darkovic
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lunedì 26 marzo 2012
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quasi capolavoro
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La splendida fotografia,coniugata con la fantastica colonna sonora di Morricone fanno da cornice a questo fantastico film in cui c'e davvero tanto.
C'e' la politica del potere ,sempre ingiusta nelle sue scelte e sempre guidata dal desiderio dell'arricchimento,c'e' il dramma dell'uomo accecato dall'ira che commette il piu' atroce degli errori,ammazzare un fratello che si ama,da leggere nelle splendide scene in cui un bravo De Niro per espiare al suo gesto trascina il simbolo dei suoi peccati di vita ,quelle armi ed armature ,scene potenti in cui sembra di sentire la sofferenza atroce nel cuore e nei muscoli .C''e' la spiritualita' ,nel viso dello splendido Irons e negli occhi e nei sorrisi dei Guarani piu che nei poteri ecclesiastici ,c'e la battaglia per i propri ideali e per combattere l'ingiustizia con quella croce portata in mezzo al sangue e alla polvere dove la morte fa nascere gli eroi ,Ma c'e anche l'onesta'del narratore,nelle prime scene ,quando gli Indios inchiodano a quella croce,simbolo del sacrificio per la fede,un missionario Gesuita,abbandonandolo alle rapide,nel non essere solo da una parte
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La splendida fotografia,coniugata con la fantastica colonna sonora di Morricone fanno da cornice a questo fantastico film in cui c'e davvero tanto.
C'e' la politica del potere ,sempre ingiusta nelle sue scelte e sempre guidata dal desiderio dell'arricchimento,c'e' il dramma dell'uomo accecato dall'ira che commette il piu' atroce degli errori,ammazzare un fratello che si ama,da leggere nelle splendide scene in cui un bravo De Niro per espiare al suo gesto trascina il simbolo dei suoi peccati di vita ,quelle armi ed armature ,scene potenti in cui sembra di sentire la sofferenza atroce nel cuore e nei muscoli .C''e' la spiritualita' ,nel viso dello splendido Irons e negli occhi e nei sorrisi dei Guarani piu che nei poteri ecclesiastici ,c'e la battaglia per i propri ideali e per combattere l'ingiustizia con quella croce portata in mezzo al sangue e alla polvere dove la morte fa nascere gli eroi ,Ma c'e anche l'onesta'del narratore,nelle prime scene ,quando gli Indios inchiodano a quella croce,simbolo del sacrificio per la fede,un missionario Gesuita,abbandonandolo alle rapide,nel non essere solo da una parte
.Non so cosa manca a questo film per essere un capolavoro ma so che e' una grande opera dell'ottimo Roland Joffe e che ti apre il cuore
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p.n.
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giovedì 19 gennaio 2006
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ok farinotti
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Un padre gesuita (Irons) va a vivere nella tribù dei Guaranì, nel sud America, tentando di portare con sè il messaggio cristiano. A loro si unisce anche un mercante di schiavi (De Niro), pentito di aver ucciso il fratello e che espierà duramente le proprie colpe: insieme costruiranno una missione. Il governo portoghese però recrimina le terre dove i Guaranì vivono: sarà un massacro. Bel film di Joffè che vinse anche la palma d'oro; Irons, eccellente nella caratterizzazione della sofferenza e devozione alla fede di padre Gabriel, batte anche De Niro. La fotografia è splendida (oscar a Chris Menges che così dopo "Urla del silenzio" fa il bis, sempre con Joffè) così come i paesaggi mozzafiato, Morricone viene in aiuto con una colonna sonora maestosa e davvero ispirata, ma ancora una volta è ignorato per l'oscar (?).
