wynorski guiaz '80s
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venerdì 10 luglio 2009
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jump in the line(shake, shake, senora) beetlejuice
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I coniugi Maitland(Alec Baldwin e Geena Davis) muoiono in un incidente d'auto cadento nel fiume della loro tranquilla cittadina. Credono di essere in Paradiso, ma si ritrovano 'imprigionati' nella loro casa con un libro proveniente 'dall'aldilà' che cerca di dargli delle informazioni. Per loro sfortuna le sorprese non sono finite, difatti la loro casa è stata comprata da un'antipatica famiglia 'in' di città, i Deetz(Jeffrey Jones e Catherine O'Hara) che intendono restaurarla a dovere. I Maitland diventeranno però amici della figliastra depressa Lydia(Wynona Ryder) e insieme cercheranno di non far tornare in vita il bio-esorcista BeetleJuice(Michael Keaton); originariamente da loro chiamato per allontanare i Deetz dalla dimora.
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I coniugi Maitland(Alec Baldwin e Geena Davis) muoiono in un incidente d'auto cadento nel fiume della loro tranquilla cittadina. Credono di essere in Paradiso, ma si ritrovano 'imprigionati' nella loro casa con un libro proveniente 'dall'aldilà' che cerca di dargli delle informazioni. Per loro sfortuna le sorprese non sono finite, difatti la loro casa è stata comprata da un'antipatica famiglia 'in' di città, i Deetz(Jeffrey Jones e Catherine O'Hara) che intendono restaurarla a dovere. I Maitland diventeranno però amici della figliastra depressa Lydia(Wynona Ryder) e insieme cercheranno di non far tornare in vita il bio-esorcista BeetleJuice(Michael Keaton); originariamente da loro chiamato per allontanare i Deetz dalla dimora. In primo luogo parliamo delle scenografie: accurate, grezze, magiche e gotiche; insomma, in perfetto stile Tim Burton. Da seconda cosa, parliamo proprio di Burton, qui al suo primo lungometraggio dopo i premiatissimi cortometraggi animati con i quali si è imposto nel mercato cinematografico. Questa sua prima regia conferma una maestria degna di nota, una capacità di creare e dirigere una storia di fantasia con innumerevoli risvolti comici che irridono le horror/comedy anni '80, proprio come se questo film ne fosse una parodia. Ma Burton non è il solo elemento 'forte' che caratterizza il film. Il cast è una sarabanda di ottimi e anche stereotipati(non in senso cattivo) personaggi a partire dai due coniugi Geena Davis e Alec Baldwin, perfetti e meritevoli della bella carriera d'attori che hanno intrapreso. Sufficientemente affiatata è anche la 'famiglia rivale', composta da altrettanti attori di spicco a Hollywood quali la O'Hara(famosa qui da noi per i Mamma Ho Perso L'Aereo) e Jeffrey Jones, uno dei futuri attori-feticcio di Tim Burton con i quali ha collaborato per altre pellicole. I personaggi che però manifestano il perfetto stile 'Burtoniano' sono Lydia(Wynona Ryder, perfetta) e l'irresistibili BeetleJuice(uno strepitoso, simpatico e dark Michael Keaton), volutamente figure grottesche e ironiche. Gli altri, sono tutte comparsate di medi caratteristi, quali Glenn Shadix(nel film Otho) e l'irriconoscibile Tony Cox(nelle vesti del Prete delle Tenebre) poi futura comparsa nei film spoof di Aaron Seltzer e Jason Friedberg(Hot, Epic, Disaster Movie). Ma torniamo alla pellicola. In un'ora e mezza viene raccontata una macabra favola piena di trovate surreali e aspetti divertenti in cui Keaton ne è l'assoluto protagonista che realizza i suoi scherzi e le sue battute a tutto spiano, nel plastico dei Maitland e fuori. Un bellissimo film, che almeno ognuno di noi deve aver visto. Consigliato.
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skrat
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venerdì 18 luglio 2008
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burton scatenato e visionario
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Secondo lungometraggio di Burton, in cui il geniale regista trasfonde tutta la sua vena malinconica ed irriverentemente iconoclasta nel creare una sorta di assurdo mondo parallelo, macabro e trasgressivo al tempo stesso, in cui ogni legge della fisica viene totalmente sovvertita da uno spirito più che mai fanciullesco e meravigliosamente impertinente. Già in questo primo lavoro, da molti considerato alla stregua di un divertissement personale, Burton fa emergere un assaggio di quello spirito anarchico e fracassone, inimitabile nella sua sfrenata sincerità, che, poco tempo dopo, saprà creare quel piccolo gioiello irrazionale e visionario che è Mars Attacks. La pellicola si configura, parzialmente, come una sorta di omaggio del grande regista a quei film di serie B tanto amati durante la fanciullezza.
