raptus
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martedì 15 novembre 2005
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i bei tempi
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Se paragonato a King Arthur, questo film merita 24 Oscar. Anzitutto viva i miti e le leggende, la magia e l'arcano, i panorami ancestrali e i fumi brulicanti dal basso! Basta con la laicizzazione di tutto! Di questo passo ci sarà una versione del Signore degli Anelli dove gli Hobbit saranno impiegati statali e gli orchi esattori delle tasse a tradimento. Dopo Troy, dove non compare neanche un dio, dopo Alexander, dove il Grande Macedone Alessandro è dipinto come una donnetta isterica e, dopo un sacco di altre "opere" recenti, c'è bisogno di tornare al passato. Tuffiamoci dunque nei magnifici anni ottanta quando sognare era ancora possibile. Intendo sognare in senso buono, non alla Benigni dell'ultima ora per spiegarci.
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Se paragonato a King Arthur, questo film merita 24 Oscar. Anzitutto viva i miti e le leggende, la magia e l'arcano, i panorami ancestrali e i fumi brulicanti dal basso! Basta con la laicizzazione di tutto! Di questo passo ci sarà una versione del Signore degli Anelli dove gli Hobbit saranno impiegati statali e gli orchi esattori delle tasse a tradimento. Dopo Troy, dove non compare neanche un dio, dopo Alexander, dove il Grande Macedone Alessandro è dipinto come una donnetta isterica e, dopo un sacco di altre "opere" recenti, c'è bisogno di tornare al passato. Tuffiamoci dunque nei magnifici anni ottanta quando sognare era ancora possibile. Intendo sognare in senso buono, non alla Benigni dell'ultima ora per spiegarci. Questo magnifico affresco raffigura la storia di Re Artù così come la leggenda ce l'ha tramandata e non, grazie a Dio, come la (falsa) interpretazione di qualche bilioso accademico universitario. Artù, Lancillotto, Ginevra, Percival...tutti hanno la loro magnifica storia. Tutti hanno riferimenti e rimandi simbolici. Tutti hanno un significato e una missione da compiere sulla terra. Non si tratta di un gruppo di cialtroni dell'est europeo postromano venuti in Inghilterra a far non si sa cosa... Bellissimo!
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(di aleksandr)
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stefano
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domenica 31 dicembre 2006
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l'indimenticabile saga di re artù
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Ieri pomeriggio in televisione ho avuto modo di apprezzare nuovamente questo film che non rivedevo da molti anni, e del quale avevo solo vaghi ricordi di quando ero bambino. "Excalibur", diretto dal sapiente John Boorman, può di sicuro essere definito come una delle migliori pellicole mai realizzate sulla mitica saga di Re Artù e dei cavalieri di Camelot; non un semplice film d'avventura confezionato per un pubblico di adolescenti, né tantomeno un fantasy soffocato dagli effetti speciali, ma un autentico kolossal d'autore affascinante e a suo modo atipico (niente a che vedere con l'abominevole "Il primo cavaliere", un indigeribile quanto inverosimile polpettone con Sean Connery e Richard Gere).