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Un padre gesuita (Irons) va a vivere nella tribù dei Guaranì, nel sud America, tentando di portare con sè il messaggio cristiano. A loro si unisce anche un mercante di schiavi (De Niro), pentito di aver ucciso il fratello e che espierà duramente le proprie colpe: insieme costruiranno una missione. Il governo portoghese però recrimina le terre dove i Guaranì vivono: sarà un massacro. Bel film di Joffè che vinse anche la palma d'oro; Irons, eccellente nella caratterizzazione della sofferenza e devozione alla fede di padre Gabriel, batte anche De Niro. La fotografia è splendida (oscar a Chris Menges che così dopo "Urla del silenzio" fa il bis, sempre con Joffè) così come i paesaggi mozzafiato, Morricone viene in aiuto con una colonna sonora maestosa e davvero ispirata, ma ancora una volta è ignorato per l'oscar (?).Non si possono dimenticare alcune scene, come Irons che suona il flauto nella quiete della giungla, l'espiazione di Robert De Niro e il cruento massacro finale. Compare anche Liam Neeson come padre gesuita aiutante di Jeremy Irons.
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scappasilvioscappa
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domenica 14 giugno 2009
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missione agli indios o dagli indios a noi?
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Più che un film, Il Film. Solo lo scatto dei piedi nudi sulla pietra delle cascate Iguacu e il suono dell'oboe nel bel mezzo della jungla, la 'Gabriel' di Morricone, vale il film. Le scene iniziali sono spettacolari. D'effetto è la crocefissione del precedente missionario. Si pensi a cosa porta il voler insegnare una cultura senza imparare quella della comunità in cui ci si accinge. Personalmente la frase chiavescelta è quella detta dall' Eminenza (dalla voce fuori campo) durante la visita alla missione s.Carlos "Mi chiedo se gli Indios non avrebbero preferito che il mare e il vento non ci avesse portato fino a loro". A ciò si contrappone la scena decisiva in cui l'Eminenza comunica la sua decisione e qui il capo indiano afferma: "Non credo che parliate a nome di Dio ma a nome del Portogallo" e Sua eminenza: "personalmente non parlo a nome di Dio ma della Chiesa".
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Più che un film, Il Film. Solo lo scatto dei piedi nudi sulla pietra delle cascate Iguacu e il suono dell'oboe nel bel mezzo della jungla, la 'Gabriel' di Morricone, vale il film. Le scene iniziali sono spettacolari. D'effetto è la crocefissione del precedente missionario. Si pensi a cosa porta il voler insegnare una cultura senza imparare quella della comunità in cui ci si accinge. Personalmente la frase chiavescelta è quella detta dall' Eminenza (dalla voce fuori campo) durante la visita alla missione s.Carlos "Mi chiedo se gli Indios non avrebbero preferito che il mare e il vento non ci avesse portato fino a loro". A ciò si contrappone la scena decisiva in cui l'Eminenza comunica la sua decisione e qui il capo indiano afferma: "Non credo che parliate a nome di Dio ma a nome del Portogallo" e Sua eminenza: "personalmente non parlo a nome di Dio ma della Chiesa". Ancora il capo indiano "IL re di POrtogallo non ascolta [..] anch'io sono un Re e non ascolterò". Altro momento peculiare è il combattimento per cui PAdre Gabriel afferma: "Se è la forza che crea il diritto allora non c'è posto per l'amore in questo mondo e io non voglio farvi parte". Parole molto forti ed in contrasto con la scelta di Rodrigo. Tutto ciò ci porta al messaggio 'clou' del colloquio dopo la tragedia, Sua eminenza:"And you have the effrontery to tell me that this slaughter was necessary?" , Senor:"Given the legitimate purpose, which you sanctioned...in truth yes". S:"You had no alternative, we must work in the world", e l'eminenza "No, senor Hontar,thus have we made the world. Thus have I made it". Presa di coscienza chiave di Sua eminenza cui seguono le parole decisive, quelle conclusive, la parte più importante, che invito chi non ha visto il film ad ascoltare.
Questo film racchiude in sè ciò che vorrei si vedesse tramite ogni pellicola, la tragicità in cui si vive e l'ignoranza a cosa porta.
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tony montana
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venerdì 24 dicembre 2010
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una grandissima storia di redenzione e coraggio
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Nel Sud America del 18° secolo, un mercenario cacciatore di schiavi di nome Rodrigo Mendoza uccide per gelosia suo fratello Felipe, che stava con sua moglie. Travolto dal rimorso decide di lasciarsi morire, ma un gesuita di nome Gabriel lo convince a espiare la sua colpa seguendolo in una rischiosa spedizione nel cuore della foresta fra il Paraguay e il Brasile dove viene fondata una missione per evangelizzare una tribù di Indios.