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Secondo lungometraggio di Burton, in cui il geniale regista trasfonde tutta la sua vena malinconica ed irriverentemente iconoclasta nel creare una sorta di assurdo mondo parallelo, macabro e trasgressivo al tempo stesso, in cui ogni legge della fisica viene totalmente sovvertita da uno spirito più che mai fanciullesco e meravigliosamente impertinente. Già in questo primo lavoro, da molti considerato alla stregua di un divertissement personale, Burton fa emergere un assaggio di quello spirito anarchico e fracassone, inimitabile nella sua sfrenata sincerità, che, poco tempo dopo, saprà creare quel piccolo gioiello irrazionale e visionario che è Mars Attacks. La pellicola si configura, parzialmente, come una sorta di omaggio del grande regista a quei film di serie B tanto amati durante la fanciullezza. Ecco, dunque, che gli effetti speciali, volutamente artigianali, mescolano stop-motion, animazione di sostituzione, effetti del trucco, burattini e fondali blu per la sostituzione, generando un reale capolavoro di inventiva tecnica e visiva, in cui lo strapotere dell’immagine è sancito definitivamente dalle geniali trovate visionarie del giovane Burton, già all’epoca capace di comporre, con amabile scioltezza, scene ed inquadrature estremamente fascinose ed ammalianti nel loro estro allucinato. Così, mentre situazioni assurde e surreali, incorniciate nella perfezione stilistica e creativa e di una inquadratura, si dipanano per tutta la durata dell’opera, lo sguardo stregato dello spettatore insegue senza sosta il bizzarro svolgersi delle vicissitudini dei protagonisti, all’interno di una storia più che mai coinvolgente e fascinosa, proprio per la sua sfrenata originalità ed estrema inventiva visionaria. Da enfatizzare, tra l’espressionismo delle scene e i rimandi alla pop-art, l’irresistibile pazzia di un irriconoscibile Keaton, nella parte del delirante ed estremo Beetlegeuse e la dolcezza della tenera Winona Ryder, nei panni della ragazzina attratta dalla morte. Musiche di Danny Elfman e Oscar al Make-Up.
Tutto ciò a coronare quello che è da considerarsi il più perfetto equilibrio di horror, commedia, surreale, fantastico, grottesco, comico, farsa e visionarie esplosioni di genio artistico.
Un Tim Burton in forma smagliante. Da vedere e rivedere.
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claudiofedele93
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giovedì 13 agosto 2015
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beetlejuice: benvenuti nel mondo di tim burton!
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Il Film preso in considerazione lo possiamo annoverare come una delle vette più alte del cinema dell'allora giovane Tim Burton, arrivato nel 1988 al suo vero esordio cinematografico, dopo Pee-wee’s Big Adventure, capace di offrire un prodotto interpretabile su più livelli, che riesce a toccare il dramma, la commedia, la satira sociale e politica, la farsa, l'horror e il demenziale.
Fuori dagli schermi e schizzato in un ottica gotica dalle sfumature pop, condito da una fotografia che amalgama fasci di luce saturi a tinte puramente dark, dove il nero e il rosso sangue la fanno da padrone, Beetlejuice ha segnato non solo una svolta nel mondo del cinema con il suo macabro umorismo, ma ha dato inizio alla carriera di un uomo che ha sempre desiderato allontanarsi dalla mondanità e dall'opulenza di Hollywood per cercare uno stile intimo e personale, dando alla luce lungometraggi figli di una visione ed una poetica propria, intrisa di umorismo ed ironia, mai contaminata da fattori esterni, ma capace, invece, di lasciare un segno profondo, ormai impresso nelle menti di gran parte di noi sia superficialmente che affondo, attingendo, tuttavia, sempre dai grandi maestri del passato.
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Il Film preso in considerazione lo possiamo annoverare come una delle vette più alte del cinema dell'allora giovane Tim Burton, arrivato nel 1988 al suo vero esordio cinematografico, dopo Pee-wee’s Big Adventure, capace di offrire un prodotto interpretabile su più livelli, che riesce a toccare il dramma, la commedia, la satira sociale e politica, la farsa, l'horror e il demenziale.
