kondor17
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domenica 15 luglio 2012
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molto bello
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il film descrive meglio di qualunque altro l'eterno conflitto tra amore divino e piacere terreno, inteso quest'ultimo nelle sue più varie forme (musica, arte, cibo), armonizzando poi il tutto grazie all'avvento di un angelo (Babette, cuoca di prim'ordine francese di nascita e danese di adozione), che decide di salvare le anime dei propri compaesani, ormai perse nella sterile ripetizione di frasi non proprie, donando loro un pranzo celestiale in onore del centenario della nascita del decano-profeta, morto da 15 anni, in cui lei investe tutto il denaro ma che frutta loro pace e armonia, amore e fratellanza, piacere e gioia infinita.
In una parabola del sacro e profano, sul divino e terreno, trovano qui risposte molti dubbi e domande.
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il film descrive meglio di qualunque altro l'eterno conflitto tra amore divino e piacere terreno, inteso quest'ultimo nelle sue più varie forme (musica, arte, cibo), armonizzando poi il tutto grazie all'avvento di un angelo (Babette, cuoca di prim'ordine francese di nascita e danese di adozione), che decide di salvare le anime dei propri compaesani, ormai perse nella sterile ripetizione di frasi non proprie, donando loro un pranzo celestiale in onore del centenario della nascita del decano-profeta, morto da 15 anni, in cui lei investe tutto il denaro ma che frutta loro pace e armonia, amore e fratellanza, piacere e gioia infinita.
In una parabola del sacro e profano, sul divino e terreno, trovano qui risposte molti dubbi e domande. Simbolicamente ingegnoso e colto, non vale secondo me il massimo dei voti per il ritmo lento, lo stile antico e l'interpretazione a tratti stucchevole, anche se forse richiesta e voluta dal regista (angeli).
Una domanda: kids+16? spero sia un errore :) film assolutamente per tutti, anche se non da tutti :))
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nicolas bilchi
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domenica 25 settembre 2011
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il pranzo di babette.
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Il pranzo di Babette è un film importante a livello storico perchè, vincendo l'Oscar al miglior film straniero nel 1988, servì ad imporre sulla scena internazionale il regista danese Gabriel Axel, rimasto per anni confinato entro i limiti della sua nazione. L'opera racconta in generale la vita di due sorelle di famiglia puritana, Martina e Philippa (nomi non casuali), di un cantante d'opera e di un gendarme innamorato di loro, e di una cuoca francese, Babette appunto, costretta ad emigrare dopo la caduta della Comune parigina; la prima parte del film funge da antefatto e ci dà una serie di informazioni significative sui personaggi che verranno riprese in seguito ed utilizzate per sviluppare un'ampia e sfaccettata riflessione di fondo, la seconda invece si sofferma appunto sul pranzo da cui deriva il titolo e che Babette, avendo vinto 10000 franchi alla lotteria francese, decide di indire in onore del centenario della nascita del padre di Martina e Philippa (ormai anziane) per ringraziarle dell'ospitalità e dell'aiuto offertele per tanti anni.