Siamo in Sud America, nel XVIII secolo. All'arroganza degli stati europei, pronti a tutto pur di colonizzare le terre appartenenti alle popolazioni indigene, si oppone la grande forza di volontà e il grande impegno dei gesuiti, dediti alla diffusione del cristianesimo e alla creazione di "missioni", zone protette dalla Chiesa dove gli Indios vivono liberamente e nella più totale tranquillità.
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Nel Sud America del 18° secolo, un mercenario cacciatore di schiavi di nome Rodrigo Mendoza uccide per gelosia suo fratello Felipe, che stava con sua moglie. Travolto dal rimorso decide di lasciarsi morire, ma un gesuita di nome Gabriel lo convince a espiare la sua colpa seguendolo in una rischiosa spedizione nel cuore della foresta fra il Paraguay e il Brasile dove viene fondata una missione per evangelizzare una tribù di Indios.
Siamo in Sud America, nel XVIII secolo. All'arroganza degli stati europei, pronti a tutto pur di colonizzare le terre appartenenti alle popolazioni indigene, si oppone la grande forza di volontà e il grande impegno dei gesuiti, dediti alla diffusione del cristianesimo e alla creazione di "missioni", zone protette dalla Chiesa dove gli Indios vivono liberamente e nella più totale tranquillità.
Padre Gabriel, interpretato da un bravissimo Jeremy Irons,, è l'emblema della straordinaria umanità dei missionari, della loro caparbietà nel superare con pochissimi mezzi i mille ostacoli naturali e del loro coraggio nel contrastare l'iniziale e giustificabile inospitalità delle popolazioni del luogo (il film si apre con l'uccisione di un prete). In questo senso la musica è un elemento importantissimo: Padre Gabriel riesce ad ottenere l'accoglienza degli Indios grazie al potere di una suggestiva melodia, che sembra comunicare parole di pace, fratellanza, amore.
Amore. L'idea per cui questi uomini di dio si battono, un'utopia più che un sogno, perché la sete di potere e l'avidità degli uomini cosiddetti "civilizzati", di coloro che dovrebbero portare la civiltà ma che sono la causa di morte e spargimenti di sangue, è grande. Una riflessione che di certo rimanda alla realtà odierna.
Altro personaggio molto interessante è Rodrigo Mendoza, il solito grande Robert De Niro (peccato non sia doppiato da Ferruccio Amendola), dapprima mercante di schiavi, si convertirà al cristianesimo ed entrerà nell'ordine dei gesuiti a fianco di Padre Gabriel dopo aver ucciso il fratello. Pentimento, rimorso, ma soprattutto voglia di ricominciare da capo: una grande vicenda umana che emoziona e coinvolge lo spettatore. E' il cardinale Altamirano, comunque, il personaggio meglio riuscito del film. Mandato in Sud America per decidere il destino delle missioni, se avrebbero, cioè, continuato a giovare della protezione della chiesa, egli comprende che gli indios non sono alla stregua di bestie, come gli europei vogliono far credere, e si trova alle prese con la proprio coscienza. Alla fine ciò che prevarrà, naturalmente, saranno gli interessi della Spagna, del Portogallo e della Chiesa. Così l'abbiamo fatto noi questo mondo, così l'ho fatto io, dirà il cardinale amareggiato per il triste esito delle missioni.
Palma d'Oro a Cannes nel 1986, il film, oltre alle tematiche profonde e al rigore storico, si avvale di una delle migliori colonne sonore composte dal maestro Morricone, che comprende brani di assoluta bellezza come Brothers e The Mission, di paesaggi incantevoli e di una fotografia premiata con l'Oscar. Senza dubbio un film spettacolare, soprattutto nella scena della battaglia finale, ma non si tratta ovviamente di un blockbuster con tanto svago e poche idee. L'ottimo regista Roland Joffè ha saputo conciliare l'esigenze del pubblico con quelle prettamente artistiche. Il finale è drammatico, commovente, e facilmente immaginabile. Si nota un amaro pessimismo di fondo per il mondo e per gli uomini: L'amore non ha posto in questo mondo. E io non ho la forza di vivere in un mondo come questo, Rodrigo, dice Padre Gabriel, privato di ogni lecita speranza, carico di una malinconia e di un'afflizione tale da colpire lo spettatore a livello interiore. Mission è in definitiva la cronaca di una pagina di storia crudele, vergognosa e molto attuale.
