non andarsene senza prima aver lasciato un messaggio al mondo di come la società sia marcia? In ogni caso la cosa certa è che D-fens in questo film riflette gli effetti del lato oscuro della società, perché lui che creava sistemi di difesa per il suo paese veniva mobbato in quel modo e il chirurgo plastico aveva un enorme villa tutta sua per giocare a golf? E comunque se la società è marcia è colpa del fatto che nel mondo esistano persone come quell'armaiolo, ignoranti e xenofobe, alla fine è il popolo che elegge i presidenti del consiglio ecc.
[+]
Un film che dopo 21 anni è ancora molto attuale,la cosa che ho apprezzato di più di questo film è il confronto tra i due protagonisti, uguali nelle pressioni ma diversi nel modo di reagire a codeste, essere passivi come Duvall è stressante e frustrante, però ti fa arrivare alla sua età, la risposta violenta di Douglas non ti fa arrivare da nessuna parte, ma secondo egli non ne varrebbe nemmeno la pena andare avanti a vivere quando non puoi vedere tua figlia per colpa di tua moglie e quando vieni licenziato in quel modo, allora perché non andarsene senza prima aver lasciato un messaggio al mondo di come la società sia marcia? In ogni caso la cosa certa è che D-fens in questo film riflette gli effetti del lato oscuro della società, perché lui che creava sistemi di difesa per il suo paese veniva mobbato in quel modo e il chirurgo plastico aveva un enorme villa tutta sua per giocare a golf? E comunque se la società è marcia è colpa del fatto che nel mondo esistano persone come quell'armaiolo, ignoranti e xenofobe, alla fine è il popolo che elegge i presidenti del consiglio ecc. (a parte Monti, Letta e Renzi) o comunque sono sempre altre persone che magari sono così, quindi il problema è alla sorgente. Film su cui bisognerebbe riflettere, fatto molto bene sia nella sceneggiatura che nella recitazione, ottimo il filtro caldo della cinepresa, per trasmetterti quella sensazione del sole che ti cuoce il cervello a ferragosto!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a yurigami »
[ - ] lascia un commento a yurigami »
|
|
d'accordo? |
|
samanta
|
domenica 8 dicembre 2024
|
il crollo di una società
|
|
|
|
Il film uscito nel 1993 di genere poliziesco/drammatico psicologico ha la regia di Joel Schumaker, discreto direttore di Hollywood con molti film specie d'azione e thriller attinti talvolta da John Grisham (Batman forever, Il momento di uccidere, Il cliente, in linea con l'assassino).
Calda estate del 1992 a Los Angeles, Bill Foster (Michael Douglas) è fermo da molti minuti nell'auto incolonnata in lunga fila di auto bloccate, ad un certo punto abbandona l'auto lascia l'autostrada cittadina e si avvia a piedi nella città, cerca di raggiungere la lontana casa dove vive l'ex moglie Elisabeth (Barbara Hershey) con la figlia Adele (Joey Hope) di 10 anni che festeggia il compleanno, la moglie non lo vuole ha ottenuto un ordine restrittivo per cui non può avvicinarsi.
[+]
Il film uscito nel 1993 di genere poliziesco/drammatico psicologico ha la regia di Joel Schumaker, discreto direttore di Hollywood con molti film specie d'azione e thriller attinti talvolta da John Grisham (Batman forever, Il momento di uccidere, Il cliente, in linea con l'assassino).
Calda estate del 1992 a Los Angeles, Bill Foster (Michael Douglas) è fermo da molti minuti nell'auto incolonnata in lunga fila di auto bloccate, ad un certo punto abbandona l'auto lascia l'autostrada cittadina e si avvia a piedi nella città, cerca di raggiungere la lontana casa dove vive l'ex moglie Elisabeth (Barbara Hershey) con la figlia Adele (Joey Hope) di 10 anni che festeggia il compleanno, la moglie non lo vuole ha ottenuto un ordine restrittivo per cui non può avvicinarsi. Altro protagonista è il sergente di polizia Martin Prendergast (Robert Duvall) che era anche lui nella colonna d'auto e quando un automobilista ha chiamato un poliziotto ha aiutato il collega a spostare l'auto memorizzando la targa. Martin è un ottimo poliziotto , ma da anni a rinunciato a fare il detective accontendasi di un lavoro d'ufficio per le insistenze della moglie, è preso in giro dai colleghi e dal superiore, ma ha un buon rapporto con la giovane collega Sandra (Rachel Ticotin) che considera come un figlia (la sua è morta a 2 anni) quello è l'ultimo giorno di lavoro va in pensione anticipata per le insistenze della moglie. Questi 2 personagggi sono destinati all'incontro/scontro nel finale del film, Bill in un delirio crescente ha i nervi senza controllo: distrugge o uccide tutto quello che gli si oppone sia perché aggredito, oppure perché qualcuno si comporta da maleducato, durante il viaggio telefona alla moglie per annunciare il suo arrivo, ma la donna chiama la polizia. Bill distruggge il negozio di un coreano villano, poi si difende da giovani teppisti ispanici che lo aggrediscono ne uccide uno e s'impadronisce di un borsone pieno d'armi, si scontra in un negozio per comprare un paio di scarpe, si scontra e uccide il proprietario un nazista omofobo che lo vuole violentare e così via qualche volta con episodi amaramente umoristici. Martin tra i dileggi dei colleghi riesce a capire che tutti questi episodi di violenza nelle parti più diverse della città hanno un unico autore e non si tratta di episodi scollegati, riesce a individure le generalità del colpevole (grazie alla targa) e lo uccide nello scontro finale con Bill che fa finta di estrarre una pistola così da permettere alla figlia di ottenere il premio assicurativo.