Fuori dagli schermi e schizzato in un ottica gotica dalle sfumature pop, condito da una fotografia che amalgama fasci di luce saturi a tinte puramente dark, dove il nero e il rosso sangue la fanno da padrone, Beetlejuice ha segnato non solo una svolta nel mondo del cinema con il suo macabro umorismo, ma ha dato inizio alla carriera di un uomo che ha sempre desiderato allontanarsi dalla mondanità e dall'opulenza di Hollywood per cercare uno stile intimo e personale, dando alla luce lungometraggi figli di una visione ed una poetica propria, intrisa di umorismo ed ironia, mai contaminata da fattori esterni, ma capace, invece, di lasciare un segno profondo, ormai impresso nelle menti di gran parte di noi sia superficialmente che affondo, attingendo, tuttavia, sempre dai grandi maestri del passato.
Lo spiritello porcello di Michael Keaton, qui giovane, sporco, stempiato, bravissimo e scatenato (altro che in Birdman, non me ne vogliano i fan di Alejandro González Iñárritu) è un cicerone del caos, un ribelle, un folle fantasma senza regole che precede tutta una serie di interpretazioni di sconquassati e reietti, elementi messi al margine della società moderna, guardati con diffidenza, e la sua performance strizza l'occhio al Cappellaio Matto di Alice in Wonderland, al The Mask di Jim Carrey, così come a tanti altri, rimanendo, a distanza di anni, però ancora incredibilmente originale e disturbante al contempo, intriso di una cattiveria nera e comica, perfetta simbiosi di un mondo immaginario e quasi fiabesco, dove la morte è sinonimo di libertà e la vita borghese di prigionia e monotonia, dove la “luce” è il male e le “tenebre”, per farla breve, sono il bene, sebbene questa dicotomia non sia mai troppo accentuata o manichea nel regista americano. Dietro a quei colori accesi e la rappresentazione dell'utopica cittadina di campagna statunitense, dove tutti si conoscono, si salutano e vivono serenamente, Burton si diverte a far fuori il mito di un’America anni ’80 che puntava a far delle proprie ambizioni e sogni un’idillica realtà, così, quando le basi sociali crollano, lo spasso è veramente garantito, il “diverso” gode di una marcia in più e la vita, come in tutti i suoi film, nel macabro non è mai stata tanto lucente e allegra, perfetta allegoria che il materialismo e la ricchezza non portano a poi molto, e che quel che consideriamo “estraneo” non rappresenti per forza un male.
Visionario a suo modo, nel riempire la pellicola di effetti speciali, rétro oggi, dal sapore dello stop-motion (tecnica usata per La Sposa Cadavere e il cult Nightmare Before Christmas), ma dal gusto ancora intenso che danno prova della mano dell’autore; il regista di Big Fish mette in tavola tutto il potenziale al quale attingerà negli anni che seguiranno il successo di Beetlejuice, parlando a noi tutti, con le inquadrature ispirate e le musiche delicate e frizzanti di Danny Elfman, con il quale stringe un lungo e immortale sodalizio, di tutta una serie di tematiche che hanno fatto la sua fortuna prendendo a cuore gli emarginati, gli umili, coloro che sono messi da parte perché diversi o allontanati in quanto specchio di quello che noi stessi temiamo di diventare, allontanandoci dai dettami del mondo in cui viviamo.
Con questa commedia nera dal finale estremamente calibrato, ma niente affatto fittizio, pomposo o artificioso, Tim si diverte e fa divertire noi tutti, ci fa ballare sulle note di Jump in Line con Winona Ryder in uno dei suoi primi ruoli da attrice, e riesce a conferire al tutto quel sapore leggermente amaro nei confronti della vita, quando il sipario cala, quasi come in un Musical di Broadway, perché parrebbe proprio che l'oltretomba abbia davvero capito cosa conta di più: lasciarsi andare, essere se stessi e stare bene con gli altri.
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no_data
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domenica 29 luglio 2012
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cocktail di parodia, horror ed espressionismo
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Il secondo film di Tim Burton è una versione d'autore e con il meccanismo rovesciato di "Ghostbusters" con Bill Murray: la semplice idea del capovolgimento delle regole dell'horror fa di questo prodotto dall'aspetto simile ai film di serie B degli anni '50 un divertente cocktail di generi: Burton allo stesso tempo parodia e omaggia gli horror che tanto ama, sottolinandone sia i punti di forza che le debolezze. La parodia si confonde con il ricordo nostalgico e appassionato dell'infanzia, ed il realismo del fantastico con il giornale "Afterlive", il "Manuale del novello deceduto" ed una crudelmente divertente burocrazia è il vero punto di forza del film, anche se sono comunque ottime le scenografie, con forti ricordi di Murnau, Wiene e di "die Brucke", la recitazione di Keaton e di una giovanissima Ryder e le musiche kletzmer-horror di Danny Elfman.