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Il pranzo di Babette è un film importante a livello storico perchè, vincendo l'Oscar al miglior film straniero nel 1988, servì ad imporre sulla scena internazionale il regista danese Gabriel Axel, rimasto per anni confinato entro i limiti della sua nazione. L'opera racconta in generale la vita di due sorelle di famiglia puritana, Martina e Philippa (nomi non casuali), di un cantante d'opera e di un gendarme innamorato di loro, e di una cuoca francese, Babette appunto, costretta ad emigrare dopo la caduta della Comune parigina; la prima parte del film funge da antefatto e ci dà una serie di informazioni significative sui personaggi che verranno riprese in seguito ed utilizzate per sviluppare un'ampia e sfaccettata riflessione di fondo, la seconda invece si sofferma appunto sul pranzo da cui deriva il titolo e che Babette, avendo vinto 10000 franchi alla lotteria francese, decide di indire in onore del centenario della nascita del padre di Martina e Philippa (ormai anziane) per ringraziarle dell'ospitalità e dell'aiuto offertele per tanti anni. Axel raccoglie il testimone prestigiosissimo di riportare in auge in tutto il mondo il cinema danese, e così va ad occupare quel posto di prim'ordine rimasto vuoto per vent'anni appertenente a Carl Theodor Dreyer. Per Axel questo è un onore ma anche un pesantissimo onore; non è dato a tutti reggere il confronto con un maestro del cinema quale fu Dreyer, ed Axel sa di doversi fare carico di un fardello assia scomodo con cui dovrà confrontarsi. Con Il pranzo di Babette non raggiungiamo i livelli di Dies Irae e Ordet, ma ciò non va considerato come un'offesa, considerando il livello dei termini di paragone. Si tratta comunque di un film estremamente interessante e senza dubbio ben fatto, che ha il buon gusto di ispirarsi sotto vari aspetti allo stile sia di Dreyer che di un altro maestro nordico, Ingmar Bergman sia nella scelta degli attori che nell'atmosfera che viene creata, ma comunque conservando una sua orgogliosa individualità. Axel realizza un'opera intimista ed ermetica, che lascia volutamente adito a molteplici e diverse interpretazioni; questo perchè il vero obiettivo del film sta nel suscitare l'emozione nello spettatore, non nell'affrontare una specifica riflessione teoretica. Il realismo vivido e al contempo aggrazziato delle immagini, i volti non belli, proprio come quelli di Bergman, ma trasudanti di una così straziante umanità, la musica leggiadra e quasi angelica, tutto contribuisce a creare un sistema volto a stimolare il pubblico producendo una continua serie di moti dell'animo tuttavia regolati da un criterio di vaghezza ed impercettibilità che rifugge qualsiasi tipo di violenza romantico-decadentistica. Il pranzo, che occupa buona metà dell'intero film, si carica di profondi significati, divenendo momento non tanto simbolico, quanto allegorico. Nel senso che il regista non rigetta l'esistenza fisica dell'evento che mostra a vantaggio del messaggio da esso veicolato (anzi, è proprio tale fisicità che assicura della sua validità empirica), e da esso fa fuoriuscire una serie di "umori" ed immagini cariche di valori nascosti. Il concetto più bello è dato senza dubbio dal contrasto tra da una parte la fisicità del banchetto, la sua energia sensuale, e dall'altra l'atteggiamento quasi ascetico che i commensali vorrebbero assumere; è una lotta per resistere alle tentazioni della carne, per sfuggire alle malie del demonio... almeno questo è quello che traspare dall'incubo di Martina, ma l'ironia sottesa alla scena è quasi palpabile. Alla fine comunque i degustatori non possono che cedere ai piaceri della tavola, e scoprono che il loro ferreo spiritualismo non è altro che un'eccesso di simil-fanatismo: il vino ha alleviato l'umore, il cibo ha saziato i bisogni e ora tutti i contrasti della congregazione sono risolti. Alla fine tutti escono all'aria aperta, e in un girotondo di felliniano sapore proclamano, nel silenzio delle voci umani ma con l'impeto della musica che eleva verso il trascendente, l'incredibile, soverchiante bellezza della vita. Questa commovente morale trova la sua espressione più compiuta nella figura del generale innamorato, che a suo tempo rinunciò alla fanciulla per seguire la carriera; ormai vecchio, egli non ha comunque rimpianti nonostante dica di aver "pranzato ogni giorno insieme a lei" per tutti quegli anni; ogni scelta, anche se fa soffrire, conduce l'uomo ad una crescita interiore, e comunque ogni sofferenza individuale si fa misera ed infine scompare se confrontata alla maestosità del creato. L'unica pecca del film è forse una certa freddezza narrativa, che non permette allo spettatore di godere immediatamente di tutta la profondità dell'opera; soltanto dopo aver gustato e digerito questo "pranzo" si capisce come Axel sia arrivato a pizzicare le più profonde corde dell'animo. Vien da chiedersi se c'è una ragione per cui solo i registi del nord Europa (escludendo Kurosawa) abbiano raggiunto livelli di umanesimo così sorprendenti.