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Ieri pomeriggio in televisione ho avuto modo di apprezzare nuovamente questo film che non rivedevo da molti anni, e del quale avevo solo vaghi ricordi di quando ero bambino. "Excalibur", diretto dal sapiente John Boorman, può di sicuro essere definito come una delle migliori pellicole mai realizzate sulla mitica saga di Re Artù e dei cavalieri di Camelot; non un semplice film d'avventura confezionato per un pubblico di adolescenti, né tantomeno un fantasy soffocato dagli effetti speciali, ma un autentico kolossal d'autore affascinante e a suo modo atipico (niente a che vedere con l'abominevole "Il primo cavaliere", un indigeribile quanto inverosimile polpettone con Sean Connery e Richard Gere). "Excalibur" racconta l'intera storia delle vicende del regno di Artù, dal suo concepimento avvenuto con l'inganno fino alla sua morte in battaglia dopo il duello con il figliastro Mordred, e in questo rischia forse di eccedere: non è facile, infatti, racchiudere l'intera saga di Camelot in appena due ore e un quarto di film, e alcuni episodi (come la ricerca del Graal), per quanto indubbiamente suggestivi, avrebbero potuto magari essere tralasciati per approfondire invece altri spunti narrativi. In ogni caso, la forza del film sta nell'intelligente regia di Boorman, nel suo tono epico e quasi lirico, nella complessità morale che riesce a dare ai suoi personaggi (evitando una banale divisione manichea tra buoni e malvagi) e soprattutto nelle straordinarie immagini offerte allo spettatore: alla prevalenza dei toni più scuri delle ambientazioni notturne e dei cupi interni del castello si contrappongono, per contrasto, il verde luminoso delle foreste, il bianco del lago dal quale sorge la spada Excalibur, l'oro e l'argento delle armature e il rosso fuoco del sole che tramonta di fronte al castello. Il personaggio di Re Artù, lungi dallo stereotipo del classico eroe fiabesco, si rivela un essere umano alla cui forza e nobiltà fanno da contrappunto un continuo senso di fragilità e di insicurezza, costantemente bisognoso di appoggiarsi al saggio aiuto del suo consigliere Merlino. Ed è proprio Merlino la figura più emblematica e memorabile del film: un vecchio mago tormentato dal peso del proprio potere e della propria onniscienza, che osserva con sguardo cinico e disincantato le sorti dell'umanità attorno a sé, tristemente rassegnato all'ineluttabile tramonto della propria epoca. Tra i vari attori del film, da segnalare Gabriel Byrne nella parte dell'ambizioso sovrano Uther, padre di Artù, e una giovanissima Helen Mirren (l'Elisabetta di "The Queen"), straordinaria attrice inglese all'epoca agli inizi della sua carriera, nel ruolo chiave dell'astuta Morgana, sorellastra di Artù desiderosa di essere iniziata ai misteri della magia, che seduce e in seguito annienta il suo maestro Merlino dopo averne assunti i poteri. Se nella prima parte, che narra l'ascesa di Artù e la fondazione di Camelot, predomina uno stile più rapido e avventuroso, verso la metà il film cambia improvvisamente registro: l'amore illecito tra la Regina Ginevra e l'aitante Lancillotto è decisamente carnale e assai poco "cortese", e il declino di Camelot è raccontato in una chiave solenne e crepuscolare con echi di tragedia greca, affrontando temi quali l'etica e il potere, il valore della verità e la difficoltà di conciliare responsabilità pubblica e sentimenti privati. Dopo tanti anni, un film come "Excalibur" è ancora in grado di emozionare e coinvolgere lo spettatore a qualsiasi età.
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(di steve)
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marco
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venerdì 7 dicembre 2007
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originalità
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pensare a questo film come al solito polpettome denota un approccio assolutamente superficiale.
Che esso possa piacere o meno può essere oggetto di discussione, ma sicuramente non è banale.
Certo la costruzione dell'elemento narrativo e "pittorico" ricalca intenzionalmente un desiderio di semplicità quasi infantile, ma ripeto si tratta di volontà, non di incapacità o peggio superficialità.
Il richiamo ad un espressività diversa è inciso dal riferimento continuo a soggetti, simboli, ideologie passate, medievali forse, ma non casuali.
Gli spunti filosofici sono continui e incalzanti. Primo fra tutti il rapporto volontà - ricordo - verità, il cui nesso permea e unisce i personaggi ed i valori che essi incarnano.
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pensare a questo film come al solito polpettome denota un approccio assolutamente superficiale.
Che esso possa piacere o meno può essere oggetto di discussione, ma sicuramente non è banale.
Certo la costruzione dell'elemento narrativo e "pittorico" ricalca intenzionalmente un desiderio di semplicità quasi infantile, ma ripeto si tratta di volontà, non di incapacità o peggio superficialità.
Il richiamo ad un espressività diversa è inciso dal riferimento continuo a soggetti, simboli, ideologie passate, medievali forse, ma non casuali.
Gli spunti filosofici sono continui e incalzanti. Primo fra tutti il rapporto volontà - ricordo - verità, il cui nesso permea e unisce i personaggi ed i valori che essi incarnano.
Un tema a cui Malory, di cui Boorman è qui interprete, fornisce una sua risposta, discutibile e lontana dal moderno pensare ma autentica e fortemente sentita.