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Il secondo film di Tim Burton è una versione d'autore e con il meccanismo rovesciato di "Ghostbusters" con Bill Murray: la semplice idea del capovolgimento delle regole dell'horror fa di questo prodotto dall'aspetto simile ai film di serie B degli anni '50 un divertente cocktail di generi: Burton allo stesso tempo parodia e omaggia gli horror che tanto ama, sottolinandone sia i punti di forza che le debolezze. La parodia si confonde con il ricordo nostalgico e appassionato dell'infanzia, ed il realismo del fantastico con il giornale "Afterlive", il "Manuale del novello deceduto" ed una crudelmente divertente burocrazia è il vero punto di forza del film, anche se sono comunque ottime le scenografie, con forti ricordi di Murnau, Wiene e di "die Brucke", la recitazione di Keaton e di una giovanissima Ryder e le musiche kletzmer-horror di Danny Elfman. Molti hanno notato che i protagonisti, i Maitland, sono decisamente inferiori agli altri personaggi, ma ciò si rivela utile nel sottolineare, al contrario, la grande simpatia di un personaggio rivoltante come il bio-esorcista. Burton sa già il fatto suo, e con "Beetlejuice" gira una versione solo apparentemente amatoriale dei futuri "Mars Attacks!" e "Dark Shadows", resa ancor più interessante dall'uso dei piani spaziali (metaforicamente uno dentro l'altro: cittadina, casa, soffitta, plastico, cittadina, casa, etc.) e dal fatto che l'intreccio è solo accessorio.
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claddfever
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martedì 15 gennaio 2013
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risate d'oltretomba
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SONO PASSATI PIU DI 20 ANNI DALL'USCITA DI QUESTO FILM E CERCANDO CERCANDO NON SI RIESCE A TROVARE NULLA DI SIMILE. A PARER MIO LA MASSIMA ESPRESSIONE DI KEATON E SOPRATTUTTO DI TIM BURTON CHE PRIMA DI RIVISITARE FAVOLE DAVA REALMENTE SFOGO ALL'IMMAGINAZIONE. è UNA PERLA,UN FILM UNICO NEL SUO GENERE. COSì AZZECCATO DA LASCIARE IL PERSONAGGIO E IL COSTUME DI BEETLEJUICE NEL TEMPO. COME DEFINIRLO?? UN COMICO TENEBROSO,UN TRASH HORROR..UNA COMMEDIA LUGUBRE FORSE, SEMPLICEMENTE GENIALE SOTTO TUTTI I PARAMETRI...BUONE LE INTERPRETAZIONI NON PROTAGONISTE TRA LE QUALI AMMIRIAMO UNA GIOVANISSIMA WINONA RYDER...
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elgatoloco
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martedì 24 dicembre 2019
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burton sempre geniale
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"Beetlejuice"(1988)è già, decisamente, la pienezza creativa di Tim Burton. Il tema del limite(valicabile, secondo Burton, che naturalmente segue più Edgar Allan Poe che Aldo Capitini della"Compresenza tra i vivi e i morti")tra vita e morte viene qui letto in chiave da un lato ironico(più che decisamente"comica")-grottesca, dove la figura, che è clownesca solo se si pensa al"dark clown", di"Beetlejuice"fa la parte del leone, ma non riesce ad essere totalmnete divisiva, anzi non blocca quella"compresneza"che però è da intendere più che altro e in primis come "non belligeranza"tra le due dimensioni, tra i due lati dello specchio.
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"Beetlejuice"(1988)è già, decisamente, la pienezza creativa di Tim Burton. Il tema del limite(valicabile, secondo Burton, che naturalmente segue più Edgar Allan Poe che Aldo Capitini della"Compresenza tra i vivi e i morti")tra vita e morte viene qui letto in chiave da un lato ironico(più che decisamente"comica")-grottesca, dove la figura, che è clownesca solo se si pensa al"dark clown", di"Beetlejuice"fa la parte del leone, ma non riesce ad essere totalmnete divisiva, anzi non blocca quella"compresneza"che però è da intendere più che altro e in primis come "non belligeranza"tra le due dimensioni, tra i due lati dello specchio...In realtà, tutto, nel film, è estremamente riuscito, a iniziare dagli amorosi battibecchi dei due sposi prima dell'incidente, a quando si rendono conto di non essre più"di questo mondo"ai tentativi di terrorizzare gli inquilini sopraggiunti, alla presneza dello"spiritello"divisivo, al subfinale con la seduta spiritca, al finale propriamente detto, con il matrimonio. certamente"ratum sed non consummatium"tra Lydia e Beetlejuice. L'inventività assoluta di Burton, che vita verso il grottesco ciò che possiamo definire il propriamente gorico riesce qui come nelle opere successive, fino a"Big Fish"(2003), a"Corps Bride"(2005), ma addirittura fino al più decisamente fantastico.giocoso"Dumbo"(2019). UNa successione di invenzioni, di"emulsioni"fantastiche, dove tutti/e gli/le interpreti, da Alec Baldwin a Geena Davis, da Michael Keaton a Winona Rider e via discorrendo-citando sono assolutamente funzionali ai disegni folli eppure in qualche modo"razionali"di uno dei pochi veri "creatori"del cienma contemporaneo. El Gato
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fabio silvestre
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domenica 8 settembre 2024
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non pronunciate 3 volte beetlejuice!!!