Shumacker è riuscito a realizzare un capolavoro cimentandosi in temi che quasi come una profezia si sono succcessivamente avverati e affrontando in modo magistrale la psicologia dei 2 protagonisti. Siamo nel 1992 è imminente l'era del cellulare e di Internet, però la gente, è sola vive in compartimenti stagni pronta ormai ad accogliere lo sfogo di Internet e una connessione che aumenterà ancora di più la solitudine, è già iniziata la ristrutturazione del personale complice la delocalizzazione che ha significato milioni di licenziati è un disagio sociale enorme (leggi Il Turbocapitalismo di Luttwack e Elegia americana di Vance) e Bill è una di queste vittime; è presente nel film la divisione razziale, nel 1965 dopo la conquista dei diritti civili da parte degli afroamericani sembrava che la way of life americana fosse trionfante, ma nel film le varie etnie non si comprendano e siano ostili tra loro, quasi tribù ognuna delle quali occupa una parte del territorio: gli ispano americani, i neri, i gialli, i bianchi ricchi rinchiusi nei loro quartieri di lusso, sono tutti contro tutto, il finale lo vediamo nell'America odierna. I 2 protagonisti sono tratteggiati esemplarmente: Bill non impazzisce all'improvviso ma i torti subiti fanno scattare la follia: la moglie che ha ottenuto un ordine restrittivo al poliziotto che le chiede se lui la picchiava risponde no mai e allo sconcerto di lui aggiunge imbarazzata "ma 2 o 3 volte ho creduto che lo pensasse!" e non vuole che veda la figlia il giorno del suo compleanno; la ditta che dopo molti anni di lavoro diligente lo licenzia perché obsoleto. Quanto a Martin sempre gentile e remissivo si sveglia contro i suoi colleghi risolve il caso e al capo che lo esalta davanti alla TV gli risponde con "vaffa ..." mentre all'amica Sandra annuncia che rimarrà in servizio e non andrà in Arizona pensionato come voleva la moglie. Sono 2 performance recitative quella di Duvall e specie quella di Douglas che, a mio avviso, è la sua migliore interpretazione cinematografica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a samanta »
[ - ] lascia un commento a samanta »
|
|
d'accordo? |
|
salvatore scaglia
|
lunedì 26 dicembre 2011
|
tra colpa personale e sociale
|
|
|
|
La pellicola di Schumacher sottolinea, anzitutto, i problemi tipici della metropoli: vita febbrile, traffico paralizzato, automobilisti urlanti, cantieri aperti ... esprimono le difficoltà personali e familiari prima che sociali. Così il poliziotto pensionando (Duvall) e il forsennato (Douglas) hanno entrambi, alle spalle, un quadro matrimoniale non facile, anche se diverse sono le loro reazioni. Certo, il cittadino che dà di matto non è giustificato - secondo la reprimenda finale del sergente che sta per andare in pensione - nel fare della città il teatro delle proprie azioni di violenza. Tuttavia, durante lo scorrere delle immagini, si è spesso indotti a confondere vittime e colpevoli: non si comprende bene, cioè, se colpevole sia il folle o, piuttosto, chi l'ha licenziato, chi si gode spazi immensi di verde per farne il territorio della propria gang, un elitario campo da golf ovvero una villa esclusiva.
[+]
La pellicola di Schumacher sottolinea, anzitutto, i problemi tipici della metropoli: vita febbrile, traffico paralizzato, automobilisti urlanti, cantieri aperti ... esprimono le difficoltà personali e familiari prima che sociali. Così il poliziotto pensionando (Duvall) e il forsennato (Douglas) hanno entrambi, alle spalle, un quadro matrimoniale non facile, anche se diverse sono le loro reazioni. Certo, il cittadino che dà di matto non è giustificato - secondo la reprimenda finale del sergente che sta per andare in pensione - nel fare della città il teatro delle proprie azioni di violenza. Tuttavia, durante lo scorrere delle immagini, si è spesso indotti a confondere vittime e colpevoli: non si comprende bene, cioè, se colpevole sia il folle o, piuttosto, chi l'ha licenziato, chi si gode spazi immensi di verde per farne il territorio della propria gang, un elitario campo da golf ovvero una villa esclusiva. Sembrerebbe, questo, facile sociologismo: la causa del crimine è da ricercare, in fondo, nei tratti della vita contemporanea, vieppiù disumanizzante. Così che, quasi, l'individuo è, incredibilmente, assolto dalle sue responsabilità. Ma merito del film è, a mio avviso, proprio quello di far riflettere sul confine tra la colpa soggettiva e quella collettiva; sull'intrecciarsi della genesi personale e sociale del crimine oggi. Nell' "ordinaria follia" sia di chi, appunto, sovente viene sbrigativamente etichettato come pazzo sia dei molti impegnati a consumare quotidianamente riti urbani, che, seppur involontariamente ed inconsapevolmente, generano, alimentano o non contengono la ferinità che può nascondersi in ognuno di noi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a salvatore scaglia »
[ - ] lascia un commento a salvatore scaglia »
|
|
d'accordo? |
|
|