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(di luc)
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stefania
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giovedì 15 novembre 2007
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le gesta eroiche di re artù
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Capolavoro. film di basso impatto,ma di grande azione e denso di storia,dalla leggenda anglosassone di Malory,il film riprende la leggenda di re Uter che si innamora di una regina Igraine,una donna virtousa ,sposa di un uomo d'onore ,il duca di Cornovaglia.Pur di avere la donna Uter non esita ad esporsi al pericolo,e muore di conseguenza incircostanze misteriose,Dall'unoine tra Uter ed Igraine nasce un bimbo,che sarò il primo re cristiano d'Inghilterra.Sconfitti i nemici,Artù fonda una città,la famosa Camelot,sposa Ginevra e si circonda di cavalieri fidati e coraggiosi.Ma la maga Morgana,malvagia ed invidiosa di Ginevra ,cospira contro Artù e diffonde la calunnia sull'onore della regina.Lancillotto fedele al re e vassallo della regina,, fugge la passione verso di lei come la morte sapendo di non poterla amare.
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Capolavoro. film di basso impatto,ma di grande azione e denso di storia,dalla leggenda anglosassone di Malory,il film riprende la leggenda di re Uter che si innamora di una regina Igraine,una donna virtousa ,sposa di un uomo d'onore ,il duca di Cornovaglia.Pur di avere la donna Uter non esita ad esporsi al pericolo,e muore di conseguenza incircostanze misteriose,Dall'unoine tra Uter ed Igraine nasce un bimbo,che sarò il primo re cristiano d'Inghilterra.Sconfitti i nemici,Artù fonda una città,la famosa Camelot,sposa Ginevra e si circonda di cavalieri fidati e coraggiosi.Ma la maga Morgana,malvagia ed invidiosa di Ginevra ,cospira contro Artù e diffonde la calunnia sull'onore della regina.Lancillotto fedele al re e vassallo della regina,, fugge la passione verso di lei come la morte sapendo di non poterla amare. La regina però lo insegue elo costringe quasi all'adulterio,le conseguenze saranno disastrose,lancillotto fugge, bandito da Camelot,Ginevra si rin chiude in un convento,pentita.Soltantto il Graal potrà salvare il regndalladistruzione.Parsifal,cavaliere indomito e puro ci riuscirà.Rifacimento riuscitissimo, il film è moderno e storico allo stesso tempo, coinvolgente ed indimenticabile in molte scene suggestive , con un perfetto Alec Gnei panni di Merlino.da vedere .stefania
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greyhound
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venerdì 19 ottobre 2012
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artù esce dal mito
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Apprestandoci alla visione di Excalibur abbiamo sicuramente la sensazione di essere di fronte ad un film narrante le gesta di Re Artù e la sua corte di cavalieri piuttosto inconsueto. Con tale termine si vuole mettere in luce il fatto che non si tratti del classico genere "cappa e spada", ma bensì di una pellicola con ampi riferimenti di natura filosofica e religiosa. Una sorta di grande allegoria.
L'ambientazione piuttosto onirica che contraddistingue la parte centrale del film può essere benissimo messa a confronto con i primi minuti densi di violenza e caos generati dalla mancanza di una figura unificatrice come quella del re. Quest'ultimo, durante lo svolgimento della trama, diviene una sorta di figura cristologica in virtù della quasi incapacità di vivere una vita come qualsiasi altro uomo, un fatto che lo conduce a sopportare diverse responsabilità ed attraversare momenti di grande difficoltà (il peso del regno e del benessere dei sudditi, il tradimento della moglie e del suo più fidato amico), sino ad essere responsabile della nascita di un figlio che rappresenta l'incarnazione del male.
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Apprestandoci alla visione di Excalibur abbiamo sicuramente la sensazione di essere di fronte ad un film narrante le gesta di Re Artù e la sua corte di cavalieri piuttosto inconsueto. Con tale termine si vuole mettere in luce il fatto che non si tratti del classico genere "cappa e spada", ma bensì di una pellicola con ampi riferimenti di natura filosofica e religiosa. Una sorta di grande allegoria.
L'ambientazione piuttosto onirica che contraddistingue la parte centrale del film può essere benissimo messa a confronto con i primi minuti densi di violenza e caos generati dalla mancanza di una figura unificatrice come quella del re. Quest'ultimo, durante lo svolgimento della trama, diviene una sorta di figura cristologica in virtù della quasi incapacità di vivere una vita come qualsiasi altro uomo, un fatto che lo conduce a sopportare diverse responsabilità ed attraversare momenti di grande difficoltà (il peso del regno e del benessere dei sudditi, il tradimento della moglie e del suo più fidato amico), sino ad essere responsabile della nascita di un figlio che rappresenta l'incarnazione del male.