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[+] lui c''era
(di ambrogio)
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mondolariano
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venerdì 8 aprile 2011
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ritmi lenti per gusti raffinati
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E’ sempre difficile dare corpo alle idee. Un film costruito sulle sensazioni e sulla muta recitazione può essere un abisso di noia. Ma non nel caso di questo ricco pranzo in salsa olandese, meglio definibile come “cena”.
Il rumore degli oggetti che scandiscono i ritmi lenti di un passato ormai remoto; le nordiche terre imbevute di misticismo luterano; la severa sobrietà che fa tutt’uno con la natura circostante; l’opulenza del pranzo che stride in seno a tanta povertà ma che viene considerato come un dono della gratitudine e delle capacità creative della protagonista; il senso del nuovo che alla fine vincerà la rigida legge dei vecchi decani. Tutto questo effonde nell’aria un profumo di capolavoro non meno delle spezie che condiscono il banchetto.
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E’ sempre difficile dare corpo alle idee. Un film costruito sulle sensazioni e sulla muta recitazione può essere un abisso di noia. Ma non nel caso di questo ricco pranzo in salsa olandese, meglio definibile come “cena”.
Il rumore degli oggetti che scandiscono i ritmi lenti di un passato ormai remoto; le nordiche terre imbevute di misticismo luterano; la severa sobrietà che fa tutt’uno con la natura circostante; l’opulenza del pranzo che stride in seno a tanta povertà ma che viene considerato come un dono della gratitudine e delle capacità creative della protagonista; il senso del nuovo che alla fine vincerà la rigida legge dei vecchi decani. Tutto questo effonde nell’aria un profumo di capolavoro non meno delle spezie che condiscono il banchetto. C’è anche un’allusione ecologista che evidenzia la crudeltà nei confronti degli animali, specie quando il generale assaggia la testa del povero uccellino (particolare fin troppo ricercato).
Più che viste, le scene vanno “sentite”, con tutto il loro tintinnare di piatti e di cristalli, di parole sospirate e di stati d’animo confusi. Un film tendenzialmente femminile, di gusto raffinato e per anime gentili. Anche per appassionati di cucina.
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[+] ...qualcosina di più.....
(di lapele33)
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francesco2
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mercoledì 12 maggio 2010
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preferisco le "kitchen stories" della norvegia
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Abbiamo due sorelle, in un annoiato e noioso villaggio della Danimarca, che non hanno potuto seguire i loro sogni(Ma nel caso della provetta cantante è stata esclusivamente colpa del padre?).Tale "cantante", per ragioni non spiegate sfugge all'amore per un uomo e per il canto, per coltivare una dimensione quasi ascetica(Non a caso nella comunità del film c'è un grande(Ma sempre sentito?)fervore religioso.Questo amore rifiutato è una desolante macchietta, per quanto rappresenti la prima irruzione dell'elemento ALTRO(Latino, cattolico, la grande città), nel piccolo microcosmo raccontato da Axel,danese, luterano, piccolo villaggio.La differenza tra Babette, altra francese(Perdipiù donna!) e lui, non a caso "Papista"secondo il prete, è che la cuoca si stabilisce all'interno della piccola comunità, mentre lui ritorna nei luoghi natii, come testimoniato da qualche didascalico rimpianto.
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Abbiamo due sorelle, in un annoiato e noioso villaggio della Danimarca, che non hanno potuto seguire i loro sogni(Ma nel caso della provetta cantante è stata esclusivamente colpa del padre?).Tale "cantante", per ragioni non spiegate sfugge all'amore per un uomo e per il canto, per coltivare una dimensione quasi ascetica(Non a caso nella comunità del film c'è un grande(Ma sempre sentito?)fervore religioso.Questo amore rifiutato è una desolante macchietta, per quanto rappresenti la prima irruzione dell'elemento ALTRO(Latino, cattolico, la grande città), nel piccolo microcosmo raccontato da Axel,danese, luterano, piccolo villaggio.La differenza tra Babette, altra francese(Perdipiù donna!) e lui, non a caso "Papista"secondo il prete, è che la cuoca si stabilisce all'interno della piccola comunità, mentre lui ritorna nei luoghi natii, come testimoniato da qualche didascalico rimpianto.
