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paolp78
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sabato 20 marzo 2021
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forma eccellente, ma poca sostanza
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Bernardo Bertolucci da pieno sfogo alla sua ispirazione poetica in quest'opera che rappresenta efficacemente il suo cinema dedicato alla ricerca dell'estetico e del bello.
La confezione è in effetti di alto livello artistico: le riprese sono di straordinario effetto visivo; su tutte si segnalano quelle nel deserto durante l'attraversata con la carovana di cammelli.
Le indimenticabili musiche di Sakamoto si sposano stupendamente con la poetica di Bertolucci, risultando adattissime ad esaltare il carattere tormentato dell'opera del maestro italiano.
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Bernardo Bertolucci da pieno sfogo alla sua ispirazione poetica in quest'opera che rappresenta efficacemente il suo cinema dedicato alla ricerca dell'estetico e del bello.
La confezione è in effetti di alto livello artistico: le riprese sono di straordinario effetto visivo; su tutte si segnalano quelle nel deserto durante l'attraversata con la carovana di cammelli.
Le indimenticabili musiche di Sakamoto si sposano stupendamente con la poetica di Bertolucci, risultando adattissime ad esaltare il carattere tormentato dell'opera del maestro italiano.
La cura formale ne risulta sublimata.
Il film è però molto lento e difficile. Come spesso avviene nella cinematografia d'essai, la pellicola tende ad essere eccessivamente concettuale, tralasciando di offrire una narrazione efficace e piacevolmente coinvolgente per lo spettatore, che difficilmente può riuscire ad immergersi totalmente nell'opera.
Gli eventi narrati non appassionano, come gli stessi personaggi che appaiono tutt'altro che accattivanti. La pellicola non si preoccupa affatto di compiacere le platee, pertanto non stupisce il ricorso a ritmi lenti e sequenze dilatate: in questo sta la cifra stilistica dell'opera, difficile da cogliere e da apprezzare.
Tutto sommato resta l'impressione di avere assistito ad un eccelso, ma vacuo esercizio di stile.
Le parti dei due protagonisti, una coppia di agiati americani alquanto snob, sono affidate a due grandi interpreti, John Malkovich e Debra Winger, che si mettono totalmente a disposizione del regista con due prove misurate ed intense al contempo.
Come di consueto nelle opere di Bertolucci ci sono varie scene di nudo, del tutto gratuite, ma mai volgari ovviamente.
Ottimi i dialoghi.
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martedì 27 novembre 2018
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perfetto
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mi hai tolto le parole di bocca
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starbuck
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lunedì 11 giugno 2012
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smarrirsi nel deserto e non tornare più
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Quali possono essere le imprevedibili conseguenze della noia che affligge inesorabilmente tre ricchi borghesi americani? Ce lo racconta questo ennesimo capolavoro di Bernardo Bertolucci, a mio parere ci troviamo di fronte al suo miglior film al pari di 900. In questa storia, tratta dal già bellissimo romanzo di Paul Bowles, l'autore riesce a scandagliare i più profondi anfratti dell'intimità umana con un'efficacia in grado di turbare profondamente lo spettatore. La soluzione scelta dai protagonisti per tentare di superare la propria angoscia è quella del viaggio esotico che deve però necessariamente avvenire con una modalità che implichi la più completa rottura di ogni schema razionale legato al mondo che ci si vuole lasciare alle spalle.