Il riscatto passerà attraverso la sofferenza morale e materiale, in una sorta di catarsi che gli farà comprendere appieno il suo ruolo sulla Terra (si ricordi la frase "Io e la terra siamo un unico", il perdono accordato alla moglie e la collaborazione preziosa che riceverà dall'indispensabile Lancillotto, che avrà al suo fianco nella battaglia risolutiva) e lo condurrà sino all'inevitabile sacrificio contro la nemesi incarnata da Mordred.
In tale modo un equilibrio potrà essere ristabilito e una nuova pagina nella storia dell'umanità scritta.
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fabal
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domenica 27 agosto 2017
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contro la profanazione dell'epica
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La leggenda di Re Artù, Excalibur e Mago Merlino tramandata dal ciclo bretone: il figlio del Re Uther estrae la Spada dalla roccia e diventa re di Camelot, fonda la Tavola Rotonda e manda i suoi cavalieri a cercare il Santo Graal. Contro il suo regno trama la sorellastra Morgana e il figlio incestuoso Mordred.
Un film d'approccio tradizionale all'epica, con toni solenni, dialoghi aulici e una fotografia dai bellissimi colori fiabeschi. Boorman racconta la leggenda trattandola come tale, lasciandola nella sua aura magica: ne risulta un film che può certamente sembrare ingenuo per un pubblico ormai avvezzo al pragmatismo di Game of thrones, serie tv che ha fatto terra bruciata dell'epica classica, privandola dei simbolismi e di quello schematismo sacrale in cui ci sono buoni e cattivi, divino e profano, il re, il mago, il Bene e il Male.
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La leggenda di Re Artù, Excalibur e Mago Merlino tramandata dal ciclo bretone: il figlio del Re Uther estrae la Spada dalla roccia e diventa re di Camelot, fonda la Tavola Rotonda e manda i suoi cavalieri a cercare il Santo Graal. Contro il suo regno trama la sorellastra Morgana e il figlio incestuoso Mordred.
Un film d'approccio tradizionale all'epica, con toni solenni, dialoghi aulici e una fotografia dai bellissimi colori fiabeschi. Boorman racconta la leggenda trattandola come tale, lasciandola nella sua aura magica: ne risulta un film che può certamente sembrare ingenuo per un pubblico ormai avvezzo al pragmatismo di Game of thrones, serie tv che ha fatto terra bruciata dell'epica classica, privandola dei simbolismi e di quello schematismo sacrale in cui ci sono buoni e cattivi, divino e profano, il re, il mago, il Bene e il Male.
Excalibur di John Boorman è invece un'opera anti-realista, che si muove entro i canoni più classici della fiaba avvalendosi di immagini esoteriche: la ricerca del Graal vissuta da Parsifal come un incontro in sogno, l'accoppiamento (con l'inganno) di Re Uther con Ygraine su uno sfondo infuocato, il declino dei culti pagani (incarnati in Merlino) nei confronti del potente messaggio monoteistico del Cristianesimo. Per sostenere questo impatto allegorico Boorman si avvale di una colonna sonora altrettanto aulica, affiancando i brani di Trevor Jones alla marcia di Siegfrido wagneriana e ai Carmina Burana, che per un film come questo non paiono affatto abusati.
Ma è forse la fotografia l'elemento più convincente di questo Excalibur, che affida alla potenza visiva gran parte del suo fascino: riflessi colorati che quasi abbagliano lo spettatore, provenienti da corone, armature e spade. Bellissimo il rosso dorato del fuoco, come il verde magico di Excalibur. Nessuna pretesa di ricostruzione storica nelle scenografie come nei costumi, ma appunto una rappresentazione che si addice a una leggenda: Artù non ha affatto bisogno di un inquadramento "storico" o di rivisitazioni profane per rendere il mito più credibile. Il suo fascino sta tutto nell'astrazione e Boorman ha ben chiara questa consapevolezza. Per questa ragione consiglio vivamente di visionare anche i vari King Arthur (quello del 2005 e quello recentissimo) in modo che il paragone impietoso renda l'opera di Boorman, con la sua eleganza e la sua apparente ingenuità, meno sottovalutata.
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renato c.
