Non male dopotutto questo Friday the 13th Part III, tradotto dal titolista italiano in modo accattivante e, come spesso capita, didascalico, con Week end di terrore. Il film, prodotto nel 1982, nonostante tutti i suoi limiti, costituiti da un soggetto abusato, un plot scontato, un cast mediocre e una sceneggiatura modesta, riesce, sorprendentemente, ad intrattenere senza annoiare fino alla fine. Diretto da Steve Miner, al suo secondo Venerdi, il film ha come segni caratteristici della sua epoca i colori accesi e un poco sgranati tipici delle pellicole in uso nel cinema degli anni ottanta e i dialoghi degli horror di quel periodo pensati, come nei porno, soltanto per intervallare le scene di azione, vero focus del film ed unico motivo di interesse per il pubblico appassionato del genere.
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Non male dopotutto questo Friday the 13th Part III, tradotto dal titolista italiano in modo accattivante e, come spesso capita, didascalico, con Week end di terrore. Il film, prodotto nel 1982, nonostante tutti i suoi limiti, costituiti da un soggetto abusato, un plot scontato, un cast mediocre e una sceneggiatura modesta, riesce, sorprendentemente, ad intrattenere senza annoiare fino alla fine. Diretto da Steve Miner, al suo secondo Venerdi, il film ha come segni caratteristici della sua epoca i colori accesi e un poco sgranati tipici delle pellicole in uso nel cinema degli anni ottanta e i dialoghi degli horror di quel periodo pensati, come nei porno, soltanto per intervallare le scene di azione, vero focus del film ed unico motivo di interesse per il pubblico appassionato del genere. La trama resta quella di sempre, con il solito Jason Voorhees, protagonista di tutta la saga e per la prima volta, alla sua terza apparizione sugli schermi, con una maschera da hockey, che ricorda la faccia di un clown triste disegnata da un bambino, a fare, come la volpe in un pollaio, strage di ragazzi e ragazze distratti dalle loro avventure amorose mentre sono in gita nel casolare, manco a dirlo, isolato dei genitori di una di loro. Divertenti i siparietti comici del burlone del gruppo, Larry Zerner, che si finge assassinato un paio di volte utilizzando gli stessi trucchi che di solito sono usati negli horror di questo tipo, con un accenno di metacinema appena abbozzato; ma purtroppo tutta la verve della black comedy finisce qui.
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