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samanta
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domenica 12 giugno 2022
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una grande sinfonia. recensione
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Il film è una grande sinfonia di vari elementi riguardanti un episodio storico ovviamente romanzato ma che si basa su fatti e circostanze reali. I gesuiti dalla seconda metà del '500 fino al 1767 per oltre 2 secoli svolsero un'incredibile attività missionaria: erano alla corte dell'imperatore della Cina dove introdussero le conoscenze scinetifiche dell'Europa fino a diventare astronomi ufficiali (Matteo Ricci è ancora ricordato), nello stesso tempo creavano comunità cristiane in Giappone, erano alla corte del Gran Mogol in India, tra gli indiani del Canada. Tra il 1620 e il 1760 creaorono le missioni ("le riduzioni") tra i Guarani nella foresta tra il Paraguay, l'Argentina e il Brasile.
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Il film è una grande sinfonia di vari elementi riguardanti un episodio storico ovviamente romanzato ma che si basa su fatti e circostanze reali. I gesuiti dalla seconda metà del '500 fino al 1767 per oltre 2 secoli svolsero un'incredibile attività missionaria: erano alla corte dell'imperatore della Cina dove introdussero le conoscenze scinetifiche dell'Europa fino a diventare astronomi ufficiali (Matteo Ricci è ancora ricordato), nello stesso tempo creavano comunità cristiane in Giappone, erano alla corte del Gran Mogol in India, tra gli indiani del Canada. Tra il 1620 e il 1760 creaorono le missioni ("le riduzioni") tra i Guarani nella foresta tra il Paraguay, l'Argentina e il Brasile. Furono create 33 riduzioni che contenevano oltre 140.000 indiani autogestiti che vennero istruiti, i gesuiti misero per iscritto in caratteri latini la loro lingua, tradussero molti libri anche non religiosi creando stamperie, ogni famiglia aveva una casetta con un appezzamento, al centro dell'abitato c'era una chiesa spesso imponente, e poi scuole, il municipio, magazzini e laboratori artigianali, per la realizzazione di strumenti musicali, chirurgici, e prodotti artigianali. I Guarani erano portati alla musica e alle attività artistiche (scultura, pittura) e all'architettura. I gesuiti li avevano liberati dall'inferno verde della foresta e dagli attacchi di selvaggi feroci come i Tupi. Nel 1650 il Re Filippo di Spagna autorizzò i gesuiti a dare ai Guarani armi da fuoco per difendersi dagli attacchi delle bande degli schiavisti portoghesi. Tutto questo finì quando con un trattato del 1760: i territori passarono dalla Spagna al Portogallo, le riduzioni vennero distrutte dai soldati portoghesi il cui governo massonico aveva espulso i Gesuiti.
Il film ambientato intorno al 1750 narra le vicende del mercante di schiavi indiani Mendoza (Robert De Niro) che uccide per gelosia il fratello, pentito vuole morire ma l'incontro con Padre Gabriel ( Jeremy Irons) lo converte e va in una riduzione appena realizzata a lavorare per i Guarani, dopo alcuni anni il Cardinale Altamirano (Ray McAnally) non riesce a convincere il governo portoghese spalleggiato dai mercanti spagnoli, e la riduzione viene attaccata molti Guarani e gesuiti uccisi, gli indiani superstiti resi schiavi.