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Quali possono essere le imprevedibili conseguenze della noia che affligge inesorabilmente tre ricchi borghesi americani? Ce lo racconta questo ennesimo capolavoro di Bernardo Bertolucci, a mio parere ci troviamo di fronte al suo miglior film al pari di 900. In questa storia, tratta dal già bellissimo romanzo di Paul Bowles, l'autore riesce a scandagliare i più profondi anfratti dell'intimità umana con un'efficacia in grado di turbare profondamente lo spettatore. La soluzione scelta dai protagonisti per tentare di superare la propria angoscia è quella del viaggio esotico che deve però necessariamente avvenire con una modalità che implichi la più completa rottura di ogni schema razionale legato al mondo che ci si vuole lasciare alle spalle. In questo contesto andrà ad innescarsi un processo irreversibile. Per due di loro, i coniugi Kit e Port, non sarà più possibile trovara la strada del ritorno. Port andrà incontro ad una morte sudata e delirante; in Kit invece, permarrà il danno provocato dall'eterna incertezza fra due mondi inconciliabili. Il giovane Tanner chiude il triangolo, tuttavia egli non fa direttamente parte della tragedia che coinvolge i suoi compagni di viaggio, i soli veri eroi di questa vicenda, non partecipa alla loro discesa nell'abisso, ne rimane ai margini, non è disposto come loro ad annichilirsi, tornerà ad un'esistenza normale. Tanner è comunque innamorato di Kit, forse solo per questo l'ha seguita, lei lo accetta e lo respinge a fasi alterne, Port lo tollera, entrambi avvolti dalla più totale indifferenza. Si può descrivere quest'opera dividendola in tre parti fondamentali: nella prima conosciamo i personaggi, la loro condizione ed il loro avviarsi, in un continuo crescendo, verso la catarsi finale. Nella seconda si assiste all'agonia di Port assistito da Kit che però non riuscirà a salvarlo, ma lo tracsinerà, forse solo in parte inconsapevolmente, sempre più in fondo, nel cuore di quel mondo ostile ma sducente che li sta fagocitando. Nella terza parte Kit, perduto Port suo unico vero punto di riferimento, si abbandona definitivamente, come il sommozzatore colto dallla sindrome da alti fondali, scende nell'abisso, sempre più in fondo, senza più possibilità di riemergere. Si unisce quindi ad una carovana di Tuareg, attraversa un deserto di starordinaria bellezza ospite di un'altra civiltà e finisce per diventare il puro oggetto sessuale di un enigmatico principe blu, che nell'intimità si rivelerà essere un ridente ed ingenuo ragazzo che sembra uscito da "Il fiore delle meille e una notte" di Pasolini, di cui evidentemente Bertolucci sente ancora l'influenza. Ma Kit non può essere che un corpo estraneo in quell'universo così distante, pertanto ne verrà espulsa. Tuttavia Kit, dopo una simile esperienza non potrà più tornare alla sua esistenza precedente, non potrà nemmeno tornare idietro, rimarrà sospesa per sempre.
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ilaskywalker
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lunedì 30 gennaio 2012
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tra repulsione e sconfinata solitudine
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Trasposizione dell'omonimo romanzo di Paul Bowles, questa pellicola di Bertolucci è la perfetta reificazione della solitudine e di una vasta landa sconfinata ed assolata. Le vacanze in Africa (a partire da Tangeri) rappresentano un viaggio di formazione per Kit e Port, che provano a riscoprire sé stessi ed il loro rapporto. Ad una prima parte caratterizzata dalla stasi dello straniamento (circondati da personaggi della loro stessa nazionalità, ma invadenti ed equivoci) segue una seconda, di apice emotivo (consumata in una dimensione duale ed in una stanza spoglia), che involve fino a raggiungerne il grado zero, quello della rassegnazione e dell'abbandono interiore dopo l'abbandono altrui (la donna, rimasta sola dopo aver accudito il marito morente di tifo, si unisce passivamente ad una carovana tuareg).
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Trasposizione dell'omonimo romanzo di Paul Bowles, questa pellicola di Bertolucci è la perfetta reificazione della solitudine e di una vasta landa sconfinata ed assolata. Le vacanze in Africa (a partire da Tangeri) rappresentano un viaggio di formazione per Kit e Port, che provano a riscoprire sé stessi ed il loro rapporto. Ad una prima parte caratterizzata dalla stasi dello straniamento (circondati da personaggi della loro stessa nazionalità, ma invadenti ed equivoci) segue una seconda, di apice emotivo (consumata in una dimensione duale ed in una stanza spoglia), che involve fino a raggiungerne il grado zero, quello della rassegnazione e dell'abbandono interiore dopo l'abbandono altrui (la donna, rimasta sola dopo aver accudito il marito morente di tifo, si unisce passivamente ad una carovana tuareg).