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lunedì 16 gennaio 2017
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re artù d'essai
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Sono parecchi i films sul triangolo "Re Artù, Lancillotto e Ginevra", io ne ricordo bene 4! Da ragazzo avevo visto "I cavalieri della tavola rotonda" di Richard Thorpe, con Robert Taylor, Ava Gardner e Mel Ferrer; ai tempi dell'università avevo visto il music-hall "Camelot" di Joshua Logan, con Richard Harris, Franco Nero e Vanessa Redgrave, film che nonostante i grandi attori protagonisti, ritengo il peggiore sull'argomento! Penso proprio che i flims di cappa e spada non siano proprio adatti ad esse trasposti in music-hall! I beneficiati sono stati Franco Nero e Vanessa Redgrave, per i quali il film fu galeotto e diventarono Lancillotto e Ginevra anche nella realtà! Quindi "Excalibur" e poi "Il primo cavaliere" di Jerry Zucker, con Sean Connery, Richard Gere e Julia Ormond.
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Sono parecchi i films sul triangolo "Re Artù, Lancillotto e Ginevra", io ne ricordo bene 4! Da ragazzo avevo visto "I cavalieri della tavola rotonda" di Richard Thorpe, con Robert Taylor, Ava Gardner e Mel Ferrer; ai tempi dell'università avevo visto il music-hall "Camelot" di Joshua Logan, con Richard Harris, Franco Nero e Vanessa Redgrave, film che nonostante i grandi attori protagonisti, ritengo il peggiore sull'argomento! Penso proprio che i flims di cappa e spada non siano proprio adatti ad esse trasposti in music-hall! I beneficiati sono stati Franco Nero e Vanessa Redgrave, per i quali il film fu galeotto e diventarono Lancillotto e Ginevra anche nella realtà! Quindi "Excalibur" e poi "Il primo cavaliere" di Jerry Zucker, con Sean Connery, Richard Gere e Julia Ormond. Penso che "Excalibur" sia il più serio, non in quanto realista perchè la leggenda rimane al 100% (Mago Merlino, la "fata Morgana, la "spada nella roccia", ecc.) ma è il modo come è raccontato con le debolezze umane, anche quelle dei maghi, la musica di Wagner come sottofondo, e tutto immerso in un'atmosfera lugubre e di magia in scene sempre piuttosto buie ed a volte terrificanti! (vedi i corvi che beccavano via gli occhi ai cadaveri!) Non manca qualche scena di erotismo, prima il quasi comico amplesso dell'uomo in armatura di ferro e la donna completamente nuda! Poi Lancillotto e Ginevra completamente nudi, nella buia foresta che davano tanto l'idea di una coppia di "Adamo ed Eva" notturni! Poi il rapporto incestuoso di re Artù con la sorellastra Morgana, dal quale nasce un figlio mostruoso, non d'aspetto ma come carttere e personalità! Happy-end? Ma?! Artù perdona Ginevra e Lancillotto non si capisce bene se perchè li amava veramente o più per ragion di stato! E la spada Excalibur ritorna nelle mani di una bella e misteriosa "donna del lago" nell'attesa di un nuovo re! Giudicate voi se lo si può considerare un happy-end o meno!
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dandy
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mercoledì 17 giugno 2020
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anaal nathrakh, urth vas bethud, dokhjel djenve.
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Sfarzoso adattamento dell'opera di Thomas Malory.Un film ormai epocale come la storia che narra,della quale si serve per parlare dell'eterna ricerca dell'armonia e del rapporto con la Natura perduto con la fine del paganesimo.Ammaliante la visione di un medioevo onirico dove suntuosità ed epica sono ridotte in favore di un piglo sanguigno e antispettacolare,tra momenti di cupezza e sensualità latenti,gli eroi umani e i clangori delle armature.Anche i momenti magici sorprendono nella loro semplice essenzialità,e Merlino è irresistibile nella sua ironica e a tratti brusca spigliatezza.Ogni tanto fa capolino il kitsch e forse qualche passaggio è risolto con troppa facilità(la liberazione di Merlino e la sua vendetta verso Morgana).