Il film è come una sinfonia: una fusione armonica di musica (splendida la colonna sonora di Morricone una delle più belle della storia del cinema) con un'ambiente e un paesaggio mozzafiato (le cascate di Iguarù) valorizzati da una eccezionale fotografia e di scene particolarmente toccanti e coivolgenti come la penitenza di Mendoza quando sale lungo le cascate oppure l'incontro dei Guarani con la musica del flauto di Padre Gabriel. Certamente ci sono episodi non storici, ma nello stesso tempo vengono smentiti i luoghi comuni circa il buon selvaggio che vive in un paradiso terrestre, i Guarani erano feroci cannibali, vivevano stentatamente nella foresta, i gesuiti gli diedero non solo l'istruzione ma la possibiltà di vivere con una certa agiatezza lavorando in comunità autogestite, soprattutto permettendo di difendersi dagli europei che tendevano a renderli schiavi malgrado la Spagna lo vietasse. Ottimo il cast con De Niro che interpreta perfettamente un Mendoza dilaniato nell'animo, bravo anche Jeremy Irons, in una parte minore Liam Neeson. La regia è di Roland Joffé (Urla del silenzio, La città della gioia, There the dragons).
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luigi chierico
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lunedì 7 ottobre 2013
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la missione: non continuare ad uccidere.
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Palma d’oro a Cannes, Oscar per la migliore fotografia, ma non basta c’è una meravigliosa colonna sonora con un motivo riconoscibile da chiunque. La musica è penetrante ed accompagna le scene di maggiore tensione.
La fotografia è spettacolare e ti offre, insieme alla tragedia che si consuma, la bellezza dei luoghi incontaminati.
L’altissimo contenuto storico sociale, religioso costituisce la vera motivazione del film.
La storia del passato, non tanto lontano, siamo nel 1750, e la critica all’opera devastante della Chiesa nelle terre degli infedeli, insieme alla politica dell’epoca, sono una denuncia ancora attuale.
L’amazzonia viene devastata e distrutta senza pietà per animali piante e popolazioni, mentre tutto il mondo ne parla ma resta indifferente, inoperoso.
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Palma d’oro a Cannes, Oscar per la migliore fotografia, ma non basta c’è una meravigliosa colonna sonora con un motivo riconoscibile da chiunque. La musica è penetrante ed accompagna le scene di maggiore tensione.
La fotografia è spettacolare e ti offre, insieme alla tragedia che si consuma, la bellezza dei luoghi incontaminati.
L’altissimo contenuto storico sociale, religioso costituisce la vera motivazione del film.
La storia del passato, non tanto lontano, siamo nel 1750, e la critica all’opera devastante della Chiesa nelle terre degli infedeli, insieme alla politica dell’epoca, sono una denuncia ancora attuale.
L’amazzonia viene devastata e distrutta senza pietà per animali piante e popolazioni, mentre tutto il mondo ne parla ma resta indifferente, inoperoso.
Si alza il grido, ma vox clamans in deserto, il mondo è sordo e miope, tace e, per interessi privati, sacrifica un intero popolo di cui si perderanno le tracce.
Oggi si grida “Vergogna” per si lascia morire nel tentativo di raggiungere la salvezza in Italia, attraverso il mare, altrove si ammazzano interi popoli come, anche la Chiesa ha fatto in passato in nome di Dio.
Ma torniamo al film ed ascoltiamo in religioso silenzio la colonna sonora del grandissimo Morricone.
Magnifici R. De Niro e J. Irons
chigi
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luigi chierico
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venerdì 4 ottobre 2013
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la missione: non continuare ad uccidere.
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Palma d’oro a Cannes, Oscar per la migliore fotografia, ma non basta c’è una meravigliosa colonna sonora con un motivo riconoscibile da chiunque. La musica è penetrante ed accompagna le scene di maggiore tensione.
La fotografia è spettacolare e ti offre, insieme alla tragedia che si consuma, la bellezza dei luoghi incontaminati.
L’altissimo contenuto storico sociale, religioso costituisce la vera motivazione del film.
La storia del passato, non tanto lontano, siamo nel 1750, e la critica all’opera devastante della Chiesa nelle terre degli infedeli, insieme alla politica dell’epoca, sono una denuncia ancora attuale.
L’amazzonia viene devastata e distrutta senza pietà per animali piante e popolazioni, mentre tutto il mondo ne parla ma resta indifferente, inoperoso.