Inizialmente "la comunità" di figurine di Axe, non mostrai perplessità nei suoi confronti,forse perché la donna non vuole assimilare il suo "Nuovomondoma piuttosto assimilare lei l'elemento linguistico.Cambia tutto(Ma non tutto, come testimonia il finale)quando vince diecimila franchi ad una lotteria che rappresentava l'unico "Collegamento" con la natia Francia.Offrendosi di preparare per la comunità il pranzo (Che, come scopriremo alla fine, non è di congedo, ma di ringraziamento),cominciano ad arrivare strane presenze animalesche, come una buffa e malcapitata tartaruga da cui si ricaverà il brodo;sono già una fonte di inquietudine, ma descritti tuttavaia con sensibilità picaresca, basti pensare al sogno di una delle due sorelle che riguarda, fra l'altro la tartaruga stessa.E'come se per questi borghesi piccoli e rancorosi l'ANIMALE rappresenti l'irruzione del mondo latino, della grande città rispetto ad una piccola, in tutti i sensi,comunità chiusa al mondo(Lontana da tutti punti di vista,soggetta agli impulsi tipicamente….animaleschi degli esseri che tanto li spaventano.
Quanto alla preparazione del pranzo, se si parla di gusto e significato della cucina il film ha tutto da imparare dall’opera “per bambini” “Ratatouille”, di vent’anni più “giovane”Babette e i suoi commensali stabiliscono di comune accordo di non parlare di cibo durante la fatidica mangiata, e da qui nasce una delle poche parti divertenti del film, tantopiù che alcuni personaggi che ne sono al corrente fanno degli espliciti riferimenti alle vivande;taluni approfittano per rivedere amori lasciati cinquant’anni prima,ma questo, in una trasposizione cinematografica poco votata(Termine involontariamente adatto, dato il coté religioso(?) del film) alla malizia ed all’approfondimento psicologico, aggiunge poco.A chi è venuta in mente quella scena dove il generale, tornando dopo tanti anni fa, deve fare i conti con un “Altro sé stesso” seduto su una sedia?Infine, la questione dell’artista che dona sé stesso e non è mai solo avrebbe dovuto essere illustrata con ben altra maestria.Di Babette, alla fine, non sappiamo quasi nulla, probabilmente percHé Semplicemente Axel non ha l'intelligenza di tratteggiarla.
Valutata la superficialità con cui vengono affrontati TUTTI questi argomenti, si resta interdetti di fronte al sucesso del film. Il suo pubblico doveva essere lo stesso che pensava, venticinque anni fa,che “Camera con vista”(E non solo quello) siano il massimo che si può chiedere al cinema.Signore di belle letture che non sanno leggere, come scrisse(Mi ripeto) Vincenzo Buccheri.
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rebecca
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sabato 27 dicembre 2008
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dio e cibo: evviva!
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condivido quasi tutto con quello che afferma Zennaro. E, importante, oltre all'arte è il rapporto tra dio e cibo, laddove la materia non è deteriore per l'elevazione spirituale. E' un capolavoro per questo: è cibo per gli occhi, cibo per l'anima.
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luigi pesce
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sabato 2 febbraio 2008
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fiaba elegante
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Raramente si riesce a trovare una perla così garbata. La storia viene condotta sul filo della leggerezza e si è subito assorti nella narrazione fiabesca.
La preparazione del pranzo è un trionfo visivo.
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a
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lunedì 14 gennaio 2008
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ah
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gp62
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mercoledì 7 novembre 2007
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vera felicita?
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ARRIVISMO SCALATA SOCIALE EGOISMO , MI SONO CHIESTO: IO L'AVREI FATTO? SAPEVA GIA DALL'INIZIO CHE NESSUNO AVREBBE CAPITO PIENAMENTE LA SUA CUCINA...