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A 36 anni di distanza Tim Burton presenta alla Mostra del Cinema di Venezia il sequel di Beetlejuice...prima di vederlo al cinema ho pensato di vedere questo che tutti oramai definiscono un cult anni '80. Effettivamente è un film sorprendente nel senso che tralasciando una trama semplice - i 2 coniugi morti in un incidente stradale che ritornano nella loro casa come spiriti e che vogliono spaventare la nuova famiglia attraverso anche l'aiuto del deceduto bio-esorcista Beetlejuice (pronunciato per 3 volte) - il regista Tim Burton in questo suo primo lungometraggio dà vita ad una pellicola che mixa alla grande vari generi ossia la commedia, il fantasy, l'horror, con trovate originali anche riguardo agli effetti speciali.
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A 36 anni di distanza Tim Burton presenta alla Mostra del Cinema di Venezia il sequel di Beetlejuice...prima di vederlo al cinema ho pensato di vedere questo che tutti oramai definiscono un cult anni '80. Effettivamente è un film sorprendente nel senso che tralasciando una trama semplice - i 2 coniugi morti in un incidente stradale che ritornano nella loro casa come spiriti e che vogliono spaventare la nuova famiglia attraverso anche l'aiuto del deceduto bio-esorcista Beetlejuice (pronunciato per 3 volte) - il regista Tim Burton in questo suo primo lungometraggio dà vita ad una pellicola che mixa alla grande vari generi ossia la commedia, il fantasy, l'horror, con trovate originali anche riguardo agli effetti speciali. La villa in cui tutto il film è girato e il plastico della cittadina rappresentano un mondo magico dove avvengono le cose più strambe ma con alla base una simpaticissima sceneggiatura che viene avvalorata dalla ottima interpretazione dei protagonisti principali su tutti un Michale Keaton in formissima con il suo linguaggio trash ed un trucco azzeccato. Se si vuole vedere un'ora e mezza di film di puro e vero intrattenimento vedetevi Beetlejuice ma non pronunciate il suo nome per 3 volte di seguito a rischio che ve lo ritrovate nelle vostre case!!! Voto: 7/10.
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mondolariano
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domenica 8 maggio 2011
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un discreto cocktail (juice, anzi)
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Discreto cocktail (juice, anzi) a bassa gradazione alcolica, ma tutto sommato più saporito di…uno scarafaggio. Ogni volta che mi appresto a rivederlo penso ad una sciocchezza, ma alla fine cambio sempre idea. Pura evasione, certo, ma è un’evasione che cattura, merito un minestrone che riunendo vari generi (horror, fantasy, comico) distilla uno spettacolo di tutto rispetto. Il non senso è deliberato e ricco di idee, compresi i vermi della sabbia copiati senza vergogna da “Dune”. Anche la canzone africana dei “Banana Boat” - del tutto inappropriata - costituisce un ingrediente del frullato. Alec Baldwin ricopre un ruolo che vorrebbe essere protagonista ma che invece è secondario, coperto di trucco e mai ripreso in primo piano.
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Discreto cocktail (juice, anzi) a bassa gradazione alcolica, ma tutto sommato più saporito di…uno scarafaggio. Ogni volta che mi appresto a rivederlo penso ad una sciocchezza, ma alla fine cambio sempre idea. Pura evasione, certo, ma è un’evasione che cattura, merito un minestrone che riunendo vari generi (horror, fantasy, comico) distilla uno spettacolo di tutto rispetto. Il non senso è deliberato e ricco di idee, compresi i vermi della sabbia copiati senza vergogna da “Dune”. Anche la canzone africana dei “Banana Boat” - del tutto inappropriata - costituisce un ingrediente del frullato. Alec Baldwin ricopre un ruolo che vorrebbe essere protagonista ma che invece è secondario, coperto di trucco e mai ripreso in primo piano.
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