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Palma d’oro a Cannes, Oscar per la migliore fotografia, ma non basta c’è una meravigliosa colonna sonora con un motivo riconoscibile da chiunque. La musica è penetrante ed accompagna le scene di maggiore tensione.
La fotografia è spettacolare e ti offre, insieme alla tragedia che si consuma, la bellezza dei luoghi incontaminati.
L’altissimo contenuto storico sociale, religioso costituisce la vera motivazione del film.
La storia del passato, non tanto lontano, siamo nel 1750, e la critica all’opera devastante della Chiesa nelle terre degli infedeli, insieme alla politica dell’epoca, sono una denuncia ancora attuale.
L’amazzonia viene devastata e distrutta senza pietà per animali piante e popolazioni, mentre tutto il mondo ne parla ma resta indifferente, inoperoso.
Si alza il grido, ma vox clamans in deserto, il mondo è sordo e miope, tace e, per interessi privati, sacrifica un intero popolo di cui si perderanno le tracce.
Oggi si grida “Vergogna” per chi si lascia morire nel tentativo di raggiungere la salvezza in Italia, attraverso il mare; altrove si ammazzano interi popoli come, anche la Chiesa ha fatto in passato in nome di Dio.
Ma torniamo al film ed ascoltiamo in religioso silenzio la colonna sonora del grandissimo Morricone.
Magnifici R. De Niro e J. Irons.
chigi
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jacopo b98
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martedì 21 aprile 2015
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spettacolare e suggestivo, mai davvero emozionante
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Sud America, 1750. Nelle grandi foreste pluviali, sopra le cascate di Iguazù, il gesuita Gabriel (Irons) fonda la propria missione e comincia una pacifica convivenza e progressiva, pacifica cristianizzazione degli indios. Il mercante di schiavi Rodrigo Mendoza (De Niro) invece cattura gli indios e li vende, ma quando uccide il proprio fratello (Quinn), durante il litigio per una donna (Lunghi), si redime e decide di diventare egli stesso un gesuita. Gabriel lo accoglie nella sua comunità e insieme cercano di aiutare gli indios nella lotta contro i feroci spagnoli e portoghesi, avidi di schiavi e terre. La situazione diviene drammatica, ma dall’Europa arriva un cardinale (McAnally), inviato per placare la situazione, che però non si impegnerà più di tanto per impedire un massacro spietato.
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Sud America, 1750. Nelle grandi foreste pluviali, sopra le cascate di Iguazù, il gesuita Gabriel (Irons) fonda la propria missione e comincia una pacifica convivenza e progressiva, pacifica cristianizzazione degli indios. Il mercante di schiavi Rodrigo Mendoza (De Niro) invece cattura gli indios e li vende, ma quando uccide il proprio fratello (Quinn), durante il litigio per una donna (Lunghi), si redime e decide di diventare egli stesso un gesuita. Gabriel lo accoglie nella sua comunità e insieme cercano di aiutare gli indios nella lotta contro i feroci spagnoli e portoghesi, avidi di schiavi e terre. La situazione diviene drammatica, ma dall’Europa arriva un cardinale (McAnally), inviato per placare la situazione, che però non si impegnerà più di tanto per impedire un massacro spietato. Su sceneggiatura di Robert Bolt, Joffé ha realizzato il suo film migliore, forse l’unico in cui sia riuscito davvero a tenere a freno la propria passione per un sentimentalismo di bassa lega. Non che Mission non sia un film nelle corde del suo autore, anzi, ma è l’espressione più alta e sublimata del suo mediocre stile autoriale e l’operazione in cui più il suo talento spettacolare ha trovato una forma di espressione. Con ciò Mission, nonostante la bravura degli interpreti, la potente scrittura dei dialoghi, e una messa in scena responsabile e competente, non si può definire un film totalmente riuscito: la storia non è mai realmente emozionante, i personaggi non riescono mai a raggiungere la complessità abissale che dovrebbero possedere, la conversione di Rodrigo non pare mai vera o sofferta, mai emozionante o sconvolgente. L’emozione trasuda dalle superbe immagini (fotografia grandiosa di Chris Menges, premiata con l’Oscar), dai lussureggianti paesaggi percorsi dalla pioggia e dalle musiche sublimi di Ennio Morricone, da una messa in scena ammaliante. Insomma: l’emozione non riesce mai ad arrivare pura, dalla storia, ma sempre solo tramite una serie di espedienti registici azzeccati, ma anch’essi mai geniali. Mission è bello da vedere, da sentire, ed è un bell’esempio di cinema civile (che non ha caso ha avuto 7 candidature agli Oscar), ma il guizzo del capolavoro manca, non c’è, come in tutto il cinema di Joffé.