I problemi comunicativi della coppia di coniugi trovano uno spazio per sciogliersi all'interno del problema comunicativo con l'esterno-estero: ciò che è straniero è infido ma anche seduttorio, come dimostra un curioso ed annoiato John Malkovich irretito dalla sensualità-simbolo di una prostituta africana, la quale però tenta di derubarlo. Il posto altro, fuori da noi, è molesto e 'malato' corporalmente, cosparso di mosche, organismo quasi in putrefazione da un lato (repulsione); asettico e sconfinato dall'altro (possibilità di ricostruire 'dal nulla', di ricominciare daccapo, nel deserto). Il deserto non è solo sfondo ma vero e proprio spazio scenico che nell'economia della storia veste un ruolo fondamentale di lontananza-vuotezza e soprattutto a livello scenografico: la fotografia di Vittorio Storaro (tre volte vincitore Oscar e spalla fissa di Bertolucci) è visivamente tangibile, veicolo di solitudine, basilare: il film stesso è una fotografia.Tuttavia il titolo originale prevede non il deserto ma il cielo: The Sheltering Sky, il cielo che offre riparo, altro elemento primigenio ed assoluto. Appare quindi evidente la condizione dell'essere umano che si stacca dalla compagnia (amorosa o amicale) e si annulla nel nulla di terra e cielo.
La famosa colonna sonora di Ryuichi Sakamoto (che vinse il Golden Globe nel '91) chiude come un nastro questa confezione di rarefatta bellezza e suggestione, che si conclude nella solitudine con cui era cominciata e con le parole dello stesso Paul Bowles narratore onnisciente seduto al tavolino di un bar affollato: "Poiché non sappiamo quando moriremo, siamo portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile. Però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte [...] eppure tutto sembra senza limite.”
Non è un caso che l'amore rinasca e muoia dove tutto nasce: l'Africa, origine della specie.
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toty bottalla
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sabato 1 maggio 2010
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surreale
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Non ho letto il romanzo a cui è ispirato il film, tuttavia credo di poter dire che è un film dal forte fascino che rivedi volentieri nel tempo per assaporarne dettagli e situazioni che sfuggono al primo impatto. E' chiaro che non capisco perchè un "viaggiatore" debba cercarsi gratis sofferenze scontate, ma forse il surreale sta proprio in questo.
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don diego
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lunedì 29 dicembre 2008
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the sheltering sky
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Penso che l'unico modo per giudicare correttamente un film che è trasposizione di un'opera letteraria sia indispensabile leggere il romanzo da cui è tratto.
Lo ritengo indispensabile per formulare un giudizio corretto nel senso che sia il più possibile oggettivo e anche corretto nei confronti del regista e dell'autore della storia originale.
A parte questo il film è stato una piacevole sorpresa e, dopo averlo visto, devo dire che, come in molti casi, il titolo italiano è decisamente fuorviante.
Di qui la piacevole sorpresa nel vedere lo svolgersi di questa storia, che non è forse niente di che, ma è descritta e illustrata con dolcezza e tatto.
da guardare
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marco prati
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domenica 20 luglio 2008
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come si può stroncare così??
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recensione di una arroganza intollerabile. snobismo e sufficienza traboccano più da queste parole che dalla magia visiva del film, certo non primo di autocompiacimento ma egualmente memorabile e struggente..anche solo negli intenti dei quali trasuda?