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Sfarzoso adattamento dell'opera di Thomas Malory.Un film ormai epocale come la storia che narra,della quale si serve per parlare dell'eterna ricerca dell'armonia e del rapporto con la Natura perduto con la fine del paganesimo.Ammaliante la visione di un medioevo onirico dove suntuosità ed epica sono ridotte in favore di un piglo sanguigno e antispettacolare,tra momenti di cupezza e sensualità latenti,gli eroi umani e i clangori delle armature.Anche i momenti magici sorprendono nella loro semplice essenzialità,e Merlino è irresistibile nella sua ironica e a tratti brusca spigliatezza.Ogni tanto fa capolino il kitsch e forse qualche passaggio è risolto con troppa facilità(la liberazione di Merlino e la sua vendetta verso Morgana).Ma come il successivo "Conan il barbaro",è uno dei film-simbolo dell'epico-fantastico e del cinema anni'80.Suggestivo e incalzante.I Carmina Burana,che assieme a brani di Wagner accompagnano i momenti più magniloquenti,acquisirono grande notorietà grazie a questo film.Sceneggiatura del regista col fedele Rospo Pallenberg.Terzo film sia per Gabriel Byrne(Huter) che per Liam Neeson(Galvano).Debutto per Ciaran Hinds(Lot).Il figlio del regista,Charlie,interpreta Mordred da bambino.
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elgatoloco
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giovedì 31 dicembre 2020
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da un classico un grande film
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A tratti considerato"ridondante"(ma era difficile ridurre tutto ai minimi termini,..)"Excalibur"(John Boorman, anche autore della sceneggiatura con Rospo Palleneberg, da"La mort d'Arthur"di Thomas Malory, classico del 1400, che rielaoborava già all'epoca materiali più antichi sulle leggende del ciclo di Artur(Artà)e della"Ronde Table". Boorman è un intellettuale, una persona colta, non un mestierante, anche se ben capace anche sul piano tecnico e la ricostruzione delle vicende di Arthur, di Lancelot, Ginevra, Merlino etc. è rigorosa sia sul piano visivo(sequenze eroico-leggendarie)sia su quello della "presenza magico.
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A tratti considerato"ridondante"(ma era difficile ridurre tutto ai minimi termini,..)"Excalibur"(John Boorman, anche autore della sceneggiatura con Rospo Palleneberg, da"La mort d'Arthur"di Thomas Malory, classico del 1400, che rielaoborava già all'epoca materiali più antichi sulle leggende del ciclo di Artur(Artà)e della"Ronde Table". Boorman è un intellettuale, una persona colta, non un mestierante, anche se ben capace anche sul piano tecnico e la ricostruzione delle vicende di Arthur, di Lancelot, Ginevra, Merlino etc. è rigorosa sia sul piano visivo(sequenze eroico-leggendarie)sia su quello della "presenza magico.esoterica"che nel ciclo arturiano(o artusiano, volendo)è ben presnete, ossia sul piano dei significati e dei referenti profondi, Non manca l'adulterio tra Lancelot e Genève(sposa del re), ma ciò non va mai a detrimento della storica principale, di carattere iniziatico.esoterico. BOorman "cattura" del Medioevo soprattutto la"dark side", del resto una scelta giusta, dato che della cultura medievale conserviamo documenti scritti e iconografici, che però non ci sanno ridare la"verità"di qaunto sta dietro parole e immagini, pur se ce ne restituiscono un'ombrra, una "sembianza". UN film da recuperare, che ad alcuni piacerà anche solo per la mera fascinazione visiva, per la capacità di usare la fusione tra immagine, parola e musica(saccheggiate le grandi musiche di Richard Wagner, a loro volta tardive ricostruzioni del"fascino nordico"e di un'epoca che appartiene interamente al passato)come anche le musiche dei"Carmina Burana"di Carl Orff, che anche il fikm ha contribuito a rendere popolari, accessibili e comunque coniosciute. Gi e le interpreti sono di grande classe, da Nigel Terry/KIng Arthur)a un"sulfureo"8così lo rende Boorman)Merlino, oltremodo caustico e dall'ironia pungente, che dimostra di sapere e di sapere antevedere, fin troppo.Un giovane Liam Neeson p Galvano, Nicolas Clay rende efficacemente, senza sbavature di sorta, il ruolo di Lancelot, Cheri Lunghi è Ginevra, Gabriel Byrne rende a sua volta Uther Pendragon, padre del re Arthur. Decisamente un film che fa anche non solo rimembrare il tempo di queste letture, ma dà veramente anche voglia di riprenderle in mano-in particolare Malory, viene da dire- anche da parte di chi pensava di averle accantonate per sempre. El Gato
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