E NON SI ACCONTENTA DI OFFRIRE UN PRANZO NORMALE... NO... MA VUOLE OFFRIRE IL MASSIMO SPENDENDO TUTTO, QUEI SOLDI AVREBBERO POTUTO CAMBIARGLI LA VITA....MA HA CAPITO CHE LA VERA FELICITà NON è QUELLA DI ARRIVARE CHISSà DOVE... MA DI DONARSI TOTALMENTE AGLI ALTRI.
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francesco zennaro
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martedì 16 ottobre 2007
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il cosmo in un film
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La grandezza del film sta nel "Far pensare" lo spettatore.
Pensare alla ricchezza del genere umano, che non è data dal denaro o dai possedimenti materiali, bensì da ciò che l'Uomo coltiva dentro di sè. Al termine del film, felice di aver speso tutto ciò che di materiale possedeva pur di liberare la propria passione creativa almeno un'ultima volta, la Chef Babette pronuncia la celebre frase "Un artista non è mai povero".
Pensare alla grandezza dell'umiltà, intimamente legata a Babette. Dote rara e preziosa. Babette apprende da chi ne sa molto meno di lei, senza ostentare la propria grandezza ma, al contrario, tacendola.
Pensare al piacere che, nella sua forma migliore, va accolto come un dono divino.
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La grandezza del film sta nel "Far pensare" lo spettatore.
Pensare alla ricchezza del genere umano, che non è data dal denaro o dai possedimenti materiali, bensì da ciò che l'Uomo coltiva dentro di sè. Al termine del film, felice di aver speso tutto ciò che di materiale possedeva pur di liberare la propria passione creativa almeno un'ultima volta, la Chef Babette pronuncia la celebre frase "Un artista non è mai povero".
Pensare alla grandezza dell'umiltà, intimamente legata a Babette. Dote rara e preziosa. Babette apprende da chi ne sa molto meno di lei, senza ostentare la propria grandezza ma, al contrario, tacendola.
Pensare al piacere che, nella sua forma migliore, va accolto come un dono divino.
L'Amore (di una delle figlie del Decano innamorata), l'Arte (nel film rappresentata dal canto dell'altra figlia, sulle note del Don Giovanni di Mozart), il Cibo (inteso come piacere fisico ma anche come espressione artistica), passano da volgari fonti di peccato condannate da improbabili dottrine religiose (impersonate dal Decano), a piaceri donati all'Uomo per contemplare la bellezza del cosmo.
Pensare anche al Principio Antropico,il quale sostiene che l'Universo è in grado di contemplare se stesso. E così anche l'arte di Babette esiste e si concretizza solo nel momento in cui c'è qualcuno in grado di apprezzarla. Le varie pietanze e i relativi vini (la Natura da contemplare) vengono magistralmente apprezzate e spiegate agli altri commensali dal Generale dell'esercito (quella parte del Genere Umano che contempla e apprezza).
La figura del Generale è - come si vede - una figura chiave. Necessaria affinchè un Universo altrimenti inconsapevole di se stesso, diventi autocosciente.
Pensare a Babette che comunica con il Generale, attraverso un mezzo fisico (il cibo) e che, in questo gioco amoroso a distanza tra i due (che mai si sono visti, nè mai si vedranno) a goderne i vantaggi sono anche gli altri commensali, tra i quali torna a regnare la pace e la fratellanza.
Pensare alla conclusione del film, quando tutti se ne tornano a casa più ricchi (dentro), dopo aver ringraziato le padrone di casa (che non hanno merito alcuno se non l'ospitalità).
Ma nessuno (conclusione magistrale!), nemmeno il Generale, si degna (prima di uscire) di conoscere/salutare/ringraziare la divina Babette.
Nulla di nuovo sotto il sole.
Pensare a quanti godono del Creato (il cibo di Babette) senza ringraziare Dio (Babette)
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[+] è una recensione magnifica
(di susannalbano)
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[+] commento azzeccato
(di iuravit)
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lisa
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domenica 14 gennaio 2007
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bellissimo
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Ottima regia. Film coinvolgente e bellissimo!
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