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jayan walter
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giovedì 24 aprile 2008
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altamente suggestivo, come un miraggio tra le dune
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Secondo me è uno dei migliori film di Bertolucci, che ha saputo interpretare e reinterpretare il romanzo di Bowles da cui è tratto. La ricerca nei luoghi esotici del deserto, nelle solitudini degli spazi e dei personaggi, di un'alternativa alla monotonia della vita negli Stati Uniti, di uno stimolo, essendosi ormai esaurita ogni vena creativa, essendo entrambi i personaggi scrittori, ed ogni attrazione tra di loro nel rapporto di coppia, è il tema centrale del film e del romanzo. Tutto scorre lento, inesorabile il destino forgia il loro futuro, che arriverà con la morte di lui e la continuazione del viaggio di lei, fino a Timbuctù. Sempre alla ricerca... e nel deserto vuoto si perde nelle sabbie.
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Secondo me è uno dei migliori film di Bertolucci, che ha saputo interpretare e reinterpretare il romanzo di Bowles da cui è tratto. La ricerca nei luoghi esotici del deserto, nelle solitudini degli spazi e dei personaggi, di un'alternativa alla monotonia della vita negli Stati Uniti, di uno stimolo, essendosi ormai esaurita ogni vena creativa, essendo entrambi i personaggi scrittori, ed ogni attrazione tra di loro nel rapporto di coppia, è il tema centrale del film e del romanzo. Tutto scorre lento, inesorabile il destino forgia il loro futuro, che arriverà con la morte di lui e la continuazione del viaggio di lei, fino a Timbuctù. Sempre alla ricerca... e nel deserto vuoto si perde nelle sabbie. E' un film altamente suggestivo, come un miraggio tra le dune, un film poetico, decadente, la storia di coloro che fuggono dal mondo alla ricerca di qualcosa che essi stessi non conoscono bene, non hanno ancora focalizzato. Un film da non perdere!
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mario ausoni
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lunedì 28 gennaio 2008
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non è tutto da stigmatizzare
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commendevole almeno è stato il tentativo dell'AUDACE bertolucci nel mischiare lascivo gli odori, la carne i seminale di due archetipi così opposti di intendere il sesso e quindi la vita. l'anelito istinto-orgiastico dei popoli dell'africa, e l'incedere a colpo di lombi del bianco cerebrale, piegato alla debolezza delle prorpie pulsioni come per gioco pericoloso, per ghiribizzo per tedioso squallore. di converso, per gli africani il sesso è forza magnificata, è virulenza spietata è neccessità vitale e primordiale. se poi intendiamo volgere la critica al film in quanto tale, ritengo i tempi lenti dilatati come i contorni di un'apparizione, prestati al ritmo della letteratura di Bowles che sembra tendere, almeno nei proponimenti di contenuto,al controverso Lawrence intriso degli umori del sangue.
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commendevole almeno è stato il tentativo dell'AUDACE bertolucci nel mischiare lascivo gli odori, la carne i seminale di due archetipi così opposti di intendere il sesso e quindi la vita. l'anelito istinto-orgiastico dei popoli dell'africa, e l'incedere a colpo di lombi del bianco cerebrale, piegato alla debolezza delle prorpie pulsioni come per gioco pericoloso, per ghiribizzo per tedioso squallore. di converso, per gli africani il sesso è forza magnificata, è virulenza spietata è neccessità vitale e primordiale. se poi intendiamo volgere la critica al film in quanto tale, ritengo i tempi lenti dilatati come i contorni di un'apparizione, prestati al ritmo della letteratura di Bowles che sembra tendere, almeno nei proponimenti di contenuto,al controverso Lawrence intriso degli umori del sangue.
la colonna sonora vale tutto il film così pervasa di una sensualità incondizionata, senza riserve e seminale, in questo senso l'alternanza con il film è congeniale.....
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fabio
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lunedì 29 ottobre 2007
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perchè non firma la sua recensione?
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Le recensioni si firmano sempre, altrimenti sono chiacchiere ed invidia!
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