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great steven
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martedì 21 febbraio 2017
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mercenario si fa gesuita e poi riafferra la spada.
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MISSION (UK, 1986) diretto da ROLAND JOFFé. Interpretato da ROBERT DE NIRO, JEREMY IRONS, CHERIE LUNGHI, RAY MCANALLY, AIDAN QUINN, RONALD PICKUP, CHUCK LOW, LIAM NEESON
1758, America Latina: padre Gabriel, gesuita, gestisce una missione presso una tribù di indios Guaranì, convertendoli al cristianesimo e insegnando loro il Vangelo, nella foresta amazzonica al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile.
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MISSION (UK, 1986) diretto da ROLAND JOFFé. Interpretato da ROBERT DE NIRO, JEREMY IRONS, CHERIE LUNGHI, RAY MCANALLY, AIDAN QUINN, RONALD PICKUP, CHUCK LOW, LIAM NEESON
1758, America Latina: padre Gabriel, gesuita, gestisce una missione presso una tribù di indios Guaranì, convertendoli al cristianesimo e insegnando loro il Vangelo, nella foresta amazzonica al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile. Alla missione si aggiunge anche un uomo che dapprima disprezzava i gesuiti, ovvero il capitano Rodrigo Mendoza, mercenario e mercante di schiavi, che ha ucciso il fratello in duello dopo che questi era andato a letto con sua moglie. Inizialmente chiuso in prigione, il mercenario chiede a padre Gabriel di pagare il suo delitto scontando una pena, e questi lo accontenta, facendogli trascinare dietro una pesante rete contenente stoviglie, ma poi Rodrigo capisce di aver pagato il suo scotto e abbraccia la sua vocazione sacerdotale. Il lavoro degli ecclesiastici arriva però a pestare i piedi ai colonizzatori provenienti dalla Spagna e dal Portogallo, fra cui il potente e arrogante don Cabeza, speculatore e sfruttatore della schiavitù imposta agli indios. I contrasti fra i due paesi iberici, che giungono a rimettere in discussione l’operato dell’ordine dei gesuiti e la sua stessa esistenza, e il voltafaccia della Santa Sede che smette di aiutare l’ordine fondato da Ignazio di Loyola per adeguarsi alla politica di sfruttamento degli autoctoni, rendono sempre più complesso e tribolato l’operato di Mendoza e di padre Gabriel, tant’è vero che l’ex mercenario si ritrova a dover impugnare nuovamente la spada quando i coloni portoghesi e spagnoli decidono di passare dalle parole ai fatti, attaccando la missione con fucili e cannoni. Sarà un autentico massacro, al quale scamperanno soltanto i bambini mettendosi in salvo con una canoa sul fiume. Film storico di grande respiro, sembra inizialmente non aver azzeccato un periodo adeguato per narrare le barbarie commesse nel continente americano ad opera dei conquistadores spagnoli (che vi sbarcarono nel XVI secolo), ma poi la scelta di ambientare la vicenda (che, non dimentichiamolo, attinge a fatti storici realmente accaduti) due secoli dopo l’eliminazione delle tribù precolombiane, trova una sua felice realizzazione raccontando con occhio attento e lucido i rapporti difficoltosi tra la Chiesa di Roma e le delegazioni gesuitiche, rapporti che parecchio ebbero a che fare con le politiche razziste dei coloni, interessati unicamente alla speculazione e alla sottomissione degli indigeni. Come si evince dalle parole di don Cabeza, i gesuiti a parole si dicono promotori dell’obbedienza, ma a livello pratico ostacolano i guadagni leciti e il beneficio dei frutti della terra. Ovviamente il film prende le difese dei religiosi e degli indios, ma senza ricorrere a manicheismi né a forzature o semplicismi: il suo discorso pacifico e chiarificatore si estende su una costante ormai eterna della vita umana in ogni epoca storica, ossia il bisogno delle popolazioni tecnologicamente più avanzate di sottomettere quelle ritenute più "primitive" per sottrarre loro risorse, forza-lavoro e libertà. Soprattutto la libertà, di cui questo piccolo capolavoro d’avventure avvincenti si innalza a proclamatore maestoso che non ammette repliche né fraintendimenti. Bellissima alchimia fra De Niro, ex soldato fratricida col cuore turbolento e l’anima in subbuglio, e Irons, prete pacifista e uomo profondamente convinto dei valori cristiani: i loro duetti non sono troppo numerosi, ma forniscono l’acqua della vita ad una sceneggiatura volutamente sfrondata, quantomeno nella parte iniziale e nel finale, che privilegia i momenti di silenzio e riduce intenzionalmente i dialoghi, permettendo soltanto nella parte centrale una lieve invadenza della parola. Scene riuscite nel migliore dei modi sono il perdono profferto da Mendoza a don Cabeza nel grande palazzo dopo averlo insultato per aver detto la verità a proposito della spoliazione dei territori locali, e la visita dell’arcivescovo portoghese alla missione, culminante nel discorso con le autorità degli indios che sono decisi più che mai a non abbandonare la terra in cui sono nati e cresciuti. Un 34enne L. Neeson interpreta il ruolo secondario del sacerdote aiutante di padre Gabriel: una parte piccola ma già carica del talento recitativo di questo attore, che negli anni a venire vestirà di nuovo i panni del sacerdote nel magnifico Silence (2017) di Martin Scorsese. Un cast tecnico di precipua qualità, con le musiche di Ennio Morricone (diventate col tempo famosissime e ormai oggetto di culto e non solo per gli appassionati di cinema), la sceneggiatura originale di Robert Bolt e la fotografia di Chris Menges, che conquistò pure un Oscar (su sette nomination, fra cui quella per miglior film). Palma d’oro a Cannes 1987. Sequenze dal panorama mozzafiato, un senso dell’avventura molto introspettivo e uno sguardo placidamente innamorato delle bellezze naturali della più grande foresta tropicale esistente sul nostro pianeta.
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dounia
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giovedì 7 luglio 2011
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la forza del potere
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La storia presentata nel film, accompagnata da una bella musica e da un bel paesaggio, rivive dei momenti non semplici di un padre Gesuita, missionario in America Latina nel XIII secolo, dove viene a contatto con la tribù dei Guarani. La conoscenza del popolo tribale avviene attraverso la musica di un oboe che egli suona. Le immagini presentano, in seguito, degli eventi più complessi. I Guarani si sentono rinascere, ma poi tutto verrà distrutto e il padre missionario, insieme alla tribù, sarà perdente di fronte a forze più grandi. Il film, oltre che raccontare la storia particolare di questo padre Gesuita, ci pone di fronte a problemi antropologici veramente esistiti in America Latina, visti da Claude Lévi-Strauss in "Tristi topici".
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La storia presentata nel film, accompagnata da una bella musica e da un bel paesaggio, rivive dei momenti non semplici di un padre Gesuita, missionario in America Latina nel XIII secolo, dove viene a contatto con la tribù dei Guarani. La conoscenza del popolo tribale avviene attraverso la musica di un oboe che egli suona. Le immagini presentano, in seguito, degli eventi più complessi. I Guarani si sentono rinascere, ma poi tutto verrà distrutto e il padre missionario, insieme alla tribù, sarà perdente di fronte a forze più grandi. Il film, oltre che raccontare la storia particolare di questo padre Gesuita, ci pone di fronte a problemi antropologici veramente esistiti in America Latina, visti da Claude Lévi-Strauss in "Tristi topici". Il libro racconta che le tribù dei Bororo, Caduvei e Nambikwara sono state quasi estinte.
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